Son qui, in preda a un attacco di ipocondria, per via di un dolore che non mi fa respirare, e non posso, come fa il suo amico Alessandro, quello che fuma moltissimo, recita e dirige il tempo nel video di Cenere, chiamare Mimmo per una consulenza a distanza, perché mi rassicuri. Non mi resta che aspettare lunedì e fare una radiografia senza neppure andare dal medico; perché? perché, Insomma, da questo punto di vista son messa male. Nel ridente borgo dove abito da qualche anno, ci sono in tutto quattro medici. Tre sono massimalisti, e non possono più accettare nessuno. Essendo andato in pensione il medico che avevo prima, che per pena mi aveva tenuto nonostante la breve distanza (sapeva però che lo avrei cercato pochissimo), ho dovuto fare l'unica scelta possibile, cioè scegliere il quarto, l'unico che potesse ancora accogliere qualche disgraziato paziente. Sono andata a conoscerlo e mi sono subito sentita male. Per carità, lui con me è stato molto gentile e mi ha subito elargito preziosi consigli alimentari, mi ha ascoltato con attenzione e si è perfino informato del mio titolo di studio, ma io mi sono sentita male, perché il suo ambulatorio mi ha fatto piombare in uno degli incubi ricorrenti della mia infanzia: gli ambulatori pubblici, quelli degli enti mutualistici degli anni Sessanta, degli uffici di igiene dove si vaccinavano i bambini, del medico scolastico; quelli con le mattonelle bianche diventate col tempo bianco sporco e poi beige, perché lo sporco non era più stato rimosso, un lettino sghembo e un lavandino aiutoaiuto. Insomma, il dottore, prossimo alla pensione, in circa quarant'anni di onorata professione, non ha apportato alcuna modifica all'ambulatorio, e forse non solo a quello; mi è venuto il sospetto che in qualche anfratto fosse nascosto un numero di Stop o Cronaca vera mummificato. Anche i pochissimi pazienti presenti, che brandivano ricette con evidenti errori, sembravano usciti da una foto scattata con la Ferrania che mio fratello acquistò nel 1963. Non vedevo l'ora di fuggire e mi sento malissimo all'idea di doverci tornare. Ci sono quelli che soffrono di sindrome di Stendhal davanti a espressioni di immensa bellezza, io soffro di sindrome affine davanti a forme di estrema bruttezza e squallore. Cosa c'entra tutto questo con Mimmo? Niente, uso la scrittura come medicina e siccome scrivere sul diario personale non mi basta, lo faccio qui, che qualcuno mi passa a trovare sempre e magari un pensiero affettuoso a distanza me lo lancia, e si sa, i pensieri affettuosi sono terapeutici.
Passando a temi più attinenti, cioè al Nostro Cantante, del quale io, sia ben chiaro, non è che mi sia dimenticata, anzi... Oggi, avendo deciso di prendermi una mattina totalmente libera e anarchica, mi sono messa a curiosare in lungo e in largo e sono stata ampiamente premiata: intanto mi sono imbattuta in una sua foto, mentre tenta di rilassarsi, seduto su una sdraio, in uno stabilimento balneare, in rispettosa tenuta da spiaggia (indossa una polo immacolata sui calzoncini da bagno). Immagino la scena: a un certo punto, un fan appassionato (magari noto al Cantante) gli si è accucciato accanto, e ha chiesto a persona compiacente di immortalare l'attimo, che poi ha pubblicato, con mio grande gaudio. Mi sono chiesta se Mimmo abbia gradito, mica è un attore fighetto di soap o un concorrente di reality! Dopo la sorpresa di questa immagine, che ha fatto subito spuntare la mamma che è in me, e l'ha indotta a domandarsi se Mimmo avesse spalmato la crema protettiva, con quella insospettata carnagione nivea, curiosando ancora, ho trovato un'intervista che non avevo ancora letto, e non ho potuto fare altro che abbracciarlo idealmente, il Nostro Cantante, e lui sa perché, e se non lo sa immediatamente, basta che scorra velocemente l'intervista e sicuramente capirà il motivo di questo fraterno abbraccio virtuale.
Per finire un consiglio di lettura non richiesto, per Mimmo (ma non solo), che ha tanti impegni e interessi, ma legge poco, ahimè, sopratutto narrativa. Sono appassionata di letteratura israeliana. Da poco è scomparso uno dei miei miti, a cui nel lontano 2005, in uno dei miei non rari momenti di follia e forse in stato di ebbrezza parziale, avevo scritto una lettera (spero che non gli sia mai arrivata e nel caso che sia stata cestinata), e di quell'autore suggerirei la lettura di tutte le opere, ma in questa occasione, avendolo molto apprezzato di recente, propongo l'ultimo romanzo di un autore più giovane, Eshkol Nevo, intitolato Tre piani.
Non sto nella pelle nell'attesa del nuovo video; l'avrà trovata, quella famosa macchina d'annata, che gli servirà per le riprese, Mimmo?