Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

domenica 29 maggio 2011

IO, MAMMA E MIMMO


Io ho una mamma vecchia, quasi novantenne, dalla quale mi separa una rampa di scale. Questa mamma è quasi cieca, mezzo sorda, minuscola come una jana, ma ha uno spirito, una grinta e una ferrea volontà d'indipendenza che la vecchiaia e le malattie, con tutte le loro conseguenze, hanno intaccato solo in parte. Questa mamma che soffre da matti per non poter più leggere, scrivere e fare i suoi lavori all’uncinetto (da qualcuno avrò preso, ma l’uncinetto, mi sarebbe piaciuto e non l'ho mai imparato: mamma mi diceva sempre guarda e impara, come ho fatto io, ma a me non è sembrato sufficiente) quando vede che sto troppo attaccata al computer, si arrabbia molto e mi mette subito in guardia. Ti stai ammalando con questa cosa, stai diventando dipendente. Questa cosa può essere pericolosa. Ha intuito che dietro quest’uso a suo dire smodato dello strumento tecnologico c’è qualcosa, ma io mi son ben guardata dal confessare cosa. Durante la mia prima trasferta per seguire il concerto del Cantante, quello a Torino, mia mamma mi dissuadeva dal partire. Le previsioni del tempo non erano ottimistiche, neve e gelo imperversavano, e io cosa mi andavo a inventare? Un viaggio a Torino proprio a dicembre. Mamma: Non potevi aspettare il bel tempo, ma cosa ci fai? Io: Mi faccio un giro, e poi vado a sentire un concerto. Mamma: Di chi? Io: Di un cantante. Senza ulteriori spiegazioni. Mamma non insistette; una sua qualità è la discrezione. Però non si può dire non mi avesse avvisato. Le avessi dato retta… Per Roma il problema non si pose: era ormai primavera e io sono grande. Non mi ha mai messo troppi limiti neppure da ragazzina, figuriamoci adesso. E poi a Roma non ero sola e lei era più tranquilla. Insomma, a mamma, di Mimmo, non gliene ho mai parlato. Lo sente, quando sale, e a volte mi ha detto: Ma non ti sei stancata di ascoltare questo qua? Non ne hai altri, sempre questo ascolti. (Un po’ sorda, ma ha orecchio, ormai lo riconosce…) Io non gliel’ho mai portato giù, nei suoi alloggi, così, per una forma di discrezione, anche se, in certe occasioni, non potendo proprio resistere, sono scesa col portatile. Ma cosa avrai di così urgente da scrivere - mi ha detto mamma in quelle occasioni? - Non potevi aspettare?

Le cose sono andate avanti così, finchè io scopro che il Cantante ha deciso di varcare le Colonne d’Ercole, (dopo Idra si è impadronito della materia) andando ospite alla trasmissione del mattino della così detta Rete ammiraglia. Ormai non mi sorprendo più di niente. Io da quasi due anni ho chiuso i rapporti con la tv, più per motivi pratici, che per snobismo. Faccio un aggiornamento settimanale, quando sono ospite nell'altra casa. Non ne sento la mancanza, io che prima di essere fan di Mimmo ero, anche qui per motivi affettivi, che mica mi smentisco, fan di Un posto al sole, rimbambita tutti i giorni alle 20,30 su Rai3. In genere, perché le situazioni nella soap cambiassero, ci voleva più di un mese, ma quando ne perdevo una puntata, mamma, che sofferenza! Mimmo e Un posto al sole hanno convissuto per pochissimo tempo, poi lui (non lo sa, ma è così) mi ha detto: O l’Abruzzo o Napoli. Ho scelto l’Abruzzo, e non me ne sono pentita.

Mimmo ultimamente ha partecipato a una serie infinita di trasmissioni radiofoniche, il più delle volte di mattina. Di mattina in genere lavoro. Non posso prendere un giorno di ferie tutte le volte che questo accade. Si, certo, podcast, e tutto quello che volete, (a volte mi riesce facilissimo, a volte devo combattere guerre perse, perché proprio non ce la faccio, a scaricare) ma l’emozione della diretta, dove la mettete? Io lavoro al servizio pubblico, con la gente perennemente intorno. Non è molto professionale girare con le cuffiette e con lo sguardo beota, mentre un utente tenta di chiederti cosa bisogna fare per consultare un manoscritto o che gli serve la tale annata di Studi sardi. Scusi glielo dico dopo, ora sono in totale sintonia con Mimmo. Certo, non dico che sarebbe come se lui, poco prima di un intervento, già pronto con tutto l’armamentario, col paziente già preparato, dicesse: Scusate, ma devo leggere l’ultimo post di Folgorata, poi inizio, tuttavia…

In certi casi, occorre arrangiarsi o soffrire. In una occasione, essendo Mimmo ospite a Start, sono entrata profondamente in crisi. Che faccio - mi son detta - chiedo un’ora di permesso (da recuperare) e vado al Bastione a sedermi su una panchina, con le cuffie? Si poi incontro qualcuno che mi conosce e pensa Guarda come lavorano, questi, - con la nomea di ruba stipendio che abbiamo. No, i permessi si chiedono solo per cose serie, e noiose. Mimmo è un fatto serio, ma attiene alla sfera ludica.

Devo assolutamente trovare una soluzione. Se ai magazzini ci fosse campo, ascolterei lì la radio, ben nascosta in qualche angolino di difficile passaggio. Il fatto è che la radio non si sente. C’è un altro posto, dove penso di poter andare. La scaletta, dove non passa mai quasi nessuno, che porta al ballatoio della sala di rappresentanza. Questo vano scala è un luogo molto suggestivo, che si presta a molti usi. Una volta ci sono venuta a piangere, e ne sono uscita nuova. Ho deciso: andrò lì, per ascoltare se non tutto, almeno una parte della partecipazione del Cantante. Così ho deciso, e così faccio, con quel tanto di eccitazione dato dal senso del proibito, dalla sacralità del luogo, che mi fanno ancor di più apprezzare il piccolo live pre-concerto romano, nonché una sua battuta (ma quant’è spiritoso, quest’uomo) notevole, legata a una considerazione del conduttore sul suo ruolo di primario: I primi saranno gli ultimi e gli ultimi saranno i primari. Questa me la segno - mi son detta, ma non ce n’è stato bisogno. L’ho subito inserito nella rubrica mentale Aforismi di Mimmo.

Insomma ho confessato al mondo che quella mia colazione per una volta un po’ lunga (caso strano perché le mie colazioni sono in piedi e velocissime) aveva una sua serissima spiegazione. Certo non è cosa da ripetersi troppo spesso, anche perché non proverei più le stesse emozioni.

Arriva dunque il giorno della visita di Mimmo & Son al mattino televisivo. Non ci vado matto - dice lui - ma se ci va, ci saranno dei validi motivi. Li rispetto tutti. Che fare? Un giorno di ferie mi sembra da non prendere neppure in considerazione. Portare il mio computer al lavoro, e poi magari non riuscire a vedere la diretta, fatica sprecata. Idea! Lo dico a mamma. IO: Mà, mi fai un favore, domani mattina, sul primo, verso le 9,30 c’è un cantante che mi piace. Mi fai una cortesia? Lo guardi (si fa per dire) e lo ascolti (pure) tu, poi mi racconti? MAMMA: E chi è questo? IO: Mà, quello che ascolto sempre, dai, fammi la cortesia. MAMMA: Ma è così importante? IO: Si, dai, cosa ti costa? MAMMA: Ma sei diventata scema? (Voleva dire più scema del solito.) Ma a me cosa me ne importa? Questo siparietto dura cinque minuti, ma io alla fine la spunto. Esco di casa tranquilla, e mamma promette che guarderà, per amore della figlia scema, e racconterà.

Io, che nonostante i suoi limiti, mi fido ancora di mia mamma, tuttavia mi voglio cautelare e investo dello stesso importante incarico anche altre due persone, più giovani, con vista e udito ancora in buone condizioni, che essendo libere quella mattina, si sacrificano. (Una no, è contenta di sentirlo, all’altro faccio pena e suscitare pena a volte torna utile.)

Passa la mattina e in tempo reale sono aggiornata sulla strana partecipazione - sulla quale mi ero ampiamente documentata - dagli altri due emissari. Al mio rientro, interrogo mamma. Anzi, mi previene e mi racconta tutto lei. Ecco il suo racconto. Ma io questo M.L. me lo ricordo; è un cantante di tanto tempo fa. Ha cantato una canzone del 1985, si chiama Buona fortuna. Aveva partecipato a Sanremo. Adesso è un uomo anziano (detto da mia mamma) e fa anche il medico. Ha una bella voce, e con lui c’era il figlio che si chiama Matteo, un bel ragazzo, che ha cantato benissimo. Mamma, Matteo non ha cantato, ha suonato il contrabbasso. NO, ti dico che ha cantato: una voce bellissima, meglio di quella del babbo.

Conclusione: Matteo non ha effettivamente cantato. Mamma, poverina, ha fatto un po’ di confusione, ma le altre notizie fornite erano tutte corrette. Mimmo non era il solo ospite, c’era anche un altro cantante, che al pari di lui e di altri, non vive solo di musica, ma svolge anche un’altra professione. Il tema della rubrica musicale della trasmissione, condotta a due dal giornalista e dalla solita ragazza alta e bionda (Che ci fai, Mimmo - gli chiede - e lui spiritoso e rilassato risponde Che ci faccio qui, dici? Segno che si è posto il problema) è qualcosa come Cantanti dalla doppia vita, e non ce ne sono pochissimi, ma Mimmo è forse attualmente il più eclatante esempio di pertinacia, (qualcuno si è arreso prima, e ha mollato l’altra professione) avendo lasciato dopo quasi 36 anni l’incarico ospedaliero. La conduttrice dice che è pensionato. Lui sgrana gli occhi, ma non ribatte. In un’altra occasione televisiva il conduttore gli chiede se ha lasciato per sopraggiunti limiti di età. NONONONO!!! – ribatte lui - Potevo restare altri sette o otto anni….Ora lavoro nel privato.

A me viene da ridere, in questi casi… Si vede che lo conoscono poco, perché altrimenti di età avanzata e di pensione con lui non dovrebbero parlare.

Ecco raccontata la mia avventura. Ora anche mamma sa, in parte, la mia passione per il Cantante. Non sa tutto. Veramente in famiglia, in quella d'origine intendo, io mantengo il più stretto riserbo. Mio fratello, un giovanotto dell’età di Mimmo, che è andato in pensione, reale, da poco, senza nessun rimpianto, non la smetterebbe più di prendermi in giro; mia sorella finalmente darebbe una risposta al perché sua figlia, ormai non pochi anni fa, avesse comprato un costoso e gigantesco peluche Trudy da spedire al cantante di un notissimo gruppo americano. Lì c’era la scusante della giovane età e di una certa ingenuità. Qui non ci sono scusanti. Il peluche, molto bello, giace in un armadio. Sono disposte a regalarmelo, pur di cancellare un passato un po’ ingombrante. In una mia passata fantasia, avevo immaginato nella casa del Cantante una stanza tutta di Trudy inviati dalle ammiratrici. Mimmo, se vuoi il peluche, fatti vivo tu, che iniziative così compromettenti senza autorizzazione, non ne prenderò mai.

Riguardo alle prossime eventuali partecipazioni televisive di Mimmo, l’ho già detto e lo ribadisco: dovunque vada, io cercherò di seguirlo, o incaricherò qualcuno del mio staff. Senza pregiudizi, e senza giudicare, che di questo passo, chissà dove me lo ritrovo. Magari davanti a un plastico, o ospite al reality, ma io sono temeraria e vado anche lì. Fino a non molto tempo fa ho sempre sostenuto che le telecamere non lo mettessero a suo agio, ma ultimamente mi sto ricredendo. Lo vedo sempre più rilassato e sorridente, con una bella faccia paciosa e l’espressione bonariamente ironica. Essendo un fatto noto che chiunque partecipi a un programma televisivo, spesso più per questioni di luci che di vanità, sia sottoposto a una seduta più o meno lunga di trucco, non posso non domandarmi, ma Mimmo, si sottoporrà di buon grado a tale tortura? E nel suo caso, sarà una questione di luci e di pelle che tende a diventare lucida a causa delle luci troppo forti, o di vanità? Vanitas vanitatum et omnia vanitas...

giovedì 26 maggio 2011

GLI ANGELI ESISTONO

IL TITOLO NON HA ALCUNA ATTINENZA CON L'IMMAGINE: LA SIGNORINA DI TANTI ANNI FA NON HA NIENTE DI ANGELICO.

Ormai ne ho la certezza anch’io, gli angeli esistono. E dire che ero alquanto scettica, e mi infastidiva non poco questo continuo parlare di angeli, custodi, e non. Ora, e le mie mani sono ancora tutte piene di polvere argentata, e di piccole piume - che le mie accurate ricerche presso i laboratori più accreditati indicano provenire da ali d’angelo - non posso più avere dubbi. Le mie mani hanno aperto una busta misteriosa trovata ieri dentro la cassetta della posta, al mio rientro da una giornata lunga, difficile e climaticamente fiaccante, perché qui si preannuncia un’estate umida e torrida. Nella busta, una normale busta di carta gialla, di quelle che all’interno hanno la plastica a bolli, era scritto il mio nome e il mio indirizzo. C’erano due francobolli, ma nessun timbro postale e nessun mittente. Ho aperto la busta, e vi ho trovato una custodia di CD, debitamente sigillata con lo scotch. L’ho aperta: conteneva un CD. Nessun biglietto nella busta e nessun foglietto dentro la custodia. Nessuna scritta col pennarello neppure sul CD. Fortemente incuriosita, lo inserisco nel lettore. Attendo qualche secondo ed ecco un pianoforte, ed ecco una voce familiare, nonostante nel corso degli anni sia maturata molto, quella voce. Capisco subito, perché ne ricordo le parole, che si tratta dell’unico album di Mimmo che non ho mai sentito, un album del 1977, ormai introvabile, Quello che ci resta, ripubblicato, credo, in Cd nel ’94 (?) insieme alle Quattro canzoni. Ne ho parlato diverse volte, qui dentro, e in una occasione, ormai molto tempo fa, ho dedicato all’album un post,

http://folgoratadaunapiccolaluce6.blogspot.com/2010/01/cosa-resta-di-quello-che-ci-resta.html uno di quelli in cui poi ho parlato anche d’altro, come spesso accade; uno di quelli che riletti a distanza di tempo non mi suscitano imbarazzo, e non mi fanno dire, come succede per altri scritti: “questo potevi anche evitare di scriverlo”.

Avevo ormai rinunciato anche all’idea di riuscire ad ascoltare quest’album, ed ecco la busta piena di impronte angeliche. Angelo, (dal greco Άγγελος,ου) etimologicamente, è colui che porta un messaggio, ma anche l’annunzio stesso; il mio sconosciuto angelo mi ha portato un bel messaggio musicale, il cui ascolto ha alleviato le pene di quella mia giornata stancante e un po’ strana di ieri. Piena di curiosità, ieri notte ho ascoltato come si dovrebbe, con la giusta disposizione d’animo e senza interferenze esterne. Oggi ho riascoltato come non si dovrebbe, col disco come sottofondo alle mille incombenze domestiche di una giornata libera dal lavoro. Devo ascoltare ancora, non posso esprimere giudizi affrettati. C’è un cantante ancora in fasce, ma già ci sono le premesse per ciò che sarà. C’è una voce ancora acerba, ma meno che nel primissimo album. Ci sono echi di influenze di cose ascoltate ancora non del tutto metabolizzate, ma l’impronta personale è già lì.

Nella bella canzone che dà il titolo all’album è puro Locasciulli, quello col marchio di autenticità; bella, secondo me tra quelle dell’album - Alone a parte, per cui il discorso non vale perché l’ho sentita cento volte - la più bella. Mi sembra tra le altre quella che avrebbe potuto superare indenne il passare del tempo, e diventare un classico di Mimmo. Inizia già a girarmi in testa. Mi è piaciuta Canzone per Nadia, ho ascoltato con attenzione Canzone a mio nonno, così come Al fiume (avevo ancora presenti alcuni versi dei testi studiati per il vecchio post). Devo ancora ascoltare e riascoltare. Ho il buio totale, ora che scrivo, per quanto riguarda le altre. Appuntamento a stanotte, ancora senza interferenze. Non proverò a scrivere ancora atteggiandomi a recensore, a esperto musicale, ruolo che non mi compete; nel sito del cantante ci sono forse una o due recensioni dell’album, che forse indico meglio nel vecchio post. Nello stesso post un lettore, che sembra un profondo conoscitore del cantante, mi regala precise informazioni e personali impressioni sull’album. Io mi fermo qui: non tornerò su questo tema neppure per sviscerare le emozioni che potrò provare ancora grazie a queste vecchie canzoni. Per me sostanzialmente la musica, la lettura, il cinema sono fatti emozionali. Devo ritrovarmi dentro una canzone, un libro, un film, me li devo sentire cuciti addosso, e la condizione perché questo accada, non è necessariamente che siano capolavori.

Mimmo è nelle mie corde, già dai suoi primi lavori, e lo seguo in tutte le strade che ha percorso e che percorrerà, fiduciosa, perché mi si adatta, sempre, e io mi adatto con grande piacere e curiosità alle sue infinite varianti che hanno però organicità e unitarietà, con quel marchio di autenticità che lo rende unico.

Inevitabile per una come me, che a una canzone, a un libro, a un film immediatamente collega un periodo della sua vita, essere scagliata prepotentemente in quel lontanissimo 1977. Di Mimmo allora non sapevo neppure l’esistenza, ne’ saprei dire se l’ascolto di quei due primi dischi che sicuramente avevano avuto poca diffusione, mi sarebbe stato a quel tempo gradito. Inutile fare supposizioni sul passato, meglio proiettarsi nell’attesa di un nuovo lavoro dell’artista. Chissà quali sorprese ci riserverà.

Mi sarebbe piaciuto mettere a corredo del post, scritto unicamente per ringraziare, se è tra i lettori, il misterioso angelo, una foto del cantante nell’anno di pubblicazione di Quello che ci resta, ma non ne ho trovate di così datate, (o forse si, quella con la barba) e poi ho sempre timore di mettere foto sue, anche se talvolta l’ho fatto. Ne metto una mia, proprio di quell’anno, così non corro alcun rischio. Una foto in bianco e nero, che ci piacciono, le foto in bianco e nero, a noi ragazze che chissà come viviamo quest’età...

Nota: Mimmo, come è noto, ha una attitudine particolare per utilizzare per le sue canzoni, titoli già utilizzati da altri, siano essi cantanti, cantautori, o romanzieri austriaci. A volte ciò avviene o è avvenuto in maniera del tutto inconsapevole. Una particella pronominale differenzia la sua Quello che ci resta da Quello che mi resta, canzone contenuta nel primo album di Claudio Lolli, Aspettando Godot, del 1972. Sempre a Lolli, lui dice in maniera inconsapevole - pertanto ci credo, anche se mi sembra strano che non conoscesse una canzone tanto nota - lo accomuna un altro titolo, Anna di Francia.

Quello che mi resta dei tuoi giorni è la smania di uscire anche se so che non c'è nessuno fuori che m'aspetta.
Quello che mi resta dei tuoi giorni è la fretta di riuscire a dormire ogni notte senza ripensare a te. (C.L.)

Quello che ti lascio/
È il tempo speso bene insieme/E un sogno consumato forse/Troppo in fretta ( M.L.)


domenica 22 maggio 2011

RICERCA SUI QUOTIDIANI: PAGINE INGIALLITE E ARCHIVI ONLINE.

Nel corso della mia “Indagine su Mimmo” attraverso “IL” motore di ricerca, spesso mi è capitato di essere indirizzata agli archivi online di diversi quotidiani italiani, e quindi di leggere molti articoli sull’oggetto dell’indagine. Qualche volta, avendone la possibiltà immediata, visto che, molto per obbligo, un poco anche per e con piacere, frequento quotidianamente una Biblioteca che li possiede, ho avuto il desiderio di entrare in contatto diretto con il giornale, in genere un grande volume rilegato, pesante e un po’ polveroso. Per me, che non disdegno i canali informatici di ricerca, e le nuove tecnologie in genere, entro i limiti delle mie possibiltà, capacità e dell’interesse che mi suscitano, “l’oggetto libro”, nel tradizionale supporto cartaceo, e quindi anche il giornale, continua ad avere una grande importanza, e ad esercitare un potente fascino. La carta dei quotidiani, fatti per essere letti e in genere non conservati, se non, appunto, nelle biblioteche di conservazione, non è di ottima qualità, tende facilmente ad ingiallire, per cui quando mi capita di consultare un giornale di qualche decennio fa, o anche solo di qualche anno fa, ho la sensazione di andare molto più indietro nel tempo.

Nel caso specifico della ricerca sul nostro “Cantante di riferimento”, mi ha certamente procurato più emozione entrare in contatto con una pagina cartacea un po’ ingiallita, magari corredata di fotografia, che non leggere un articolo degli archivi online. Non si può tuttavia negare l’enorme importanza della possibilità di usufruire di tale mezzo, che permette di accedere a un’immensa banca dati, attraverso una ricerca semplice, veloce (connessione permettendo), cronologica e per parola chiave. Desiderosa più che altro di ripercorrere il lavoro svolto, che non fiduciosa di trovare qualche nuova notizia, (anche se qualcuna l’ho trovata, e qualche altra ritrovata dopo averne smarrito la chiave d’accesso) mi sono messa di recente a consultare in maniera più sistematica gli archivi online, sui quali in passato mi ero soffermata spesso in maniera più libera e peregrina, talvolta casuale. Ho privilegiato La Stampa (archivio storico online gratuito dal 1867 al 2005) e La Repubblica, (dal 1984) e in parte anche il Corriere della sera (dal 1992) e l’Unità (dal 1924). Ho ripercorso, semplicemente digitando il nome del cantante e ponendo dei parametri temporali, la sua carriera, e ne ho trovato numerose tracce a partire dal suo primo successo di pubblico, quelle famose Quattro canzoni, due ancora vivissime e guizzanti, due un po’ dimenticate. Particolarmente interessante e fruttuosa, è stata la ricerca sul quotidiano torinese, che ha dedicato ampio spazio a Mimmo, alla sua musica e ai suoi numerosi concerti in Piemonte e non solo, con una stima e un affetto tangibili, a testimonianza del legame profondo tra l’artista e questa regione. Ecco Mimmo agli esordi, eccolo davanti a un grande pubblico di migliaia di persone, nella metà anni ottanta, ma anche davanti a un pubblico molto ristretto, ad esempio in uno dei primi avventurosi e innovativi concerti con Greg, alla fine del decennio. Si evidenzia, da parte di chi firma gli articoli, la stessa cura e attenzione da parte dell’artista verso il pubblico presente ai concerti, al di là del numero più o meno consistente, ma si intuisce che fin da allora trovasse la sua dimensione più autentica davanti a un gruppo magari ristretto, di veri appassionati, che non davanti a una grande folla, che tuttavia gli doveva essere familiare e gradita. Eccolo alle feste dell’Unità, da solo, o come ospite non annunciato all’interno di un concerto dell’amico Francesco, (che ricambia la cortesia) lì si davanti a una folla immensa, eccoli insieme al concerto di inaugurazione dell’Ospedale dopo i lavori di ristrutturazione e adeguamento, alla presenza di un pubblico interno; eccolo alle tante manifestazioni di connubio tra vino e musica, lui che, come ho letto anche di recente, nel mondo del vino è noto come “fine intenditore”. Eccolo nei teatri e nei piccoli esclusivi club di grandi e piccole città, come alle feste e alle manifestazioni musicali, alle tante rassegne di piccole ma interessanti e vive realtà di provincia. Mi sono soffermata sugli articoli dedicati alle sue collaborazioni, e ho ripercorso le varie tappe dei suoi recital con Enrico, prima, (ad unirli fu il garbo, qualità in comune) poi con Greg, con Alessandro e poi ancora con Greg. Ho letto di quella volta in cui erano tutti dispiaciuti perché il suo concerto fu rinviato a causa della pioggia scrosciante, a Genova. Cose che capitano un po’ a tutti gli artisti - davanti alle intemperie nessuno può nulla - ma Mimmo pare avere doti particolari per richiamare la pioggia, come ho già ricordato in altri scritti del passato.

Ho ripercorso in lungo e in largo tutta la sua produzione musicale, attraverso le recensioni dei suoi lavori, da quelle che venivano definite le canzoni pulite di M.L. cioè tutti gli album fino a Mimmo Locasciulli, al romanticismo (a proposito di romanticismo, nel senso di movimento culturale, lo sapete che Mimmo in una intervista, immagino con un sorriso sulle labbra, si è definito una sorta di Lord Byron della canzone?) fuso nella musica elettronica di Clandestina, al desiderio di svoltare pagina, da Adesso glielo dico a Tango dietro l’angolo, con dovizia di particolari sulle prime esperienze americane. L’excursus è proseguito con l’accento posto sul ritorno alle atmosfere folk dei primi album, in Uomini, continuando con i tanti articoli dedicati a Il Futuro, alla summa di Aria di famiglia, fino ai più recenti Piano piano, e anche qui molte parole sui recital che ne seguirono e le collaborazioni, Sglobal ed infine la grande quantità di caratteri dedicati a Idra. In ultimo le non poche pagine sulla recente festa romana in quattro serate, che lo ha reso, e ci ha reso, noi irriducibili, molto felici.

Non solo di musica e di progetti musicali, ho letto, nel mio immergermi, o ri-immergermi nella lettura dei quotidiani, ma ho trovato anche tracce di sue trascorse partecipazioni televisive. Un curioso, minuscolo trafiletto, di circa un decennio fa, recita: “A Sotto questo sole (vecchia trasmissione di TMC) un dietologo, M.L.(e non, come scrivono sempre, ma proprio sempre, perché l’accenno alla sua “doppia identità” è una costante, il cantante e medico M.L.) parlerà di alimentazione estiva.” Allo stesso modo ho trovato articoli in cui si faceva riferimento a tutta una serie di altri aspetti, non strettamente musicali o artistici, che lo hanno visto protagonista, in questi anni. Non vi racconto tutto, intanto per non scrivere uno di quei post spropositatamente lunghi, (credo di averlo già fatto, ahimé) che, come mi dice lo “zoccolo duro” (orrore!!!) del mio attento pubblico, mettono a dura prova pazienza e attenzione, ma anche per non togliere a chi lo desideri, il gusto di andare a farci delle lunghe nuotate, nel mare magnum degli archivi dei quotidiani. Andateci davvero, al di là del nostro fatto contingente, perché è un’opportunità alla portata di tutti, della quale tanti, anche assidui frequentatori della rete, non sono a conoscenza.

Un piccolo discorso a parte merita la mia incursione sui quotidiani sardi, Unione e Nuova. Ci sono andata, sul cartaceo dell’Unione, dopo averci pensato tantissime volte nel corso degli anni senza aver mai concretizzato la cosa, circa un mese fa, col desiderio di trovare notizie sul famoso concerto di Francesco al Poetto, sede di una delle tantissime tappe del tour del 1982. Allora la spiaggia del Poetto era ancora più o meno quella della mia infanzia, con i casotti colorati, la sabbia bianca e fine e l’acqua limpida e azzurra. Un incauto e infelice ripascimento ne ha reso un lungo tratto quasi irriconoscibile, almeno per noi del luogo. Al tour, e questa è cosa arcinota, in veste di pianista e artista ospite, partecipò un giovane Mimmo che cominciava a essere familiare al grande pubblico, dopo le sue Quattro canzoni e grazie al fresco successo di Intorno a trentanni. Ho preso tra le mani, quasi a colpo sicuro, il volume dell’Unione sarda che racchiude il mese di settembre del 1982, e vi ho trovato diversi articoli, tra cui una lunga intervista a F., ma nemmeno una parola dedicata a Mimmo. Mi è venuta in soccorso la mia solita fantasia e, complice un riferimento del giornalista al fatto che Francesco, dopo il concerto, fosse andato in albergo a rilassarsi giocando a scacchi, me lo sono immaginato intento in una partita con Mimmo, cosa che, se non è vera, è verosimile. Questi benedetti scacchi! Io nutro somma venerazione verso gli scacchisti, ma ne conosco alcuni davvero fanatici e noiosi.

Ho consultato anche la Nuova Sardegna (Il tour faceva tappa anche a Sassari) dello stesso periodo, e lì, il giornalista, più generoso e attento, dà spazio all’esibizione pianistica di Mimmo, che definisce superlativa, in grado di impreziosire le canzoni di Francesco, e poi racconta, bontà sua, il suo mini-concerto all’interno del grande concerto dell’amico: proprio le canzoni (Piccola luce, Intorno a trentanni, Buoni propositi…) che, confuse e nascoste sotto strati di altri ricordi, mi pareva di ricordare in quella lontana serata al Poetto, a conclusione di un’estate cagliaritana piena di eventi e concerti interessanti. Mi sono domandata a lungo se sia stato veramente così, o se come tutti quelli che invecchiano abbia avuto la tendenza a idealizzare il passato, ma la ricerca sulle fonti mi ha messo di fronte a una serie di manifestazioni culturali e concerti di tutto rispetto, in quella estate del 1982 che ricordo, questo si con esattezza, come una delle più torride tra le nostre non certo fresche estati. Ci fu tra l’altro un acclamato concerto di De André, dopo diversi anni di assenza da Cagliari. Quanto al concerto del Poetto, si parla addirittura di settantamila persone presenti, ma, cosa strana, io non ricordo calca, disordine o di aver provato sensazioni claustrofobiche. Io allora non avevo ancora ventidue anni, credevo di aver capito un sacco di cose e non capivo niente, avevo una gran voglia di addentare la vita, ma ero frenata da un certo timore. Da allora è cambiato poco, ho solo la consapevolezza di non aver capito un sacco di cose e la certezza di non capirne molte altre, e mi sta tornando una gran voglia di azzannarla, la vita, con qualche timore in meno.

Potevo a questo punto non andare anche nell’archivio online dell’Unione? L’ho fatto. Quest’archivio è disponibile dal 1994. Ho trovato una notizia significativa, che riguarda l’ultimo concerto di Mimmo in Sardegna - prima di quello recente di Serrenti - che risale al 2000. Mimmo si esibì con Alessandro a Lanusei, bel paese dell’Ogliastra, al Teatro Primavera, divenuto poi Teatro Tonio Dei. Io non ne conservo memoria alcuna: non c’ero, o se c’ero dormivo. D’altra parte, nonostante lo seguissi e lo apprezzassi e mi facessi spesso fare compagnia da lui, durante molte mie allegre mattinate domenicali dedicate alle pulizie di fino, (povero artista, ridotto a sottofondo musicale di una modesta casalinga-lavoratrice, lui che ritiene che la musica debba arrivare a un ascoltatore ispirato e assorto, e possibilmente non dedito ad altro) non conservo tracce di sue presenze qui, neppure negli anni ottanta e novanta. Fatto curioso: è possibile che io, che all’epoca non perdevo quasi un concerto dei tanti cantautori in tour che facevano tappa a Cagliari, non abbia assistito proprio a quelli, se ci sono stati, di Mimmo? Non ero abbastanza informata? Le sue tappe erano in altre parti dell’isola e non mi era possibile spostarmi? Avevo impegni improrogabili proprio quando c’era l’attuale prediletto, allora forse primus inter pares? Non so proprio darmi una risposta: una fitta, impenetrabile coltre di nebbia avvolge i miei ricordi.

domenica 8 maggio 2011

NEBBIE


Sempre a seguire tracce, a fiutare indizi, nonostante momenti di stanchezza e di noia, e talvolta domandandomi non tanto l'utilità, quanto il senso di questo mio "affannarmi": alla fine prevale Il senso di F. per lo scavo, e una pervicacia che sorprende anche l'autrice, ha la meglio sugli altri stati d'animo. Durante una delle mie ultime "campagne di scavo" ho trovato un riferimento a un libro, La nebbia dentro, di un signore piemontese che si chiama Sergio Pent (Sergio Pent, La nebbia dentro, Milano, Rizzoli, 2007); lo conoscevo come critico letterario, non come scrittore. Al libro mi ha condotto una segnalazione: "L'autore mette in epigrafe Locasciulli" - ho letto, e tempo un giorno eccolo, il libro, sotto i miei occhi, ed eccola la citazione annunciata "Scivola pigro l'inverno e si prende la parte di me che si arrende". Due versi di Alice è felice. A onor del vero anche un altro cantautore è "messo in epigrafe" dall'autore, ed è anche uno che apprezzo, ma limitiamoci a quello che conosco meglio, perchè ormai moltissime nebbie dalle quali era avvolto, si sono diradate.

Non mi sono limitata a leggere la citazione, che certo mi rende felice al pari di Alice, e mi offre lo spunto per scrivere, ma ho iniziato curiosa la lettura del libro, che procede veloce e presto sarà conclusa, perchè La nebbia dentro è uno di quei libri che non lasci a lungo sul comodino o poggiato su un tavolo, in attesa di leggerlo prima o poi. Una storia di fratelli, uno rimasto saldamente attaccato alle radici, che per tanti anni ha fatto il maestro, con una vita modesta in un borgo di campagna della Val di Susa, una vita legata alle attività agricole e allo scorrere delle stagioni, e l'altro, invece, brillante e superficiale politico nella capitale, che si ritrovano in occasione della morte del padre, dopo una lunga lontananza e tante cose non dette. Il racconto di una generazione, quella nata nei primi anni cinquanta, dall'infanzia comune in campagna, all'adolescenza, alle scelte diverse operate fin dalla prima gioventù. Mi viene in mente Piano piano di Mimmo, che racconta sé stesso e la sua generazione in una canzone. Ciascuno lo fa per sé e per le esperienze che ha vissuto, ma ci sono punti di contatto. Scene di vita contadina, personaggi di paese, la scuola lontana cinque chilometri da raggiungere a piedi, i riti di passaggio, le feste dove si ballavano i lenti e nascevano gli amori, i locali, i cinema e perfino le aule scolastiche e universitarie avvolte nelle nebbie del fumo - perchè allora non c'era nessuna attenzione verso i non fumatori e tutti eravamo fumatori passivi - la contestazione studentesca... Un mondo che in parte ho conosciuto anch'io, con quasi un decennio di scarto d'età e con la differenza di essere nata e cresciuta in una città, anche se piccola.
Il fratello ricco e famoso e superficiale, appena apparso nel libro, mi ha immediatamente portato alla mente un personaggio di un vecchio film di Verdone, Compagni di scuola: il politico rampante e cinico interpretato da Massimo Ghini.
Non ve lo racconto tutto, il libro e neppure potrei, anche volendo, non avendone completato la lettura. E poi, recensire un recensore, che compito arduo... però vi dico che è pieno di riferimenti ad autori emblematici di quella generazione, e non solo.

Insomma ecco Mimmo ancora una volta in un libro, seppur in epigrafe. Se uno scrittore arriva a fare una citazione di un cantante, evidentemente, come minimo, lo apprezza, lo sente "suo", magari, anche, lo conosce, magari gli è amico. Niente di strano. Chissà se c'era anche lui quella sera di dicembre al concerto di Torino... Chissà se anche lui fa parte di quello che Mimmo definisce il suo "zoccolo duro" di estimatori, e io tremo ogni volta che lo sento pronunciare questa espressione: non mi piace, non come significato, ma come sequenza di suoni, e poi, inevitabilmente, e involontariamente lo volgo al femminile, questo termine, e, insomma, va bene dura, ma il resto no!
E il Cantante il libro lo avrà letto, lui poco attratto dai romanzi? Mi pare ci siano tutte le condizioni per una eccezione, al di là della lusinga della citazione e della possibile conoscenza con l'autore: radici, un mondo contadino magico e arcaico, valori e disvalori, rapporti tra fratelli, riferimenti culturali, comunanza generazionale.

Quasi quasi mi vien voglia di chiudere con qualche verso di Mimmo. Spesso mi girano liberi i mente, alcuni versi delle sue canzoni tante volte ascoltate... Finisce il giorno e ricomincia la notte/Mi sento il cuore ammaccato di botte/ E poi la notte e dopo un'altra mattina/ Dammi la mano/ Sto già meglio di prima. M.L. Sotto il cuscino. (Testo non verificato. Voglio un po' fare la cialtrona, che la prima della classe non mi porta niente di buono. Se è sbagliato non importa, io me la canto così.)

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