Capita che a volte scriva, e poi archivi, per motivi diversi. Accade che dopo un po' il pezzo archiviato sappia di stantio: scritto sull'onda di uno stimolo che mi cattura, non mi pare tuttavia opportuno pubblicarlo. Ci penso su e poi, semplicemente, dopo qualche tempo non ha più senso (ammesso che ce l'avesse prima). Accade anche che mi imbarchi in qualcosa in cui l'aspetto meccanico-burocratico, compilativo, prevalga su quello creativo, e qui, semplicemente, mi annoio. Mi dico che ci ritornerò, ma soffro solo al pensiero di dedicarmi ancora a cose già viste mille volte. Avevo in mente di ricostruire la carriera di Mimmo, attraverso i titoli che i principali quotidiani italiani gli avevano dedicato dal 1980 in poi. Ho iniziato, ho letto e riletto, ricopiato un gran numero di titoli, poi ho iniziato a sforbiciare, poi a rimpinguare e di nuovo a sfoltire. Alla fine ho lasciato un lavoro a metà, mutilo e alquanto informe, e ho conservato la bozza. Oggi, mi son messa a girellare tra le bozze in attesa di giudizio e mi son detta: "Informe quanto vuoi, ci hai lavorato, agiografa dei miei stivali! (senza i diamanti dentro, purtroppo). Mandalo in stampa."
"Ogni volta che sono dentro un bar e vedo le tazze colme di cappuccino, denso, morbido, schiumoso, ne sono incredibilmente attratta, ma solo visivamente, perché il latte non è per me. Qualcuno ha pensato di assimilare Mimmo a un cappuccino, ma io preferisco paragonarlo a una bevanda corroborante, come quella che mi preparo spesso in questi ultimi giorni, un caffé doppio con cacao brasiliano e zucchero di canna.
Oggi, complice una giornata di pioggia scrosciante e di vento ululante, e una condizione fisica non ottimale, mi sono rintanata e mi sono messa a giocare, come il piccolo malato della poesia di Diego Valeri. Solo che invece della matita dai giocondi color rosso e turchino, ho pescato tra i titoli che nel corso della sua lunga e onorata carriera, i giornali hanno dedicato a Mimmo (nell'ordine La Stampa, La Repubblica, ll Corriere della sera e infine L'Unità, e li ho, con una banale operazione di copia-incolla, trasferiti qui. Quelli sottolineati sono della Stampa e del Corriere - il link dovrebbe essere attivo - così se qualcuno volesse, può andarseli a leggere. Il medico che canta va per la maggiore, nei titoli. Anche le canzoni pulite, la vocazione a raccontare storie intime in atmosfere raccolte, il romanticismo. Ne ho scelti alcuni, cercando di rappresentare un po' le tappe della sua carriera.
Il titolo La sfortuna di Locasciulli non deve trarre in inganno, perché nessun evento sfortunato ci fu, ma solo un bel concerto in cui, in anni in cui era abituato a un pubblico più numeroso, ricevette molti applausi, ma da pochi estimatori.
I due che condividono un'ideale di vita garbata sono M. ed Enrico.
L'azzardo è riferito all'album Tango dietro l'angolo, il Jack con cui M. ricomincia, si riferisce all'opera teatrale Jack lo sventratore, di cui M. scrisse il commento musicale. (Mi domando sempre dove sia possibile ascoltarlo, se sia confluito in qualche album sotto mentite spoglie... o chissà che altro).
Mi sono divertita a rimescolare i titoli, in parte scompaginando qualsiasi tipo di ordine, e ne ho riportato qualcuno (pochi pochi) che, Vostra Eccellenza mi perdonerà, non è strettamente legato alla musica, per dovere di cronaca.
Uno dei titoli di Repubblica ci racconta di un Mimmo scatenato. Confesso che a me Mimmo scatenato, quindi bevanda corroborante, intriga (come direbbe lui) molto di più di Mimmo misurato, attento a non andare sopra le righe, troppo soffice, quindi Mimmo cappuccino.
Ricordiamoci però che non è detto che un menù debba essere sempre monocorde: viva la molteplicità, e i vari aspetti che caratterizzano il nostro amico, anche se spesso contrastanti.
Iniziamo il breve viaggio".
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