Stamattina si è svegliato con addosso una emozione particolare; le ore di sonno, sempre poche, sono state anche meno. Si è guardato allo specchio, dopo essersi preparato: abito scuro, camicia bianca, una breve esitazione prima di scegliere tra una cravatta tinta unita e una fantasia: è la mise delle occasioni formali, e lui, ha forte il senso della forma e del ruolo, che non è tanto, o soltanto, un fatto di estetica e vanità, o di rigida aderenza all'etichetta, ma di rispetto. A ritirare un premio importante, in un luogo istituzionale, non si può andare in pantaloni sportivi e polo.
Siamo nell’Aula consiliare del comune di San Martino sulla Marrucina, in provincia di Chieti; il Consiglio è riunito in seduta straordinaria, e gli stanno per consegnare un premio. A San Martino ha sede l’azienda vinicola Masciarelli. Nel 2009, il comune, insieme con la signora Marina Cvetic Masciarelli, ha istituito il Premio Gianni Masciarelli “Oltre la vite”, ispirato alla figura e dedicato alla memoria di Gianni Masciarelli, da assegnare a personalità che si siano distinte nella promozione del territorio e dell'enogastronomia. Persone provenienti da ambiti diversi, ma con un denominatore comune: l'amore per il vino, e il cibo, tradotto in attività concrete, un saldo legame con la terra e con le tradizioni, con la capacità però di andare oltre, di spaziare in un’ottica più vasta. In questo senso intendo io l'espressione "oltre la vite".
Gianni Masciarelli è stato un imprenditore vitivinicolo abruzzese, scomparso a soli 52 anni nel 2008. Era molto giovane quando diede avvio all’azienda, nel 1978. Nel 1981 iniziò a produrre i primi vini. Da piccola che era la fece crescere e prosperare, fino a farla diventare una delle più prestigiose, non solo della sua terra. Ha contribuito a rendere il Montepulciano d’Abruzzo, allora (e ancora) prodotto in notevoli quantità, ma non sempre con grandi risultati qualitativi, spesso vino umile di contadini o utilizzato come vino da taglio, un vino raffinato ed elegante. Pur legatissimo alla sua terra e alle tradizioni, ha sentito l’esigenza di attingere ad altre culture, viaggiando nelle regioni a maggiore vocazione vinicola in Italia e all’estero, carpito tecniche nuove e le ha messe in atto, senza timore di osare. Tradizione si, dunque, ma unita all’innovazione. Amore e rispetto per la propria terra, ma non chiusura entro i propri confini. Ha portato il suo vino nel mondo.
Ora l’anima dell’Azienda è la signora Marina Cvetic, moglie di Gianni, che con l’uomo ha sposato e amato anche il produttore di vino, e dal 1988 ha diviso con lui anche tutti i momenti della vita dell’azienda. Una delle linee più significative della produzione, porta il suo nome.
La bella e bionda signora Marina, di fattezze e origini slave, ormai abruzzese nel cuore e nelle inflessioni, ama sposare il vino con l’arte e la cultura. Spesso organizza degli eventi, che si svolgono nella magnifica cornice del Castello di Semivicoli, antico palazzo baronale recuperato dopo un attento restauro, in cui il vino si incontra col teatro, con la musica e con la poesia. Sfogliando le immagini nel sito dell’azienda, vi ho trovato anche Mimmo, impegnato ad accompagnare al pianoforte il suo amico attore dalla voce da orco.
Bene, a questo punto nell’aula consiliare avranno letto le motivazioni e gli avranno consegnato il premio, una piccola opera d’arte che rappresenta un tralcio di vite vecchia di una delle vigne dell'azienda Masciarelli, ornata di grappoli e foglie d'oro, montata, leggo, su pietra bianca della Maiella, opera di due artisti locali. Il senso va ben al di là dell’oggetto stesso, che sicuramente sarà espressione delle forme più alte dell'artigianato artistico abruzzese.
Ora è il momento di Mimmo, che tiene un breve discorso con la sua bella voce, in cui felicità ed emozione si mescolano. Dopo si intavolerà un dibattito e ancora dopo sarà il momento di festeggiare. I calici sono pronti, le tavole imbandite. Saranno ore bellissime nel nome del vino, della musica, dell’amicizia e del ricordo.
La parola "ricordo" chiude la mia pagina pubblicata oggi, ma scritta una settimana fa.
Nel frattempo sono state pubblicate le motivazioni della giuria, che quest'anno ha scelto Mimmo come destinatario del premio.
Eccole:
«Medico per passione, artista poliedrico, sublime musicista e sensibile poeta dell’animo umano, poco incline alle mode per la grande onestà intellettuale, sincero interprete dell’autenticità delle tradizioni della nostra gente, ha saputo tradurre le proprie convinzioni nell’impegno personale nell’attività vitivinicola, realizzando un vino rispettoso delle stesse, in nome della naturalità e delle prerogative dell’ambiente; promuovendo efficacemente, nel contempo, anche grazie alla propria popolarità, il nostro territorio e rispondendo all’esigenza di comunicare l’eccellenza dell’offerta enogastronomica e paesaggistica del nostro Abruzzo».
Sembrano scritte da una donna innamorata, o da una blogger agiografa, ma sono frutto delle convinzioni della giuria e spero siano lette con una intonazione di voce che faccia ben cogliere la bellezza delle parole e dei concetti. Sappiamo quanto Mimmo tenga alla sua terra; non perde occasione per raccontarla e lo fa con affetto profondo e orgoglio, sottolineando ogni volta la sua appartenenza, ma non perdendo di vista obiettività e senso critico, in alcuni casi. Mi pare un riconoscimento giusto e meritato. Mimmo è un ottimo ambasciatore d'Abruzzo nel mondo, che gli piace frequentare e conoscere, da cui trae spunti e stimoli, dove si muove con disinvoltura e parla il suo buon inglese e il suo ottimo francese, ma poi torna alla sua culla, e le sue conversazioni più intime e i sui pensieri più nascosti, credeteci, sono in abruzzese.