Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

venerdì 16 ottobre 2009

Nella riserva e dentro l’anima di Mimmo: parte seconda.

Ci sono molte foto, nella casa di Mimmo: una casa calda, come ho scritto nella prima parte; la immagino aperta per accogliere gli amici, o i familiari cui è molto legato. La lezione è stata registrata, credo, nell’inverno del 2008. Lo deduco dal fatto che Mimmo, prima di cantare Idra, abbia detto che l’album, non ancora uscito, sarebbe stato pubblicato nel 2009. Le canzoni cantate dal vivo, solo voce e pianoforte, in un ambiente informale, sono molto diverse da come le sentiamo nei dischi, dove tutto è perfetto. E sono anche molto diverse da come le sentiamo nei concerti. Hanno un fascino tutto particolare queste interpretazioni estemporanee, intervengono piccole innovazioni, alcune parole sono diverse dalle versioni cui siamo abituati. Mi viene in mente Il suono delle campane, inserita nell’album Uomini, del 1995, scritta nel 1994 con De Gregori anche sull’onda delle guerre fra le diverse etnie in Ruanda: Uomini forti e stupidi uomini magri e strani/ Uomini come pecore uomini come cani/ Ho visto uomini lasciati perdere/ Dentro ai letti degli ospedali/ E uomini di là dal mare fatti a pezzi come maiali/ canta Mimmo a casa sua; nel disco c’è fatti a pezzi come animali. Un’altra cosa che mi ha colpito e divertito è stato l’utilizzo di quel verso tipico delle donne beduine usato come richiamo e anche nel folclore, nelle feste tradizionali, (c'è una scena bellissima nel film Il tè nel deserto, dove si sente quello che non so come definire, ha un nome, ma non lo ricordo) che Mimmo ha utilizzato per accompagnare una canzone: un piccolo divertissement, un piccolo regalo per chi lo avrebbe seguito.
Fa spesso riferimento al “gene” Locasciulli, come un fattore che non tradisce, in questo musicale come in altri ambiti: cita qui l’attitudine musicale di chi lo ha preceduto nella sua famiglia: il nonno suonatore di mandolino, il padre cantante, che ancora a più di ottant’anni (sposato giovanissimo: quattro peccati di gioventù che se ritorno indietro io non li faccio più gli fa dire Mimmo in Dolce vita) vuole cantare e dico io: perché no? I figli, piume delle mie piume, che hanno anche loro questa passione per la musica, (non approfondisco ora, alle piume delle sue piume dedicherò un pezzo a parte) e chissà, magari, quando arriveranno, anche i nipoti. I ragazzi di oggi non sono come quelli degli anni quaranta, come suo padre, o anche degli anni settanta, come lui, che diventavano genitori presto: aspettano prima di metter su famiglia. Magari nonno gli canterà Vola vola vola, (Piano piano, 2004) come ninnananna, che mi sembra adatta, così gli fa sentire da subito l’amato dialetto abruzzese, al nipotino, tanto per rimanere in tema di radici e tradizioni. Vola vola vola è un omaggio nel titolo e nell’uso del dialetto alla canzone popolare abruzzese, che vede proprio nell’altro Vola vola vola che tutti abbiamo sentito, il suo esempio più noto.
Nel corso della “lezione” Mimmo ha citato i suoi punti di riferimento musicali stranieri, primo fra tutti, come già detto su queste pagine, Bob Dylan, poi Tom Waits, Randy Newman, Elvis Costello, Bruce Springsteen. Di Dylan ha cantato Sign on the window…, il pezzo che utilizza da sempre nel suo sound chek, perché gli serve per testare la voce, e secondo me anche un po’ perché gli porta bene. Ha cantato anche una canzone d’amore di Cole Porter, che è arrivato da poco nel suo mondo musicale. Mi pareva di aver letto che lo ascoltasse suo padre.
Ho scoperto poi che la lezione constava di due parti: la prima, intitolata Pensieri d’autore, in cui Mimmo parlava, seduto su una poltrona, molto serio, senza un sorriso, come mi è stato riferito, l’ho persa. Avrei perso anche la seconda, anzi proprio non ne avrei saputo nulla, se il caso non avesse favorito le circostanze narrate nella prima parte: dovrò prenderlo come un segno del destino? Per oggi dalla riserva è tutto. Mimmo è sicuramente conscio di essere un privilegiato, a vivere una parte della vita in una riserva come la sua, sia in senso materiale, che metaforico. Ciascuno si cerchi le sue di riserve, nel senso nobile del termine, se è possibile: anch’io ho le mie: questo piccolo blog ad esempio per me lo è, e non solo perché è molto di nicchia. Mi permette di estraniarmi da altre cose, mi ha permesso e mi permette di imparare cose nuove cui forse, mai e poi mai, non mi fosse capitata questa strana fascinazione di mezza età, mi sarei accostata. Delle nuove conoscenze acquisite, che arricchiscono se non la mia cultura musicale, almeno quella generale, parlerò in seguito, che almeno per un po’ Folgorata bisogna tenerlo in vita.

2 commenti:

  1. Comunque sei fortunata,stai provando l'innamoramento e le emozioni che vorrei provare ancora una volta nella vita...beata te sei stata FOLGORATA...

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  2. No, secondo me è più fortunato il Folgoratore che la Folgorata. Cosa vuoi che ti dica, spero che non appaia solo il batticuore, ma anche un po' di ironia (mia) in tutta questa storia di semi-rincoglionimento peresenile. La cosa più bella al di là delle emozioni, più letterarie che reali è che davvero nel corso della mia ricerca ho studiato molto tante cose nuove e ho imparato molto, e questo è sempre positivo.
    Magari anche per te una folgorazione è dietro l'angolo. Se sei un uomo e vuoi seguire la mia strada, apri un blog monotematico dedicato a Carmen Consoli, magari ti appassioni e te lo legge eanche Mimmo, che è appassionato della Cantantessa.

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