Tra mille difficoltà di carattere tecnico, ho visto il documentario della regista tedesca dedicato a Mimmo, che lo ha reso fruibile nel suo sito. Ne sono rimasta entusiasta.
Non sono riuscita a trovare un punto debole: tutto mi è sembrato perfetto, pulito, classico, luminoso, ricco, ma misurato. C’è tutto ciò che serve a ben rappresentarlo: se, senza conoscerlo, lo vedessi per la prima volta in un lavoro del genere, sarei molto incuriosita. Credo che la regista abbia interpretato e colto molto bene l'artista e l'uomo, e immagino anche che ciò sia stato possibile per una intesa, una facilità di comunicazione che è il presupposto per la buona riuscita di qualsiasi lavoro.
Ho scritto ieri un post, sull’argomento, e l’ho anche pubblicato, eliminandolo subito dopo perché lo sentivo ridondante e stonato, con quel titolo ampolloso che gli avevo dato. Ho esercitato il diritto di ripensamento.
Il mio desiderio è ora non lasciarmi andare a descrizioni e commenti (ogni scena e ogni immagine mi hanno suggerito un pensiero) che mi sembrano superflui, ma esprimere, questo si, il mio apprezzamento, ma soprattutto la mia gratitudine, perché mettere a disposizione il video, che mostra Mimmo anche nella sua più autentica dimensione privata, domestica e familiare, mi è parso un gesto carico non solo d’affetto, ma anche di fiducia nei confronti di chi lo segue. Un bel dono e un bel modo di donarsi.
Gli spunti per continuare a scrivere, e raccontare magari dei pensieri che mi affollano la mente quando mi perdo davanti ai tetti e alle viuzze dei quartieri antichi della mia città, in uno dei tanti punti panoramici da cui inevitabilmente lo sguardo spazia verso il mare e gli stagni, - dopo aver visto Mimmo malinconico e assorto, quasi commosso, al Pincio, - sarebbero tanti, ma concludo qui.
Ogni tanto anch'io sento l'esigenza di sobrietà e sintesi.
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