...
E
adesso
Io non
mi piango addosso
Non ho
domande
E
neanche le risposte
Ho un
passo lento lento un andare costante
E non
mi pare pesante
Questo
lungo cammino che porta
A
qualche posto distante
Dietro quali suggestioni Mimmo
abbia scritto questa canzone (Passo lento, Sglobal, 2006) non è dato sapere, e
neppure posso tirare a indovinare: non riesco proprio a immaginare. Posso
semplicemente tentare di inventarmi una mia storia, certo un’altra, rispetto a
quella che aveva in mente lui. Sarebbe interessante chiedere a dieci diverse
persone di cimentarsi nel mio stesso esperimento, per vedere i diversi esiti,
come sarebbe - però in ultima istanza - interessante conoscere la sua versione.
Nella mia storia c’è un foglio
bianco da riempire, in risposta ad un altro invece fitto di scrittura. Qualcuno
attende notizie, o chiede spiegazioni. La risposta non si fa attendere, anche
se scrivere è mettersi a nudo e può far male, ma può anche servire a togliersi
un peso. Qualche ingranaggio sembra essersi inceppato nella vita del
protagonista, che tira avanti in una situazione fiacca, che procede quasi per
inerzia, con la complicità di qualche
bicchiere e un po’ di mestiere, ma nonostante questi tentativi, c’è una
sofferenza che lo afferra e lo riporta indietro. Forse è giunto il momento di
cambiare rotta, di rompere con i retaggi del passato e di procedere verso una
strada nuova. La decisione è presa: c’è una meta da raggiungere, senza
atteggiamenti vittimistici, e con un certo disincanto. Senza porsi domande,
senza darsi risposte. C’è una tensione, una pulsione che conduce altrove, che
sia un altrove fisico e un cambio di situazione non importa, appare chiara la
volontà di cambiamento, che presuppone costanza, tenacia: è un affrettarsi con
lentezza, ma senza affanni. La decisione è presa e per raggiungere la meta si è
disposti a percorrere un lungo cammino, che non appare pesante, anche se si intuisce pieno di polvere e ostacoli.
Mi vengono in mente altre canzoni
del passato. Qualcosa farò per i non ho, per la volontà di agire, seppur
in maniera non ancora del tutto chiara. Svegliati
amore per la chiamata, per l’urgenza della pulsione che spinge ad andare.
Dopo che avrò pubblicato me ne verranno all’istante in mente altre, ma non integrerò
il testo, lasciandogli immediatezza e incompiutezza.
Non so bene dunque cosa abbia
spinto Mimmo a scrivere questa canzone, che fa parte dell’album Sglobal, e non
è una delle più note. In Sglobal, ci sono delle canzoni bellissime prese
singolarmente, ma che danno la sensazione di una mancanza di armonia
nell’economia dell’album, in cui sembrano quasi perdersi e quasi stridere con altre,
belle anch’esse, ma in maniera diversa, con cui hanno poco da condividere. C’è troppo di tutto, lì dentro, troppa
varietà, sembra quasi uno spreco, un eccesso, che porta a una mancanza di
equilibrio. Ai primi ascolti dell’album avevo asserito il contrario e invece,
dopo averlo meditato, mi trovo a rivedere le mie considerazioni. Mi viene in
mente l’immagine di un insieme di gemme bellissime,
infilate a formare una collana, senza
tener conto di forma e colore: ne risente la singola gemma e il monile nel suo
complesso.
Non so bene cosa lo abbia spinto
a scrivere la canzone, ma so, o meglio, mi pare di cogliere in lui, nel Cantante
inteso come persona, delle caratteristiche evidenziate nella canzone. Mi lancio
in questa operazione azzardata. Non si piange certo addosso, non si commisera,
e spesso non ha domande, e neppure risposte, sia nel senso più immediato che
spesso non sa davvero cosa pensare di certi argomenti, non ha una opinione
definita (mi sovvengono i suoi frequenti "non saprei" nelle interviste,
accompagnati da un tono di voce sorridente: ha ragione, non si può avere
un’opinione su tutto) sia nel senso più
alto, filosofico, di non ritenere di essere detentore di verità assolute. Se
deve raggiungere un obiettivo, percorrere un lungo cammino che lo porti a qualche posto distante, non si lascia scoraggiare:
procede, magari con passo lento, ma il suo andare è costante e prima o poi
arriverà. Così lo vedo io.
E io, dove voglio arrivare? Intanto
a portare a compimento il ciclo "Frammenti", che nelle mie intenzioni nasceva
come un ciclo di sette, da esaurire in sette giorni: troppo anche per me. Neppure io so su quali
altri frammenti (ne restano due) mi soffermerò, anche se sono orientata verso quelli di canzoni un
po’ defilate, un po’ da retrovia, e solo sue, senza il contributo di altri. Poi si vedrà. Questo posto è come uno di quei
ristoranti dove si decide il menù in base a ciò che si trova al mercato, al mattino presto.
Il mio mercato è Mimmo. Mi piace molto girare per mercati, osservare con attenzione merci e persone, ascoltare suoni, rubare discorsi e poi imbastire storie. Un po' quello che faccio qui dentro: racconto, e un po' me la racconto, per farci compagnia.
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