Lo spunto di questo scritto è fornito dal fatto che Mimmo, nella sua raccolta di 22 canzoni, ha inserito L'interpretazione dei sogni, e da un sogno di qualche notte fa, che mi accingo a riportare. Mi corre l'obbligo di ripetere cose già dette, anzi già scritte, dato che ho avuto l'imprudenza in più occasioni di pubblicare alcuni miei sogni, tutti reali. Imprudenza e impudenza, perché raccontando i sogni corriamo il rischio di annoiare il prossimo, ma anche quello di svelarci. L'impasto dei sogni è fatto di cose, fatti luoghi e persone che fanno parte della nostra vita, rimescolati in maniera imprevedibile o prevedibile a seconda dei casi e a seconda del tipo di interpretazione che ai sogni si vuol attribuire. Ad esempio non oso pensare cosa potrebbe venire fuori da un'interpretazione freudiana del mio sogno. Potrebbe venirci in soccorso Mimmo, che in concerto anticipa la sua canzone, con un bel siparietto sull'amico Sigmund, e poi per fortuna canta la splendida canzone onirico-cinematografica, perché spesso i sogni sono film.
Ecco il mio film, versione integrale:
Sono in un ambulatorio medico, ma potrebbe essere anche un pronto soccorso. Sono con mio marito, in attesa non so bene di cosa. Non vivo l'ansia che di solito si vive prima di una visita. Da una porta esce un Mimmo-medico, che si siede a chiacchierare con un signore in attesa. Sembra volersi riposare, si sbottona il camice e assume una posizione comoda, come se avesse finito il turno. Poi si alza e si dirige verso l'uscita. Io non sono più accanto a mio marito, a cui il Cantante tende la mano per un saluto. "Se aspetti un momento arriva mia moglie, le farà piacere salutarti". "Non se ne parla nemmeno, devo scappare, dice lui con tono allegro". La scena si sposta, ora sono ancora con mio marito, ma in un locale, in centro storico; siamo a tavola, mangiamo e chiacchieriamo. Nella saletta attigua vedo, anzi mi pare di vedere, il Cantante, che fa la stessa cosa con una signora. Penso che non andrò a salutarlo, non ci penso nemmeno, anzi il fatto che lui sia lì mi mette un certo disagio. Poi la scena cambia. Sono nella strada dove si trova il mio posto di lavoro, con alcune colleghe. Ecco di nuovo il Cantante, in fondo alla strada. Non mi risulta che ci siano concerti in città, sarà qui per altri motivi, una visita di piacere o un convegno medico - penso, mentre me la squaglio, prendendo per un braccio una collega e trascinandola su, verso una scalinata che porta all'ingresso di un palazzo nobiliare. Un'altra rampa di scale ci conduce dentro un appartamento, dove ci rifugiamo. La consapevolezza di essere, non invitata, in una casa privata, mi fa rinsavire e fuggire. Di nuovo in strada: eccolo lì, l'uomo che voglio evitare. Cammina lentamente, sempre in compagnia della signora del ristorante, sua moglie. Peccato che abbia le fattezze della cantante francese Mireille Mathieu, e non quelle della moglie vera, ma nei sogni può accadere di attribuire altre sembianze alle persone. La cosa che mi colpisce è che la coppia indossi gli stessi abiti. Lui un abito di lino color sabbia, una camicia quadrettata e un panama, lei un pantalone di lino color sabbia, una camicia quadrettata, ma il panama lo tiene in mano, forse per non rovinare il lucido caschetto scalato nero, caratteristico di Mireille. Sorridono e sono molto molto felici. Forse però hanno bisogno di una guida: senti, urla il cantante, essevu (le iniziali del mio nome) sei tu vero, essevu in arte Folgorata, noi vorremmo andare... ed elenca una serie di musei e monumenti della mia città che vorrebbero visitare - ci accompagneresti? Ormai sono calate le tenebre, forse è una di quelle giornate in cui i musei rimangono aperti fino a mezzanotte. Che faccio, non li accompagno? Va bene - mi ritrovo a dire - tornerò a casa in taxi, o andrò a dormire in un albergo in centro.
Morale della favola: i sardi sono riservati e un po' selvatici, come da copione, ma il loro tratto distintivo è il senso dell'ospitalità.
Cosa sia accaduto dopo, durante la visita ai musei, e quanto mi sarà costato il taxi, dato che non vivo in città, spero di sognarlo prossimamente. Prometto solennemente di evitare di farci un post.