Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

venerdì 24 agosto 2012

LACRIME DI GIOIA

Ve la ricordate Dolce vita, la canzone di Mimmo di tanti anni fa, per la precisione ventinove, quella dove parla in maniera abbastanza esplicita di sé, quella che sembra una canzoncina leggera e invece al di là del motivetto allegro e orecchiabile, non lo è così tanto? Ora, (la sento in sottofondo) come tanti anni fa,  vedo il Cantante che sorseggia il suo cappuccino, seduto al tavolino di un bar, solo e contento di esserlo, mentre magari scrive su un taccuino i versi di una canzone, o è perso dentro il suo mondo ideale. Non so bene perchè, ma fra tutte le immagini che la canzone può richiamare, vedo la tazza del cappuccino con la schiuma, e, forse influenzata da una pubblicità di anni recenti, scopro le tracce di questa schiuma intorno alla bocca. Di quella canzone, inserita all'interno di Sognadoro, uscì l'anno successivo, come accadeva ancora in quegli anni, il 45 giri, con Bon voyage come lato B. Il disco si fa ricordare anche per la copertina, allegra e colorata, che richiama un fumetto, di cui è autore Pablo Echaurren. 

In qualche occasione Mimmo ha rinunciato alle classiche foto di copertina, a favore di disegni di professionisti (Echaurren appunto, o Enotrio in Quello che ci resta, o ancora il noto disegno della copertina di Intorno a trentanni, che nasce dalla mano di Roberta De Tuddo, traendo spunto da una foto e dalle copertine dei Gialli Mondadori) o di ...futuri artisti (la piccola amica autrice del disegnino di Sglobal). Gli piacciono i colori, i futuristi e i neo futuristi, la pop art, i fumetti, forse gli piace Ligabue e gli piace Van Gogh, (sto inventando, ma potrebbe essere), ma io non voglio parlare di pittura. 

Per farla breve, (fa un caldo da morire, e davanti a questo schermo rischio il colpo di calore) ho scoperto (Si, va bene, voi lo sapevate già: io no!) che Dolce vita è stata la sigla della edizione italiana di una telenovela brasiliana, Intitolata Cavalos amarelos, andata in onda nel paese d'origine nel 1980. Nel nostro paese fu trasmessa qualche anno dopo, col titolo Lacrime di gioia - così narrano le cronache - e ad annunciarla e ad accomiatarla c'era Mimmo con la sua Dolce vita. Che attinenza ci sia tra le lacrime di gioia e i cavalli gialli io non arrivo a capirlo, ma farò ulteriori ricerche degne di Folgorata al fine di comprenderlo. 

Tra tutte le notizie che potevo immaginare di trovare, questa era l'ultima. La canzone all'epoca era nota, orecchiabile, mandata spesso in radio. Sicuramente poteva fungere da richiamo per i telespettatori. Quali potessero essere eventuali nessi tra l'argomento del testo e i temi della telenovela, mi sfugge. Ammesso che ce ne fossero, e che la scelta sia caduta su Dolce vita per altri motivi. 

Tanto per sgombrare subito il campo da equivoci, sono una di quelle che prima di lasciarsi andare a dire che una cosa fa schifo, a parte casi di conclamata ripugnanza istintiva, prima la assaggia, poi eventualmente esprime valutazioni negative. Non ho atteggiamenti di superiorità nei confronti delle telenovelas, anzi mi è capitato pure di seguirne distrattamente qualcuna, quando erano in auge, ma non serbo ricordo alcuno di quelle lontane Lacrime di gioia.  In genere l'esperienza non ha lasciato tracce dentro di me, a parte nel caso di una, la prima forse, intitolata Anche i ricchi piangono, una delle cose più brutte che abbia mai visto, ma di cui ricordo perfettamente i personaggi, in particolare la protagonista, certa Mariana, buona, povera e rozza, a cui nella versione italiana facevano parlare uno strano idioma, un misto di vari dialetti centro-meridionali. In corso d'opera, Mariana diventa una signora buona, ricca e raffinata e parla come Tina Lattanzi. Io incatenata davanti alla TV, vittima del fascino dell'abiezione, ma forse anche della novità, anche se le telenovelas, con tutti i loro intrecci, colpi di scena, sviluppi improbabili, possono considerarsi parenti strette del romanzo d'appendice, e hanno i loro antenati perfino in una produzione narrativa classica, greca e latina, in cui intrecci e colpi di scena si susseguono a ritmo incalzante. Due tra gli esempi più noti sono,  Le avventure pastorali di Dafni e Cloe, per la letteratura greca e L'asino d'oro di Apuleio per quella latina. Queste citazioni hanno l'evidente  scopo di riabilitarmi e di attribuirmi arie di donna di cultura a tutto tondo, come non può non essere definita chi ne sa di telenovelas, di Harmony, di Lucio che deve affrontare una lunga serie di peripezie per tentare di abbandonare le sembianze asinine, e - si rende conto - ancora pochissimo del suo Cantante, come dimostra la scoperta di oggi. 

Magari scopro che è uno dei massimi esperti mondiali di telenovelas, non solo, che è stato pure il protagonista di una, notissima in Brasile, ma mai trasmessa In italia, un ricchissimo fazendero, proprietario di decine di migliaia di cavalos amarelos, sprezzante e crudele, che si invaghisce dell'umile moglie del fattore, ma lei è fedele e lo rifiuta, e gli fa capire quali sono i veri valori della vita. La vicenda finisce col fazendero cattivo che diventa buono e dona tutti i suoi averi, compresi i cavalos amarelos, ai poveri, e si chiude in un eremo a scrivere canzoni. 

Come mi galoppa la fantasia quando c'è di mezzo Mimmo... tuttavia sono anche in grado di attenermi ai fatti, e alle fonti. Scava e ancora scava, ho trovato qualche altra piccola curiosità, ma per suscitarne altre nei lettori, rinvio alla prossima puntata, che arriverà presto. Non sempre il detto "Agosto, Mimmo mio non ti conosco" corrisponde a verità.

2 commenti:

  1. Bello, scorrevole, spiritoso e dotto.
    Peccato che a me non interessi il cantante altrimenti troverei nel tuo blog
    soddisfatte tutte le curiosità che sarebbe normale avere se fossi una
    sua fan.
    Dove trovare un'altra agiografa come te? Un’appassionata ricercatrice di
    spunti che usa come filo per tenere insieme e cucire pensieri.

    mari

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  2. L'agiografa non si aspettava tanto panegirico, anche se crede di meritarselo. Giustizia è fatta.

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