Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

domenica 23 dicembre 2012

PICCOLA STORIA DI NATALE



La foto ritrae una bambina degli anni sessanta mentre posa accanto a Babbo Natale. Non so se accada ancora, ma ai miei tempi, a scuola, una scuola ancora molto simile a quella descritta nel libro Cuore, e ancora permeata, per alcuni aspetti, di retorica del ventennio, capitava che arrivasse Babbo Natale. Molte bambine ci credevano, e la cosa creava un certo scompiglio e una certa agitazione, e anche un po’ di confusione. Ma come, Babbo Natale in giro, accompagnato da un fotografo, che posa con i bambini? Non era inteso che dovesse arrivare la notte tra il 24 e il 25 e nessuno, ma proprio nessuno, lo dovesse vedere? Non tutte le domande hanno risposte, e la maestra metteva a tacere le bambine dubbiose. “Su, veloci, che dobbiamo riprendere a far lezione”. Iniziava la processione che partiva dal banco, di quelli di legno, scomodissimi, alla lavagna. Processione silente. Erano altri tempi, in cui durante l'ora di ricreazione si consumava la merenda in classe, e si chiedeva il permesso per alzarsi in piedi e conversare, a bassa voce s’intende, con le compagne preferite. Erano anche tempi in cui a scuola ci facevano vedere Incompreso, che mi turba ancor oggi, figuriamoci allora.


La bambina della foto, una bambina timida e molto diligente e disciplinata, almeno a scuola, che a casa perdeva timidezza e freni inibitori, alla storia di Babbo Natale (o di Gesù Bambino) non avrebbe creduto più proprio da quel Natale del 1967, perché la mamma aveva dovuto raccontarle come stavano veramente le cose. “Mamma, spiegami perché a Donatella, o Micaela, o Patrizia, Gesù Bambino ha portato dei giocattoli bellissimi, e a me dei quaderni nuovi e un maglioncino, e un bambolotto calvo, che non piange nemmeno. Le loro bambole hanno dei capelli bellissimi, parlano, piangono e camminano. Hanno anche ricevuto delle nuove borse di cavallino e il microscopio. Perché?” La mamma non sapeva come uscirne e le parve giusto raccontare che in verità, Babbo Natale e Gesù Bambino, altro non erano che i genitori o altri parenti dei bimbi. Le nostre possibilità di spesa erano molto inferiori a quelle di certe compagne (bionde e con gli occhi azzurri) e quindi dovevo accontentarmi di regali non proprio totalmente voluttuari. Fine dell'età dell’innocenza.
Le compagnette ricche esibivano un gran numero di cappottini, di cappellini, di abiti da Carnevale, e, come da copione erano francamente un po’ str…e. Non tutte, quasi.

La bambina dal sorriso in evidente fase di assestamento, dalla posa un po’ rigida, che di lì a qualche settimana non avrebbe più creduto a Babbo Natale, merita un risarcimento. Ora che tanto tempo è passato, vuole crederci di nuovo, e gli ha dato un volto, diverso da quello del signore buffo che la prende per mano, nella vecchia foto di tanti anni fa. Eccolo qui, quello che lei immagina possa essere il vero volto di un Babbo Natale particolare, che non si infila nei camini, e non aspetta questo periodo per fare piccoli doni. 


Non sono doni personali, sono per chiunque decida di entrare nella sua casa virtuale sempre aperta, ma ciascuno li può adattare al caso suo. Sono versi di canzoni, di poesie, riflessioni, spunti per pensare o per permettere a chi li legge di esprimersi, foto, disegni, ricordi e piccoli racconti, che testimoniano un desiderio di condivisione, e un’indole che si sofferma sulle cose, che riflette, soppesa, pesca dalla memoria, archivia e non butta via. Ogni volta è come scartare un pacchetto regalo, come aprire una busta sorpresa, come trovare nella posta un messaggio gradito o ricevere una telefonata in cui non speravamo. Una cosa bella., una piccola gioia quotidiana, ed io mi nutro molto di piccole cose e spesso le trasformo in piccole gioie.

Buon Natale. A Chiunque entri qui, non solo per caso.

venerdì 21 dicembre 2012

ANDARE OLTRE CUORE/AMORE




Non solo i poeti, anche gli autori di canzoni d'autore si trovano a dover fare i conti con queste "pinzochere" inopportune, ma a volte indispensabili.

Le rime sono più noiose delle
dame di San Vincenzo: battono alla porta
e insistono. Respingerle è impossibile
e purché stiano fuori si sopportano.
Il poeta decente le allontana
(le rime), le nasconde, bara, tenta
il contrabbando. Ma le pinzochere ardono
di zelo e prima o poi (rime e vecchiarde)
bussano ancora e sono sempre quelle.

Eugenio Montale,  Le rime (1970), Satura I.

lunedì 17 dicembre 2012

LIBERE DI FARE COME CI PARE

Donne, sorelle mie, che a volte non capisco. 
Donne, a volte tra voi così poco amiche e poco solidali.
Donne, a contendersi le attenzioni di qualcuno.
Uomini: "Si, tanto a scegliere e a decidere in fondo sono sempre loro, le donne."
Donne, insieme una sera per svagarsi: "Non parliamo di uomini", e invece ce n'è sempre uno che monopolizza la serata, se non uno per cui piangere.
Donne: "Quell'uomo ha una sensibilità tutta femminile." "Sicure che non sia gay?"
Donne: "Avrò sempre un momento per parlare con te". Poi arriva uno qualsiasi e mi molli. Quando ti molla mi cerchi di nuovo.
Donne: "Se fossi in te non ci starei un momento di più, con uno così". "Mollalo!" (Fosse così facile... aspetta il tuo turno e ne parliamo.)
Donne: belle, grintose, intelligenti, con un ruolo sociale importante, un lavoro di responsabilità. Davanti a un'apparenza vincente, una collezione di fallimenti nella vita privata.
Donne: "Tu proprio non ci sai fare, non devi mostrarti troppo disponibile.  Tienilo un po' sulla corda. Sparisci per un po'. Fatti desiderare, funziona".
Donne: "Basta, io con gli uomini ho chiuso, ho già dato". 
Donne: "Se voglio davvero un uomo me lo prendo." 
Donne da sole al ristorante, sempre più numerose. Possibili motivi:
Sono in coppia, ma, orrore, hanno la libera uscita settimanale autorizzata. 
Sono in coppia, e sono anche felici, ma se vogliono vedere le amiche, per fortuna, non hanno bisogno di autorizzazione.
Sono in coppia, ma ormai ognuno si fa gli affari suoi. Anzi lui se li è sempre fatti, ma si sa... è un uomo.
Sono sole e felici di esserlo. 
Sono sole e si divertono un sacco.
Sono sole e disperatamente alla ricerca di qualcuno. Lanciano sguardi adescatori ai vicini di tavolo, già impegnati. "Tanto quel qualcuno arriva sempre quando meno te lo aspetti: smetti di cercare."
Donne: "Al centro della mia vita ora non c'è nessun uomo, e sono proprio felice."
Donne: "Non sono mai stata sola; senza un uomo io non so stare." 
Donne: "Con un uomo vicino sono più rispettata e mi sento più protetta."
Donne: "Senza amore non si può." (E qui possiamo concordare).
Un Uomo: ... "Però confesso che sempre più sovente avverto una certa amarezza quando dal tavolo accanto ascolto solo voci femminili. Mi chiedo dove sono i loro uomini, perché non sono lì, se li hanno lasciati e sono felici o se sono state mollate (peggio!) per insufficienza." (Mollate per insufficienza???)
Lo stesso Uomo di prima: "Le donne....., temo, forse si sono chiuse (o lasciate rinchiudere) dentro le bolle di una moderna solitudine".
Donne: libere di fare come ci pare, entro i limiti del rispetto per il prossimo. Di andare dove ci pare, sole o accompagnate. Se siamo in un posto pubblico, magari cerchiamo di non fare troppa cagnara, di non sghignazzare troppo. Diranno che siamo le solite galline e non avranno tutti i torti.

Donne: quelle per cui l'esteriorità è al primo posto, quelle che le tentano tutte per cercare di restare giovani, e vedi dei mostri che girano per le strade, con facce da criceti, tiratissime che non riescono neppure a parlare, delle bocche orribili e dei mezzi palloni piazzati sotto la gola. Contente loro.

Donne: quelle che certo si curano, tengono al loro aspetto, perché è inutile che ci raccontiamo balle, conta, eccome se conta, ma sanno anche accettare i segni del tempo, e si vogliono bene così e continuano a piacere anche ai loro uomini, seppur lontane dal fulgore dei vent'anni. Esistono anche gli uomini così, per fortuna: sono certa che qualcuno di loro leggerà questa pagina. 

Questa poesia è per loro, e per le loro donne, perché l'amore riesce ad andare d'accordo con una pelle non più tanto fresca e con un seno un po' cascante.
Se è vero amore.

Amo di più le tue rughe, Filinna,
che lo splendore della giovinezza.
Mi piace di sentire nella mano
il tuo seno, che piega giù pesante
le sue punte, più del seno diritto 
di una ragazza. Il tuo autunno è migliore
della sua primavera ed il tuo inverno
è più caldo della sua estate.

Paolo Silenziario
Antologia palatina, Libro V, Epigramma 258.
Testo italiano di Salvatore Quasimodo.

Paolo Silenziario, poeta del tempo di Giustiniano, suo funzionario di corte, autore di bellissimi epigrammi di soggetto amoroso. 
Prendendo spunto da questo epigramma notissimo e citatissimo, che io amo alla follia non solo ora che assomiglio un po' (solo un po') a Filinna, ma fin dalla mia terza liceo, è nata una canzone che si intitola La donna della sera.  Frutto della collaborazione di Roberto Vecchioni (testo) e Angelo Branduardi, (musica) è pubblicata nell'album Domenica e lunedì, di Branduardi, del 1994.
Ho sentito Vecchioni cantarla dal vivo, quest'estate, in una trasmissione radiofonica. Non so se l'abbia incisa, e in che album.

A me sembra bellissima. Nei miei sogni, perché ne ho sempre fatto tanti, ora e allora, me la faccio cantare da Mimmo, che ci mette tutta la passione di cui è capace. Noi donne, anzi noi esseri umani, uomini e donne, soli o no, abbiamo una libertà che neppure in schiavitù ci possono togliere: quella di sognare. 

A volte può aiutare a resistere, questa libertà.

lunedì 10 dicembre 2012

CRITICO CINEMATOGRAFICO

>>> PICCOLA INTEGRAZIONE IN FONDO ALLA PAGINA

Non mi sono dimenticata. Mi sono, ieri pomeriggio, dedicata all'ascolto della trasmissione della Radio televisione svizzera, Retedue in cui è stato ospite Mimmo. Il titolo del programma è Babilonia, l’ospite, (ieri Mimmo, nelle puntate precedenti altri artisti con qualche caratteristica comune, che sfocia in molti casi  in un percorso autentico e indipendente, slegato da logiche meramente commerciali) non è il vero protagonista. La vera protagonista è la musica, nelle sue forme più svariate e meno comuni, in una confusione di generi, stili e lingue che ben giustifica il titolo. Confusioni e commistioni che testimoniano una grande ricchezza. L’ospite accompagna i conduttori nel percorso di ascolto dei brani musicali scelti,  chiamato a esprimere le sue sensazioni e le sue preferenze, a scegliere tra le diverse proposte musicali, che non strizzano l’occhio alle mode, ma spaziano tra i generi musicali più disparati e collocati in luoghi e periodi diversi. Ieri abbiamo sentito Miriam Makeba, un inedito Fabrizio de Andrè alle prese con una canzone popolare in piemontese (inconsueto, ma non mi sorprende: le sue radici non sono forse anche nel Monferrato?) una canzone popolare ungherese, un pezzo di Frank Zappa e uno di Ananda Shankar, imparentato col noto musicista di sitar Ravi, con cui entrarono in contatto i Beatles, in particolare George Harrison… e altre cose ancora.

Mimmo si è rivelato come sempre all’altezza, da buon intenditore di musica quale è: ha individuato al primo colpo in una esecuzione, uno strumento non tanto noto, l’oxofono, (??? non so se ne ho afferrato bene il nome)*** una via di mezzo tra oboe e sassofono e i due conduttori sono rimasti colpiti: mica è uno qualunque (N.D.A., nota dell’agiografa)! Continuo a sostenere che in radio dia il meglio di sé, sempre competente e al contempo semplice e informale, senza bisogno di tirarsela tanto, e sempre con un tono sorridente.

Tre le canzoni di Mimmo ascoltate: Scuro, Passo lento, (presente nei miei Frammenti) Senza un addio. Le tematiche affrontate sono state quelle ricorrenti: gli esordi, la formazione musicale, le collaborazioni prestigiose con musicisti stranieri avvenute nel segno della stima e dell’amicizia, i rapporti con i critici musicali, i legami con la Svizzera, che non ha esitato a definire un’altra mamma; Frankie l'onnipresente, al quale dovrò dedicare una piccola monografia, ma solo dopo aver molto studiato; l’importanza del cinema nella sua vita, e… non continuerò a  ripetere cose già dette altre volte. Non posso però non soffermarmi un momento su una nuova notizia: sapevo che quando era  molto giovane, Mimmo avrebbe desiderato fare l’attore, ma ero all’oscuro del suo desiderio di diventare critico cinematografico! “Quando ero a Perugia (dove come sappiamo studiava medicina, seguiva quando poteva, le lezioni di letteratura italiana all’Università per stranieri, suonava la notte al pianobar di Via dei Priori, studiava alacremente, viveva) vedevo uno, due film al giorno e poi scrivevo le recensioni e le confrontavo con quelle dei critici cinematografici”…

Cosa darei per poter scassinare il cassetto dei ricordi del Cantante… Ma le conserverà ancora le recensioni cinematografiche?

Per chi non avesse potuto seguire la puntata di Babilonia andata in onda ieri, non perdete le speranze, sarà possibile scaricare il podcast. Lo farò anch’io e lo riascolterò, ma eviterò accuratamente di tornarci sopra, perché tengo molto all’immediatezza del pezzo, anche se qualcosa che forse meritava di essere riportata, sarà rimasta sicuramente intrappolata nei tasti.

...Ho appena controllato: potete già scaricare. Appena possibile riascolterò e interverrò solo eventualmente a  fornire notizie precise sullo strumento e sul musicista, con cui Mimmo ha collaborato, anzi che ha collaborato con Mimmo, che lo suona molto bene. Lo ha nominato ma non sono riuscita a capire bene di chi si trattasse, (sarà uno dell'irripetibile mitico gruppo di Tango dietro l'angolo).

***Ho riascoltato: come supponevo, oxofono è una mia invenzione, non ero riuscita a captare bene. Lo strumento si chiama sorrousophone e il musicista, del quale a Mimmo sfuggiva il nome durante la trasmissione, dovrebbe essere Lenny Pickett, almeno così mi raccontano i credits di Tango dietro l'angolo, che mi sono andata a controllare. Per essere più precisi, Pickett suona in Tango dietro l'angolo il tenor sorrousophone e in Mosche & mosquitos il tenor & contrabass sorrousophone

giovedì 6 dicembre 2012

SANGUE ROMANTICO




Muscoli e rabbia denti stretti e via 
Sangue romantico tramonti e foschia 
Gola bruciata vento e neve che ricadono giù 

(Niente di più, da Clandestina, 1987) 

"Voglio i colori forti, il conflitto delle forze della natura, l’estasi contemplativa e l’azione impulsiva, la disciplina e l’irrazionalità animale. Ecco, voglio restare anacronisticamente romantico, anche pagando dazio… se necessario."

Stralcio dalla riflessione/enunciazione/dichiarazione programmatica odierna di Mimmo, che, va da sé, è da leggersi integralmente nella giusta sede. 
Passano gli anni, ma la stoffa è la stessa: non appaiono tracce di logoramento nella trama e nell'ordito, anzi il tessuto sembrerebbe, col tempo, aver acquisito una maggiore robustezza. Che passione, che tempra e che orgogliosa convinzione, nell'affermare ciò che è e ciò che vuol essere. Condivisibile o meno, discutibile o meno, merita apprezzamento per la coraggiosa e netta affermazione di sé, senza tentennamenti ne' infingimenti. 

Davvero uno spirito romantico, - inteso nella accezione colta, non corrente del termine - in cui, almeno a mio modo di vedere, non sono assenti tracce di contaminazioni dannunziane e una certa vena futurista. 


Della sua attrazione per gli ideali romantici ho senz'altro parlato in diverse altre occasioni, ancor prima di averne la conferma diretta attraverso interviste o ascolti. Ricordo una piccola intervista telefonica a una radio di Colonia, in cui Mimmo raccontava la sua passione per il movimento romantico tedesco, ed esprimeva il desiderio di meglio approfondirne la conoscenza, soprattutto in ambito letterario.

Da un articolo pubblicato su Repubblica del 16 giugno 2010, sezione di Napoli, in occasione del concerto a Castel Sant'Elmo. 

"A Locasciulli piace l' idea di essere considerato un po' un Lord Byron della canzone. «Non sono né greve, né dozzinale», dice di se stesso. «C'è un modo anche gentile di usare la violenza, di vivere il proprio sturm und drang»."

Il desiderio di essere assimilato a un Lord Byron, seppur della canzone, può apparire legittimo, ma anche un po' presuntuoso. Il detto "le parole sono pietre" è ancor più vero se si tratta di parole scritte. Penso che immaginare il tono di voce usato nel pronunciare una tale affermazione, unito magari a un sorriso, possa mitigare di molto questa sensazione. Un conto è essere consapevoli del proprio valore e delle proprie qualità artistiche, e Mimmo certamente e a buon diritto lo è, altra cosa è la presunzione, o l'arroganza, caratteristiche che non mi paiono appartenergli.



sabato 1 dicembre 2012

CHE FACCIO, TORNO A ESSERE SERIALE?



UN POSSIBILE MODO PER RICONVERTIRE UNA BLOGGER DAL FUTURO INCERTO


Da qualche anno a questa parte, quattro, tre,  più o meno da quando ho iniziato questa bellissima opera in divenire che si chiama Folgorata, (ma non è la causa di ciò, forse ne è una diretta conseguenza) ho delle notti un po’ tormentate. Prima, a parte qualche eccezione, che come è noto conferma la regola, mi adagiavo sul candido lettino e via, fino al suono della sveglia, era un placido sonno. Ora di notte ho molto tempo per fare, se ho voglia di fare, o per pensare. Passo in rassegna tutti, ma proprio tutti gli aspetti più o meno ingarbugliati della mia vita, cerco le soluzioni a certi problemi, cerco anche di pensare a qualcosa di piacevole,  e, siccome c’è veramente tempo per tutto, in queste notti, invoco i numi affinché l’ispirazione non abbandoni Folgorata, e non di rado scrivo nella testa ciò che poi trasferirò qui, dentro questo contenitore di pensieri, questa specie di messaggio nella bottiglia nel quale, finché non verrà meno da sé, (ci ho pensato tante volte, ma non ho mai avuto il cuore di suicidarlo) continuo a trovare un seppur minimo conforto. Per continuare a farlo vivere, sono andata a frugare ovunque, e più di tanto davvero temo di non poter fare, in attesa di avere nuove cose interessanti, ma davvero interessanti, da raccontare e da commentare. "E se diventassi di nuovo seriale? facendomi un po’ di violenza, perché la serialità non mi appassiona" – Mi son detta.

E se, dopo aver dedicato sette uscite ai frammenti, con l’intento non già di mutilare delle canzoni, ma di cogliere il pretesto per parlarne, dedicassi alcune uscite a stralci di interviste, da quelle più lontane nel tempo, a quelle più recenti? Potrebbe essere un’idea. Operazione da condurre con abilità e tatto, per non rischiare di “estrapolare da un contesto” (l’espressione non mi piace, ma rende bene l’idea) certe considerazioni che al suo interno, hanno la loro ragion d’essere, ma avulse da quel contesto stesso, potrebbero perderla. No, non si può fare, o forse si, ma morirei di noia, a rileggermi con quest'intento, interviste che so quasi a memoria. L’unica cosa che mi piacerebbe fare, nel senso che potrebbe un po’ divertirmi (e io come è noto, quando scrivo desidero, almeno di tanto in tanto, divertirmi) sarebbe quella di dare spazio a "Mimmo umorista", perché non tutti lo sanno e non tutti hanno avuto modo di apprezzarlo, ma Mimmo è molto spiritoso, e lo manifesta anche in certe interviste. Da poco, ho esaminato, in uno di quei tomi poderosi***  che parlano di canzoni, cantanti, cantautori, band, la scheda dedicata a Mimmo: chi l’ha redatta, definisce la sua prima produzione caratterizzata da un intimismo terribilmente sofferto, da testi molto malinconici. Non è che gli stava sotto sotto dando del triste, un po' come Mimmo ha fatto con i nuovicantautorifotocopia? No, triste no, almeno a mio avviso, ma, in molti casi, dolcemente struggente e malinconico, ha continuato a esserlo, però è anche spiritoso, allegro, arguto, capace di cogliere il lato bizzarro delle cose, anche in certe canzoni: la commistione dei due aspetti esercita su di me, sempre, un fascino notevole. 

Insomma, non so proprio che fare. Potrei anche parlare di "Mimmo Smemorino", perché di tanto in tanto ci ripropone cose che ha già proposto in passato. Il video della tv tedesca, senz’altro molto ben fatto, ma già visto, per esempio… o altre cose ancora. Forse, anzi di sicuro, non si è confuso, è una tattica precisa, e un’applicazione del repetita iuvant, perché c’è sempre qualcuno cui quel video, o quella notizia, può essere sfuggito, e per il quale, ciò che altri ricordano di aver già visto, è invece un gradito nuovo regalo. 

Io resto in attesa, tanto lo so che quando meno me l’aspetto, voilà, qualcosa di bello e di nuovo spunterà fuori anche per me, che in questi anni, ho percorso tutte le strade possibili, frugato in tutti gli angoli, sollevato mobili e tappeti polverosi, in cerca di qualsiasi notizia, e anche rovistato nei bidoni dell’immondizia, senza temere topi e gatti di strada. Allora nei miei momenti di insonnia imbastirò un nuovo racconto, anche se avrò trovato una nuova opportunità di carriera, come presagisce l'immagine di apertura. 

Si, ma nel frattempo, che faccio, torno a essere seriale?

***24.000 dischi : tutti gli album dei 1000 artisti più importanti di rock, black music e canzone d'autore / a cura di Riccardo Bertoncelli e Cris Thellung ; supervisione alle discografie Maurizio Petitti ; la sezione italiana è a cura di Paolo Madeddu. - Milano : Zelig, [2004].



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