Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

giovedì 16 giugno 2011

CRONACA DI UN CONCERTO ANNUNCIATO



La Porta San Francesco, monumento emblematico di Penne. Qui avrebbe dovuto tenersi il concerto, se....



Mi ha incuriosito il nome di questo vicolo di Penne



Manifesto a Penne, avvistato anche nelle zone limitrofe.
Nessuno ha aggiunto baffi o altro.
A quando una bella foto nuova????




Come lui nessuno mai




Uno sguardo discreto alle prove







Uno sguardo su un particolare


PELLEGRINA SOTTO LA PIOGGIA


La Pellegrina è stanca: ha camminato su è giù per stradine ripide, per pendii scoscesi, ha percorso in lungo e in largo la città di Penne alla ricerca di testimonianze. I muri parlano, i mattoni raccontano, gli angoli suggestivi bisbigliano, senza mai perdere la discrezione. Penne è apparsa alla Pellegrina, calzata con comode scarpe da signora di una certa età, nella sua veste medievale austera, affascinante, anche se un po’ decadente, per alcuni aspetti. Vetusti palazzi nobiliari, facciate di chiese corrose dall’umidità, antichi portali corrosi dal tempo: subisco il fascino malato della decadenza, ma di una decadenza dignitosa, pulita; vedo qualche facciata intonacata che stona nel trionfo del rosso del mattone, qualche infisso in alluminio. Angoli umidi e muschiosi, casette curate da amorevoli mani femminili, e dovunque piante e fiori, e gatti, molti gatti. Ci sono molte signore anziane, che appaiono agili nel percorrere le salite e le innumerevoli scalinate della città. La Pellegrina vive in una città costruita sui colli, ed è abituata a camminare, in piano e anche in salita, ma spesso a Penne cerca luoghi dove sostare. Una panchina, un gradino, un muretto vanno bene, come la sosta a un bar o a un ristorante. Non si muore certo di fame, a Penne, anche se il lunedì la maggior parte dei ristoranti sono chiusi. Piove: la prima passeggiata a Penne, la domenica, è sotto una pioggia scrosciante. Ci salva un grande ombrello che ci prestano in albergo, che non si trova a Penne, perché non esiste più un albergo vero e proprio, nella cittadina. Ci salva anche un bar dove alle quattro del pomeriggio mangiamo affamatissimi qualcosa e degustiamo il primo calice di Montepulciano. Alla ragazza del bar chiedo notizie sul concerto del giorno dopo, soprattutto per suggerimenti logistici, ad esempio sul parcheggio, e poi le chiedo anche se sono contenti del concerto del loro Cantante. La ragazza è giovane e educata; con una bella vocina e con una graziosa garbata alzata di spalle ci fa capire che a lei non importa tanto, del concerto di Mimmo. La perdono perché ci porta un caffè e delle piccole deliziose paste.



SULLE TRACCE DEL PASSATO DEL CANTANTE

Gira, la Pellegrina. Osserva. Ecco la Piazza del comune, la Piazza Luca da Penne. Osserva i palazzi, e si domanda quale possa essere quello dove è nato e dove ha vissuto da bambino. I palazzi sono molto riservati e non danno nessuna informazione. Cerca il Liceo frequentato dal Nostro amico, intitolato anch’esso a Luca da Penne, insigne giurista del XIV secolo. Trova ben tre piccole sedi della scuola, tutte nel centro e non saprà quale portone avrà varcato lo studente Mimmo, sul quale non torniamo perché gli abbiamo dedicato largo spazio in passato. Arriva al Duomo, la Pellegrina, ma non riesce a entrarci, chiuso sia domenica che lunedì. Non è più come in passato, che le chiese erano sempre aperte per accogliere i pellegrini. Anche la storia del piccolo organista attratto dal canto gregoriano la conosciamo. Esce dalla Porta di San Francesco, dove ci sono lavori di pavimentazione non ancora conclusi. Lì avrebbe dovuto tenersi il concerto, ma il palco è allestito in una spazio non lontano. Si tratta di un parcheggio adibito in occasione della festa di Sant’Antonio a location dei vari spettacoli.

IL GRAN GIORNO


Il 13 è il grande concerto di Mimmo e band. Il concerto è annunciato da diversi manifesti sparsi per Penne e dintorni. Per me la presenza della band è una assoluta novità. Questa proposta musicale e la presenza dell’artista nella sua città, dopo diversi anni, mi hanno spinto a fare acrobazie per vedere realizzato anche quest’obiettivo. Mi sembrava di non poter mancare, ero curiosissima.


Il 13 è la festa di Sant’Antonio da Padova, in realtà colto francescano di Lisbona. Nella capitale portoghese ho assistito a una processione per le vie dell’Alfama, dal forte sapore paesano. A Penne la mattina vedo passare un modesto camioncino che gira con la statua del santo per le vie del paese. A bordo ci sono alcune persone, tra cui un frate francescano: forse si tratta di una benedizione. C’è molto traffico, molte macchine, si fatica a trovare un parcheggio.



AVVISTAMENTO E INCONTRO: SONO APPARSA A M.L.


Tardo pomeriggio: piove. Gli artisti, Mimmo e band, li scorgo dalla macchina, di transito proprio alla ricerca di un parcheggio. Tentano di provare, ma poi piove troppo e devono desistere. Vedo un armeggiare con teli, per proteggere la strumentazione, vedo l’artista, con un cappellino a visiera e degli inspiegabili occhiali scuri, che si muove con la sua valigetta, avanti e indietro e dopo si ritira in una sorta di tendone che dovrebbe fungere da camerino. Temo che il concerto possa non farsi, e, stranamente, sono rassegnata. Contro lo scatenarsi degli elementi nessuno può nulla.


Mi consolo pensando che il piccolo viaggio valga comunque la pena, ma, pur con qualche dubbio, poiché il fine primo del viaggio è stato il concerto, decido almeno di andare a salutare il Cantante, nell’ipotesi che non riesca a esibirsi. Gli appaio da lontano, ma sembra non accorgersi di me. Quando sente il mio saluto, si volta e gli leggo negli occhi, oltre che una piccola dose di divertimento, la certezza che io sia del tutto folle. Altro che un giorno di ferie, o qualche decina di chilometri in macchina: per cogliere i momenti più salienti della sua vita artistica più recente, ho sfidato neve e gelo, ho preso sei voli, treni, autobus, taxi e metro, noleggiato auto, provato emozioni forti, e ho avuto la conferma che se si desidera davvero qualcosa, si superano ostacoli e difficoltà. Il saluto è rapido, lascio presto il Cantante a occuparsi delle sue cose. Lui appare comunque fiducioso, nonostante la pioggia: il concerto si farà.


PROVE


A un certo punto la pioggia diminuisce. Si riprende ad armeggiare sul palco. Si prova. Mimmo canta Aiuto!, in un modo che mi piace molto. Canta Il suono delle campane, brandelli di altre canzoni, interloquisce con i componenti della sua band pazzesca, come l’ha definita prima. Ha l’aria del leader, ce l’aveva anche prima quando non vista lo osservavo da lontano. Nel suo modo di muoversi, di fare, di guardare, ormai prevale l’uomo abituato a dare disposizioni, e a non dover aspettare troppo. Insomma, assisto alle prove, con uno sguardo al cielo. Dapprima non c’è nessuno, poi piano piano, la gente inizia ad arrivare. Qualcuno si avvicina a salutarlo. Molti sono suoi coetanei, magari vecchi amici o compagni di scuola, magari qualcuno è un parente: strette di mano, gesti affettuosi, sorrisi. Ormai si è fatto tardi, il Cantante va via, con i musicisti e un piccolo corteo di fedelissimi (chissà dove andranno a rifocillarsi) e annuncia che di lì a mezzora si inizia: a un tratto lo vedo lanciare il cappello a qualcuno, con un grido di entusiasmo. Assisto all’incontro con un vecchio amico, molto intenso, commovente e allegro al contempo: sembrano non volersi più sciogliere dall’abbraccio.



GUARDA CHI SI VEDE!


Sono contenta, sto vivendo da un osservatorio privilegiato un bel momento. Sono molto serena, le mie emozioni sono positive e non eccessive. Mi sento perfettamente a mio agio, curiosa e attenta. A un certo punto vedo di fronte a me un ragazzo, che mi domanda, con un tono di voce formale e educato - La signora Sandra? Eccolo, il mio commentatore: Piumino, esiste, non è come pensavo io un ectoplasma, o addirittua un essere multiplo. Un ragazzo molto educato e gentile, anche lui a Penne per il concerto di un artista che conosce in maniera approfondita e che apprezza. Tra me e Piumino non c’è storia, perché nonostante tutte le mie letture e le mie ricerche, lui ne sa davvero di più. L’ha anche praticato di più, il Cantante. Onore al merito. Una persona discreta e educata, con cui scambierò qualche battuta per tutta la durata del concerto. Mi permetto di citarlo solo perché ha fatto lui per primo, con un commento, riferimento a questo incontro. Non me lo aspettavo e ho molto gradito.


IL CONCERTO DEI CONCERTI


Finalmente inizia il concerto. Mimmo e la sua band pazzesca. Matteo, questa volta al basso e Fabrizio al sax, già li avevo visti, gli altri no. Moreno alla chitarra, Giovanna al violoncello, e infine un giovanissimo, almeno tale sembra, e molto sorridente Daniele alla batteria. Mi pare una new entry, ma non posso affermarlo con certezza.


La prima canzone è Svegliami domattina. Mimmo canterà instancabile circa venti canzoni, e in ciascuna ci sarà posto per mettere in luce la sua vena artistica che stasera è a vertici piuttosto alti, e quella dei singoli musicisti. La nota dominante di questo concerto è il divertimento e l’allegria. Io mi ero immaginata un artista emozionato, come forse lo avevo già visto, e mi immaginavo un certo tipo di conseguenze di questa emozione. Invece mi sbagliavo. Nessuna confusione, nessuno sbandamento, nessuna incertezza, nessun sentimentalismo, ma una grande carica, un grande coinvolgimento, la voglia di lasciarsi trascinare e trascinare il pubblico. Se la sono presa comoda, i suoi concittadini, tanto era un concerto in piedi e lo spiazzo era molto ampio. Sono arrivati con calma, ma sono arrivati, davvero in numero considerevole. Mimmo è contento, si lascia andare, canta e suona davvero bene, scherza col pubblico e con i musicisti. Meno giochi di parole (solo uno che gli piace molto, lo dice sempre: siamo entreneuse, e poi propina la falsa traduzione, siamo tra di noi) nessuna citazione dotta, nessun romanziere, qualche piccola nota di commento a certe canzoni.


Sentite cosa dice ai Pennesi presenti, incitandoli all’applauso: Fate sentire a questi ragazzi (i musicisti) che sono di fuori chi siamo noi, di cosa siamo capaci. Io che mi immedesimo molto e divento pennese per lo spazio di un concerto, applaudo molto e a onor del vero, mi sarei aspettato un po’ di entusiasmo in più dai suoi concittadini. Non che non abbiano dimostrato gradimento, ma insomma, un po’ di calore in più, un applauso un po’ più prolungato…


Noi siamo molto vicini al palco, ma sul tardi, quando molti iniziano ad andare via, per l’ora tarda, perché i loro bambini ormai si sono addormentati in braccio, perché fa un po’ freddo, ci avviciniamo ancora di più. Per terra ormai c’è un tappeto di gusci di noccioline…


Questa volta mi sono lasciata un po’ andare. Ho urlato, si proprio urlato un paio di bravo!!!, vergognandomi molto, ma sentendomi molto libera, e, vergogna al cubo, quando il cantante ha introdotto Stella di vetro, - C’è una stella, nel cielo, una stella di… una stella di…- nessuno coglie l’imbeccata e io sorprendo me stessa, sentendo una voce - chissà chi era - urlare VETROOO!!!! Meno male che nessuno ha risposto: Si vetro e lattine, la raccolta è domani mattina. Insomma, mi sto sciogliendo, qualcosa sta cambiando.


Quanto alla mia emozione, è qualcosa di affine alla gioiosa allegria, e poi son contenta che vicino a me ci sia un ammiratore irriducibile con cui poter condividere gusti e sensazioni. Qualcosa sta cambiando, tuttavia, e non me ne dispiace. Sono assai lontana dal batticuore della prima volta, che rimarrà negli annali di Folgorata, e sono assai più vicina a ciò che un’occasione come questa debba essere: un momento ludico di incontro tra artista, musicisti e pubblico, un momento gioioso e unico, perché ogni concerto, mi sto rendendo conto, è una cosa a sé, nonostante ci siano degli schemi fissi, si cantino più o meno le stesse canzoni, a seconda della formazione, e nonostante a volte ci si muova sulla stessa falsariga, (battute comprese) ci sono sempre molte possibili varianti, e c’è una buona dose di imponderabile.


Ha lanciato un invito, il Cantante, ai suoi concittadini, a rispettare la città, a non stravolgerne la storia e la peculiarità architettonica con restauri avventati, in una parola ad amarla di un amore giusto ed equilibrato, cosa che è sempre difficile, in qualsiasi tipo di amore, campo nel quale si è più portati ad eccessi. L’ho visto un po’ intenerito, Mimmo, (lo vedo sempre intenerito nel ruolo di padre del bassista: se lo cova con lo sguardo, e quando lo cita, piume delle sue piume, durante i concerti, ha un tono tutto particolare) quando una bimbetta, alla fine del concerto, gli ha porto un mazzo di fiori. Si è inginocchiato, e le ha dato un bacino. Anche i duri, ex puri, hanno un cuore, ma lo mostrano solo a chi vogliono loro, e quando vogliono loro, che il cuore è un fatto molto intimo da non esibire troppo.


Poiché mi sono molto impegnata per scriverla, al buio, questa scaletta del concerto pennese di Mimmo, ve la propino.


SVEGLIAMI DOMATTINA


CALA LA LUNA


PICCOLA LUCE


ARIA DI FAMIGLIA


OCCHI


CONFUSI IN UN PLAYBACK

IL SUONO DELLE CAMPANE


STELLA DI…VETRO


CORRERE BABY


PASSATO PRESENTE


AIUTO!


VOLA VOLA VOLA

BLU


POVERO ME


BUONI PROPOSITI


IL GIORNO PIÚ DIFFICILE


INTORNO A TRENTANNI


TANGO DIETRO L’ANGOLO

INFINE, COME BIS


NATALINA

PIANO PIANO



Cosa ne sarà di me? Continuerò in questa vocazione di groupie, con qualche poco rilevante differenza rispetto alle groupies vere? Dopo Penne il diluvio? (Anche durante, a dire il vero!) Continuerò a trovare, anche a costo di andarli a cercare tra i rovi e sotto i sassi, spunti per scrivere? Una risposta ce l’ho, e la copio pari pari da quel signore con gli occhiali scuri anche sotto la pioggia: (ognuno ha le sue abitudini) Scelgo di non scegliere, sarà quel che il momento mi suggerirà . Non ho contratti e non me l'ha detto il dottore, e penso che neppure me lo dirà.


Grazie a Chi ha reso possibile, perché da sola non ce l’avrei mai potuta fare, la mia avventura pennese, e non solo quella.




mercoledì 15 giugno 2011

QUALCOSA È CAMBIATO, FORSE…

A me piace scrivere d'istinto, sull'onda delle emozioni; mi piace fare questa operazione di download dei miei pensieri, liberare una memoria carica e ingombra, la mia, e trasferirla su un'altra memoria, quella virtuale. Mi piace farlo all'istante, dopo aver vissuto qualcosa di coinvolgente. Avrei tanto voluto, ieri notte, al termine del concerto di Mimmo, mettermi a scrivere, ma, ahimé (o per fortuna...) non mi sono voluta dotare di iPhone e nemmeno di iPad. Ho - almeno quello si - un computer portatile, ma ormai viaggio solo per pochi giorni e con bagaglio a mano, per cui non lo porto mai con me. Porto un taccuino, e qualche volta vi ho buttato giù dei pensieri da sviluppare in un secondo momento. Ieri su quel taccuino ho segnato, al chiaro di luna, solo la scaletta del concerto pennese, e niente altro. L'esperienza di ieri è stata per me anomala: niente è stato come nei precedenti concerti (ormai siamo a quota quattro: un mio amico mi prende in giro e mi dice che ormai sono una groupie: niente paura, é evidente che scherza, anche se, a onor del vero, molte groupies hanno scritto, eccome). Intanto, ho dormito, dopo, mentre le altre volte ho trascorso delle notti un po' inquiete, quasi insonni. Poi ho riflettuto, molto, su tutta questa mia vicenda di scrittura e folgorazione. Ora, al mio ritorno, ho acceso il computer dopo tre giorni di astinenza. Succede che quando vado ai concerti, e poi ne scrivo, c'è un'impennata (entro i limiti del mio blog di supernicchia) di ingressi, rispetto alla norma. Mi sono messa a scrivere, ma mi sento abbastanza svuotata, in questo momento, e forse è meglio che vada a dormire, e rimandi a domani la valigia da disfare, i vestiti da lavare (sono molto preoccupata, anche questo è un segno che qualcosa sta cambiando: non riesco più a mangiare o a bere senza sbrodolarmi, e un mio vestito ha una bella macchia violetta, leggi Montepulciano d'Abruzzo) le idee da riordinare e il pezzo di Folgorata dedicato al concerto dei concerti del nostro Cantante. Io, come forse direbbe lui, sono ora in una condizione di flashdown.
Chiudo e vado a dormire, così come ho dormito ieri notte. Mi preme però, prima di chiudere, sottolineare che il responsabile non è stato certo un cantante soporifero: il concerto di Mimmo non è stato una ninna nanna, ne' una tisana rilassante. Spero di riuscire a raccontarvi cosa è stato, al più presto.
Buonanotte ai suonatori, e ai sognatori.

domenica 12 giugno 2011

PELLEGRINAGGIO: FOLGORATA VA A PENNE


Eccomi pronta: sono già andata a votare, che mai avrei rinunciato; ho completato, non senza fatica e qualche preoccupazione, l’organizzazione domestica per la mia breve assenza; ho preparato il piccolo bagaglio: sono proprio pronta. Tra poco raggiungerò l’Abruzzo. Lunedì sarò a Penne, in festa per il santo e per il figlio cantante e musicista, che regalerà alla Terra madre un concerto del tutto peculiare, per le implicazioni emotive che comporta. Non potevo non esserci. La mia posizione di agiografa, seppur non ufficiale, comporta degli obblighi, e il massimo è quello cui sto rendendo onore ora, con questo viaggio-pellegrinaggio. Sto realizzando piano piano tutti i miei obiettivi e ne sono molto felice. Penso di essere stata attenta nelle scelte, avendo privilegiato Torino con l’amato locale e Roma nella serata d’esordio del ciclo di splendide feste; fortunata per essere stata, insieme con gli altri miei connazionali suoi estimatori, onorata di un concerto nella mia patria; infine, forse la cosa più emozionante di quest’anno ricco di eventi, per Mimmo, mi appresto alla magia della notte pennese. Sarò una viaggiatrice attenta e partecipe, sarò una spettatrice emozionata e felice, come emozionato e felice sarà il Cantante: forse a lui il cuore batterà un po’ più forte. Terrò bene aperti occhi, mente e cuore per poter, al mio ritorno, raccontare a chi non c’era e magari anche a qualcuno che c’era, se leggerà, la mia avventura pennese.

martedì 7 giugno 2011

TEMPI DI COTTURA



Sai che Mimmo sta preparando un nuovo lavoro? Così mi ha raccontato una persona che evidentemente è più informata della sottoscritta “agiografa” clandestina. (In realtà pare l’abbia detto alla trasmissione televisiva di cui ho parlato un post fa...) No, non lo sapevo, ma ora che lo so, credo di essere un po’ più contenta, perché anche quello sarà uno spunto per lasciar fluire libero il mio spirito grafomane: solo il pensiero mi fa andare in deliquio, un mese intero di raptus scrittorio, le dita in perenne movimento...

Tornando al nuovo disco di Mimmo, pare che abbia detto È in cottura. Ora bisogna vedere quali siano i tempi di cottura. Conoscendolo ormai un po’, penso di poter affermare che a lui siano più congeniali i tempi di un brasato al barolo, o di un ragù, che non quelli di due uova al tartufo, o di due semplici uova alla Onassis. Non sapete la storia delle uova di Onassis? Ve la racconto: una sua fiamma, forse la cantante, aveva desiderato due uova al tegamino. Giunse la cuoca, che preparò il piatto (in apparenza) semplice. L’armatore alla vista dei tuorli ormai sodi e dell’albume bruciacchiato inorridì. Indossò il grembiule, prese un tocchetto di burro, lo mise a dorare leggermente in un padellino, vi ruppe con attenzione due uova, aumentò leggermente la fiamma per far dorare l’albume e poi coprì. Abbassò la fiamma e lasciò cuocere dolcemente per pochi minuti, finché l’albume non fu ben compatto e il tuorlo cotto, ma morbido. La cantante lo amò ancora di più, e non certo per i suoi soldi e neanche per la sua bellezza.

Morale della favola: come non è vero che cucinare un piatto veloce sia una cosa necessariamente semplice, allo stesso modo può non occorrere un tempo lunghissimo per sfornare un nuovo album, anche di buona fattura. Può darsi che anche per Mimmo, ora che ha forse ritmi lavorativi un po’ meno intensi che in passato, i tempi di preparazione di un nuovo lavoro siano meno lunghi. In realtà, per Mimmo, ad essere lunghi, sono stati i tempi di gestazione di un lavoro, non tanto quelli di stesura in sé, che anzi, spesso sono stati veloci: in tante occasioni ci ha raccontato di pezzi nati in dieci minuti, perché ormai erano già pronti nella mente e non aspettavano altro che di essere trascritti e a volte solo cantati. Non dimentichiamoci tuttavia che lui é, come Alessandro Magno, il capo di stato maggiore di sé stesso, e quindi si prende tutto il tempo che gli occorre. Ah, la libertà di non dover rendere conto a nessuno! Grande privilegio.

Una cosa è il processo creativo, fatto intimo e personale, altra cosa ancora sono le fasi di confezionamento dell’intero album, la registrazione dei vari strumenti (io ingenuamente prima di indossare i panni bruciacchiati di Folgorata, pensavo che si riunissero tutti insieme, il cantante, i musicisti e contemporaneamente, felici e contenti, registrassero il disco: così non è); i passaggi nei vari studi di registrazione; l’interazione tra fonici, produttori, artisti; il mixaggio, fino a giungere al prodotto finito, che ha però ancora bisogno di essere vestito, da un punto di vista dell’immagine, corredato di crediti e di testi, e infine presentato in anteprima alla stampa, sul sito ufficiale, lanciato sul mercato e via via presentato al pubblico impaziente.

Io, che per natura sono un po’ impaziente, con Mimmo, paziente, devo esserlo per forza: attenderò fiduciosa. Mi voglio intanto ancora godere questo periodo di interregno in cui Idra sarà ancora considerato l’ultimo lavoro, il famoso album n.°17. Gli ha portato bene il numero 17: dovunque Idra è stato accolto con entusiasmo e le parole di apprezzamento sono state tante, da parte della critica e da parte del pubblico. Quanto al n.°18, si, son costretta ad essere paziente, ma non posso rinunciare alla naturale tendenza a pormi delle domande. Che tipo di album sarà? Ruoterà anche questo intorno ad un motivo dominante? Sarà un vero e proprio concept album? Anche questa volta Mimmo sarà sceso con immane sofferenza nei meandri più reconditi del suo io, o sarà rimasto più in superficie, per soffrire un po’ meno?

Ci saranno ancora i musicisti americani? Ci saranno alcuni di quelli bravissimi italiani conosciuti nel mondo? Ci sarà spazio per canzoni a più voci? Si realizzerà il desiderio della collaborazione con la ragazza isolana (non io, l’altra, quella fortunata)? Quali richiami si coglieranno, quali strumenti saranno privilegiati? Saranno solo canzoni nuove o ci sarà posto per qualcuna di quelle del passato remoto, riproposta con un arrangiamento nuovo, qualcuna di quelle che non ha trovato spazio, come invece tante altre, negli album antologici, o nelle summae cui siamo abituati? Cosa ci sarà nella copertina? Una foto, magari in bianco e nero, magari di Riccardo che ritrae l’amico pensoso, (per la legge dell’alternanza, dopo l’esibizione della chiostra dentaria nella copertina di Idra) oppure un disegno colorato, o ancora una foto retro, o la riproduzione del quadro di un pittore amato (non so niente dei pittori amati da Mimmo, a parte il Benaglia, che campeggia nel salotto, e Enotrio Pugliese che compare nella copertina di Quello che ci resta con un quadro dal titolo Porte su una strada), ci saranno nei testi citazioni filosofiche e letterarie che poi il pubblico dovrà indovinare ai concerti? Saranno testi criptici o svelati?

Magari non ci sarà niente di tutto questo e io sarò ancora più contenta, se Mimmo riuscirà a sorprendermi. Sento che il brasato é ancora a metà cottura, e che, se sarà, sarà servito sul piatto di portata non prima dell’inverno. Lo sappiamo, l’inverno a Mimmo è congeniale. D'altronde anche il brasato al barolo è un piatto invernale, e io sarò felice di sedermi ancora una volta, con lo stesso entusiasmo, e perché no, se ne sarò capace, un po’ di senso critico, alla mensa musicale di quello che senza incertezze posso a buon diritto definire Il Cantante della mia vita. (Questa è un po' troppo melensa, che faccio, la lascio? - Melensa quanto vuoi, ma pare corrispondere a verità, fino a smentita. Lasciala!)

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