Sai che Mimmo sta preparando un nuovo lavoro? Così mi ha raccontato una persona che evidentemente è più informata della sottoscritta “agiografa” clandestina. (In realtà pare l’abbia detto alla trasmissione televisiva di cui ho parlato un post fa...) No, non lo sapevo, ma ora che lo so, credo di essere un po’ più contenta, perché anche quello sarà uno spunto per lasciar fluire libero il mio spirito grafomane: solo il pensiero mi fa andare in deliquio, un mese intero di raptus scrittorio, le dita in perenne movimento...
Tornando al nuovo disco di Mimmo, pare che abbia detto È in cottura. Ora bisogna vedere quali siano i tempi di cottura. Conoscendolo ormai un po’, penso di poter affermare che a lui siano più congeniali i tempi di un brasato al barolo, o di un ragù, che non quelli di due uova al tartufo, o di due semplici uova alla Onassis. Non sapete la storia delle uova di Onassis? Ve la racconto: una sua fiamma, forse la cantante, aveva desiderato due uova al tegamino. Giunse la cuoca, che preparò il piatto (in apparenza) semplice. L’armatore alla vista dei tuorli ormai sodi e dell’albume bruciacchiato inorridì. Indossò il grembiule, prese un tocchetto di burro, lo mise a dorare leggermente in un padellino, vi ruppe con attenzione due uova, aumentò leggermente la fiamma per far dorare l’albume e poi coprì. Abbassò la fiamma e lasciò cuocere dolcemente per pochi minuti, finché l’albume non fu ben compatto e il tuorlo cotto, ma morbido. La cantante lo amò ancora di più, e non certo per i suoi soldi e neanche per la sua bellezza.
Morale della favola: come non è vero che cucinare un piatto veloce sia una cosa necessariamente semplice, allo stesso modo può non occorrere un tempo lunghissimo per sfornare un nuovo album, anche di buona fattura. Può darsi che anche per Mimmo, ora che ha forse ritmi lavorativi un po’ meno intensi che in passato, i tempi di preparazione di un nuovo lavoro siano meno lunghi. In realtà, per Mimmo, ad essere lunghi, sono stati i tempi di gestazione di un lavoro, non tanto quelli di stesura in sé, che anzi, spesso sono stati veloci: in tante occasioni ci ha raccontato di pezzi nati in dieci minuti, perché ormai erano già pronti nella mente e non aspettavano altro che di essere trascritti e a volte solo cantati. Non dimentichiamoci tuttavia che lui é, come Alessandro Magno, il capo di stato maggiore di sé stesso, e quindi si prende tutto il tempo che gli occorre. Ah, la libertà di non dover rendere conto a nessuno! Grande privilegio.
Una cosa è il processo creativo, fatto intimo e personale, altra cosa ancora sono le fasi di confezionamento dell’intero album, la registrazione dei vari strumenti (io ingenuamente prima di indossare i panni bruciacchiati di Folgorata, pensavo che si riunissero tutti insieme, il cantante, i musicisti e contemporaneamente, felici e contenti, registrassero il disco: così non è); i passaggi nei vari studi di registrazione; l’interazione tra fonici, produttori, artisti; il mixaggio, fino a giungere al prodotto finito, che ha però ancora bisogno di essere vestito, da un punto di vista dell’immagine, corredato di crediti e di testi, e infine presentato in anteprima alla stampa, sul sito ufficiale, lanciato sul mercato e via via presentato al pubblico impaziente.
Io, che per natura sono un po’ impaziente, con Mimmo, paziente, devo esserlo per forza: attenderò fiduciosa. Mi voglio intanto ancora godere questo periodo di interregno in cui Idra sarà ancora considerato l’ultimo lavoro, il famoso album n.°17. Gli ha portato bene il numero 17: dovunque Idra è stato accolto con entusiasmo e le parole di apprezzamento sono state tante, da parte della critica e da parte del pubblico. Quanto al n.°18, si, son costretta ad essere paziente, ma non posso rinunciare alla naturale tendenza a pormi delle domande. Che tipo di album sarà? Ruoterà anche questo intorno ad un motivo dominante? Sarà un vero e proprio concept album? Anche questa volta Mimmo sarà sceso con immane sofferenza nei meandri più reconditi del suo io, o sarà rimasto più in superficie, per soffrire un po’ meno?
Ci saranno ancora i musicisti americani? Ci saranno alcuni di quelli bravissimi italiani conosciuti nel mondo? Ci sarà spazio per canzoni a più voci? Si realizzerà il desiderio della collaborazione con la ragazza isolana (non io, l’altra, quella fortunata)? Quali richiami si coglieranno, quali strumenti saranno privilegiati? Saranno solo canzoni nuove o ci sarà posto per qualcuna di quelle del passato remoto, riproposta con un arrangiamento nuovo, qualcuna di quelle che non ha trovato spazio, come invece tante altre, negli album antologici, o nelle summae cui siamo abituati? Cosa ci sarà nella copertina? Una foto, magari in bianco e nero, magari di Riccardo che ritrae l’amico pensoso, (per la legge dell’alternanza, dopo l’esibizione della chiostra dentaria nella copertina di Idra) oppure un disegno colorato, o ancora una foto retro, o la riproduzione del quadro di un pittore amato (non so niente dei pittori amati da Mimmo, a parte il Benaglia, che campeggia nel salotto, e Enotrio Pugliese che compare nella copertina di Quello che ci resta con un quadro dal titolo Porte su una strada), ci saranno nei testi citazioni filosofiche e letterarie che poi il pubblico dovrà indovinare ai concerti? Saranno testi criptici o svelati?
Magari non ci sarà niente di tutto questo e io sarò ancora più contenta, se Mimmo riuscirà a sorprendermi. Sento che il brasato é ancora a metà cottura, e che, se sarà, sarà servito sul piatto di portata non prima dell’inverno. Lo sappiamo, l’inverno a Mimmo è congeniale. D'altronde anche il brasato al barolo è un piatto invernale, e io sarò felice di sedermi ancora una volta, con lo stesso entusiasmo, e perché no, se ne sarò capace, un po’ di senso critico, alla mensa musicale di quello che senza incertezze posso a buon diritto definire Il Cantante della mia vita. (Questa è un po' troppo melensa, che faccio, la lascio? - Melensa quanto vuoi, ma pare corrispondere a verità, fino a smentita. Lasciala!)
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