Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

lunedì 30 aprile 2018

(IN)DISCREZIONE

il 30 aprile ho scritto il breve post che segue, e l'ho messo in freezer, come ho fatto con quel cous cous alle verdure, una specie di cascà, preparato in grande quantità, che dovrò mangiarmi da sola, perché non ha riscosso molto successo. Questione di gusti, non era malaccio. Ho questa abitudine di mettere in freezer, in attesa che arrivi il tempo giusto, per mangiare, e per pubblicare.

Non è Mimmo di quelli che qualsiasi cosa facciano (e non parlo di vita personale, ma artistica) sentano l'esigenza di postare continuamente qualcosa. Ne è un esempio la promozione che sta facendo al tour di presentazione del suo racconto di formazione, anzi della sua formazione. Ci rende edotti del fatto che in tale data sarà in quella data città, in quel dato luogo, in quella data ora. Per fortuna ci pensano altri, che gli vogliono bene, lo supportano in questa fase cosi inconsueta per lui, gli fanno una promozione amichevole, e pubblicano anche numerose foto delle serate di presentazione. Lo vedo contento, a suo agio, rilassato, intento anche a interpretare se stesso, a far da lettore alle sue stesse pagine. Lo vedo (e lo vedrò) circondato da moderatori, critici musicali, scrittori, poeti, editori, organizzatori di eventi che sono anche e soprattutto buoni amici. 
Appena disfatta la valigia, sarà il caso di rifarla da capo, perché tra pochissimi giorni saremo di nuovo al nord, in tre città lombarde, dove naturalmente ci saranno dei buoni amici. 
Il 4 sarà a Milano, e lo scrivo io perché ne ha già dato notizia lui. Per le altre due date, metto in essere una qualità che lui apprezza e che io apprezzo in lui e in assoluto, la discrezione, e anche se altri lo hanno già fatto, lascio a lui il piacevole compito di "svelare" le date che lo vedranno ospite di altre due belle città lombarde. Sono convinta che, quando questo giro per la penisola e l'isola maggiore sarà concluso, Mimmo sarà, stanchezza fisiologica dalla quale si riprenderà presto a parte, talmente contento dell'esperienza vissuta, che si rimetterà immediatamente a scrivere il seguito del racconto, dai venticinque ai cinquanta, per poterla ripetere.  

giovedì 26 aprile 2018

IL NIPOTE VERONESE

Continua il tour di presentazione del libro che sta portando Mimmo in giro per l'Italia. Per fortuna sua, non ha bisogno di muoversi con altri mezzi, sale sulla sua macchina volante ed è subito a destinazione. Questa volta è atterrato a Verona; chi organizza la promozione sta toccando, a parte i luoghi imprescindibili per il Nostro, come la terra natia, o Roma, o imprescindibili in assoluto, come ad esempio Milano, luoghi lontani dalle sue normali frequentazioni, almeno quelle artistiche, come Verona. Ecco, io a Verona ho un nipote, che ha solo dieci anni meno di me. Nel libro Mimmo racconta di una sorella di dieci anni più giovane di lui, alla quale faceva da baby sitter: la cambiava, la cullava, la metteva nella carrozzina e la portava a scuola, dalla mamma, all'ora della poppata. La stessa cose accadeva a me con il mio amatissimo nipotino, nato prematuro, rimasto tanto tempo in incubatrice. Mi avevano insegnato a lavarlo, cambiarlo, preparargli la pappa. Ero diventata bravissima. Lo portavo a spasso in passeggino, e qualche anno dopo, lo accompagnavo in piscina e anche al mare, da sola, o al massimo con qualche coetanea. E abitavo in una città, non una metropoli, ma una città, non in un paese piccolo. I genitori del bambino e anche i miei, si fidavano di me, e io avevo nei confronti di questo bambino un enorme senso di responsabilità, ma ero pur sempre una bambina. E lo amavo alla follia, e mi commuovevo quando sentivo la canzone L'apprendista poeta, dove è citato un bambino che amava una zia con vera pazzia. Non sono sicura del suo amore di allora, ma sono sicura del fatto che ora, non sono nel suo cuore. Cose che capitano nella vita. Peccato, in questa occasione lo avrei chiamato e gli avrei chiesto di andare alla presentazione del libro, e poi di raccontarmi tutto. 
Stasera potrei decidere di annegare nell'alcool ricordi ed emozioni troppo forti, e guarda caso ho da parte una bottiglia di Amarone...

mercoledì 25 aprile 2018

PEPERONI A CENA

Salgo le scale di un palazzo, in cui ci sono molti piani e in ciascun piano, diverse porte aperte, raccontano l'uso non abitativo degli appartamenti. Ci sono negozi di abbigliamento, di giocattoli, parrucchieri, fruttivendoli, pellai, cerai, la farmacia, il centro estetico: un consorzio di arti e mestieri, con un sapore molto retro, dato che sembra di essere tornati indietro di parecchi decenni. A ogni piano una sorpresa. Continuo a salire e trovo un'insegna: Premiata ditta Locasciulli & Figli. La porta è aperta ed entro con una certa sicurezza. Evidentemente sono stata convocata. Li trovo li, tutti e tre, il patriarca e i figli, in un grande monolocale un po' dannunziano, al centro un enorme letto sul quale i figli sono comodamente sdraiati, mentre il padre siede accanto a una  monumentale scrivania, centro del comando, su una sorta di trono di legno e pelle, bello e scomodo. I piani temporali sono sfalsati. Il padre ha davvero le sembianze di un patriarca biblico, con una lunga barba bianca. Il figlio minore sembra essere uscito da poco dall'adolescenza. Quello maggiore dimostra una quarantina d'anni. Nessuno di loro parla. Io che forse avrei fatto meglio a darmela a gambe, esordisco: "Buongiorno, come mai sono stata convocata?" e ancora più incauta, dimostrando di avere la coda di paglia, proseguo: "C'è l'Avvocato, cosa ho combinato?". A quel punto l'Avvocato mi guarda e dice: "Lei ha l'aria di essere molto compiaciuta di quanto scrive. Mi risulta che a volte rilegga i vecchi post e li valuti positivamente, dal punto di vista della forma e del contenuto". "Si, qualche volta accade, ma accade anche che mi vergogni parecchio, non immagina quante volte mi sia sentita ridicola, o addirittura... una stal..." e qui mi fermo. "Si, appunto, una stalker: si ricordi che ci sono leggi molto severe che puniscono tale reato". Non è esattamente una situazione in cui ci si possa sentire a proprio agio. Con la coda in mezzo alle gambe mi dirigo verso l'uscita, quando il patriarca biblico esclama: "Senti, Folgorata, ti ho convocato qui per darti una notizia in anteprima. Il mio libro sarà tradotto presto in svizzero-tedesco e pubblicato presso una prestigiosa casa editrice. Per ora non posso rivelare di più, se non che gli Svizzeri, che sono molto previdenti, ne hanno già prenotato cinquecentomila copie. Ed ora va', e non consumare più peperoni a cena, o almeno ricorda di spellarli"!

mercoledì 11 aprile 2018

CENERE, LAPILLI, GAS

L'album, dunque, uscirà a settembre. Mai decisione presa fu così saggia. Qualsiasi sia il motivo che a tale decisione ha portato, è quella giusta. Settembre, ma anche ottobre, vanno benissimo. Nel frattempo esce il singolo, si mette in vendita nelle piattoforme digitali, poi si gira un bel video; noi affezionati entriamo nel mood (devo adeguarmi, scusate), e ci facciamo un'idea e poi dopo un'estate in cui ci si può riposare un po', ma anche preparare l'uscita, e magari abbandonare la tana e andare a suonare un po' in giro, si procede.
Mimmo ha svelato urbi et orbi il titolo dell'album (a dire il vero lo aveva già detto nell'intervista pubblicata qualche mese fa sul Messaggero, pagina di Pescara, e forse anche in qualche altra occasione), è pronta pure la copertina, e io non posso non domandarmi di che natura sia questa cenere, da che tipo di suggestioni nasca. Dall'attenta osservazione della cenere dei caminetti, ai quali da sempre il Cantante è abituato; dal senso di sgomento che nasce dalla consapevolezza che di noi umani alla fine rimarranno solo le ceneri, se affideremo al fuoco i nostri poveri resti, oppure uscendo da una via che si è tinta di lugubre, dalla riflessione di quanto buoni possano essere, ad esempio, i vini dell'area del'Etna, proprio grazie al fatto che le ceneri del vulcano siano un ottimo fertilizzante, e creino un humus eccezionale.
Ancora, e qui interviene il medico che inviti alla moderazione i pazienti, dal detto "Bacco, tabacco e Venere riducono l'uomo in cenere", o dal ricordo della cenere delle sigarette, fide compagne per tanti anni. Dalla vicenda di qualche amico che a seguito di uno stile di vita un po' dissennato abbia visto il proprio patrimonio ridotto in cenere, ma poi, come l'araba fenice, dalle sue stesse ceneri sia risorto.
A me, così, d'istinto, senza pensarci troppo, cenere fa venire in mente il romanzo omonimo della scrittrice Grazia Deledda, mia conterranea, vincitrice del Nobel, con cui condivido diversi aspetti della personalità, ma non svelerò quali; Cenerentola, alla quale spesso mi sono sentita vicina (non per il lieto fine sentimentale), le patate cotte per me da mio padre, nei lontani anni dell'infanzia, sotto la cenere, la lisciva di cenere con cui mia nonna non solo lavava il bucato, ma anche i bicchieri dell'osteria di sua madre, non sempre frequentata da persone raccomandabili. E poi mi viene in mente la sequenza di quelle tre parole, cenere, lapilli, gas, diventate titolo del post, imparate a memoria alle elementari, quando la Signorina Maestra, una maestra laureata e coltissima, severa, ma non fornita di bacchetta, ci parlò delle eruzioni vulcaniche.
Tanto, anche se per ora, e fa bene, non si sbilancia, Mimmo, prima o poi ce lo racconterà, il perché del titolo. E se non vorrà raccontarcelo, lo costringeremo a cospargersi il capo di cenere. 

giovedì 5 aprile 2018

ATTERRAGGIO



La "macchina volante" è atterrata dalle mie parti questo pomeriggio, sotto forma di libretto in brossura, di quelli che devi trattare con cura, altrimenti la copertina morbida si piega e si formano le orecchie sulle pagine. Non so perché, mi aspettavo una copertina rigida, un supporto un po' più solido. Un messaggio mi ha annunciato l'arrivo del "romanzo d'esordio del grande cantautore..." All'uscita dal lavoro sono andata a ritirarlo, ne ho iniziato la lettura durante il viaggio di ritorno a casa, e l'ho già finito. Consumo veloce. Non è un romanzo, e nemmeno una autobiografia romanzata (ma l'aneddoto della sorella usata come bersaglio per il lancio dei coltelli, si, è un po' enfatizzato, mi auguro): è il racconto di venticinque, quasi ventisei anni di vita, da quel sette luglio del 1949, al primo giugno del 1975, anno di grazia in cui ci fu il Giubileo, quello "Universale della chiesa cattolica", e quello personale del nostro autore, che nel 1975  realizza tanti sogni (per riassumere: si laurea, si abilita alla professione e si sposa, pubblica il primo disco ed inizia il suo lavoro in ospedale, e a seguito di tutto ciò entra definitivamente nell'età adulta, pur essendo ancora giovanissimo). Il racconto si apre con la nascita (quattro chili e tre, parto a casa, con l'ostetrica, come normale in quegli anni, appetito a dir poco vorace) e si interrompe con l'assunzione come "assistente straordinario incaricato in ospedale". Avrei voluto leggere questo libro senza alcuna nozione, se non vaga, sulla vita e le opere del suo autore. Ripenso alle emozioni provate dopo aver letto alcune precedenti esperienze di scrittura di Mimmo, che conosciamo io lui e pochi altri eletti, scovate dopo ricerche minuziose e lette con entusiasmo appassionato, e di cui ho ritrovato piccole parti nel lavoro attuale. Ecco, questo è proprio il libro adatto a un lettore che conosca Mimmo come artista, non benissimo, e sia incuriosito dalla sua personalità e dalle sue peculiarità. Questo lettore sarà conquistato dai fatti raccontati, ma anche dallo stile, a tratti sobrio, ma più spesso immaginifico, un po' ridondante, ma anche poetico. Sarà pervaso da quella smania di crescere, di migliorarsi, di ampliare gli orizzonti, di raggiungere obiettivi e di orientare in un certo modo la propria vita, di porre fin da giovanissimo impalcature solide su cui edificare la propria esistenza. Questa, a me sembra, la vera forza di Mimmo. 

Non posso dire di avere avuto particolari aspettative su questo libro, se non all'inizio, quando seppi che il progetto non era stato abbandonato, anzi, era già compiuto e ne era stata fissata la data d'uscita; ero stata incuriosita e fuorviata dalla definizione di romanzo; non posso neppure dire, per citare me stessa, di esserne stata "folgorata". Credo che qualcun altro, però, lo sarà. E ne sono felice. Non sono stata però neppure scontenta della lettura, ne' indifferente. Sono rimasta molto colpita dal racconto, del quale Mimmo forse non aveva mai parlato, se non in un accenno nella trasmissione del suo amico 'Nduccio, della sua lunga degenza in ospedale a Perugia, che lo segnò profondamente da un punto di vista non solo personale, ma anche di impostazione nell'esercizio della futura professione medica. Ho trovato irresistibilmente comico il primo incontro con "Suor Germana" e con l'assistente anziano, gigantesco mentore di Mimmo durante il tirocinio ospedaliero.

Non so se ci saranno, per Mimmo, altre esperienze letterarie. Scrittori ce ne sono fin troppi, andare in libreria, fisicamente o virtualmente, vuol dire perdersi. Un po' come accade per i cantanti di oggi, che, fatte le debite eccezioni si somigliano un po' tutti, c'è un filone di letteratura di "pronta beva", che ha un successo spropositato. Si assiste al lancio di nuovi scrittori che pubblicano un romanzo, che incontra il favore del pubblico e vende tantissime copie. L'anno dopo, lo scrittore ne scrive un altro, quasi una copia del precedente, e l'anno dopo un altro ancora, perché il successo va prima costruito e poi coltivato. Fermatevi a osservare la vetrina di una libreria: soffermatevi, ad esempio sugli ultimi successi di alcune scrittrici, siano esse spagnole, francesi, italiane, sarde (differenzio intenzionalmente perché c'è una notevole fioritura di autrici sarde), sulla scelta dei titoli, sulla grafica, sulle trame. Sono tutti uguali. Ne leggi uno e li hai letti tutti, e soprattutto, dopo averli letti, li elimini senza che lascino tracce di sé. 

Questa digressione per dire che c'è troppa roba in giro e ci sono pure troppi cantanti scrittori, e Mimmo ha già troppi impegni, tuttavia, se decidesse di ripetere l'esperienza di scrittura, mi piacerebbe se tentasse di cimentarsi in un romanzo vero, con una trama, un'ambientazione, dei personaggi, delle dinamiche, un inizio e un finale: avrebbe diversi ambiti ai quali attingere, senza necessariamente parlare di sé. In tal caso sarei veramente incuriosita e correrei il rischio di essere più coinvolta, forse anche, ancora una volta "folgorata".

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