IL POST-CONCERTO DI MIMMO LOCASCIULLI A TORINO, ATTRAVERSO GLI OCCHI DI UNA CHE NON AVEVA MAI AVUTO, IN PASSATO, MOTIVI SUFFICIENTI PER TRATTENERSI DOPO LA FINE DI UNA ESIBIZIONE.
Il cantante ha appena terminato il suo acclamatissimo bis. Si accomiata con un inchino. Si allontana dalla sala ancora buia e si infila nell’andito. È carico, ma è anche stanco; ha bisogno di ricomporsi un po’ e sicuramente di bere. Anche il pubblico inizia ad alzarsi; qualcuno va a riappropriarsi del cappotto, qualcun altro si ferma davanti al “banchetto” dove sono disposti in bell’ordine i lavori più recenti dell'artista.
Il cantante riesce a ricomporsi soltanto parzialmente, non gli danno il tempo. Piccolo prezzo da pagare: il pubblico inteso come entità indistinta, non dico abbia in sé qualcosa del piccolo mostro fagocitante, ma certo ha le sue esigenze: vuole vedere, parlare, stringere mani, in qualche caso baciare; richiedere un autografo, posare con lui per una foto, complimentarsi, rendere omaggio; dare e prendere, per quanto consentito nello spazio di un saluto, di un rapido scambio di battute, portarsi a casa sensazioni ed emozioni da ritrovare dentro un foglio di carta o una fotografia.
Ha preso una birra, l’assetato cantante: la beve così, direttamente dalla bottiglia, appoggiato al muro accanto al camerino: evidentemente è sua regola non bere alcolici prima del concerto, se si lascia andare a dire che è dalle sei e mezza che aveva una voglia di birra… Sembra un ragazzo, in quella posizione, con quella birra in mano.
La gente inizia ad avvicinarsi, ordinatamente. C’è pure un sacerdote, molto prete di frontiera, sembra. (Oddio, ora mi coglie il dubbio di aver visto male! NO, portava il clergyman.) A lui, prima, il cantante ha porto il “bussolotto” con i bigliettini, e nel chiedergli di “pescare” gli ha detto: “Ha la mano miracolosa?”(Molto spiritoso, davvero simpatico; il pubblico gradisce molto le sue battute.) Ma ecco un altro signore, anch’egli invitato in sala a "pescare". Il caso volle che fosse francese e, un sospetto lo avevamo già avuto, il francese è la lingua d’elezione di Mimmo Locasciulli, quella che conosce meglio. Tra i due pare esserci un piccolo feeling istantaneo; il signore legge il numero in francese, onze, e la sua pronuncia manda in visibilio il cantante, che coglie la palla al balzo per farci un piacevole siparietto. “Che pronuncia, parla meglio di F.” e cita un bravissimo e notissimo personaggio televisivo e radiofonico, che evidentemente apprezza perché dal tono si sente la simpatia per lui (Locasciulli è uno che, citando una persona, fa immediatamente capire, dall’intonazione che usa se è "nelle sue grazie" o meno). Siccome è molto ispirato parla un po’ in francese pure lui, e ci dà un piccolo saggio della sua conoscenza della lingua. Col signore francese è ancora feeling al momento dei saluti. Per una di quelle curiose coincidenze, il suo paese d’origine è uno di quelli che il Nostro ha visitato quest’estate. C’è di più: ha regalato un centimetro dei suoi capelli a “un bravissimo” barbiere che ha il suo salone nel corso di questo paese, situato in una zona della Francia, notissima per la sua produzione di vini di altissima qualità.
Arriva il turno di una ragazza, giovane e carina, potrebbe essere mia figlia e potrei averle trasmesso io la passione per il cantante. Era seduta accanto a me e ha seguito il concerto con emozione pari alla mia. “Mio padre mi ha trasmesso la passione per la sua musica” confessa felice ed emozionata, e garbatamente chiede a Mimmo una foto. Lui è gentile, come si può non esserlo con una personcina così a modo (questa ragazza mi intenerisce) e accoglie la richiesta con un sorriso. Si ricorda perfino che lei gli ha scritto. Ottima memoria, forse gli sfugge qualche nome, ma ricorda perfettamente le circostanze, anche quelle recenti, nonostante abbia confessato durante il concerto di ricordare bene le cose del passato e poco o niente quelle recenti.
Ecco una bella signora: "Buonasera, sono nata anch'io il 7 luglio, si ricorda, ci siamo fatti gli auguri a vicenda..." "Ah, non fossi nato quel 7 di luglio... Se trovo quelli dell'anagrafe li gonfio..." Battuta già utilizzata durante il concerto e chissà quante altre volte. Io ora do in anteprima una notizia eclatante: in effetti c'è stato un errore, Mimmo non è nato nel 1949, ma nel 1994. Quelli dell'anagrafe hanno davvero sbagliato. Ci troviamo pertanto di fronte al caso di un adolescente molto vissuto, un vero prodigio.
Diventa addirittura caldamente affettuoso quando si avvicinano due “ragazzi” abruzzesi: qui non si può scherzare, c’è un incontro di anime; li bacia, li invita ad accomodarsi nel camerino; regala (come nel libro delle “emozioni”, ogni tanto lo fa, pare) il Cd singolo che contiene Natalina cantata dal suo amico bernese e Hotelsong cantata da lui, quello, che io non ho, con la sagoma del volto di entrambi gli artisti.
I suoi conterranei hanno perso il conto dei concerti di Mimmo Lcasciulli cui hanno partecipato: quaranta, forse cinquanta? Un affetto e una stima davvero profondi, corrisposti, tangibili.
C’è una signora che si muove intorno al cantante, impegnato a salutare gli altri “fans”. Lo osserva, anzi lo studia, lo ascolta con attenzione, sembra non voler perdere una sillaba di ciò che dice. Di tanto in tanto interviene, di tanto in tanto anche lui le si rivolge brevemente. Ha il cappotto addosso, questa piccola signora con gli occhiali neri e i capelli argentati, questa ragazza vecchia, che fa cose che già a quindici anni sarebbe meglio evitare, ubriaca anche se ha bevuto solo un succo di frutta. Ha il cappotto addosso ma non sente caldo, e pensa che essere già pronta le tornerà utile se a un certo punto qualcosa la dovesse indurre a fuggire. Non fuggirà, anche se forse sarebbe stato meglio farlo: rimarrà lì, fino all’ultimo, sempre più ubriaca e sempre più infreddolita e si darà qualche pizzicotto per capire se quello che sta vivendo è un sogno, o un incubo, o semplicemente una realtà per lei inconsueta.
C’è un signore magro e alto, che si aggira intorno. A un certo punto si siede e armeggia con un telefonino, di quelli molto diffusi oggi, che quasi quasi fa anche il caffè e la pizza. Pare sia del cantante: uno cui è concesso trafficare con il portatile personale di Mimmo, non può certo essere un estraneo, e infatti è uno dei suoi amici più cari. Tra loro la complicità è tangibile anche senza parole: semplicemente non ne hanno bisogno, sembrano comunicare benissimo senza. Le misteriose alchimie tra le persone. Durante il concerto Mimmo ha fatto alcuni riferimenti a fatti vissuti con il suo amico, e lui c’era, discreto, silenzioso. La signora ubriaca è affascinata dalla corrente emotiva tra i due, tangibile.
Forse non c’è nessuno, venuto lì quella sera per il concerto, che vada via senza salutare l’artista. Nessuno è lì per caso, o perché quella sera non aveva di meglio da fare. Molti lo conoscono già, con qualcuno c’è qualcosa di più di una semplice conoscenza. Intonazione della voce ed espressione del volto del cantante variano e, a seconda dell’interlocutore, vengono fuori, in misura più evidente, le caratteristiche del ragazzo d’Abruzzo, del giovane uomo pieno di entusiasmo, aspettative ed energie, dell’uomo maturo e riflessivo e del primario, l’uomo, cioè, abituato ormai da tempo ad un ruolo di responsabilità, a prendere decisioni importanti, a dare disposizioni, a non perdere tempo. In ogni caso appare spiccio di modi, informale, senza smancerie. Nessuna traccia di “È un piacere e un onore"; e neppure "è un dovere” nessuna cerimonia.
Sotto la scorza dell’uomo vincente ormai abituato a muoversi con disinvoltura tra i continenti e a prendersi il meglio dalla vita, ogni tanto fa capolino il ragazzo di provincia, che un po’ intenerisce con le sue insicurezze. Domanda a qualcuno come sia andato il concerto, sembra interessato a ciò che la gente gli dice. Tutti gli fanno complimenti sinceri e lo rassicurano, ma Lui non digerisce le piccole defaillances, non le digerisce perché Lui è preparato, le sa tutte le sue canzoni, le potrebbe anche recitare tutte e trecento cinquanta davanti a un bicchiere di birra (forse un boccale da un ettolitro, ci vorrebbe…), e invece, quella maledetta emozione, dopo una carriera lunghissima. Benedetta quell’emozione, dico io, perché ti salva, prega che ci sia sempre, finchè avrai voglia e voce per cantare…
Quasi per ultimo, quando quasi tutti hanno salutato si avvicina un signore dall’aspetto serio e un po’ triste (pura sensazione, magari è la persona più allegra di questo mondo). Si aggira intorno da un po’, ma si vede che cerca un breve momento tutto suo col cantante, che evidentemente ama molto, e dal quale forse si sente rappresentato. La compenetrazione, l’immedesimazione sono un ingrediente fondamentale del rapporto tra fans e artista. Ti apprezzo perché condivido; i tuoi stati d’animo sono i miei, i tuoi convincimenti sono i miei. Quanto di vero e quanto di ingannevole? C’è un confine dentro le canzoni, tra le parole vere e quelle che componi, per fare centro per colpire più la fantasia (cito a memoria, ora non ho voglia di entrare nel sito a controllare il testo, ne’ di ascoltarmi la canzone perché sono in fase di astinenza) Questione aperta… Il signore triste gli tende un libretto, (la mia prima fonte, non in senso di importanza, cronologicamente parlando) perché vuole che l’artista ci scriva qualcosa sopra. “Ancora con questo, giri” scherza Mimmo Locasciulli. (In effetti è un po’ da aggiornare) ma poi lo sventola sotto alcuni occhi presenti e aggiunge “Questa è la mia biografia autorizzata.” Essenziale, ma c’è tutto quello che deve bastare a un "fan istituzionale".
Intanto la maggior parte della gente è uscita dal locale. Si è fatto tardi, anche se non tardissimo. I musicisti sono abituati a tirar tardi e a cenare tardissimo. Mimmo ha raccontato durante il concerto, di una cena a Tokio, (Tokyo?) alle tre del mattino, con Greg, che volle ad ogni costo mangiare spaghetti, nonostante i tentativi dissuasivi dell’amico. Arrivano gli spaghetti, Greg mangia, riflette, si esprime: spaghetti 30% buono, 70% m…a. La stessa percentuale che molti anni dopo Mimmo ha utilizzato nella sua L'interpretazione dei sogni: (Il 30 per cento dei suoi pensieri è fatto soltanto di bianchi e di neri, l'altro 70 è un arcobaleno... cito sempre a memoria e l'errore è in agguato) 100% ottima.
Già, è tardi; alla signora col cappotto, che non si è persa un respiro del cantante e di tutto ciò che si è mosso intorno a lui, sembra di sentire i rimbrotti di un affamatissimo stomaco d’artista (farà una proposta perché tali rimbrotti siano inseriti tra i beni patrimonio immateriale dell’umanità). Non ha smesso neppure per un momento di osservare gli occhi dell’artista, occhi chiari che nelle foto non sembrano tali (ingannevoli le foto più di ogni cosa, come il cuore: citazione biblica, Geremia, che mi ha insegnato uno scrittore israeliano, e che appena posso utilizzo perché mi piace troppo) occhi sommamente espressivi ed eloquenti. Potrebbe non aprir bocca, il cantante, perché è in grado di trasmettere tutto ciò che sente con gli occhi. La nostra amica li ha visti soffermarsi su qualcuno a tratti con affetto, con complicità, con un guizzo di sorpresa, con indifferenza, con un po’, ma solo poca, insofferenza, con un guizzo di allegria, con stanchezza, con gravità e infine, li ha visti un po’ adombrarsi e diventare gelidi.
Questione di secondi, ma si è sentita addosso tutto il freddo del mondo. Me l'ha detto una che la conosce bene.
Mai e poi mai avrei voluto essere nei suoi panni.
Oddio!
RispondiEliminaCosa è successo?
Mumble mumble
Piumino
La signora ha ancora problemi di voce, quindi il gelo deve essere durato più che qualche secondo.
RispondiEliminaCiò le ha proibito di parlare troppo, che a volte giova, ma non di scrivere, come al solito, un bel pezzo. Anzi questa volta di più.
...
:-)
Insomma faccio meno danni a scrivere che a parlare? Io non ne sarei così certa. In ogni caso la voce sta tornando, così potrò produrmi tanto nell'incauta scrittura, quanto nell'incauto sproloquio.
RispondiEliminaGiusto Piumuino...è proprio bello... Chissà che delizia deve essere stato per le orecchie di G.Ciao bella.B
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