Certo che i meccanismi della memoria sono bizzarri. Non so come sia potuto accadere, non so attraverso quali sollecitazioni sia potuto riemergere dagli scantinati umidi in cui sono immagazzinati i ricordi, tutti, anche quelli più insignificanti. Siamo in un programma televisivo, forse Il tappeto volante, siamo negli anni novanta e c'è Mimmo che a un certo punto pronuncia un nome: Tacchinardi, che allora era un giovane calciatore della squadra del cuore (mi sono documentata, giocò lì dal 1994 al 2005) del nostro Cantante. La sua voce che pronuncia questo nome ha iniziato, senza motivo apparente, e all'improvviso, a risuonarmi dentro, come un mantra e quasi un monito: Tacchinardi, Tacchinardi, Tacchinardi. Io che pensavo di aver appreso la fede calcistica di Mimmo solo qualche anno fa, devo smentire me stessa: lo sapevo già, sapevo già tutto. Conserviamo davvero tutto ciò che abbiamo appreso, anche i particolari più insignificanti, solo che ci sembra di non avere le chiavi per aprire i cassetti della memoria. A un certo punto, quando meno ce lo aspettiamo, i cassetti si aprono da soli.
La domanda che mi pongo, al di là della sua rilevanza apparentemente poco significativa, è: come mai è saltato fuori, proprio ora, questo ricordo che non pensavo di avere? Ad esempio ho la certezza che in quella stessa puntata, o in un'altra, di quella stessa trasmissione, si parlasse di alimentazione nelle mense e Mimmo fu invitato a esprimere la sua opinione tecnica, ma di Tacchinardi, proprio no, non mi ricordavo.
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