Sono quelle piccole cose, quei piaceri minimi che è bello riuscire a provare, quelle piccole cose che rendono la vita più lieta, per chi ne sappia godere. Quelle piccole cose è appunto un album, anzi un album doppio, il cui titolo si rifà a una canzone del cantautore catalano Joan Manuel Serrat. Un album che, se non ci fosse stato il suo cantante, dentro, la nostra blogger sentimentale forse non l’avrebbe mai conosciuto, e sarebbe stato un vero peccato, perché le è sembrato proprio bello. Bello a guardarsi, bello a leggersi, bello ad ascoltarsi. Uno di quei lavori che catturano lo sguardo e lo riempiono di sensazioni piacevoli, curato, decorato con gusto, che ti sorprende quando lo apri e vedi i due CD e al centro un libretto nero con i testi a caratteri bianchi. Lo ha scritto un signore cui certo non mancano le parole, di quelli che potrebbe stare a parlare tutta la notte e tu a leggerlo pensi chissà che voce avrà, e se ascoltarlo possa essere piacevole come leggerlo.
Il disco porta la firma sconosciuta, almeno per me, di Pan Brumisti, nome misterioso, ad orecchio mezzo greco, per via del pan, e mezzo sanscrito, per via dei brumisti, che possono far venire in mente i bramini. In realtà il sanscrito non c’entra niente. Brumista vuol dire vetturino e Il Brumista era un locale milanese dove si suonava e si mangiava, punto di ritrovo di una cerchia di amici, che aveva costituito un gruppo chiamato appunto Pan Brumisti. Ogni città ha il suo locale entrato nel mito, di un gruppo di amici che a distanza di decenni lo ricorda con nostalgia e tenerezza e con la convinzione di aver vissuto momenti difficilmente riproducibili in altre circostanze. Questi Pan Brumisti hanno cantato e suonato e fatto parte del movimento culturale di quegli anni, ma di fatto hanno inciso solo un album.
Alcuni di loro sono stati tra i fondatori e sono tuttora le anime del Club Tenco. Il disco è appunto uno dei dischi del Club Tenco; raccoglie un certo numero di canzoni inedite del gruppo, ma non solo. Sono presenti infatti quaranta canzoni, molte di autori stranieri alcuni assai noti, altri meno, se non a un pubblico di raffinati estimatori, come i signori del Tenco, che hanno il merito di tentare di renderli più noti, proprio grazie a lavori come questo, che certo non hanno un intento commerciale: non sono questi gli album con cui si fanno i soldi. Le versioni italiane delle canzoni sono sempre del solito signore, che si chiama Sergio e che sembra avere una energia inesauribile. Dico non a caso versioni italiane perché hanno una vita propria e non sono traduzioni letterali pure e semplici.
Mimmo, non nuovo a progetti col Club Tenco, (non voglio tornare ora su Guardami bene: torno spesso ad ascoltarla) interpreta una canzone di un autore francese, Renaud Sechan, (ecco il link del sito ufficiale) http://www.renaud-lesite.fr/Home/(offset)/4) non molto noto in Italia.
Si intitola C'est quand qu'on va où http://www.kweeper.com/flutalors/video/55905 ed é tratta da un album del 1994, À la belle de Mai.
La canzone, che in italiano diventa Quand’é dove si va, racconta di un ragazzino che si pone delle domande e le pone a suo padre, domande sul senso di un certo tipo di educazione scolastica tradizionale e nozionistica giudicata inutile, sia per la crescita personale che per un eventuale sbocco nel mondo lavorativo. C’è un profondo senso di frustrazione per punizioni e ingiustizie subite, c’è tutta la ribellione giovanile, c’é anche molta tenerezza e molta richiesta d’aiuto, c’é disillusione e desiderio di condivisione.
Avevo sentito a suo tempo, quando seppi del disco e cercai informazioni sull’artista francese, la canzone. Non ricordo che impressione potessi averne avuto, allora.
Ho levato con impazienza il cellophane dalla confezione e ho subito messo su il secondo CD, quello che contiene Quand’è dove si va, ancor più impaziente di sentire l’interpretazione di Mimmo. Il timore di non riuscire a “sentirla” è stato fugato già al primo ascolto, perché, l’ho subito sentita mia, e, per quanto non del tutto convinta dalle rime alternate dell’esordio, certo necessarie per questioni di ritmo, mi sono tuffata nelle note e nella bella, bella, bella e potrei scriverlo altre cento volte ancora, bella voce di Mimmo, per almeno cinque ascolti di seguito. Acque limpide nelle quali immergersi con fiducia. Come al solito la canzone è splendidamente locasciullizzata, cioè assume quella connotazione particolare per cui quando la ascolti, anche se non è sua, pensi che potrebbe benissimo esserlo. Locasciullizzata senza però stravolgerla, perché quando sono tornata ad ascoltare, con nuovi strumenti a disposizione, la versione originale, mi è parsa ugualmente bella e sentita, e ho percepito chiaramente che, pur con le differenza di testo e di interpretazione, era la stessa canzone, non era stravolta. Mimmo in questo canzone, oltre il piano e l’organo, suona anche la fisarmonica (non è la prima volta che accade) e io ho una vera passione per questo strumento, e per gli strumenti affini. Uno dei miei desideri, chissà se realizzabili, è di sentirlo almeno una volta suonare la fisarmonica dal vivo. Mimmo così come é adesso ha il perfetto physique du rôle del suonatore di fisarmonica, almeno di quello che alberga è nella mia fantasia.
Mi incuriosisce sapere come avviene l’attribuzione di una canzone, in un lavoro come Quelle piccole cose. Ciascuno si sceglie il pezzo dell’artista che sente più vicino? Se ne discute insieme, si fanno delle proposte, e si arriva a una conclusione? Sarà un equilibrio tra vari fattori. Immagino che Mimmo, per come l’ho sentito esprimersi in alcune occasioni, e certo per sensibilità personale, si senta vicino alle tematiche della canzone che interpreta. Nella raccolta compare anche un’altra canzone di Renaud, Mon amoureux, sempre tratta dallo stesso album del ’94. Cantata da Marco Ongaro, testo italiano, dal titolo Il fidanzatino, anche questo, di Sacchi, parla di una ragazzina innamorata che, in un dialogo immaginario col padre, gli racconta il suo ragazzo, e tutte le cose possibili che pur nella distanza generazionale possono avere in comune. Il senso è Vedrai, papà, ti piacerà, è come te. Avete valori e gusti comuni, vedrai, ti piacerà… Anche questa avrebbe interpretato bene, il nostro Cantante, lui che figlie femmine non ne ha: proprio per questo mi permetto di esprimere una sensazione del tutto personale: (avesse delle figlie me ne guarderei bene) il cuore gli avrebbe grondato sangue, nel momento in cui all’orizzonte fosse capitato il primo fidanzato.
Da notare la cura, da parte di Sacchi, di rendere il testo più vicino alla realtà italiana, con l'inserimento anche di nomi di personaggi amici, di cantautori famosi, che il ragazzo ama, così come li ama il padre. Splendida la chiusa della canzone Quanto a droga non farti problemi lui ha/ dipendenza soltanto da me.
Insomma ho apprezzato per quel che ho potuto sentire Renaud; allo stesso modo i pezzi del CD 2 che ho ascoltato. Con molto piacere, con calma, farò la conoscenza con le altre canzoni.
Quanto a Mimmo, di lui, come uso spesso dire, e lo ripeto ancora, voglio conoscere tuttotuttotutto, comprese le raccolte di canzoni già pubblicate, che prima consideravo, avendo già ascoltato le canzoni negli album di appartenenza, se non inutili, non indispensabili. Ho cambiato idea da quando ho avuto tra le mani I Successi del 1999. C’è un arrangiamento di Cara Lucia, voce, pianoforte e armonica, che mi dà i brividi, nel senso stretto e non solo metaforico del termine. Anche le raccolte possono riservare piacevoli sorprese.
E ora, scusate, ho un appuntamento: Mimmo deve cantarmi Quand’è dove si va e anche se è sempre bene, secondo taluni, che le signore si facciano aspettare un po’, io proprio non ce la faccio: a parte il fatto che sono contraria a far aspettare allo stesso modo in cui mi irrita aspettare, ma poi…chi può resistere al canto delle Sirene?
ECCO I TESTI DELLE DUE CANZONI
L'originale in francese:
C’est quand qu’on va où?
Je m'suis chopé 500 lignes :
"Je n'dois pas parler en classe"
C'est même pas moi qui parlais,
Moi j'répondais à Arthur
Qui m'demandait, en anglais,
Comment s'écrit
C’est quand qu’on va où?
Si on est punis pour ça
Alors je dis :
'Halte à tout !
'Explique-moi, Papa,
C'est quand qu'on va où ?
C'est quand même un peu galère
D'aller chaque jour au chagrin
Quand t'as tell'ment d'gens sur Terre
Qui vont pointer chez "fous-rien"'vec les d'voirs à la maison
J'fais ma s'maine de soixante heures,
Non seul'ment pour pas un rond
Mais en plus pour finir chômeur!
Veulent me gaver
comme une oie 'vec des matières indigestes,
J'aurais oublié tout ça
Quand j'aurai appris tout l'reste,
Soulève un peu mon cartable,
L'est lourd comme un cheval mort,
Dix kilos d'indispensable
Théorèmes de Pythagore !
L'essentiel à nous apprendre
C’est quand qu’on va où?
C'est l'amour des livres qui fait
Qu'tu peux voyager d'ta chambre
Autour de l'humanité,
C'est l'amour de ton prochain,
Même si c'est un beau salaud,
La haine ça n'apporte rien,
Pis elle viendra bien assez tôt
C’est quand qu’on va où?
Quand j's'rais grande j'veux être heureuse,
Savoir dessiner un peu,
Savoir m'servir d'une perceuse
Savoir allumer un feu,
Jouer peut-être du violoncelle
Avoir une belle écriture,
Pour écrire des mots rebelles
A faire tomber tous les murs !
C’est quand qu’on va où?
Tu dis que si les élections
Ça changeait vraiment la vie,
Y a un bout d'temps, mon colon,
Qu'voter ça s'rait interdit !
Ben si l'école ça rendait
Les hommes libres et égaux,
L'gouvernement décid'rait
Qu'c'est pas bon pour les marmots!
C’est quand qu’on va où?
C’est quand qu’on va où?
Della disciplina idiota
E del voto di condotta
Per di più io non parlavo,
rispondevo solo a Marta
che mi ha chiesto un genitivo
irregolare della quarta.
Dimmi tu se questo ha un senso
Se ci pensi non ne ha
Spiegami papà
Quand’è dove si va?
Che mi sembra da galera
Farsi un mazzo tutto il giorno
Per finire nella schiera
Dei cocoricò in eterno
E sgobbare senza sosta
Per di più neanche pagati
Sempre a spremersi la testa
E poi finir disoccupati
Ingozzarsi a perdifiato
Di un pastone un po’ indigesto
Che verrà dimenticato
quando avrò imparato il resto
E quanto al peso della scienza
Senti un po’ questa cartella
Quanti chili di sapienza
E di teoremi sulla spalla
Rovinarmi le budella
No, davvero, non mi va
Spiegami papà,
quand’è dove si va?
L’essenziale poi sarebbe
Che tutti questi libri qua
Spalancassero le gabbie
Verso ogni umanità
Verso tutta l’altra gente
Buoni o stronzi, che del resto
L’odio non ci darà niente
E verrà comunque presto
Se non passa tutto questo
Dimmi tu che senso ha
Spiegami papà
Quand’è dove si va?
Molte cose in un domani,
Io vorrei sapere fare
Usare bene le mie mani
Per suonare o disegnare
O saper scagliare quelle
Cannonate nel futuro
La parola più ribelle
Per abbattere ogni muro.
Tu sostieni che se il voto
Ci cambiasse un po’ la vita
Ogni elezione in toto
Ci sarebbe già proibita
E io dico: se la scuola
Ci insegnasse dove e quando
Togliere la museruola
Già sarebbe messa al bando.
Se anche tu lo stai pensando
Se anche a te questo non va,
Allora papà
Quand’è dove si va?
Se anche tu lo stai pensando
Se anche a te questo non va,
allora, papà
quand’è dove si va?