Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

giovedì 27 giugno 2013

IL RISVEGLIO DI MIMMO



Ci tiene tantissimo e ha ragione da vendere. Torna a Genova, una sera di fine luglio, all'interno di una rassegna importante, "Palco sul mare festival". Tante le tappe liguri nel suo passato lontano, un memorabile concerto con migliaia di persone e un concerto sospeso a causa di un acquazzone, altrettanto memorabile.

Negli ultimi quattro anni, da quando lo seguo come un'ombra, spero discreta, non ricordo concerti in Liguria.

Non dimentichiamoci che Liguria o meglio Sanremo, è (o è stato, si parlava di dirottare altrove il Premio, ho ricordi di Novara, ma non mi sono più aggiornata) anche Premio Tenco, al quale M. è affezionato. Il concerto del 28 luglio sarà aperto dal cantautore Cristiano Angelini, vincitore della Targa Tenco 2011, con il suo album L'ombra della mosca, giudicata miglior opera prima. 

Saranno ben felici i fans liguri di Mimmo, o che vivono in Liguria. So che ce ne sono di molto affezionati.


Come al solito, questo mio piccolo intervento, nato molto prima dell'alba, ha il senso della condivisione, così come la pubblicazione della locandina. Il mio segnale di fumo. Mi piacerebbe anche poter riempire un pullman gran turismo di appassionati della musica di M. e spedirlo a Genova, ma ho bisogno di un po' di tempo in più per organizzarmi.


UN ALTRO IMPEGNO 

Al concerto di Genova manca ancora del tempo, mentre pochissimi giorni ci separano dalla serata dedicata a Isio Saba, giornalista, fotografo, promoter nato in Sardegna, a Ozieri, scomparso qualche mese fa, esperto ed appassionato di musica, in particolare di jazz. Fu, tra l'altro uno degli ideatori dei principali festival di jazz sardi, Jazz in Sardegna e quello di Sant'Anna Arresi. Giusto due righe, ma ha un curriculum vastissimo che si può trovare altrove. La serata dedicata a Saba si svolgerà alla Casa del Jazz di Roma, sabato 29 giugno, dalle 19,30. Fortemente voluta dai suoi amici, sarà non una commemorazione triste, ma una festa corale con la partecipazione di tanti, che lo ricorderanno con la musica e con i racconti. Tra questi ci sarà anche Mimmo che certo farà un intervento musicale, e magari racconterà un aneddoto, che ricorda spesso, di quando si faceva chiamare con l'unico nome d'arte possibile per lui, Mimmo Ferri. Ho visto qualche vecchia locandina del Folkstudio che annuncia una esibizione di questo Mimmo Ferri. Riporto ancora una volta la storia. Quando Mimmo si riappropriò del suo cognome, Saba scrisse “Mimmo Ferri, non capisco perché, ha deciso ora di farsi chiamare Locasciulli. Mimmo sia ben chiaro che io mi rifiuterò di chiamarti così."

Bene, in breve è tutto. Dopo aver parlato di vento, la volta scorsa, torno nei binari di agiografa, ben felice di farlo quando mi si fornisce lo spunto. Mi sono alzata molto presto, per scrivere, e l'idea era di tornare a dormire un po'. Niente da fare, è arrivata l'ora di iniziare a mettersi in marcia. Il mondo è fatto così: c'è chi a quest'ora non è ancora andato a dormire, e chi inizia la sua giornata. 
La mia sarà una giornata particolare, ma sono convinta che averla iniziata qui dentro, mi porterà bene.

martedì 25 giugno 2013

VENTO E BON TON

                            

                           


                             
                                                       Ho un bicchiere nella mano
                                                       Che mi accompagna dove dico io
                                                       Le mani sul volante
                                                       Sapessi almeno chi mi fermerà
                                                       Il vento nei capelli
                                                       Le luci accese che non vedo più
                                                       La strada corre davanti
                                                       Corre più forte e non rallenta mai



Da tre giorni imperversa il maestrale, nell'Isola dei venti. Mi fa impazzire, il maestrale, e quando soffia violento, fatti salvi il lavoro e gli impegni improrogabili, mi rinchiudo in casa. A me stare a casa non dispiace, trovo molte cose da fare e le faccio con piacere, perché per fortuna, a meno che non sia proprio disperata, riesco a gioire delle piccole cose, dei piccoli piaceri quotidiani. Ho dei libri da leggere, dei nuovi Cd appena arrivati ancora da liberare dal cellophane e da ascoltare, delle lettere da scrivere, dei pensieri da riordinare, dei perché in attesa di risposta... e poi c'è quella marmellata di limoni, che da qualche giorno chiede di finire sopra un disco di pasta frolla. Piccole attività da ragazza vecchia di provincia, nata in un posto col clima sbagliato.


Il vento piace tanto al protagonista di questa minuscola landa, e quando ascolto le sue canzoni dove spesso soffia, mi par di sentirne il suono, ed è uno dei pochi casi in cui ne vivo l'intensità romantica e non il fastidio. Gli piace il vento e gli piace il vento nei capelli: il mio equilibrio, al primo scompigliarsi di chioma, rischia di andare in frantumi, e non perché io sia una di quelle donne convinte che una bella pettinatura, o un bell'aspetto siano tutto. Semplicemente sono fatta così, il mio tallone d'Achille sta in quei fili cheratinici infilati nel capo.

Ho parlato del tempo, cosa che avviene, e ci soccorre, quando non abbiamo altri argomenti, o in certe situazioni è opportuno non trattarne altri, che potrebbero generare conseguenze incresciose. Questione di bon ton, puro fatto di convenzioni mondane, che non sempre coincide con la buona educazione. Ci sono persone perfette in società, o quando appaiono in pubblico, ma di una maleducazione desolante appena escono dalle loro vetrine luccicanti. 

I versi iniziali sono tratti da Bon voyage, (Sognadoro, 1983) che con il mio amore ascoltavamo sempre, nei nostri vagabondaggi giovanili, tantissimi anni fa. 

Il post di oggi (avrei potuto intitolarlo Aria fritta), che sembra non avere un senso e invece ce l'ha, è dedicato a un signore nato nell'Isola dei venti, che la sorte ha portato tra le nebbie del nord. So che leggermi sempre per lui è mantenere un legame affettivo, anche se non trova le parole per manifestarlo.



La foto d'apertura non ha attinenza con l'aria fritta; è una di quelle che mi piace di più,   (nonostante il cappellino e la camicia... eccentrica siano totalmente al di là dei miei gusti, o forse proprio per questo) e l'ho rubata, per una volta, senza pormi troppi problemi. 




lunedì 17 giugno 2013

SE UNA NOTTE D'ESTATE UN CANTAUTORE




                                                     E avremo sogni un po' più belli
                                                    E in ogni sogno un soffio di follia
                                                   Avremo le ali tra i capelli
                                                  Avremo le ali per volarcene via 

                                                 E non tornare più***


Capita, talvolta, nelle sere d'estate di trovarsi con gli amici a chiacchierare, magari all'aperto. Capita anche che qualcuno proponga uno di quei giochi un po' frivoli, tanto presenti, un tempo, nei salotti televisivi. “Senti, tu chi butteresti dalla torre, tra A. e B?” - "E tu, con quale personaggio noto vorresti andare a cena?" - "E su un'isola deserta, chi ci porteresti?"
Insomma non è un gran divertirsi, ma a volte bisogna fare buon viso a cattivo gioco e partecipare, perché non è proprio il caso di tirarsela, in certe sere d'estate, soprattutto se si hanno nell'armadio scheletri ben peggiori. (Io,  qualcuno ce l'avrei...) 

Un altro esempio di questi giochini estivi, (ma nulla vieta in fondo di farli davanti a un camino, in una sera d'inverno, se proprio l'incantevole gioco di fiamme non suscita altro) è “Il gioco dell'alter ego”. Si pongono delle domande a un soggetto più o meno consenziente, e in base alle risposte fornite, gli si attribuisce un "alter ego", appunto. Una volta, tanti anni fa, correva l'anno 1986, ed era una sera di metà luglio piena di stelle, Roma era impegnata a regalare momenti di svago ai suoi abitanti. Si svolgevano eventi in vari punti della città, ma in un luogo in particolare, l'estate viveva uno dei suoi momenti di maggior fulgore. All'Isola Tiberina, quella sera, un giovane cantautore all'apice della popolarità, partecipava, davanti a un numeroso pubblico di fans e di curiosi, proprio al gioco dell'alter ego. 

Certo sarà un mio limite, ma io proprio non ce lo vedo, Mimmo, intento a questo gioco per libera scelta, pertanto l'immagine che ho davanti agli occhi è questa: Lui legato ad una sedia, proprio legato, con delle corde robuste annodate secondo il metodo inestricabile del tipo "Gordio", ma sistemato in modo tale che neppure i più svegli se ne potessero accorgere. 
Iniziò subito a rispondere, Mimmo, sorridente come sempre, alle domande del suo torturat - ops - conduttore del gioco, che (deduco dalle risposte, non so esattamente come fossero formulate) erano le seguenti: 
"Con che moneta vorresti pagare?" - "Con i dollari." (Covava in lui, ben prima d'allora, il germe dell'America. Il desiderio di pagare in dollari si sarebbe presto ampiamente realizzato.) 
"In compagnia di quale signora nota vorresti stare?" - "Catherine Deneuve". (Il fascino de la Marianne. Anche il debole per la Francia è un fatto antico, e l'algida, affascinante signora, ne è stata, proprio in quegli ultimi anni ottanta,  la personificazione). 
"In che tipo di casa vorresti abitare?" - "In una villa". (Soffriva a vivere in un condominio cittadino e di lì a qualche anno, come è noto a tutti noi appassionati, avrebbe realizzato il sogno del buen retiro in campagna.) 
"Che macchina vorresti guidare?" "Un fuoristrada" (Allora non erano così diffusi come adesso, e soprattutto erano più spartani; non chiedetemi se abbia concretizzato la fantasia: non ne ho idea!) 
"Come chiameresti la tua isola?"- "Macondo". (Il primo nome che gli è venuto in mente? Passione reale per "Cent'anni di solitudine"?)

A quel punto non ci furono dubbi: gli esperti del gioco, dopo un'attenta analisi delle risposte,  stabilirono che il suo alter ego era... Peter Pan. Bene, la tortura finì. Arrivò Alessandro Magno, fan di Mimmo (in una recente intervista ha dichiarato di non lasciare passare un giorno, senza dedicare alla sua Roxane le più romantiche canzoni del Nostro), per sciogliere con la spada il secondo nodo di Gordio della sua vita. Mimmo liberato, gli strinse riconoscente la mano, sussurrando emozionato come per lui fosse un piacere e un onore avere un fan della sua caratura, indi, sorprendendo tutti gli astanti (ma forse qualcuno se lo aspettava), spiccò il volo per raggiungere la sua Isola
Non so se effettivamente abbia subito il fascino de la Belle de jour, e posso farne anche a meno (bugiarda: daresti qualsiasi cosa per conoscere la vicenda nei dettagli) ma so per certo che anche lui ha un'Isola, e un paio d'ali per raggiungerla. Anzi, ne ha pure un paio di scorta: meglio essere previdenti.

*** M.L., da "Luna vagabonda", in "Tango dietro l'angolo" (1991).

lunedì 10 giugno 2013

FAIR PLAY


In genere, quando Mimmo è ospite di qualche trasmissione, sia radiofonica, sia televisiva, faccio il possibile per seguirlo, e poi ne parlo più o meno diffusamente: ci sono decine di post, che costituiscono una testimonianza fedele delle sue partecipazioni in questi ultimi quattro anni, con tanto di date, dati, domande, risposte, battute, riflessioni più o meno serie. Ho tenuto conto di risate, sfumature della voce, perfino dei piccoli colpi di tosse, dei sospiri e dei battiti del cuore, e li ho riportati qui. Eccesso di zelo, di presenza, attenzione ai particolari - non ho timore a evidenziarlo, e sufficiente senso dell'umorismo per riconoscerlo - maniacale; in una parola: troppo. Neppure i biografi dei grandi statisti, o dei papi...

Non mi sarei soffermata, quindi, oggi, sulla sua partecipazione al programma di Rai 3 "Brontolo", che ho appena finito di vedere ora, non avendolo potuto fare stamattina, per più di un motivo. Pur essendo seduto sull'unica poltrona bianca riservata - in un programma che accoglie sulle poltrone colorate, esperti, addetti ai lavori - all'uomo della strada, all'uomo comune, lì dentro ha portato, (il tema era, semplificando molto, la condizione in cui versa la nostra sanità pubblica) per quel poco che è riuscito a dire, la sua esperienza di medico. Forse per contagio, sono da un bel po' di tempo poco incline a fare commistioni.

Tra gli ospiti presenti, un politico, che, non so se per coincidenza, o perché capita spesso da quelle parti, Mimmo aveva incontrato anche in un'altra puntata di "Brontolo", quella del 6 dicembre 2012, dedicata alle manifestazioni di piazza e agli scontri tra manifestanti e forze dell'ordine. Di questa partecipazione - almeno così mi pare di ricordare - M. non aveva parlato, ne' io ne sarei venuta a conoscenza, se, sapendo che sarebbe stato ospite oggi, non fossi andata a curiosare tra le puntate del programma, e avessi iniziato a seguire, all'inizio senza troppa convinzione, quella appena menzionata. Il suo contributo si è rivelato, invece, via via più rilevante, ben più di quello odierno: da qui lo spunto per un post che altrimenti non sarebbe nato. Al di là di alcune considerazioni sul tema della puntata, espresse con intelligente semplicità e molta umanità, ciò che mi ha colpito è stato il modo in cui ha evidenziato la scarsa capacità di alcuni degli ospiti convenuti, (compreso il politico citato prima) di partecipare al dibattito con equilibrio, moderazione, e rispetto dell'altro, portatore di opinioni e istanze diverse. La ben nota tendenza ad alzare i toni, a prevaricare, al posto di un sano ed auspicabile fair play, è un concetto molto caro a Mimmo, sul quale si sofferma spesso anche in altra sede. 

Tutti i presenti, compresi quelli al cui comportamento faceva riferimento, lo hanno ascoltato in silenzio, con molta attenzione: nei loro sguardi ho letto stupore, ma anche rispetto. In maniera educata, ma decisa, senza alcuna remora, ne' alcun timore, ha espresso il suo dissenso e il suo sconcerto per un tipo di atteggiamento che, diffuso negli ambienti più disparati, sembra aver trovato il suo terreno più fertile nei dibattiti televisivi. I toni di voce alti, l'arroganza, il disprezzo e la svalutazione dell'avversario politico, al posto di una dialettica criticamente costruttiva, del superamento degli ostacoli per trovare soluzioni nell'interesse comune, sono diventati una costante giustificata e condivisa.

L'ho molto apprezzato. 

La prossima volta, perché mi pare si sia affezionato a "Brontolo", vorrei che gli riservassero una poltrona colorata, di quelle che accolgono gli esperti. E vorrei che, se sentisse l'esigenza di meglio precisare un concetto, gli fosse possibile farlo. Oggi avrebbe voluto, ma, dopo due tentativi falliti, proprio perché non sgomita per prendere la parola, e non urla, ha lasciato perdere, ma senza mai perdere il sorriso. Ho apprezzato anche questo.



venerdì 7 giugno 2013

PESCATORI INDECISI



“A volte proprio non riesco a capire che pesci pigliare. Sono sulla sponda del fiume, li vedo passare e sto fermo così. La natura dell'uomo è bizzarra, la mia di più. Forse perché non ho mai imparato ad usare una bussola.”

Il post che il nostro Cantante ci ha di recente proposto, è di quelli pericolosi. Invita, infatti, chi legge, ad un'analisi accurata, che potrebbe portare a conclusioni sbagliate, col rischio di calarsi nel ruolo improprio di psicologo, che per forza di cose, sarebbe uno psicologo farlocco, di quelli che qualcuno definisce da domenica pomeriggio, o da seduta dal parrucchiere. Ciascuno è libero di fare le sue considerazioni, e obbligato a tenersele per sé. 

Tuttavia... pare già una fortuna stare sulla sponda del fiume e vederlo popolato di pesci. Una fortuna doppia captare che questi pesci siano disponibili a essere pescati. A volte i fiumi son pieni solo di sassi, e i pesci, se ci sono, guizzano via veloci. Ciascuno di noi in fondo in fondo sa quello che vuole, e ogni scelta lascia dietro di sé un po' di rimpianto per quella che non si è fatta. Solo che non sempre la strada che si desidera veramente percorrere è praticabile, o forse lo sarebbe, ma porterebbe un tale scompiglio nelle nostre vite che è meglio rinunciarvi, e seguire la via della saggezza, che non sempre è quella della felicità. Il mio è un discorso del tutto generale, o al massimo applicabile alla mia esperienza diretta, in alcuni casi. 

Nel caso di Mimmo non posso che circoscrivere l'ambito alla sua attività artistica. Mi pare che negli ultimi due anni sia stato e sicuramente sia ancora animato da molti progetti, in cui si è lanciato con entusiasmo, ma, per una serie di motivi che solo lui conosce, non "quaglia". Si certo, ha i suoi tempi e non deve rendere conto a nessuno, ne' dimostrare niente, chi lo segue continuerà ad apprezzarlo anche se non "sforna" nuovi prodotti:  si può tranquillamente vivere di rendita, anche se nuove opere costituirebbero un valore aggiunto. A me pare di percepire nell'artista una certa difficoltà, una certa insoddisfazione, un certo "immobilismo fattivo", peggiore dell'immobilismo semplice, perché porta in sé un senso di maggiore frustrazione. 
Tutto ciò mi fa venire in mente una sensazione molto frequente nel sogno, quella di tentare di correre per raggiungere una meta necessaria, o per sfuggire a un pericolo, e sentirsi le gambe di piombo, come se si camminasse sull'asfalto fresco: a me capita spesso di provarla, ed è molto spiacevole. 
Questo ho percepito, ma spero di essermi sbagliata; spero che Mimmo sia nel pieno della sua fase creativa, un po' insoddisfatto del risultato solo perché vuol dare il meglio di sé, da buon perfezionista. 




E se fossi io "il pescatore dalla natura bizzarra", che farei? Forse in questa fase della mia vita, riempirei il paniere, d'istinto, senza pensarci troppo, senza badare troppo alla varietà del pescato: una volta a casa potrei sempre scartare ciò che non mi piace, ma sarei felice di essermi buttata (non nel fiume) in un tentativo di scelta, il primo passo verso una svolta. 

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