Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

giovedì 29 marzo 2012

APPUNTI 2

Continuando a buttare giù appunti, che hanno tutti i limiti degli appunti, ma mi serve per non disperdere le idee.

Direttamente qua dentro, e non su fogli di carta volante.

Ambientazioni delle canzoni. Oggi tutti dicono location. Lo dirà anche Mimmo?

Ecco un altro spunto di lettura: il linguaggio, il lessico utilizzato, la preferenza accordata a certi vocaboli, a certe espressioni. Mi pare interessante.

Ancora: immagini evocate, situazioni ricorrenti. Concetti ricorrenti. Citazioni. Figure.

...Per quest'alba può bastare.

Mi riprometto di non cancellare questa materia bruta (e forse brutta) perchè voglio tenere d'occhio eventuali sviluppi di questo lavoro in divenire. (Chi dice location, direbbe work in progress.) Potrebbero essere imprevedibili (nel senso che l'idea di una serie di caselline tutte ordinate corrispondenti ai singoli punti individuati mi fa soffocare) o potrebbero semplicemente non essere. Intanto continuo a immagazzinare, ancora senza "studiare", solo sulla base di ciò che spontaneamente affiora.

lunedì 26 marzo 2012

APPUNTI SCRITTI A MANO

Credo di essermi soffermata già molte volte, in passato, ad analizzare alcune tematiche ricorrenti nella produzione di Mimmo, ma credo anche di non averlo mai fatto in maniera sistematica, attraverso un’analisi rigorosa e comprensiva di tutta la produzione. La materia è molto ampia, abbondante, ricco e vario è il materiale a disposizione. Una seria studiosa, alla quale venisse in mente di affrontare una analisi interpretativa dei testi di Mimmo, dovrebbe mettersi a tavolino e rileggerli, con attenzione, tutti, (dico ri-leggerli, perché essendo studiosa dovrebbe già conoscerli), e alla lettura far seguire l’ascolto attento. Dovrebbe decidere se esaminare gli album in ordine cronologico, o per fasi creative, prendere appunti, iniziare a classificare, magari con il sostegno di chi già abbia tentato un lavoro di questo tipo; oppure, meglio, lasciarsi guidare dalle indicazioni dello stesso artista, per poi possibilmente rielaborare e produrre un lavoro personale.

Il compito non è facile, e qui intorno non vedo serie studiose che si avvalgono di metodologie di ricerca infallibili, tese a condurre a risultati infallibili. Vedo una persona che non ha riletto tutti i testi di Mimmo, (ma li ha letti davvero tutti), non ha riascoltato tutte le sue canzoni (ma le ha ascoltate davvero tutte e come un idiot savant sa elencarle quasi tutte, se non in ordine alfabetico, certamente in relazione all’album di appartenenza) non ha intenzione di catalogare rigidamente, di classificare, di rinchiudere in una o più gabbie Mimmo, che ha le ali e vuole volare, e lei sa che più è libero di volare nei suoi personalissimi cieli, a volte tersi, a volte oscuri, più belle saranno le sue canzoni future, ma ci vuole provare, a cimentarsi in questo lavoro.

Appunti buttati alla rinfusa su alcuni fogli bianchi di recupero: materia grezza, una specie di blocco d’argilla ancora del tutto da plasmare, e lo scultore è principiante. Vediamo cosa c’è scritto.


Aree tematiche:

Elementi naturali, paesaggio, colori, profumi, vita contadina, radici, appartenenza. Es. Canzone di sera, Dove va la stagione, Al fiumeUn altro giorno, ma anche un accenno nella recente La disciplina dell'amore (Sono nato da un profumo di collina e di grano...) Temi legati alla natura, all’appartenenza, al ricordo costante di un mondo difficile che va scomparendo, ma che appare autentico, costituisce un valore.

Tematiche sociali, impegno civile, riferimenti a fatti storici; malessere esistenziale, tematiche femminili.
Es. Natalina (guerra partigiana) Canzone per Nadia (aborto clandestino) A Rocco (malattia mentale) La sentinella (l’insensatezza della guerra, l’inadeguatezza del soldato che vuol tornare a casa), 1968. Dopo, Il suono delle campane, Povero me, (già fatto) Sglobal (nata da una riflessione sui fatti di Genova del 2001), Lucy (violenza sulle donne, già affrontato) La mia gente se ne va, Idra…(vecchia e nuova emigrazione).

Affetti familiari: Canzone a mio nonno, Dolce vita, Aria di famiglia.

Comunicazione: desiderio, capacità, ansia, difficoltà es. Gli occhi, (andare oltre le parole, la realtà troppo evidente) Due ore…(che camminiamo e non parliamo: soffro solo a immaginarlo).

Amour: declinato in molti modi, frequenti flashback di amori passati. Dalle più lontane (Piove e non piove, Dicembre) nel tempo a quelle più recenti, (es. Un po’ di tempo ancora) ci si pone sempre la stessa domanda: sei sola, hai qualcuno che ti consoli, hai qualche rimpianto, ripensi al passato? più spesso con tenerezza, qualche volta con rabbia e rimpianto (Un giorno qualunque)
Poi ce ne sono molte altre, senza flashback. L'amore è onnipresente, per fortunaa. Certo ogni amore porta con sé delle conseguenze, ma per Mimmo è fondamentale la disciplina.

Ancora amour, un po’meno romantico, anzi con una vena un po’ mascalzona, condita di ironia e giocosità (Il treno della notte) l’invito a vivere l’hic et nunc, o ogni lasciata è persa (Una vita che scappa) soprattutto perché non ho più vent’anni ma tante energie da spendere (Aiuto!) o anche perché sono un po’ cinico, ma onesto: ti metto subito in guardia (I musicisti son così). Giorno di noia: possibili rimedi per contrastarla.

Il viaggio, il movimento, l’esigenza di spostarsi, di coprire distanze. Riferimenti a città amate.
Un vero breviario del viaggiatore: Portamenti turistici
Atmosfere retrò in citta amate: Vienna 1936; La pioggia e l’esilio. (Parigi e il suo cielo.)

Il viaggio più importante è quello dentro di sé, tutto Idra ne è testimonianza, Scuro quella che chiarisce meglio il senso e l’importanza di questo viaggio, la discesa in sé stessi. Il bambino e il destino.

Istanza di libertà: una per tutte, Vola vola vola, l’emblema, ma molte altre canzoni regalano un’immagine di libertà vissuta non solo come valore alto, ma come necessità minima irrinunciabile anche nella quotidianità.
Può essere una corsa in macchina, il vento nei capelli, (Auto monoposto, Bon voyage...) un treno che ti porta via.

Il tempo, con i suoi inganni, il tempo sempre presente nella produzione passata e in quella recente, un motivo dominante.


Le riflessioni di un uomo maturo mi sembrano più interessanti, le malinconie e le dolcezze evocate da paesaggi stati d’animo:
L’inverno, L’autunno dopo tutto, Un po’ di tempo ancora, L’attesa. (E tutto passa in fretta, ma scorre lentamente/ e dura solo un attimo ma poi rimane qui per sempre)

Ancora: la speranza, la fiammella di Piccola luce
Le dichiarazione programmatiche di Lettere dalla riserva.

Ancora senso di appartenenza, orgogliosamente sottolineato (Siamo noi)
La nicchia per tutte le sue cose di Alice è felice, il passaggio segreto che porta alla luna…non è detto che i nostri passaggi segreti coincidano, però è importante che uno al momento opportuno li sappia riconoscere e utilizzare.

E poi, non si può essere spettatori passivi: correre, (Correre Baby) partecipare, (Svegliati amore) non sapere esattamente cosa, ma nonostante il disincanto e la presa di coscienza che tutto è già scritto, forse ancora si può fare qualcosa, se non altro non buttarsi via (Qualcosa farò).

Canzoni cinematografiche, canzoni che immediatamente evocano immagini, atmosfere oniriche, bianco e nero: La pioggia e l’esilio, Tango dietro l’angolo, L’interpretazione dei sogni, Piano piano, Anna di Francia che dal cinema è stata ispirata…. molte altre, è una sua caratteristica: Lui le canta, immediatamente le vedi, se vuoi vedere.

Compresenza di più aspetti nelle stesse canzoni. Piani di lettura diversi. Una certa complessità in molti casi.

….Questi sono davvero i miei appunti, casualmente e occasionalmente buttati giù stamattina in assenza di computer, in maniera clandestina, in un momento in cui ho individuato il mio passaggio segreto che porta alla luna, tra un'occupazione e l’altra, un pensiero e un altro. Li lascio così, non voglio privarli della spontaneità del momento: ho attinto al mio patrimonio di tesori che Mimmo mi ha regalato e che custodisco con cura.


Spunti di riflessione e di approfondimento, fotografati a uno stadio embrionale. Vedremo cosa ne salterà fuori: magari un paragrafo per ogni spunto, magari rimarrà solo lo scheletro. Non lo so, qualcosa forse, anche se tutto è già scritto, qualcosa farò.

giovedì 15 marzo 2012

L'INTERVISTA

A Folgorata, Mimmo non concederà mai un’intervista. Un’intervista vera, intendo, di quelle in cui si abbia buona disposizione di spirito da entrambe le parti, tempo davanti, e non ci siano continui squilli di cellulare e lo sguardo annoiato non vaghi nel nulla o sullo schermo di un iPad, in attesa che il supplizio, o l’obbligo derivato dal ruolo, si concluda in fretta. Questo tipo di interviste di solito si concedono, o forse, meglio, si rilasciano, a giornalisti professionisti, possibilmente con buone competenze musicali, in grado di porre domande che non tedino l’artista e suscitino l’interesse del pubblico. In genere con questi giornalisti della stampa specializzata, gli artisti hanno un buon rapporto, talvolta sono amici, o almeno buoni conoscenti. Li stimano e in qualche caso, ne sono un po’ intimoriti.

Non me la concederà, quest’intervista, perché credo che siamo convinti entrambi che le le interviste, quelle vere, è bene che le facciano gli addetti ai lavori. Di certo io non lo implorerò perché ci sia una deroga a questa regola. Questione di ruoli: il mio, se di ruolo si può parlare, è quello di raccontare e gratificare, e di immaginare. Qui dentro gli ho posto indirettamente ogni genere di quesito, dai più seri, in questo caso spinta da reale curiosità, ai più frivoli, o anche bizzarri, in questo caso spinta dal desiderio di giocare e magari strappare un sorriso. Molte di queste curiosità le ho soddisfatte davvero, per altre ho fatto ricorso all’immaginazione, altre ancora non le ho espresse, e non ho intenzione di farlo. Sono gli aspetti più profondi, che in genere vado scrutando nella gente che a diverso titolo mi interessa - o come direbbe il cantante - mi intriga e che non è opportuno o necessario chiedere: spesso si intuiscono con la frequentazione, anche indiretta. Al massimo potrei dedicargli una intervista impossibile, genere che mi affascina molto.

L’intervista è un’ottima forma e insieme un ottimo strumento di comunicazione. Attraverso l’intervista ci si può promuovere, far conoscere, creare consenso, sollevare dibattito, fare opinione, provocare, offrire un’immagine di sé veritiera o una non corrispondente al vero, ma confezionata al solo scopo di raggiungere il gradimento del pubblico. Spetterà ad esso, che non è un’entità indistinta e omogenea, ma multiforme e variegata, recepire e mediare a seconda della sensibilità, e degli strumenti critici posseduti. Essere intervistati da “penne”, “voci” e “volti” noti e autorevoli, apparire su una rivista specializzata e prestigiosa, può costituire un punto d’orgoglio per l’artista stesso, in certi casi, il raggiungimento di una posizione di prestigio, una consacrazione.

C’è una canzone che è andata molto in radio in un recentissimo passato, di un giovane cantante che sembra riscuotere consensi, (ci martellano, con certe canzoni, dovunque: cambiamo stazione e le ritroviamo, sempre; ora è il momento di un brano di un cantautore molto amato, che ci ha annunciato il suo commiato dalle scene, per cui è d’obbligo approfittarne e saziarcene ora, quasi che i dischi spariscano anch’essi dalla circolazione) in cui il tema affrontato, è proprio quello delle interviste e delle domande che immancabilmente vengono poste, e inevitabilmente, sembrerebbe, annoiano.

Mi trovo davanti a due tipi di risposta; la prima è la seguente: ringrazia che ti prestino attenzione, pensa a quanto ti lamenteresti di più, se nessuno ti cercasse; la seconda: talvolta concordo, ma fattene una ragione; chi formula le domande spesso si muove nelle acque limacciose del banale e dello scontato, un po’ perché sa nuotare solo lì, un po’ perché quelle cose evidentemente interessano. A ogni cantautore, e anche Mimmo ne sa qualcosa, è capitato di sentirsi chiedere se scriva prima i testi o la musica, quando ha capito che la musica sarebbe stata il suo destino, se ha fatto i soldi, se ha mai assunto sostanze pericolose o meravigliose a seconda dei punti di vista, se frequenta gli amici di un tempo e se la notorietà lo ha cambiato o meno, o anche per cosa piange, se piange, che detto tra noi a me non sembra una domanda stupida. Un uomo che riesce a piangere, anche in pubblico, spesso denota capacità di manifestare sentimenti, e non debolezza o carattere poco fermo, come un certo modo convenzionale di intendere potrebbe far supporre. Con questo non intendo tessere l’elogio del piagnone, semplicemente dire che non mi fa scappare uno che esterna il suo dolore con un pianto liberatorio, o se la sua commozione gli inumidisce il ciglio. Nelle canzoni di Mimmo c’è qualche lacrima, e lui usa spesso la parola commozione, fuori dalle canzoni. Penso realmente che alla parola corrisponda uno stato d’animo autentico, non saprei dire se corredato di lacrime o asciutto.

A Mimmo fin dagli esordi, è stata posta in particolare, con costanza e assiduità, una domanda madre, provvista di tante figlie attaccate al grembo: ti senti più medico o cantante? Hai mai pensato di lasciare la professione? Ti hanno mai chiesto un autografo o di cantare una canzone nell’esercizio delle tue funzioni sanitarie? e altre simili. A me piacerebbe sapere se ci sono state invidie o pregiudizi, o mancanza di fiducia da parte di colleghi, ai quali magari poteva venir facile pensare che se uno vive intensamente la notte, (anche questa è storia vecchia: dorme poco, anche quando non si esibisce) il giorno dopo potrebbe non essere troppo concentrato per un compito delicato. Avrà dimostrato coi fatti che forse può essere meno affidabile uno con notti più insoddisfacenti e con più ore di sonno.


Chissà se in quella sua performance di domenica prossima, quella che terrà in una università di Tivoli (mi par di capire non università in senso tradizionale, ma piuttosto centro di educazione e formazione permanente per adulti, in particolare di una certa età) le domande e le sollecitazioni della giornalista, che si alterneranno ai momenti musicali, punteranno l’attenzione su aspetti inediti, o magari approfondiranno quelli editi o li guarderanno da un’altra prospettiva… chissà. Chissà se tutto sarà stato concordato o se ci sarà spazio per l’improvvisazione? Certe sono due cose: la prima è che la giornalista lo conosce, lo ha già intervistato diverse volte, e che Mimmo con lei si trova a suo agio. Questo è fondamentale, dal disagio non vengono fuori buone cose. La seconda è che non essendo una università tradizionale, anche il pubblico sarà diverso, e potrebbe rivelare piacevoli sorprese, senza contare che non ci saranno obblighi, ne’ crediti formativi, da parte degli spettatori, ma puro diletto. Ci sono dunque le premesse per la riuscita della serata. Riceverà un sacco di domande e di applausi. Racconto una cosa mia: abbiamo lavorato con queste università che di fatto sono centri culturali non solo di formazione, ma anche di incontro, in occasione di visite guidate o di veri e propri progetti formativi. I partecipanti, quasi tutti di una certa età, sono stati oltremodo vivaci e curiosi, in qualche caso anche un po’ indisciplinati, e sempre, al termine della conversazione, ci hanno gratificato con scroscianti applausi, strette di mano calorose, e anche qualche bacio. C’è mancato solo l’autografo.

Per me sarebbe divertente leggere o sentire Mimmo che intervista Mimmo e gli racconta cosa non vorrebbe mai sentirsi chiedere e che cosa invece vorrebbe raccontarci, ma non gliene danno mai la possibilità. E che dire di Mimmo che intervista Domenico, o di Domenico che intervista Mimmo?

Per eventuali interviste a Folgorata, parlatene con Sandra. Per eventuali interviste a Sandra, parlatene con Folgorata. Tempi di attesa lunghi, ma ne varrà la pena…

OBBEDISCO

Ho pronto un altro post, ma dò la priorità alla richiesta di Mimmo.
Difficile non rispondere.
D'istinto, di getto, di cuore, di farfalle nella pancia, senza testa.
Cara Lucia
Piove e non piove
Via di qui
Odor di maggio
Come viviamo quest'età.
Alla fine sono tutte canzoni del passato. Avevo scritto a suo tempo un post sulle mie trentuno canzoni preferite, http://folgoratadaunapiccolaluce6.blogspot.com/2011/01/trentuno-canzoni.html


lì c'è anche un po' di presente in più, ma qui ci sono ricordi, passione, brividi e pell de gallina - che più de gallina non si può - come dice una mia amica catalana.


Fine. Forse farei prima a indicare le cinque che con rimpianto, potrei scartare, tra tutte le amate canzoni di Mimmo. Non vorrei mi fosse chiesto di indicarne una sola, la Prediletta, perchè sarebbe davvero arduo. La scelta, in ogni caso, è soggetta a variabili. Ad esempio, credo di aver elencato per prima Cara Lucia, perchè in questi giorni ho ripreso ad ascoltarla venti volte di seguito, nella versione voce, piano e armonica de I successi del '99. SUBLIME.




Il tempo di rileggerlo, e, salvo ripensamenti, il nuovo scritto.



...Ho riletto il vecchio post: non compaiono Cara Lucia, e Piove e non piove, perchè erano ex aequo con Dicembre e Una vita che scappa, (che amo alla follia, ma qui non sarebbe andata bene, perchè non è solo sua) mentre sono presenti le altre tre.




martedì 6 marzo 2012

ALTOFORNO

Al Cantante, che finalmente fornisce notizie certe e date sul suo prossimo live tratto dai concerti dello scorso anno, che solo a ripensarci mi si solleva la pelle di un palmo, e che sollecita il suo pubblico di fedelissimi a fargli sentire un po' di calore: io, che abito qua e non là, mi permetto di rispondere ugualmente all'invito e di segnalargli che dalle mie parti c'è una temperatura da altoforno, che se continuo così, io brucerò per te, come recita quella canzone che mi piace tanto, vittima di un processo di autocombustione da affetto (quasi sempre) debordante e da gioia straripante. Auspico che non ci sia nessun ripensamento sulla canzone scritta di getto stamattina perchè ho proprio bisogno di qualcosa di nuovo. Intanto conto i giorni e sento già nell'aria odor di maggio.


lunedì 5 marzo 2012

SE STASERA SCRIVO QUI...





È perchè non posso non dedicare un piccolo spazio all’iniziativa di stasera, che avrà luogo al Teatro Ghione di Roma, anzi lo faccio molto volentieri. Si tratta di un momento di solidarietà organizzato dalla onlus "Laziochirurgia", unito a un momento di spettacolo, teatro e musica, al fine di raccogliere fondi per l’ospedale Hewo ((Hansenian's Ethiopian Welfare Organization) di Quihà, situato nella regione del Tigray, in Etiopia. Già in passato, nel 2003, fu organizzato, sempre dalla onlus, uno spettacolo che si svolse al Teatro Brancaccio, i cui proventi andarono alla realizzazione della sala operatoria dell’ospedale, sorto proprio in quell’anno. L’associazione, che porta avanti il reparto di chirurgia dell’ospedale, grazie a medici volontari (non solo chirurghi) che partono a proprie spese e lo fanno senza alcun fine di lucro, si propone come obiettivo, non solo quello di curare e operare direttamente, ma quello di formare e di istruire il personale medico e paramedico locale, perché possa arrivare a operare con una certa autonomia, seppur affiancato e coordinato periodicamente dai medici volontari.




Non mi addentro oltre, ma, come spesso ho fatto in casi simili, ripropongo le parole di Mimmo, che, questa volta come nel precedente spettacolo, sostiene con la sua partecipazione le finalità dell'Associazione di cui fanno parte suoi amici e colleghi medici. In una recente occasione in cui parlava di una iniziativa simile, l'ho sentito quasi riflettere tra sè e sè, in questo modo, se non con queste precise parole "Faccio spesso concerti o partecipazioni a eventi legati a iniziative solidali legate alla medicina, forse ne faccio troppi, dovrei farne meno, sarò ricordato per quello che, essendo medico..." Spero di non aver snaturato il senso delle sue parole, ma io direi che non sono mai troppi, se il fine lo giustifica e convince.




Quihà è un villaggio vicino a Macallé, nella regione etiopica del Tigray. Qui ha sede l’ospedale HEWO, che fa parte di una rete organizzata in piccole comunità autogestite, che accolgono poveri ed emarginati, ammalati di lebbra, TBC, AIDS, offrendo gratuitamente servizi di cure e terapie sanitarie, di assistenza sociale, di alfabetizzazione e di formazione professionale, per un recupero globale alla vita e per un reinserimento dignitoso e attivo nella società di appartenenza, rispettandone i valori della cultura, della propria religione e tradizione. Alcuni miei amici, colleghi medici, sono impegnati direttamente in questa infaticabile opera, ed io son ben felice di poterli sostenere con la mia partecipazione e con la preghiera, rivolta a chi può, di partecipare. Che la musica non sia solo un momento di evasione, ma anche una felice occasione per stringersi la mano.”

Inserisco anche il link di Laziochirurgia, ricco di informazioni chiare ed esaurienti. http://www.laziochirurgiasolidale.org/index.htm




Tutta la mia stima e il mio rispetto per i medici impegnati in progetti come questo o simili a questo, che si mettono veramente a disposizione dei più svantaggiati e nobilitano massimamente la professione.

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