...
E
dietro la tua faccia triste
C'è un esercito intero che combatte e resiste
E dietro la tua faccia stanca
C'è un'onda di mare e una nuvola bianca
E un'ombra che mi può nascondere
Tu non fare domande e non mi chiedere mai.
Dietro la faccia delle altre persone
C'è un esercito intero che combatte e resiste
E dietro la tua faccia stanca
C'è un'onda di mare e una nuvola bianca
E un'ombra che mi può nascondere
Tu non fare domande e non mi chiedere mai.
Dietro la faccia delle altre persone
C'è una nave che parte, una buona occasione
C'è una campana che vola lontano
C'è lo specchio del tempo che passa la mano
Un filo d'amore e una scritta sul muro
E una corda che lega il presente al futuro.
...
C'è una campana che vola lontano
C'è lo specchio del tempo che passa la mano
Un filo d'amore e una scritta sul muro
E una corda che lega il presente al futuro.
...
Vecchia canzone, La faccia delle altre persone, per me mai dimenticata. Il destino delle canzoni: alcune rimangono, altre scompaiono, altre ancora costituiscono un vago ricordo. Interviene una selezione naturale, ma anche la volontà di chi a un certo punto, per i motivi più svariati, non le propone più nei concerti, e neppure in un nuovo arrangiamento. D'altronde il repertorio è vasto e non può esserci spazio per tutto. Qualche volta i tempi sono talmente cambiati che cantarle ancora potrebbe risultare anacronistico: ci si sente a disagio ed è meglio lasciar stare, anche se il pubblico sarebbe felice di sentirle. Insomma non è nel destino di tutte le canzoni diventare dei classici.
Non so se questa possa essere considerata un classico, ma una canzone classica di Mimmo, senz'altro si.
Un'altra canzone del passato, di quell'album (uscito nel 1985,che porta il nome dell'autore), venuto dopo il successo di Sognadoro, forse un pochino soffocato, con la canzone sanremese che per tanto tempo, in tutta sincerità, mi era sembrava brutta, e con quella foto di copertina, anch'essa non particolarmente attraente. Ho iniziato ad apprezzare la canzone solo in questi ultimi anni e continua a non piacermi la foto. L'immagine è innegabilmente importante, perché anche senza avere l'attitudine a fermarsi a ciò che appare, condiziona e spinge ad approfondire, o a lasciar perdere.
L'album contiene tra le altre, anche Sotto il cuscino e Le cose normali, e non dico che ho lanciato i dadi, ma quasi, perché nel frammento conclusivo di questa saga avrebbero potuto esserci versi di tutte e tre.
Mi sono lanciata, in queste ultime sette puntate, ma in molte altre occasioni, in analisi e interpretazioni che, continuo a sottolinearlo, hanno tutto il sapore e il limite della mia lettura personale. Tanto ci sarà sempre, lo sapete, un musico fallito, un pio, un teorete, una Folgorata o un prete a sparare c...te!
Qualcuno osserva, confuso tra la gente o da posizione distante, il mondo circostante. Scene di ordinaria quotidianità in una città come tante; traffico, tram, vento, caffè, e ragazzi che sognano una fuga senza mai riuscire a realizzarla. Forse una città di provincia, forse un quartiere di periferia. L'osservatore indaga e non è visto da nessuno, o forse si. Magari qualcuno si è accorto di lui, tradito dai suoi segnali di fumo e si domanda, in un gioco di specchi, cosa cerchi, cosa nasconda uno sguardo al contempo discreto, ma acuto, attento, che vorrebbe tentare ci capire cosa si celi dietro le facce delle persone. Dietro un sorriso, dietro un'espressione corrucciata, dietro uno sguardo triste. L'immagine dell'esercito intero che combatte e resiste è una delle più felici della canzone, che mi sento di paragonare come efficacia, a quella degli occhi come navi lanciate nel mare. Cogliere le storie dietro le espressioni della gente, che spesso raccontano la verità, ma in alti casi sono fuorvianti e nascondono storie inimmaginabili e segreti inconfessabili, dietro una parvenza di normalità.
Cosa raccontano le facce delle persone, ma anche cosa ci raccontano di chi li scrive, i versi delle canzoni, e infine cosa racconta di chi scrive qui dentro, ammesso che possa a qualcuno interessare, quello che scrive e come lo scrive? Ciascuno di noi, anche il meno schermato, anche quello di lettura apparentemente più immediata, davanti al "mondo" si muove spesso dentro un ruolo, un copione. Schermi, difese, messe spesso in atto per rendere le cose più facili, ma che talvolta hanno l'esito di complicarle terribilmente.
La saga dei Frammenti è conclusa. Preferisco innegabilmente scrivere in maniera estemporanea e non programmata, ma di tanto in tanto, mi avventuro nel seriale con qualche tentativo di organicità.
Non so, ancora, cosa, ancora, potrò inventarmi, ma qualcosa mi inventerò.
Ho una grande nostalgia dei concerti degli anni '80, pieni di gente, di partecipazione ed allegria, e di canzoni, ora, dimenticate.
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