Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

mercoledì 6 marzo 2013

MIMMO METALLARO


Nell'attesa che il futuro carico di doni di Mimmo, arrivi, per fornirmi nuovi spunti (Il futuro sembra lì, ma non arriva mai) io continuo imperterrita a saccheggiare il passato. L'altro giorno in maniera del tutto fortuita, (in mille occasioni ho utilizzato i giornali come strumento di ricerca finalizzata a Mimmo, sto lavorando a un pezzo che ricostruisca la sua carriera attraverso i titoli di quattro testate, ma il caso ha voluto che al lavoro mi imbattessi, per altri motivi, in un volume rilegato de La Repubblica dell'aprile 1985) ho trovato questo vecchio articolo, corredato di foto (una foto utilizzata i molte occasioni, Mimmo alle tastiere, maglietta bianca, giacca scura e jeans, e, intuisco, molte spillette sul bavero: forse era la mise del momento) che desidero proporre. Pubblicato su La Repubblica del 17 aprile 1985, ci racconta di un gremito concerto di Mimmo al Teatro Olimpico. L'autore è Gino Castaldo.

QUANTA GRINTA IL 'NUOVO' LOCASCIULLI ANCHE TROPPA

Incredibile, ma vero: quello che una volta era il timido, impacciato cantautore Mimmo Locasciulli, si è trasformato in uno scatenato intrattenitore. Chi ha seguito passo passo la sua carriera, ha certamente provato un piccolo shock quando sul palco del teatro Olimpico si è cominciato a levare del fumo (sì, proprio il fumo che si usa nei concerti rock), sonorizzato da un suono elettronico basso e inquietante. Molti hanno pensato di aver sbagliato teatro, ma i dubbi sono stati dissipati quando, accolto da uno sfarfallìo di fari colorati, è apparso Locasciulli, regalando al pubblico di fans che gremiva l' Olimpico una verve insospettabile, un' energia da vendere e, soprattutto, l' inedita capacità di fare spettacolo. Se, dunque, nei concerti del passato, il cantautore sembrava imbarazzato e a disagio, quasi volesse scusarsi col pubblico di essere lì a rubare l' attenzione della gente, ora ha assunto un imperioso tono affermativo, la convinzione del suo ruolo di musicista. E così, sotto questa nuova luce, abbiamo ascoltato Locasciulli riproporre le sue migliori canzoni, accompagnato da un quartetto di solidi e vigorosi solisti, capaci di spingerlo fino ai limiti del più sonoro rock. Eccitata da questa base piena di forza, la sua voce, che è tra le più belle e ricche di espressione della nuova canzone italiana, si è liberamente mossa tra la delicata ispirazione de Gli occhi ("...perchè per dormire devo fingere di sognare, di sognare che gli occhi sono navi lanciate nel mare" e il giocoso country di Pixi dixie fixi, tra l' ironia di Buoni propositi, e i doppisensi di Il treno della notte e la dolce sensualità di Piccola luce, uno dei suoi pezzi più noti e riproposto, tra l' altro, nel nuovo album appena pubblicato da Locasciulli, dal quale abbiamo ascoltato alcuni pezzi, tra cui Caterina (dovuto alla firma di De Gregori) e Buona fortuna, il pezzo che era stato presentato a Sanremo. Definitivamente, Locasciulli ha voluto vestire i panni del rocker, cercando raucedini alla Tom Waits e piccole trasgressioni ai clichè della canzone d' autore. Ha anche suonato come un forsennato, svisando sulle sue tastiere, incitando i suoi compagni a scatenarsi in assolo. Tutto bene, se non fosse che questa imprevista liberazione è andata spesso oltre le righe, svalutando talvolta questa nuova sorprendente padronanza del palcoscenico. Come un timido che si libera delle sue inibizioni, ma finisce per esagerare, Locasciulli ha dimenticato strada facendo la misura di questo nuovo corso, suonando troppo rock, e alla fine in modo ripetitivo, e soprattutto troppo in assoluto, concedendosi al suo pubblico osannante per più di due ore, e senza intervallo. Il pubblico, certo, non si è tirato indietro, ma il pubblico è per natura vorace e insaziabile. Sta al protagonista dello spettacolo trovare la misura per non creare inutili indigestioni. Unica pausa è stata la presentazione di Roberto Kunstler che ha avuto spazio per due canzoni, perpetuando un meccanismo che a suo tempo nei concerti di De Gregori era servito a lanciare lo stesso Locasciulli. Ad un certo punto, dopo che il cantautore era passato nientemeno che alla chitarra elettrica, rinforzando l' intenzione rock del gruppo, dalla platea si è levato un grido: "Mimmo metallaro!", detto con grande affetto, ma con ironica preoccupazione.




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