E avremo sogni un po' più belli
E in ogni sogno un soffio di follia
Avremo le ali tra i capelli
Avremo le ali per volarcene via
E non tornare più***
Capita, talvolta, nelle
sere d'estate di trovarsi con gli amici a chiacchierare, magari
all'aperto. Capita anche che qualcuno proponga uno di quei giochi
un po' frivoli, tanto presenti, un tempo, nei salotti televisivi.
“Senti, tu chi butteresti dalla torre, tra A. e B?” - "E tu, con
quale personaggio noto vorresti andare a cena?" - "E su un'isola deserta,
chi ci porteresti?"
Insomma non è un gran divertirsi, ma a volte
bisogna fare buon viso a cattivo gioco e partecipare, perché non è
proprio il caso di tirarsela, in certe sere d'estate, soprattutto se si hanno nell'armadio scheletri ben peggiori. (Io, qualcuno ce l'avrei...)
Un altro esempio di
questi giochini estivi, (ma nulla vieta in fondo di farli davanti a
un camino, in una sera d'inverno, se proprio l'incantevole gioco di
fiamme non suscita altro) è “Il gioco dell'alter ego”. Si
pongono delle domande a un soggetto più o meno consenziente, e in
base alle risposte fornite, gli si attribuisce un "alter ego", appunto. Una
volta, tanti anni fa, correva l'anno 1986, ed era una sera di metà luglio piena di stelle, Roma
era impegnata a regalare momenti di svago ai suoi abitanti. Si
svolgevano eventi in vari punti della città, ma in un luogo in
particolare, l'estate viveva uno dei suoi momenti di maggior fulgore.
All'Isola Tiberina, quella sera, un giovane cantautore
all'apice della popolarità, partecipava, davanti a
un numeroso pubblico di fans e di curiosi, proprio al gioco dell'alter
ego.
Certo sarà un mio limite, ma io proprio non ce lo vedo, Mimmo, intento a questo gioco per libera scelta, pertanto l'immagine che ho davanti agli occhi è
questa: Lui legato ad una sedia, proprio legato, con delle corde robuste annodate secondo il metodo inestricabile del tipo "Gordio", ma sistemato in modo tale che neppure i più svegli se ne potessero accorgere.
Iniziò subito a rispondere, Mimmo, sorridente come sempre, alle
domande del suo torturat - ops - conduttore del gioco, che (deduco
dalle risposte, non so esattamente come fossero formulate) erano le
seguenti:
"Con che moneta vorresti pagare?" - "Con i dollari." (Covava in lui, ben prima d'allora, il germe dell'America. Il desiderio di pagare in dollari si sarebbe presto ampiamente realizzato.)
"In compagnia di quale signora nota vorresti
stare?" - "Catherine Deneuve". (Il fascino de la Marianne. Anche il debole per la
Francia è un fatto antico, e l'algida, affascinante signora, ne è stata, proprio in quegli ultimi anni ottanta, la personificazione).
"In che tipo di casa vorresti abitare?" - "In una
villa". (Soffriva a vivere in un condominio cittadino e di lì a qualche anno, come è noto a tutti noi appassionati, avrebbe realizzato il sogno del buen retiro in campagna.)
"Che
macchina vorresti guidare?" "Un fuoristrada" (Allora non erano così
diffusi come adesso, e soprattutto erano più spartani; non
chiedetemi se abbia concretizzato la fantasia: non ne ho idea!)
"Come
chiameresti la tua isola?"- "Macondo". (Il primo nome che gli è venuto in mente? Passione reale per "Cent'anni di solitudine"?)
A quel punto non ci furono dubbi:
gli esperti del gioco, dopo un'attenta analisi delle risposte, stabilirono che il suo alter ego era... Peter Pan. Bene, la tortura finì. Arrivò Alessandro Magno, fan di Mimmo (in una recente intervista ha dichiarato di non lasciare passare un giorno, senza dedicare alla sua Roxane le più romantiche canzoni del Nostro), per sciogliere con la
spada il secondo nodo di Gordio della sua vita. Mimmo liberato, gli strinse riconoscente la mano, sussurrando emozionato come per lui fosse un piacere e un onore avere un
fan della sua caratura, indi, sorprendendo tutti gli astanti (ma forse qualcuno se lo
aspettava), spiccò il volo per raggiungere la sua Isola.
Non so se
effettivamente abbia subito il fascino de la Belle de jour, e posso
farne anche a meno (bugiarda: daresti qualsiasi cosa per conoscere la vicenda nei dettagli) ma so per certo che anche lui ha un'Isola, e un paio d'ali
per raggiungerla. Anzi, ne ha pure un paio di scorta: meglio essere previdenti.
*** M.L., da "Luna vagabonda", in "Tango dietro l'angolo" (1991).
*** M.L., da "Luna vagabonda", in "Tango dietro l'angolo" (1991).
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