Domenica mattina, intorno alle 11,30. Ascolto una trasmissione radiofonica di Radio Due. Sono in giro, ho le cuffie, e nelle mie orecchie entrano le note di Tu no. Ad eseguirla è un gruppo che ha dedicato un recente lavoro a Piero Ciampi, e che nel 1999 ha anche vinto il Premio a lui dedicato. Molto omaggiato, Ciampi, molto citato. Meritatamente e non da adesso, anche se un numero sempre maggiore di artisti sembra accorgersi di lui. Capita di frequente, spesso dopo che uno è morto e in vita non è stato tanto fortunato. Si innesca una specie di meccanismo a catena, a volte anche una moda. Capita anche a chi in vita invece ha avuto successo, è stato molto considerato, poi muore e c'è la gara a chi lo omaggia di più, a chi fa più spettacoli per ricordarlo, spesso in contemporanea, come è accaduto negli ultimi anni a un artista in particolare, che secondo me avrebbe potuto pensare "Va bene l'idea del tributo, ma ora stanno esagerando...." Sto divagando e non intendo lasciarmi andare ad alcun tipo di giudizio: mera cronaca. Varcata la soglia di casa, dunque, ho sentito immediato il desiderio di mettere su Piano piano e di ascoltarmi la versione di Mimmo, di Tu no, e mi sono subito riappropriata della canzone. Anche qui questione di gusti e di abitudine a sentire quella versione, quella interpretazione. "Tu si" ho pensato io, ma mi rendo conto che è una valutazione soggettiva: di sicuro per altri, quella proposta dal gruppo ospite del programma di domenica, potrebbe essere più gradita, più sentita.
Sono anche andata su YouTube e ho trovato un vecchio video in cui Ciampi, ospite a una puntata di Senza rete, interpreta proprio Tu No. Un uomo alto e magro, ancora molto giovane, ma che dimostrava più anni, fermo davanti all'asta del microfono, sembrava chiedersi "che ci faccio qui", ma poi via via si calava nell'interpretazione, sentiva la canzone, via via si scaldava, senza mostrare tuttavia di sentirsi del tutto a proprio agio, in quello studio televisivo.
Dietro l'orchestra, diretta dal maestro Pino Calvi. Poi il pubblico che sembrava applaudire con partecipazione. Chissà se ascoltava davvero la canzone, se si soffermava sulle parole... "Sono a tua disposizione per la vita e per il cuore"... "I milioni di rinunce che ti ho fatto sopportare, le ho pagate care"... E sono qui a domandarmi ancora una volta cosa ci sia davvero dietro una canzone e a riflettere sul fatto che spesso testi bellissimi siano nati da situazioni tormentate, da inquietudini profonde, da esperienze estreme. Quasi che la sofferenza, il tormento, il disagio, gli stati di alterazione, le difficoltà, siano le condizioni più favorevoli, per alcuni, per dare il meglio di sé. Non sempre è così, ovviamente e per fortuna. Tuttavia, è innegabile che gli artisti, quelli veri, anche quelli che non si nutrono di eccessi e di tormenti, e che conducono una vita "normale", siano portatori di una sensibilità particolare, che li mette nelle condizioni di entrare in stati d'animo e in situazioni diverse da quelle che vivono nelle loro vite vere, quasi fossero preda di una trance, di un misterioso processo di possessione o di trasposizione, o semplicemente di immedesimazione.
Ho guardato Ciampi che cantava, l'ho ascoltato e ho pensato: "Tu si, tu si" e una piccola vena malinconica ha preso a pulsarmi dentro, e mi ha tenuto compagnia per un po' di tempo ancora, dopo la fine della canzone.
Ho guardato Ciampi che cantava, l'ho ascoltato e ho pensato: "Tu si, tu si" e una piccola vena malinconica ha preso a pulsarmi dentro, e mi ha tenuto compagnia per un po' di tempo ancora, dopo la fine della canzone.
Un grazie di cuore per la tua visita a Blogaventura Reporter e per i bei pensieri che hai lasciato nel mio piccolo spazio. Anche per me che quando ascolto Pixi Dixie e Fix di Mimmo Locasciulli la dedico sempre a mia moglie e alle mie due figlie. A presto, Fabio
RispondiEliminaGrazie a te, Fabio.
RispondiEliminaPasserò ancora a trovarti. E leggerò prestissimo la tua "Storia cagliaritana" che mi incuriosisce molto.