Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

martedì 7 febbraio 2012

NEL VIVO DELLA QUESTIONE

“Che mestiere fa?”
“Il musicista.”
“Si, ma a parte quello,”
“che lavoro fa, veramente?”

Boutade utilizzata molto in ambito musicale, anche dallo stesso Mimmo, che in diverse occasioni ha spiritosamente dichiarato di aver scelto di fare il medico, per sapere cosa rispondere alla domanda “che lavoro fa, veramente”.
In genere quasi tutti dicono “Sono un privilegiato, fare musica non è un lavoro, è passione. Mi pagano per dare libero sfogo a questa passione.”

Cantanti-scrittori: apriamo il dibattito; alcuni sono bravi, e fanno bene a pubblicare; altri sono pessimi, e farebbero bene non solo a non scrivere, ma anche a non cantare più, godendosi in tutta tranquillità i sudati risparmi della loro carriera, lontano dalla ribalta. Altri ancora sono mediocri, e non li hanno neppure scritti loro, i libri, ma i soliti giornalisti di turno più addomesticati all’uso della scrittura. In genere dentro questi libri sono riuniti aneddoti raccontati in mille circostanze, più qualcosa di inedito. In genere a questi libri, se il cantante è molto noto, e in qualche caso anche bravo, si fa una poderosa promozione e talvolta anche i più riottosi sono tanto incuriositi da finire per comprarli, perché sono davvero dovunque e non si deve certo andarli a cercare nella libreria di nicchia. Insomma ce n’è per tutti i gusti. Per esprimere la mia opinione: di tanti di questi libri si farebbe volentieri a meno, anche i meglio riusciti non lasciano grandi tracce di sé, ma è tutto relativo. Non siamo quasi mai nel campo dell’alta letteratura, e nemmeno di quella media. Alla fine è chi compra a decidere, e chiunque è, per fortuna, libero di leggere ciò che vuole: ciò che è scadente per me, o irrilevante, può avere un senso per un altro, e viceversa. Esemplifico subito: io sarei davvero felice di trovare domani in libreria un prodotto dell’ingegno del mio Cantante, per i motivi più svariati; mi spingerebbero a volerlo possedere e fagocitare d’un fiato molti fattori: l’affetto, la dedizione da oblata, la curiosità, il dovere professionale. Potrebbe trattarsi di qualsiasi genere: romanzo, raccolta di racconti, saggio divulgativo, saggio più rigoroso, autobiografia, poesia. Leggerei e comprerei tutto, proprio tutto, anche se Mimmo impazzisse completamente e decidesse di dedicare le sue notti alla scrittura di un…Harmony in camice bianco. Mai dire mai, ma qualcosa mi suggerisce che la mia attesa di un H.C.B a sua firma, potrebbe durare intere ere geologiche.

Confesso che non avrei letto il libro di Enrico se i due non si fossero conosciuti e frequentati. In genere non trascuro di occuparmi, anche se non sempre è possibile, o troppo entusiasmante, farlo in modo approfondito, di gente con cui è entrato in relazione, con cui ha condiviso esperienze, per il semplice fatto che anche questo è un modo per entrare nel suo mondo. Confesso anche che questo Che giorno sarà, uscito circa un anno fa per Kowalski, è stata una lettura piacevole. Enrico, artisticamente attratto da esperienze molteplici, ama mettersi in gioco, e non è nuovo a prove letterarie. Chi ne abbia voglia può entrare nel suo sito ed essere ampiamente informato su questo e altri aspetti, non ultima la presenza di un diario di bordo in cui intrattiene una comunicazione, anche su aspetti personali, con i suoi estimatori, certamente felici di ciò.

Che giorno sarà è la storia, raccontata in prima persona, di un cantante che sembrava promettere bene, e invece non riesce a ottenere il successo agognato. Dopo un esordio che gli permette di raggiungere una certa notorietà, una tournée con un gruppo variegato di tipi canori e umani che Enrico descrive molto bene, incontri con discografici, produttori opportunisti cialtroni e arruffoni, finisce col cantare stabilmente in un locale, senza troppe soddisfazioni. Canta canzoni di altri, il più delle volte, canzoni molto note perché il pubblico vuole quelle, e il più delle volte il proprietario del locale non gli concede lo spazio per più di due canzoni sue. Una di queste è proprio Che giorno sarà; da qui il titolo del libro. La gente gli fa delle richieste specifiche, vuole questa o quella canzone, in genere quelle più lontane dai suoi gusti. Detesta il momento della musica a gettone, non è certo felice di ciò che fa, ma è sempre meglio che alzarsi la mattina con la sveglia e muoversi dentro una mediocre routine da modesto posto fisso, che sembra disprezzare. Senza contare che si fanno molti incontri femminili, a fare il cantante o il musicista: insomma a leggere il libro, non solo per l’esperienza del protagonista, ma per diverse citazioni riportate dall’autore ascrivibili a notissimi e geniali artisti, la molla a salire su un palco sembrerebbe essere la possibilità, anzi la certezza di sedurre e conquistare con facilità estrema. Lo sanno tutti che così non c’è gusto: forse per questo si stancano prestissimo delle conquiste facili, in genere.

In fondo lui, Francesco Ronchi, il protagonista, è un artista (sull’uso e l’abuso di questo termine si potrebbe discutere a lungo), ha scritto delle belle canzoni per la maggior parte inedite, ha una cultura musicale notevole e gusti musicali raffinati, ma non basta: a volte vanno avanti certi personaggi senza grandi qualità, con scarsa o nulla cultura, musicale e non, semplicemente più fortunati o che hanno fatto gli incontri giusti o sono arrivati nel posto giusto al momento giusto. Questi tipi li analizza con ottimo senso critico, ne conosce le vanità e le debolezze, si sente superiore, li disprezza, ma per qualcuno prova invidia livorosa.

Dal punto di vista umano è un pessimo soggetto: beve come una spugna, qualsiasi cosa e in qualsiasi momento, arrivando a rischiare davvero grosso a causa di quello che potrebbe essere un piacere, ma diventa una compulsione smodata, si abbina a qualsiasi gonna disponibile si trovi intorno a lui, prende a calci in faccia chi lo ama, sfrutta la buona fede e le risorse economiche della madre. Sembra tenere molto all’amicizia, ma la calpesta senza ritegno. Sembra innamorarsi anche lui, forse, ma prevale la gratificazione narcisistica e il senso del possesso, il pretendere senza dare niente in cambio. A un certo punto entra nelle grazie di una cantante nota e capricciosa, tale Linda Love, che non ne ricorda una in particolare, di quelle realmente esistenti, ma è una specie di concentrato non so fino a che punto caricaturale, di divismo canoro femminile assai ben rappresentato.

Non so perché, ma io l’ho vista, questa Linda Love, mi è apparsa da subito con le sembianze di una cantante italiana che esiste veramente. Poveretta, magari oltre ciò che potrebbero suggerire le apparenze, ama stare a casa a lavorare ai ferri, o trascorre il tempo a preparare tortellini.

Il romanzo è diviso in capitoli ciascuno con un proprio titolo, introdotti da un aforisma di un personaggio noto, musicista, o scrittore, o filosofo, accuratamente scelti da Enrico.

Enrico, che ha in comune con il suo personaggio l’età e certi gusti musicali, parla di un mondo che conosce bene, che ha potuto vedere e analizzare con senso critico e disincanto. Gente come quella raccontata nel libro, ne hanno visto tanta, lui e Mimmo. Ricordo che in più occasioni Mimmo ha raccontato come, a unirli, quando si incontravano nelle famose trasmissioni televisive in cui li facevano cantare in playback, negli anni ottanta, sia stato un comune sentire, totalmente diverso rispetto a quello di molti loro colleghi, nel panico più totale in attesa, ad esempio, del posizionamento raggiunto nella classifica del festival. Di altre cose riguardanti la frequentazione e le collaborazioni fra i due non parlo di nuovo, perché non ho molto di nuovo da aggiungere alle notizie già riportate qua e là qui dentro, e anche perché non voglio scrivere un romanzo (che non ho nessuna intenzione di pubblicare). Basti ricordare che tra loro era e spero sia ancora, questione di affinità elettive.

Il romanzo non ve lo racconto tutto; non è tempo perso leggerlo, intanto perché è ben scritto, ben strutturato e anche dal punto di vista del pathos narrativo… (niente da fare, ho già detto troppo), e poi perché si legge in fretta, in autobus, in sala d’attesa, dove volete. Enrico è uomo di buone letture, e si vede. Di ottima cultura musicale, e si sa. Roba che su di me fa in genere colpo: ne sa un sacco anche di calcio, come è noto, e questo in genere su di me non sortisce alcun effetto.

Mi pare di ricordare che soffre un po’ se in giro non lo riconoscono. Chissà se anche lui, o anche Mimmo, (ma l'avrà letto, il libro, lui che non ama troppo la narrativa contemporanea, ma per gli amici si sacrifica volentieri?) talvolta mettono in atto un trucchetto, usato anche in altri settori, descritto nel libro. Succede così: il cantante dopo lo spettacolo si mischia al pubblico, chiacchiera di qua e di là, si mostra sorridente e cortese e poco dopo arriva un tale che lo guarda costernato ed esclama : “Dobbiamo andare, è davvero tardi.” Così il divo ha fatto la figura di quello disponibile e alla mano e invece non gliene frega niente, ma gli fa gioco che lo credano così. Ora che ci penso, quando Mimmo è venuto qui, si è avvicinato un tipo che lo ha guardato costernato e ha esclamato proprio così: “Dobbiamo andare, è davvero tardi!!!”

Enrico caro, non è mia abitudine, l’ho fatto solo con il tuo amico, (sarei morta se non l’avessi fatto, tornassi indietro non so se lo rifarei) ma se capiterà, in contesto opportuno - perché per strada scordatelo - mi avvicinerò, ti dirò che ho letto Che giorno sarà, che non c’è giorno che non ti rivolga un pensiero grato per Una vita che scappa, ma subito dopo, con una certa nonchalance ti chiederò: What about Mimmo? Sappi che lo farò, per cui, se vedi una anziana signora in costume sardo, piccola e vivace, con gli occhiali e i capelli argentati che ti punta, e non vuoi correre quel rischio, chiedi a uno dell’organizzazione di reclamarti, perché si è davvero fatto molto, ma molto tardi.

2 commenti:

  1. Lo saprai già, o magari ti è sfuggito. Anche Pupo ha scritto un libro.

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  2. Questo pomeriggio, al reparto libri di un supermercato: sembrava quasi non esistessero più scrittori-scrittori - a giudicare dai libri esposti - ma solo scrittori-cantanti, scrittori-attori... Dpo un fatto accaduto da poco, a giorni mi aspetto un "istant-book" e me ne dispiaccio a priori, perchè davvero in certi casi non c'è limite alla smania di guadagno, spesso a seguito di fatti tristi.

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