Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

lunedì 9 agosto 2010

L'ULTIMO GENTILUOMO DI CAMPAGNA

Così qualcuno, come raccontava egli stesso in una vecchia intervista, usava definire talvolta Mimmo Locasciulli. A me i gentiluomini di campagna sono sempre piaciuti, anche se non credo di averne conosciuto molti. Più che altro l'idea che ho di loro, si nutre di suggestioni provenienti da letture, da film, da racconti, che non da esperienza diretta vera e propria. Il fatto è che io di questi gentiluomini di campagna ho un’idea un po’ oleografica, stereotipata. Sono di una certa età, hanno spesso i baffi (a me allo stato attuale gli uomini con i baffi non piacciono: faccio un’eccezione solo per la categoria che sto descrivendo) indossano comode giacche di tweed con le toppe di pelle ai gomiti, dei cache-col di seta, fumano la pipa, vivono in casali di campagna dal fascino un po’ vecchiotto, sfogliano accanto al camino bei volumi illustrati, e di tanto in tanto, con l’aiuto della fida governante, organizzano dei pranzi ai quali invitano delle signore di città un po’ civette, con cui fanno sfoggio di charme, per poi condurle a passeggio per la tenuta, su un calessino che essi stessi guidano con perizia. Producono ridotte e selezionatissime quantità di vino e olio, che mai venderebbero, ma offrono con piacere agli amici. Hanno una conversazione piacevole e modi impeccabili, sono sobri e riservati ma non burberi e orsi. Si rivolgono con la stessa cortesia alle grandi dame e alle contadinelle.
Potrei dilungarmi oltre, ma il dovere mi chiama, anzi mi richiama all’ordine. Io qui non devo divagare troppo, ma puntare dritta sul mio bersaglio: un uomo cortese, questo traspare, ma di una cortesia un po' ruvida che non lascia spazio alle smancerie. Nell’intervista a cui mi riferivo prima, vecchia di quindici anni, racconta: Sono cortese, cedo il posto in autobus, mi definiscono l’ultimo gentiluomo di campagna; il rischio è essere considerato burino. (Perché mai?) Ma io preferisco essere così, non mi riconosco molto in certi atteggiamenti di oggi. Sarà ancora così, per lui? Lo prenderà ancora, Mimmo, l’autobus, o qualsiasi altro mezzo pubblico? Piccola luce, come ben sappiamo, è nata proprio su un autobus, o era un tram, non lo ricordo bene: Mimmo tornava dall’Acea dove aveva pagato la bolletta della luce, ma parliamo di trent’anni fa, quando ancora si andava a pagare le bollette. Ora ce le abbiamo tutti accreditate. Certo se incontrassi Mimmo Locasciulli su un autobus e mi cedesse il posto, penso che accetterei subito, se non altro perché per l’emozione non mi reggerebbero le gambe. Non è escluso che ci salga ancora, sui mezzi pubblici. Per quanto nella città che lo ospita piacevolmente senza essere riuscita a "possederlo", Egli sia noto, non credo che subisca assalti dalla folla, insomma penso possa girare tranquillo senza temere sgradevoli intromissioni. Prendere un mezzo pubblico in una città piena di traffico e con problemi di parcheggio può essere già molto vantaggioso in una città piccola come Cagliari, figuriamoci a Roma.

Io credo sia cortese anche con i collaboratori e con i pazienti, Mimmo. Credo, o forse lo spero, che il suo reparto funzioni bene perché si è creata quella sinergia con il suo staff (ho usato due parole che non mi piacciono, abusate, ma qui quelle servono) che non ha bisogno di picchi di autoritarismo. Credo, o forse lo spero, che Mimmo sia di quei medici che accompagnano i pazienti, e non intendo solo alla porta quando li accomiata, con una stretta di mano, cosa che ha anch’essa la sua importanza, e che non è così frequente come ci si potrebbe aspettare. Cortese, ma fermo e inflessibile su certe cose sulle quali occorre essere rigorosi.

Cortese con chi parla di lui, o scrive di lui. Appena può, se naturalmente reputa sia il caso di farlo, che ci saranno certi casi in cui magari non vale la pena, risponde personalmente, e non con frasi stereotipate o con formule standard valide per tutti. Talvolta i destinatari di queste risposte le pubblicano, tutti contenti, e pertanto nel mio percorrere la rete palmo a palmo, ne vengo a conoscenza. Talvolta si tratta di persone che scrivono anche brevemente di lui, e si mostrano entusiaste della sua musica che prima non si erano mai soffermati ad ascoltare, e Mimmo cortesemente e brevemente ringrazia: non è da tutti. Google Alert lo informa di tutto quanto si pubblica on line su di lui, quindi sa tutto. A me questo fatto ha sorpreso molto, perché prima di esserne informata, ero del tutto convinta che Mimmo fosse uno poco interessato a questo genere di cose, cioè a sapere che cosa si dicesse di lui e come fosse percepito e recepito, e che in particolare fosse poco attratto dalla tecnologia, da computer, smart phone e cose del genere. Invece mi sbagliavo, gli interessa sapere cosa si dice di lui, e quanto a strumenti tecnologici, li utilizza e li padroneggia, (sulle sue capacità in qualsiasi campo, e quindi anche quello informatico, non avevo invece alcun dubbio) questi strumenti, anche se credo che gli interessino fino a un certo punto: gli sono utili, tutto qui, ma non vive (avendo oltretutto molto altro da fare) attaccato a uno schermo, anche se può essere comodo averne uno piccolo sempre con sé.
La realizzazione del suo sito, per ovvi motivi di tempo, e perché è convinto che “a ciascuno il suo mestiere”, l’ha affidata a un professionista, che ovviamente, come è nel suo stile, ringrazia. Mi piace riportare alcune frasi di ringraziamento, senza commentarle perché si commentano da sé. A tutti coloro che mi hanno manifestato la loro stima, che hanno amato le mie canzoni e che ancora accompagnano il mio cammino. Il vero successo è l’intensità dell’affetto che si avverte attorno, fuori e dentro la musica. Grazie ancora.
A tutti quelli che mi aiuteranno ancora con i loro suggerimenti, le loro critiche e le loro attenzioni. Continuerò a far tesoro di ogni loro minima sensazione.
Mi piacciono molto perché qui dentro ci siamo noi “esercito senz’armi” di Mimmo e quindi indirettamente anch’io.

Ecco, in questa fase di raschiatura del barile, in attesa di tempi migliori (intanto un’idea mi è già venuta, ma perché la possa realizzare è necessario far passare questo periodo di ferie in cui tutto si paralizza, in questo paese) potrei rendere omaggio all’artista con uno scritto tutto dedicato a frasi desunte da interviste o altro che mi abbiano colpito particolarmente. Florilegio locasciulliano, potrei pomposamente intitolarlo, perché ogni tanto mi piace essere pomposa.
Molto bella è la lettera di ringraziamento che Mimmo ha scritto a uno dei redattori di una nota rivista on line che spesso gli dedica spazio, e che, per contratto e per piacere, io, ovviamente, leggo. Questo signore, un po’ ruffiano (bonariamente) perché nell’esordio della recensione dell’album, Piano piano, utilizza una metafora enologica gradita al nostro amico, (idea mia: magari neppure conosce la passione di Mimmo per il vino; cose che a me sembrano scontate, per altri non lo sono; ad esempio continuo a leggere, e parlo di cose scritte da professionisti, e non da dilettanti che scrivono nei blog, che Mimmo è cardiologo, o cardiochirurgo: lui di cuore se ne intende, dicono...) procede con una serie di considerazioni del tutto condivisibili (Piano piano, lo ribadisco per l’ennesima volta è bello senza se e senza ma, così ho utilizzato un’altra di quelle espressioni che non amo, ma qui rende bene l’idea) e, a un certo punto, giunto a Vola vola vola, ne parla in termini molto entusiastici e poetici, ma come se fosse una canzone in napoletano. AHI! Ho sentito un dolore profondo al petto, quando ho letto. La risposta di Mimmo mi è capitato di trovarla poco tempo fa. Una bella lettera, colloquiale e aperta, e anche profonda; ringrazia, Mimmo, informa sulle sue attività e sui suoi progetti (era in preparazione Sglobal; a proposito dove si è arenata la bella idea di incidere un album contenente una dozzina di vecchi brani, rimasti fuori da Aria di famiglia, alcuni dei quali non si trovano più in commercio…mi dispiace che alcune mie creature siano disperse…? Io son qui che aspetto.)
Ringrazia cortese ed educato, nel suo stile. Solo nel post scriptum, in un modo ancor più carino, fa notare che Vola vola vola è nel suo dialetto, l’abruzzese, e chiede che non sia confuso col napoletano.
Guarda Mimmo, io ho una voglia matta di imparare l’abruzzese, anzi di scendere ancor più nel particolare e imparare il pennese. Chi l’ha detto che solo il sardo (nelle sue infinite varianti) è difficile? La lingua nella quale tu continui a pensare, e a parlare immagino, appena se ne presenti l’occasione, mi pare “complicata assai”. Un passetto per volta. Allora simuliamo una situazione standard. Io sono una vecchietta di Penne, non ci vedo tanto bene, tu ti avvicini a me, e siccome sei un gentiluomo di campagna (per l’occasione hai indossato una bella giacca di tweed, ma hai pensato bene di non metterti i baffi finti) mi porgi il braccio per sostenermi, che sono anche un po’ malferma sulle gambe; io non riconoscendoti, ti chiedo Di chi si lu fije? Poi, saputo che di te mi posso fidare, ti invito a casa mia, e continuo: Ti li pije 'nu cumpliment? Siccome ti sei accorto che io spesso non mi faccio i fatti miei, (nella fattispecie mi faccio i tuoi) sono cioè un po’ pettegola, e a uno così riservato come sei tu questo non piace molto, mi molli con questa frase Ognune sa esse, e Dije sa tutte. Sgamata all'istante. Così imparo a comportarmi, ben mi sta.

2 commenti:

  1. Partendo da un artista, che leggendo i tuoi scritti viene voglia di conoscere meglio, vai oltre e introduci il lettore nel tuo mondo, senza perdere di vista il tuo tema dominante.
    La lettura è scorrevole e gradevole e mai banale.

    RispondiElimina
  2. Tu devi essere sicuramente persona amica. Ti assumo per incrementare il mio tasso di autostima.

    RispondiElimina

Elenco blog personale