Come le rose sfiliamo fasciati
D'argento e di cellophane
Nei martedì letterari
Dietro a sorrisi da festival
Arte Moderna, terza traccia del lato A di Adesso glielo dico, album amatissimo del 1989. Altri tempi, Folgorata era tale, ma tale non si era ancora autoproclamata, aveva ventinove anni e ora ne ha quasi cinquantanove; i fiori si confezionavano ancora col cellophane e con nastri d'argento ed esistevano i Cetra, attenzione, i Cetra, non il Quartetto Cetra, perché uno di loro era già prematuramente andato in quell'altrove di cui solo chi ha fede ha certezza. Mimmo a Sanremo c'era già stato per la nota partecipazione al Festival e per alcune partecipazioni al Tenco, dove allora si trovava molto bene. Cambiano, le cose, a volte son piccoli cambiamenti quasi impercettibili, a volte cambiamenti profondi, in noi stessi, nelle cose di cui ci circondiamo, nei luoghi dove viviamo o lavoriamo, negli assetti politici e in questo, proprio il 1989, segna l'inizio dello sgretolamento dell'impero sovietico e dei regimi comunisti nei paesi dell'est. Ricordo l'esecuzione del tiranno rumeno e della moglie, mostrata crudamente in televisione. Ricordo la caduta del muro, tanta gente rumorosa e festante; qualche tempo dopo i primi barconi di Albanesi, provenienti dal paese più sconosciuto e blindato d'Europa. Ricordo di essere andata, nell'estate del 1989, in vacanza in un paesino sul mare, un borgo d'Ogliastra dove c'è una chiesetta bianca e un maestoso olivo millenario e dove le signore anziane del luogo, andavano a prendere il sole con la gonna lunga plissettata e la maglietta di filo di Scozia a mezze maniche; si levavano i sandaletti neri col mezzo tacco, sollevavano la gonna ed entravano in acqua, nella caletta sassosa. Avevo sempre nelle orecchie le canzoni dell'album, che avevano fatto compagnia nel viaggio in macchina e durante il soggiorno in un albergo dignitoso, dove però non c'era ancora l'aria condizionata. Sarà vero, avrò avuto con me la cassetta in quella bella vacanza? Così mi sembra, ma la certezza non posso averla, perché a volte la memoria è ingannevole: magari il disco uscì dopo l'estate, chissà.
Ritornando nel presente, martedì 25 Mimmo sarà il protagonista di un martedì letterario, a Sanremo; lui dice che gli sembra strano tornarci per un motivo diverso dalle canzoni. Già per la presentazione di un libro mi risulta ci sia andato, invitato dall'autore, ma era proprio un libro sulla storia della canzone italiana. Che cosa sia il libro di Mimmo, che ancora a quindici mesi dall'uscita viene presentato in varie città d'Italia, in rassegne e festival letterari, spesso in compagnia di autori noti e importanti, cosa che penso nemmeno lui avesse messo in conto all'uscita del libro, ormai dovrebbe essere chiaro a tutti. Lo ripeto ancora una volta, per ripassare: non è un romanzo, non è un'autobiografia, può essere definito un racconto di formazione, della personale formazione di Mimmo, che abbraccia solo i primi ventisei anni della sua vita, dal 1949 al 1975, anno in cui, come ama dire lui, ne erano già tracciate le rotte, che sempre per ripassare, ricorderò ancora una volta. Ci troviamo di fronte questo giovane uomo molto felice per essersi laureato, abilitato alla professione, sposato, per essere stato assunto in ospedale al reparto di chirurgia (un ospedale da cui in questi giorni si diramano quotidiani bollettini medici perché vi è ricoverato un noto scrittore), ed infine per aver pubblicato il suo primo disco. Non immaginava che sarebbe stato il primo di diciannove. I martedì letterari e le macchine volanti non albergavano nemmeno negli anfratti più nascosti dei suoi pensieri.
Prossimamente mi paleserò per assegnare a Mimmo un compito per le vacanze; per ora invito a riascoltare Arte moderna, ma sopratutto invito Mimmo a inerpicarsi sulla strada di San Giovanni, ripercorrendo i passi di un grandissimo scrittore, dato che va ospite a un martedì letterario sanremese.
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