Appena rientrata a casa, dopo un breve periodo di vacanza seguito al concerto di sabato, decido di scrivere. Sono passati alcuni giorni, e il proposito di mettere ordine nei miei pensieri non ha avuto un risultato felice. Mi sembra di avere in testa una gran confusione, e i ricordi di un avvenimento recentissimo mi appaiono lontani nel tempo, frammentati e non coordinati. Non mi aiuta la febbre, non il malessere fisico che mi sono portata dietro da luoghi totalmente diversi da quelli in cui abitualmente mi muovo. Dalla neve e da una temperatura molto bassa sono passata ai 23° della mia bianca, bella città nord-africana.
La mia piccola avventura, è iniziata sabato mattina alle 4,30. La mia sveglia suona sempre molto presto, ma in questo caso non posso permettermi di far tardi e mi dà molta sicurezza avere tempo.
Saltando tutto il resto, il racconto inizia con i miei preparativi in albergo e la telefonata al taxi che mi condurrà al Folkclub. Non è stato casuale che io abbia scelto di venirlo a vedere proprio qui: ho parlato tante volte dello stretto legame tra l’artista e il locale: è un luogo che ama e nel quale si sente profondamente a suo agio, per cui penso dia il meglio di sè.
Arrivo molto presto, il locale è aperto da poco e ci sono ancora poche persone. È una cantina, un locale seminterrato, chiamatelo come vi pare. Una sala rettangolare, un palco col pianoforte, delle file di sedie sistemate di fronte al palco, e nei due lati. Io ho prenotato appena sono venuta a conoscenza della data. Spero per questo di avere una posto che mi permetta di vedere bene. Sono proprio di fronte al pianoforte, ma in quarta fila. Se davanti ci sarà qualcuno alto – penso – non riuscirò a vedere nulla. Sempre meglio di quelli sistemati nella fila di sedie al lato sinistro del palco, che del cantante sentiranno solo la voce, e non ne vedranno il volto e l’espressione, ma solo le spalle.
Continuo a guardarmi intorno, a osservare le persone che piano piano arrivano, quelle che si fermano al bar a bere e chiacchierare. Alcuni hanno l’aria di essere di casa. Sono, credo l’unica donna sola, e sono, credo, quella che ha fatto il viaggio più lungo e anche più costoso: tre voli acquistati; non potendo raggiungere Cuneo al ritorno, ho dovuto acquistare un altro volo da Malpensa, più vicina al luogo dove mi trovavo, per poter tornare a destinazione in tutta tranquillità.
Osservo il pianoforte: sopra c’è un cappello, un bel cappello nuovo, e questo mi racconta che il cantante, o cantautore, o artista, chiamatelo come vi pare, Lui, Mimmo Locasciulli, insomma, è lì. Dove non si sa, ma c’è. In tutto questo tempo non mi pareva di essere minimamente emozionata, nonostante tutto sia per me una novità. La mia prima volta assoluta in trasferta apposta per un concerto, la mia prima volta assoluta a un concerto tutto di Mimmo.
Guardo l’orologio, le 21,30 sono passate da poco. Dopo poco tempo, uno dei responsabili del locale, annuncia che di lì a poco si inizia. Forse sento qualcosa che si muove, dentro di me, forse sono i primi segni dell’emozione. Eccolo, arriva, saluta, si siede, si guarda intorno; si rivolge in particolare a chi, tra i presenti, potrà vederlo solo di spalle.
Racconta dei dubbi che ha avuto sulla opportunità di cantare da solo (il concerto era previsto inizialmente in quintetto) e del fatto di avere poi deciso di farlo solo perché si svolgeva lì, in un luogo amato e in cui si sente davvero a suo agio, rassicurato. Ha espresso al pubblico la paura che lo coglie prima di ogni concerto, nonostante i quarant’anni di esperienza. Il cappello è la mia coperta di Linus - dice anche oggi (frase topica locasciulliana) serve a nascondere le mie insicurezze, (altra frase topica) non la violenza della natura (ridiamo tutti) - aggiunge togliendo per un attimo il cappello e lasciandoci intravedere questa presunta "devastante" violenza.
Mi piace questo aspetto: è sempre positivo non avere resistenze a esternare le proprie insicurezze, e poi, lungi dal pensare che sia una tattica da artista consumato, fa presa sul pubblico. Funziona sempre.
Essendo questo un concerto particolare, Mimmo ha deciso di impostarlo in modo un po’ diverso dal solito. Ha preparato due scatole di cartone con dentro tanti bigliettini sui quali è scritto un numero al quale corrisponde una canzone. C’è la scatola delle canzoni lente, e di quelle un po’ più movimentate. C’è una terza scatola che contiene pezzi "imprevedibili", nel caso in cui gli venisse in mente di farne qualcuna. Mimmo invita qualcuno del pubblico a estrarre il primo bigliettino, e la prima canzone è il suo inno alla libertà, la sua canzone in abruzzese, Vola vola vola. (Si dichiara molto contento dell'inizio voluto dalla sorte.)
Alterna canzoni e parole, Mimmo, e io non so se mi piaccia di più sentirlo parlare o cantare. Mi sento sempre più emozionata, e davvero un’espressione beata non mi abbandona per tutto il concerto. Gli applausi sono copiosi e spontanei. Si "allunga" per raggiungere file di sedie più distanti, pencola appoggiato a una colonna. Coinvolge tutti i settori, a parte le ultime file, perchè fin lì non riesce ad arrivare.
Davvero Mimmo Locasciulli, ora, dopo averlo letto tante volte scritto da altri, posso testimoniarlo anch’io, non si risparmia durante le sue performances. Canta moltissime canzoni, le interpreta con una passione sconfinata, si vede che le sente, e questo ha una inevitabile conseguenza fisica. Suda le classiche sette camicie, diventa porpora; è molto carico, ma questi concerti, in cui certo non ci sono salti o acrobazie, richiedono una buona resistenza fisica che dimostra di avere.
Ho modo di capire le ragione di quell’altra frase che lo riguarda. "Chino sul suo pianoforte", "piegato sul suo pianoforte". Vero, a volte completamente adagiato. C’è una totale compenetrazione tra il piano e il pianista, che ci sorprende, anzi, no, ce l' aspettiamo, però ci piace molto, con le sue variazioni e i suoi virtuosismi.
Fa di più: lo bacia, quel piano del Folkclub, si sente proprio lo schiocco, gli fa una dichiarazione d’amore: lo amo questo pianoforte.
Mimmo Locasciulli è un artista affascinante: lo aiutano la sua bellissima voce, dice cose interessanti, e a me personalmente piace di più quando aggiunge qualcosa di nuovo al repertorio di frasi consuete, a quelle che fanno parte del corredo personale dell’artista. Oggi riesce a ottenere molto dalla sua voce, canta davvero bene, nonostante piccole defaillances, (dimentica qualche parole, incespica di tanto in tanto sulle note, in qualche occasione ricomincia da capo: gli dispiace, perchè "davvero le mie canzoni le conosco tutte") che me lo rendono molto più caro che se fosse perfetto. Devo aggiungere anche che quella che io ho sempre definito una bella faccia, seppur non convenzionale, osservata da vicino è molto più bella. Intanto sembra molto più giovane, il nostro artista, e ha occhi chiari e sorriso smagliante. Le telecamere e le foto non gli rendono giustizia.
Ogni canzone una emozione, ogni canzone un ricordo, ogni canzone un pezzetto di cuore che muore e un altro che rinasce a nuova vita.
La terza, se non ricordo male, canzone cantata, è Tango dietro l’angolo, "una di quelle" - dice lui, "che in genere canto alla fine, perché mi scalda molto e poi vado sopra le righe". Che bella!
Ogni canzone una storia e il racconto di aneddoti legati ad essa. Uno, quello legato a Natalina, che racconta sempre, lo racconta anche oggi, perché qualcuno tra il pubblico non lo conosce. Io l’avrò letto e sentito venti volte, ma lo ascolto ancora con piacere.
Fa un po’ il professore, Mimmo, e a un certo punto, sbalordendomi, interroga il suo pubblico, su certe citazioni (Tutto è stato già scritto, tutto è stato compiuto... riferimento alle ultime parole di Cristo sulla croce prima di spirare, Ed un piccolo chiarore, si trasforma in una luce, e qui siamo alla caverna di Platone) contenute all’interno de La disciplina dell’amore (Il titolo è un chiaro riferimento a Pascal, del quale cito un passo: L’uomo è nato per pensare; e davvero non c’è un momento in cui non lo faccia: ma i pensieri puri, che lo renderebbero felice se fosse in grado di farli durare, lo affaticano e lo abbattono. Rendono la vita monotona, e l’uomo non riesce ad adattarvisi; ha bisogno di movimento e d’azione, ogni tanto deve essere agitato da passioni di cui sente nel suo cuore sorgenti molto vive e profonde.
Le passioni che gli sono più vicine, e ne richiamano parecchie altre, sono l’amore e l’ambizione: non hanno alcun legame tra loro, anche se le si accosta molto spesso: e infatti l’una indebolisce l’altra, reciprocamente, per non dire che si distruggono a vicenda.)
Si verifica in sala un clima da pre-interrogazione scolastica, quando il professore legge i nomi sul registro, e tutti guardano il banco, o la punta delle dita. Nessuno risponde. Vi boccio - scherza il nostro filosofo mancato per un soffio.
Io, che un po’ la sindrome della prima della classe ce l’ho, soffro a non alzare la mano e mostrare quanto sia stata diligente, ma il pudore e il senso del ridicolo hanno il sopravvento, e rinuncio così a fare la mia bella figura. NO, non è la verita, ho avuto paura che mi chiedesse di approfondire, e di non essere all'altezza...
In L'interpretazione dei sogni, c'è invece il richiamo alla notissima opera di Freud, di cui in molti sanno l'esistenza, mentre l'opera di Pascal è decisamente meno nota ai più.
Altri aneddoti raccontati, e qui sono personali, sono quelli legati alla canzone Buoni propositi, che mi ricorda un passato remoto, i miei vent’anni, e mi mette una grande allegria quando la ascolto. Buoni propositi a distanza di tanto tempo messi in atto, almeno in parte, dal nostro.
Ancora la ruvida Il giorno più difficile, concepita in una notte di guardia in ospedale, in una delle tante giornate difficili, e immediatamente comunicata telefonicamente dall'autore al suo produttore di allora. Come la capisco questa smania.
Un’altra canzone che, dice Mimmo, "gli da gusto": Piano piano, che da molto gusto anche a me.
Davvero tutte non le ricordo; ha concluso con Cara Lucia, dopo essere rientrato a concerto concluso per il bis, acclamatissimo. Insomma si sono alternate canzoni vecchie (Natalina, Piccola luce, Buoni propositi, Gli occhi, Pixi dixie fixi...) con canzoni dell’ultimo album (Idra, La disciplina dell’amore, Senza un addio, una che ci teneva proprio a cantare, Benvenuta) da Aria di famiglia (il pezzo omonimo) da Tango dietro l’angolo (title track e II giorno più difficile) da Sglobal, (Correre baby, L’autunno dopo tutto) da Piano piano (la canzone omonima, L’interpretazione dei sogni).
Canta anche Blu, che forse non è una di quelle che fa più spesso. (?)
Blu per non dimenticarcelo è in Adesso glielo dico.
Tutte ora non sono in grado di elencarle, ma davvero Mimmo non si è risparmiato, davvero è un artista molto generoso. Piccole defaillances a parte (che ribadisco aggiungono, e non sminuiscono) è un perfetto dominatore del palco e del rapporto col pubblico, dosa bene giuste intonazioni e pause, imita il suo amico cantante americano dalla voce roca, quando, a proposito di qualche “errorino” dice è il piano, non sono io, e la voce è davvero imitata benissimo. Insomma, promosso a pieni voti, anzi gli conferisco pure lode e bacio accademico, a questo signore che dopo questa splendida esperienza mi ha lasciato il desiderio di riviverla ancora, molte e molte volte, in duo, in terzetto, in quartetto in quintetto, con la band, con l’orchestra, in qualsiasi modo va sempre bene.
Basta che ci sia Mimmo Locasciulli, artista generoso e dilettante di lusso, (nel senso che la musica per lui è pure diletto, pura passione) come gli piace definirsi. Scrivetemi e ditemi pure che sono un dilettante, ma di lusso - ci comunica.
Detto fatto: Un forziere di gemme, sei, un hotel a sette stelle, un mare di Barolo, un quintale di tartufi bianchi, una tonnellata di bottarga di Cabras (Tutta roba che mi interessa di più).
Altro che lusso, lusso sfrenato.
… Non riesco a ricordare niente altro, del concerto. Ricorderò tutto a pubblicazione avvenuta, ne sono certa. La notte dopo il concerto avrò dormito, male, due ore; le altre notti ugualmente pochissimo. Mi svegliavo e pensavo: Mi pare di aver sognato di essere stata a Torino, a un concerto di Mimmo…
In conclusione, voglio ancora una volta ringraziare i due ragazzi pescaresi, presenti al concerto, che ho (non avevo scelta, avevo un po' di timore a stare da sola per strada, di notte) "abbordato" perchè mi "custodissero" in attesa del taxi che mi avrebbe riportato in albergo. Grazie, ragazzi, vi sono grata.
Grazie anche, anche se questi non avranno occasione di affacciarsi qui lo faccio lo stesso, ai tassisti torinesi, gentili, e attenti, che hanno atteso che scomparissi dentro il locale e dentro l'hotel. Per fortuna, tra tante persone poco attente e poco cortesi, ce ne sono altre fatte di altra pasta.
Molto bello, c'ero anche io al concerto, ma per me è più facile, vivendo vicino a Torino... Sì, Mimmo è un grande, ed è un vero amico del Folk Club, i suoi concerti qui sono sempre splendidi. Ma questo è stato incredibile, il più emozionante tra tutti quelli cui ho assistito.
RispondiEliminaGrazie Massimo per il tuo commento. Nonostante le peripezie del viaggio e tutto il resto ripartirei oggi stesso. Quando si desidera veramente una cosa, si trova il modo di abbattere tutte le difficoltà, e questo vale per tutti gli aspetti della vita, non solo per i concerti di Mimmo, seppur da pelle d'oca.
RispondiEliminaBene!
RispondiEliminaBrava!
Ce l'hai fatta, finalmente!
Questo concerto era anche nel mio calendario ma il 2010 non ne ha voluto proprio sapere di regalarmi un appuntamento con Mimmo. Forse è il primo anno che mi vedrà in bianco dopo anni e anni: Tuscania rimane l'ultima chance ma la vedo dura! E mi pare di capire che anche stavolta Piumino abbia mancato un grande appuntamento ma sono contento che Mimmo abbia regalato questa perla a Folgorata: proprio contento! Il messaggio dell'emozione vissuta è passato proprio tutto: anche perchè succede anche a me quando provo a ricordare le canzoni dei concerti e ho dei vuoti pazzeschi (ma questa l'ha cantata o me la sto inventando?). Sono contento anche delle presenze abruzzesi (studenti a Torino o in apposita trasferta?): la mia terra sta dimenticando un pochino il nostro grande Mimmo. Ma, Folgorata, dimmi (dicci): c'è stato questo incontro a 4 occhi post-esibizione? Io di solito vado a salutarlo...non è che ci stai nascondendo il "regalo di Natale"?.
Saluti
Piumino
Caro Piumino, sono felice di ritrovarti.
RispondiEliminaI "ragazzi", uno in particolare, aveva quasi quarant'anni, aveva seguito L. in circa 50 concerti, era di Pescara, e pensavo che fossi tu. Gliel'ho pure chiesto. A quell'età in genere non si è studenti. Mi hanno fatto compagnia per strada, di notte, e per fortuna: sarei stata in difficoltà. M.la perla l'ha regalata a tutti; la sorte, ma anche una mia scelta precisa, hanno deciso così. L'artista, continuo a ripeterlo, è in grado di suscitare grandi emozioni e a noi deve interessare l'artista.
Mi farebbe piacere prima o poi incontrarti, Piumino, altrimenti finisco col pensare che sei un ectoplasma,o un soggetto multiplo. Io la foto segnaletica l'ho messa, quindi sarai in grado di riconoscermi.(Sono un pochino più espressiva, vista a quattr'occhi...)
Doppi saluti
Sandra, ho una cosetta relativa al concerto che potrebbe interessarti. Se vuoi contattarmi, chiedi la mia mail o i miei dati completi a Davide al Folk Club.
RispondiEliminaMassimo,
RispondiEliminapuoi scrivermi tu, se vuoi, a sanneste@gmail.com
Facciamo meno giri.
Grazie
Insomma quanto dobbiamo aspettare per il post sul
RispondiEliminadopo?... Ci nascondi la parte più divertente!
Anonimo ha ragione!
RispondiEliminaVOGLIAMO IL REGALO DI NATALEEEE!!!!
:) (Foto incluse...e non ripetere che M. "soffre" queste imposizioni!)
Un abbraccio un pò freddolino da un caldo Piumino Adriatico.
Questa è una provocazione bella e buona, che io non colgo. Che tu (voi) ci vogliate credere o meno, non ho foto, ne' autografi, ne altri reperti.***
RispondiEliminaUn abbraccio caldo, perchè dalle mie parti è estate.
***Se non credi a me, chiedi allo splendido artista. Quanto al Regalo di Natale chiedi a Pupi Avati.