Devo sostenere un esame; non è la prima volta che ci provo, ma non sono ancora riuscita a superarlo. Il Professore è molto severo, e nonostante io abbia dedicato tempo e cura allo studio, nei precedenti tentativi non ha ritenuto la mia preparazione sufficiente. “Torni la prossima volta, al massimo le potrei proporre un diciotto, anche se non sono certo che potrebbe fare meglio”.
Da tre anni studio “Scienze mimmologiche” in questa strana università che mi sono inventata, con impegno e una tenacia che sconfina nella caparbietà, ma il mio libretto è ancora intonso.
Ci ritento. Mi preparo con cura. L’aspetto è importante e l’abito fa per metà il monaco: sono indecisa tra un tailleur molto simile a quelli che indossavo da studentessa, quando avevo vent' anni e volevo dimostrarne di più travestendomi da professoressa arpia, e un vestitino blu da mezza suora, con i bordini bianchi, che mi aveva accompagnato il primo giorno di lavoro. La prof arpia ha la meglio sulla suorina.
Arrivo in questa antica aula universitaria ad anfiteatro, molto spaziosa. In un angolo una scena nota, dei signori in abiti secenteschi intorno a un tavolo dove è disteso un uomo che sembra morto. Lo osservo meglio e noto che il suo braccio sinistro è stato sezionato. Gli altri personaggi della scena sono immobili come in un quadro… ma… certo, è un quadro, un quadro vivente, l’esatta riproduzione della Lezione di anatomia del dottor Tulp, il celebre dipinto di Rembrandt. Peccato che manchi il dottore. Dove si sarà cacciato? Al centro dell’aula, in cattedra, il mio Cantante vestito esattamente come il dottor Tulp, mi fa cenno di avvicinarmi.
“Si accomodi” - mi dice, glaciale - . “Ha portato il libro di testo scritto da me medesimo, dal titolo Basta sciocchezze, menzogne e imprecisioni sulla mia vita e la mia musica, Penne, Edizioni filologiche aprutine, 2012? Sento che sto per essere colpita da un attacco di balbuzie, ma provo a parlare: “Professore, non ero a conoscenza dell’avvenuta pubblicazione di questo libro, che da tempo aspettavo. Mi sono documentata su altre fonti e poi pensavo di aver già superato la parte generale, e di dover essere interrogata oggi solo sul corso monografico…”
“Lei pensa molto male, come al solito. Senta, tenga conto che io non posso continuare a perder tempo prezioso. Vede quelli?” - e indica con un cenno del capo il gruppo di uomini, che immobili stanno intorno al cadavere – “Aspettano me. Solo per questa occasione abbandono il tavolo operatorio per quello autoptico. Si spicci che l’aria incomincia a farsi irrespirabile. Mi delinei gli aspetti salienti del corso monografico.”
Attacco: “Il corso monografico verte sul seguente tema: ricognizione ed esame critico della produzione musicale meno nota, dal 1975 al 2009. Per semplificare ho scelto un testo da ciascun album, tra quelli che a mio avviso possono a buon diritto rientrare nella categoria dei sommersi. Da Non rimanere là ho selezionato L’antica stesura; da Quello che ci resta, Il rosso del mattino; dal terzo album, il QDisc Quattro canzoni di M.L., Un altro giorno; Da Intorno a trentanni, Lo zingaro; da Sognadoro La vita in tasca. Da M.L. Sotto il cuscino; Da Clandestina, La fortuna del mondo; da (Adesso glielo dico) Stupida luna; da Tango dietro l’angolo, Buonanotte nella pioggia; da Uomini, Padre mio; da Il futuro, Come viviamo questa età; da Aria di famiglia, Alice è felice, ghost track; da Piano piano mi son permessa di scegliere Randagio anche se nel testo compare l’apporto di un altro; da Sglobal, Perso e trovato, (pure qui, ma musicale) infine da Idra, Il bambino e il destino (anche qui apporto musicale ...ma familiare). Vorrei iniziare l’analisi a partire dalla canzone più recente. Qui, l’autore, portando alle estreme conseguenze il suo…
L’espressione insofferente del mio esaminatore mi induce a interrompermi sul più bello.
“Proprio non ci siamo. Vede, il suo difetto maggiore è il suo essere totalmente immersa dentro la sua sindrome (una delle tante di cui soffre) di prima della classe, che deve necessariamente mostrare al mondo tutta la sua nozionistica preparazione. Non si tratta solo di elencare titoli e date, si tratta di andare al fondo delle cose, che è sempre la cosa migliore, anche se qualcuno ha sostenuto che chi va al fondo, rischia di rimanerci. Mi scusi, ma sono atteso al tavolo autoptico; come vede quelli sono immobili da un’ora, aspettano me per riprendere a respirare. Questa volta non potrei proporle più di un ventidue, che lei non accetterà, perché è presuntuosa. La informo del fatto che il corso di laurea in Scienze mimmologiche è stato soppresso, per cui questo non vale più”. E così dicendo straccia il mio libretto e, con sguardo impenetrabile e passo altero consono al ruolo, bisturi alla mano, si dirige verso il quadro vivente.
…Questo raccontino delirante venuto quasi da sé, questa sorta di visione pilotata che si è presentata davanti ai miei occhi, senza che la dovessi pilotare troppo, ha l’intento di puntare l’attenzione sull’invito di Mimmo a riscoprire le canzoni meno note, un po’ dimenticate, del suo repertorio. Io ne ho scelto alcune, ma solo per esemplificare. In effetti anche io, che conosco tutte le sue canzoni, e mi somministro un po’ di musica di Mimmo quasi tutti i giorni, ho la tendenza ad ascoltare meno certe canzoni, (non necessariamente quelle citate, anzi) a favore di altre, che mando incessantemente a rotazione, in genere finchè quelli che abitano nella casa di fronte, la cui finestra è a cinque metri scarsi dalla mia, non invocano clemenza o minacciano di far intervenire la forza pubblica.
Io vorrei rilanciare la palla al Cantante, che domani saggiamente fugge dalla città invasa e scappa in un dimensione più a misura sua, (e anche a misura mia, ma nel mio caso sono valutazioni che esulano dall’aspetto strettamente musicale) e invitarlo a guidare chi lo desideri in un percorso di scoperta o riscoperta di brani un po’ dimenticati, trascurati o meno noti. Un modo potrebbe essere inserire un numero maggiore di queste canzoni nei suoi concerti, o addirittura ideare uno spettacolo solo di sommersi, uniti anche a qualche inedito. Roba da supernicchia, da estimatori davvero affezionati. Sarebbe bellissimo.
Potrebbe anche pensare a una raccolta antologica di vecchi inediti e sommersi, ma forse è meglio che si concentri sul suo nuovo disco di inediti, che, vorrei essere smentita ma credo di poter sottoscrivere quanto sto per affermare, non sarà nostro prima del 2013, quando si sarà sciolta la neve. Lo sappiamo, il nostro Cantante non ha e non vuole avere tempi imposti e steccati, e ci piace anche per questo.
…E dire che al vulcano di idee autore di questo scritto, è stato proposto un modesto ventidue, ed è stato stracciato il libretto. Ah, gli artisti, così capricciosi e incontentabili!
Bugiarda: il vestito blu da suora, ammesso che ce l'abbia ancora, non ti sta più. Parliamo forse del 1986?
RispondiEliminaBacioni.
1986, 46 chili, 26 anni: mangiavo come un suino e non ingrassavo.
RispondiElimina2012, 55 chili, 52 anni: la differenza sta nel fatto che a dispetto dell'età raddoppiata sono molto più giovane e molto più grassa. Rimane invariato l'amore per il cibo.
Il vestito non esiste più, ma, va da sè, potrei solo guardarlo, mettermi a ridere, e non indossarlo.