ENTRAMBI PORTANO IL CAPPELLO, TUTTAVIA....
E dire che avevo pensato a suo tempo, di cimentarmi nella traduzione, libera, pur nel rispetto delle intenzioni dell’inclito Nume, de L’inganno del tempo, in quella che avrebbe potuto essere, ma non è stata, la mia lingua madre, il sardo. Meno male che l’ardito progetto non è andato in porto, meno male che la traduzione, rivelatasi quasi subito molto ardua, non è andata al di là di una forma solamente (e malamente) pensata, nelle due varianti sardo campidanese e sardo barbaricino del sud, quelle nelle quali un po’ mi districo. Il mio, nelle intenzioni avrebbe voluto essere un omaggio, ma nei fatti sarebbe stato uno scempio, per cui ho desistito e problemen me ne sono posta eccome.
Certo, al massimo il mio testo avrebbe avuto la "sfavillante" ribalta di Folgorata, nessun supporto lo avrebbe accolto, ma il risultato sarebbe stato deludente, e avrei certamente perpetrato un tradimento: per quanto a volte qualcuno sostenga che si tradisca per troppo amore, io ho preferito rinunciarvi. Quando poi, raggiungendo un piccolo obiettivo che mi ero prefissata, ho comprato e letto un libro che tratta proprio delle questioni intorno alle traduzioni di canzoni nate in un lingua, e riproposte poi in un’altra, ho tirato un sospiro di sollievo, perché, da quel che leggo, l’inclito Nume forse non avrebbe gradito il mio omaggio, tanto appassionato quanto inopportuno.
Nel lontano 1987 un cantautore olandese, Andrè Hazes, pubblicò un album di cover di canzoni italiane molto note, Volare, Piove, Sei rimasta sola…Tra queste trovò posto anche la bella Cara Lucia di Mimmo, tradotta dal signor Hazes con il titolo Zonder problemen, che vuol dire senza problemi. Evidentemente ne fu colpito, dimostrando con questa scelta un certo buon gusto. Forse ha fatto delle canzoni italiane un tutt’uno un po’ indistinto, le ha accostate insieme senza troppo discernimento, ma era sicuramente mosso da buone intenzioni. Attingiamo direttamente alla fonte, riportando le esatte parole di Mimmo Locasciulli. Sono d’accordo che tradurre sia un po’ tradire, premetto questo, tant’è che avrei molta paura se qualcuno volesse tradurre i miei testi in altre lingue… Mi hanno regalato, in vinile, la versione di un rozzo cantautore olandese, di cui non ho presente neanche il nome, di una mia canzone intitolata Cara Lucia, tradotta come Zonder problemen, non so neanche cosa voglia dire… Però immagino che sia difficile per un autore riconoscersi in una traduzione… Di Zonder problemen uscì il 45 giri, che immagino sia quello ricevuto in dono da Mimmo (lo avranno graziato evitando di donargli l'intero album) e che ora dovrebbe essere un pezzo da amatore....
Una riflessione: com’è possibile pubblicare qualcosa di un altro senza chiedere l’autorizzazione? Gliel’avrà chiesto, il permesso, o no, il signor Hazes, al dottor Locasciulli proprietario dei diritti? Io ho ascoltato la versione olandese, questa Zonder problemen.
http://www.youtube.com/watch?v=QZ7I6QtRQBI Chiunque può ascoltarla per potersi fare l’idea che crede. Che dire? Me la posso cavare diplomaticamente sostenendo che la musica di Mimmo, seppur riproposta con un arrangiamento molto…olandese, nobilita qualsiasi cosa?
Lasciando da parte i problemen, mi soffermo per un momento sul libro, La Tradotta, Storie di canzoni amate e tradite, Pieve al Toppo, Zona, 2003, diretta conseguenza di un momento di incontro sul palco del Tenco, avvenuto nell’edizione del 2002, quando un certo numero di persone, cantautori, autori, critici, molto diversi tra loro per provenienza, generi, età, sesso (ci sono anche delle donne, sempre poche) ma uniti dalla comune avventura di essersi cimentati chi occasionalmente, chi più frequentemente, chi sistematicamente nella traduzione di canzoni di artisti stranieri, racconta la propria esperienza. Di fatto tale incontro in realtà fu un vero e proprio convegno, dal titolo Tradutori & Tradittori, e il libro La tradotta ne contiene gli atti.
Chi ha curato la trascrizione intelligentemente si sente di poter assimilare a una traduzione da una lingua straniera, il passaggio dal linguaggio informale, immediato e colloquiale delle testimonianze durante l’incontro, a quello più formale della scrittura. Si è tentata una mediazione tra le due forme, tentando di conciliare immediatezza e fluidità con chiarezza e precisione.
Alla fine del libro troviamo un quasi censimento degli autori che sono stati tradotti, di quelli che li hanno tradotti e delle opere tradotte. Una vera miniera di informazioni, una lettura interessante che permette di scoprire al di là delle cose più note, tante curiosità. Trovo come traduttori alcuni signori (pochi a dire il vero) che a mio avviso conoscono, e non benissimo, solo l’italiano o qualche forma dialettale. Sicuramente è una mia errata convinzione, ma danno quell’impressione. Forse qualcuno avrà tradotto alla lettera per loro, e loro avranno aggiunto il marchio d’autore. Chissà!
La molla, al di là di operazioni meramente commerciali, (abbastanza frequenti in passato, come accadeva in cover spesso improbabili degli anni sessanta) è spesso da ricercarsi nel grande apprezzamento nei confronti di alcuni grandi e molto noti, che induce chi traduce a rendere loro un tributo, ma anche nel desiderio di far conoscere artisti altrettanti grandi, ma molto meno noti. In entrambi i casi è una sfida da parte di chi traduce, che deve entrare nel mondo dell’autore per renderne nel modo migliore possibile, in un’altra lingua, non solo il testo, ma proprio gli intenti, lo spirito, la poetica. Tradurre è un po’ tradire, come convengono in molti, (anche Mimmo nel suo intervento) e come ci suggerisce la comune radice delle due parole.
Non è raro che quello che vorrebbe essere un omaggio non venga considerato tale, e che spesso chi ha tradotto sia stato osteggiato e bocciato dall’autore. Ne sa qualcosa Mimmo che ha dovuto combattere non poco per alcune canzoni contenute nel suo Il futuro, e ha dovuto rinunciare a inserirne altre perché gli autori non hanno accordato l’autorizzazione. A un certo punto, dopo una serie di estenuanti scambi di fax con gli avvocati, e continui ostacoli, aveva pensato di non andare avanti col progetto discografico, finchè, per converso, e per fortuna altri artisti diedero il loro placet nel giro di brevissimo tempo e senza opporre alcuna resistenza.
Il futuro è come sappiamo bene un album del 1998. Mimmo già in un passato lontano si era cimentato nella traduzione di alcuni brani di Dylan (forse il più tradotto in assoluto, scopro anche in sardo) e di Brel e Brassens, (anch’essi tradottissimi, come molti altri francofoni, in alcuni casi integralmente, non solo in italiano, ma anche in milanese, in bolognese…) per non parlare, con l’aiuto dei suoi amici scandinavi del tempo di Perugia, perfino di artisti folk norvegesi, (lì poteva davvero sbizzarrirsi) ma si era limitato a cantarle, quelle sue versioni, e non le aveva mai incise. Nell’ultimo scorcio degli anni settanta si era cimentato, e anche questo lo abbiamo ricordato, perfino con Brecht, proponendo ai discografici della RCA una versione di Mio fratello faceva l’aviatore, anch’essa mai pubblicata.
Dopo il lungo, ma alla fine felice parto de Il futuro, Mimmo ha curato la versione italiana di Hotelsong, ma questa è stata una cosa fatta in amicizia con il suo amico Büne, che a sua volta l’ha omaggiato con la versione tedesca di Natalina. Ha tradotto anche un’altra canzone di Randy Newman, I miss you, che mi sono subito andata a sentire, (nell’album del 1998 aveva inserito I’ts money that I love, Sono i soldi che amo) e ha, sempre in occasione del suo intervento al Club Tenco da cui poi è scaturito il libro, dichiarato di avere l’intenzione di pubblicarla, autore permettendo, in un album successivo. Concordo pienamente, molto nelle corde, anzi nei tasti di Mimmo, questa canzone. Spesso nel corso di questo mio cammino ho trovato intenzioni e progetti non realizzati, e mi domando se il tempo o il superamento dell’interesse li abbiano cancellati, o se siano ancora vivi in qualche angoletto, ben custoditi, in attesa che arrivi l’occasione giusta.
Mi piace, in conclusione, riportare ancora qualche stralcio della testimonianza di Mimmo Locasciulli … Tradurre, in definitiva, è andare, invitati o forzatamente, in casa d’altri, guardare tutto com’è fatto, vedere perché un quadro è stato messo lì…e tornare a casa propria per tentare un ripristino totale di quelle sensazioni. … Non sono un traduttore e quindi è molto difficile per me entrare nella cifra compositiva altrui. Non mi piace l’idea di violentare, forzare, derubare, spogliare (come amo dire io, in queste parole c’è tutto lui) Ci sono autori che non sono in linea mentalmente e spiritualmente con me. Viviamo mondi diversi e culture diverse, e soprattutto trovo molto brutto che nel mondo della musica, che dovrebbe essere un mondo di vicinanze e un mondo di comunione, ci siano comunque degli interessi, degli ostacoli di ordine legale, burocratico, economico, che tolgono ecumenicità e universalità a questa bella cosa che è la musica.
Pur dichiarando quella della traduzione una bella esperienza, che comunque finisce qui, una piccola eccezione, la fece in occasione dell’invito a mettere in musica delle poesie. (Ne ho già ampiamente parlato dunque non ripeto i dettagli.) Ne scelse alcune di Cohen, (a parte Idra, delle altre non ho trovato traccia alcuna da nessuna parte. Spero che Mimmo almeno si ricordi che cosa ha tradotto, altrimenti noi biografi siamo messi male e soprattutto che il libro scomparso sia di nuovo bene in vista nella sua libreria) ma si limitò a cantarle in occasione dei recital di Torino e del Cairo.
Questo per quanto riguarda Mimmo. Se i miei tre piccoli lettori volessero leggersi integralmente le riflessioni, prima di tutto quelle di Mimmo Locasciulli, ma anche degli altri suoi colleghi che si sono confrontati, e si sono confidati storie di canzoni amate e tradite, non hanno che da comprare il libro. (Costa sedici euro, meno di uno dei tanti libri-panettone, che come tali riempiono il cervello di colesterolo, e non nutrono l'anima.) Se non volete comprarlo, andate a consultarlo o a richiederlo in prestito in una bella biblioteca.
Dopo averlo letto, penserete - Folgorata aveva proprio ragione!
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