Mimmo & Greg

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Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

lunedì 4 marzo 2013

IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA MOSTRI?

In questi giorni uso la ragione come mai nella mia vita. E penso, penso e penso ancora. Mi stupirò di me stesso, credo...


La frase di Mimmo che ho appena riportato, mi ha immediatamente richiamato alla mente la celebre incisione di Goya, Il sonno della ragione genera mostri. Questa associazione mi ha portato a darmi la seguente risposta: M. usa la ragiona come non mai, perché è ben conscio di come il sonno della ragione possa generare mostri, soprattutto in tempi come quelli attuali, in cui, per molti, la ragione sembra essere stata soppiantata da una congerie di atteggiamenti e comportamenti che ne sono l'assoluta negazione. L'uso della ragione come dovere morale e assunzione di responsabilità, dunque.

Questa è una prima ipotesi, forse troppo razionale. Sarà davvero così avvertita e intenzionale, così razionale, questa attitudine a usare la ragione? Sarà scaturita da una decisione meditata, da una assoluta necessità? Sarà astratta, o sarà invece legata a qualcosa di contingente, che inevitabilmente lo porta a privilegiare la scelta dell'utilizzo e della supremazia della ragione, per giungere a una qualche soluzione, di cosa non è dato sapere? 

Spesso io stessa vorrei farmi pensiero, per poter entrare inosservata e autorizzata nei pensieri della gente. In questa caso la curiosità è forte. Di che ordine saranno, questi pensieri? Sarà una mera speculazione sull'ordine delle cose, avrà a che fare con l'uomo nel nobile atto di interrogarsi sull'universalità dei suoi comportamenti, pur nella particolarità? Avrà un legame più stretto con ciò che accade intorno o ciò che avviene dentro? Non lo so, so solo che non potrò mai farmi pensiero per entrare nei pensieri di un altro, e che qualsiasi pensiero gli possa attribuire, esso sarà sempre condizionato più dai miei pensieri che non da quelli dell'altro, per quanto io possa pensare di avere un intuito particolare per coglierli, e l'altro possa mettermi a disposizione una buona serie di indizi.

Mi sono posta delle domande sul senso della frase, ma poi mi soffermata a riflettere sull'uomo pensoso, ritratto in una occasione formale. Ne ho osservato l'espressione, pensosa, appunto, e ancora vagamente malinconica, ma sorge il dubbio che si tratti di lieve disagio davanti all'obiettivo, oppure di una piccola burla, perché sotto sotto aleggia un sorriso. Ne ho osservato con frivola attenzione i particolari esteriori, (lo faccio sempre quando pubblica una nuova foto: ma quella camicia nera con gli inserti d'oro???) i dettagli, i gemelli da polso, perfettamente in sintonia con l'ambiente raffinato e luminoso. Dov'era? Sembra quasi un prima o un dopo di una occasione conviviale, un momento di quiete prima che arrivi qualcuno, o subito dopo il saluto dell'ultimo ospite... Forse tra un po' le luci si faranno più smorzate, la cravatta verrà allentata, e i pensieri inizieranno a rincorrersi, giocosi, lievi, caotici e armonici a un tempo, e intrecceranno una danza a tratti lenta a tratti sfrenata, diventeranno parole, forse di una lettera che non verrà mai spedita, forse di una poesia, forse di una canzone.

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