Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

venerdì 29 gennaio 2016

STORIA DI UNA BOTTIGLIA


Sono una bottiglia come tante, di vetro scuro. No, non vi preoccupate, non ho intenzione di raccontarvi la mia storia remota, solo quella più recente. Proprio da lì voglio partire, dal mio arrivo, insieme a un grande numero di sorelle, nella cantina di un signore che fa il vino. Un tipo che ci tiene molto, a questa nobile bevanda, o alimento, se preferite. Le uve gli arrivano dalla sua terra, l’Abruzzo e sono curate amorevolmente da alcune persone di sua conoscenza, ma quando giungono nella sua cantina, che si trova in un bel borgo laziale, è lui a dirigere le danze. Prima lo faceva solo per sé e per gli amici, poi, a un certo punto, ha deciso di allargare la cerchia e di metterlo in vendita. Un circuito limitato, si intende, non è che vai al supermercato e lo trovi, e neppure in enoteca, se è per quello, o al ristorante, a parte qualche eccezione nel territorio. Può accadere di trovare il suo vino in qualche fiera, questo si, ma non è roba di tutti i giorni. Se vuoi il vino di quel signore, che tra l’altro non vive della sua vendita, lo devi andare a cercare. O ti presenti in cantina, o scrivi e chiedi che te lo inviino; insomma devi essere veramente interessato, perché, certo, ottimo vino ce n’è tanto ovunque, dietro l’angolo. So di qualcuno che interessato lo era, e anche molto curioso, ma mai e poi mai, per una serie di motivi che la riservatezza mi impone di non rivelare, ma in qualche maniera hanno a che fare con riservatezza e pudore, mai e poi mai avrebbe bussato alla porta della cantina e mai e poi mai avrebbe scritto o chiamato per ricevere a casa un cartone con le diverse etichette disponibili. Questo qualcuno si era messo il cuore in pace, non rinunciando però del tutto, in fondo ad esso, alla possibilità che un giorno potesse accadere di fare un incontro con una bottiglia.

Ecco, quella bottiglia sono io. Sono stata riempita con un vino che si chiama Cardilloso, nome dal suono ispanico che evoca boschi, trilli e cinguettii. Le uve sono quella della vendemmia del 2011. L’intento dei sodali del vino era di produrne uno d’eccellenza, con una gradazione alcolica alta, di un bel colore rubino, profumato, forte e al tempo stesso gentile, come si dice della regione dalla quale le uve provengono, con sapori di amarena, frutti rossi, frutti di bosco, mandorla e cuoio. Mi è stata pure apposta una semplice etichetta, che non descrivo, perché potete vederla nella immagine che vi accludo e che mi rappresenta: lo ammetto, sono vanitosa.

Siamo state scelte fra tante, io e una mia cara sorella, e abbiamo fatto un lungo viaggio, vicine vicine per farci compagnia e non avere timore. Non racconto le peripezie del viaggio, dico solo che a un certo punto siamo giunte in una casa molto lontana dal luogo in cui è avvenuto il matrimonio con quel vino forte e gentile, dove siamo state accolte con gioia e sorpresa, ma solo poca, perché sembrava quasi che fossimo attese. La cara sorella è stata custodita in un luogo oscuro, dove ha trovato buona compagnia, mentre io ho avuto un altro destino. Non è trascorso che qualche minuto e mi sono trovata un po’ più leggera, perché avevo perso il tappo e anche parte del mio contenuto era finito dentro un bicchiere che mi è sembrato quello delle grandi occasioni.

Non vorrei spingermi a raccontare troppo, ma mi è parso di leggere negli occhi di chi sorseggiava il vino, una luce particolare, come anche nel tono di voce che commentava colore, profumo e sapori: si sentono proprio, la mandorla e i frutti rossi! Su quanto è accaduto dopo, durante la cena, ho il dovere di tacere, perché sono vissuta in un ambiente in cui la riservatezza è un valore importante.


Ora sono qui, completamente vuota, e attendo che si compia il mio destino. Morirò e rivivrò molte altre volte, ma non credo possa più capitarmi una storia così emozionante come quella che ho vissuto.

lunedì 25 gennaio 2016

PRODIGO DI SE STESSO

Sarei davvero felice se il Cantante fosse più prodigo di se stesso e magari trovasse il modo per rendere partecipi gli assenti giustificati ai suoi due concerti apripista, della bella aria che si è respirata sabato e domenica. Mi scuso per l'ardita richiesta, ma la curiosità mi rende temeraria. 

giovedì 14 gennaio 2016

CHI BEN COMINCIA

Così mi piace il Cantante: non solo propositivo, ma anche fattivo, ottimista, entusiasta. 
Chi ben comincia è a metà dell'opera, il buongiorno si vede dal mattino, come diceva sempre la mia mamma, chi non risica non rosica, e chi fa da sé fa per tre (vedi Aradeo).

Si aprono le danze nel tradizionale concerto di Torino, dove ci sono sempre gli stessi affezionati che alla fine si mettono pazienti in fila, una fila ordinata e composta, per stringere la manona di Mimmo (dicono che Mimmo abbia una bella stretta di mano, decisa e avvolgente, ma nello stesso tempo delicata; sembra scontato ma così non è: la maggior parte della gente o ti stritola, o di porge un arto molliccio e inerte), per fare una foto insieme (da grande ficcanaso quale sono ne ho trovato una scattata a Bologna, con una giovane fan, quasi una ragazzina, tutta felice e udite udite, Mimmo non è per niente ingrugnito), per scambiare due parole. Qualcuno, antigu, chiederà anche l'autografo. Peccato che la scrittura di Mimmo non sia quella che compare nell'immagine di copertina di Tango dietro l'angolo, in rosso. Ero caduta nell'equivoco che quella fosse la sua,  invece, come mi racconta quella dedica estorta sotto la minaccia delle armi nel foyer del teatro campidanese dove si esibì (e giurò che non sarebbe più tornato), l'ottoaprileduemilaundici (non lo dimenticherò mai), scrive come un ragazzino un po' pasticcione degli anni sessanta.

Segue locandina del concerto di Torino, testé rubata.


Il giorno dopo, calzati gli stivali e il mantello di SuperMimmo, con i due giovani sodali scende verso la città del mobile, ma non si esibisce in una fabbrica, bensì niente meno che in una Villa Medicea. Saranno presenti tra il pubblico, ma non saranno visibili a tutti (solo agli artisti), Cosimo, Lorenzo e Giangastone, e L'Elettrice palatina. Spero che Mimmo non scappi via subito, ma si fermi a fare onore al tè e alle torte squisite preparate da un gruppo di signore volenterose e generose.

Segue locandina del concerto toscano idem come sopra.


Infine, in uno dei giorni della merla che forse quest'anno darà forfait, lasciati i giovani musicisti, si recherà da solo in Salento (anche qui ha un pubblico affezionato, qualcuno ogni tanto passa anche da qua), non solo per il suo concerto piano solo, ma anche... Insomma la notizia è uscita, ma io mi guardo bene dal diffonderne alcuna, se prima il Capo non ne ha parlato. 

Segue locandina del concerto salentino, idem come sopra e sopra,



Segue infine un disegno bellissimo dell'artista, architetto, musicista Bruno Melis, in arte Tunno, che rappresenta una piazza del centro storico di una antichissima e fascinosa città di provincia, dove ancora si osserva il più stretto riserbo su una eventuale prossima esibizione del noto musicista, medico, produttore di vini super-premiati, nativo di Penne, e residente contemporaneamente a Roma, Parigi, Berna e New York (di recente ha ricevuto il dono dell'ubiquità, ma non le stimmate), del quale si attende con trepidazione la pubblicazione dell'album Piccoli cambiamenti


sabato 2 gennaio 2016

INVITO ALLA LETTURA


Per chi volesse saperne di più su Piccoli cambiamenti, in particolare su una collaborazione che Mimmo finora non ha citato, un nome che ci riporta alla sua prima esperienza in veste di produttore.  Come da tradizione il concerto nel locale torinese, dove presenterà in anteprima il disco il 23 gennaio. Il primo di una lunga serie di concerti, che è tempo di rimettersi in marcia.

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