La conversazione scorre
fluida, il clima d’altronde è amichevole e il padrone di casa è un amico, il
pubblico è attento e divertito. Una sola puntata non basterà a raccontare
l’ospite, un conterraneo che ha avuto un bel percorso di vita e una bella
duplice carriera professionale. Ripercorre, l’ospite, fatti notissimi raccontati migliaia di volte, fatti noti
e qualcuno sconosciuto, almeno ai più, perché attiene alla sfera privata, come
quello che lo vede, giovane studente al secondo anno di medicina, “lasciato
perdere dentro al letto di un ospedale”, con una prognosi infausta che per
fortuna cambierà rotta, e lo lascerà, il giovane, deperito e amareggiato, ma la
sua fame di vita avrà il sopravvento. Il racconto scorre, ci sono diversi
momenti in cui si sorride e sorride per
primo il protagonista, ricordando quel Cantagiro del 1977, a Pescara, dove la
sorte lo mandò sul palco dopo l’Orchestra Casadei, e lui incautamente propose
canzoni difficili e intellettuali a un pubblico alla buona, che lanciava fischi
e improperi dialettali al “cantautore impegnato”. Dopo "Romagna mia", eccolo che con
la sua chitarra, offre agli astanti una versione in musica della celebre “Mio
fratello faceva l’aviatore” di Brecht. Seriosità e rigidità giovanili. “Una
volta sono stato vecchio anch’io”. Da tempo, proprio perché ha smesso di essere
vecchio, lo è molto meno, rigido e
severo, o forse un po’ lo è ancora, ma lo manifesta meno e sa ridere di più anche
di sé stesso.
Ecco perché mi sembrava così
minimalista, questa “casa” dove si registra lo spettacolo: è una esposizione di
mobili. Lo sponsor del programma. Risate, battute e “corre l’acqua per l’orto", perché quella sempre deve
correre. I classici di Mimmo, come quella battuta(ccia) sui primari che non ripeto, c'è qua dentro in altre sedi: lui ride da matti.
I ricordi legati al padre
cantante confidenziale, ospite d’onore a sorpresa di in suo un concerto, a Penne, quando ormai non calcava più da tempo i palcoscenici. Un bell'omaggio del figlio al padre, che al contrario di lui, dopo un periodo in cui si divideva tra arte e professione, alla fine, per pace familiare, si era dedicato alla professione "vera". Avrei
voluto esserci, a quel concerto.
Come in una passerella ideale mi appaiono i suoi compagni di viaggio, uno dopo l'altro e poi insieme, come per una foto di gruppo. Sfilano e cantano canzoni e suonano, bevono e fumano e si scambiano opinioni, che qualche volta, per fortuna, possono essere discordanti.
A un certo punto c'è un riferimento a una vecchia esperienza politica, ma si tace su un'altra, molto più recente. Chissà se l'opinione espressa sulla prima può essere applicata anche alla seconda.
Domenico è sempre Domenico:
il titolo richiama la sigla di una nota trasmissione, un quiz musicale, “Il
Musichiere”, andato in onda dal 1957 al 1960. “Domenica è sempre domenica”,
quando gli Italiani erano pervasi di speranza,
e di desiderio di modernità, e non temevano le cambiali perché un lavoro
sembrava garantito a tutti. Le serate trascorse davanti alla televisione
avevano una certa sacralità, e un apparecchio televisivo costava una somma
notevole. Lo so con certezza perché di recente, riordinando vecchie carte di
mia madre, ho trovato la ricevuta dell’acquisto del primo apparecchio
televisivo di casa, datato 1959, e ho pensato che potesse contenere parti auree,
dato il costo elevatissimo. Il Dottor Loc. Senior, figlio e padre d’arte, in
quegli anni partecipava a trasmissione canore televisive. Mimmo fa riferimento a “Settenote”, andato in
onda agli albori della televisione italiana, nel 1954, ma gli attribuisce un
presentatore che all’epoca era troppo
giovane e aveva invece a che fare con “Settevoci”, andato in onda dal 1966 al
1970. Forse al'epoca già non si esibiva più in pubblico, il padre. Dettagli, quel che importa è che la
voglia di cantare sia una meravigliosa malattia di famiglia, geneticamente
trasmessa.
Una domanda indiscreta
(colpa di ‘Nduccio, che punta sempre l’attenzione su Mimmo sposo, e sposo
esemplare, quindi non prendertela con me, ma con lui): Mimmo hai perso la fede? Ti è caduta nel lavandino? L’hai portata
dall’orafo per farla allargare? Mai mi era capitato di vedere l’anulare
sguarnito. Potrei, come va di moda adesso, lanciare un hashtag: “Ridiamo la
fede a Mimmo”. C'è tanto bisogno di fede...