Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

domenica 23 dicembre 2012

PICCOLA STORIA DI NATALE



La foto ritrae una bambina degli anni sessanta mentre posa accanto a Babbo Natale. Non so se accada ancora, ma ai miei tempi, a scuola, una scuola ancora molto simile a quella descritta nel libro Cuore, e ancora permeata, per alcuni aspetti, di retorica del ventennio, capitava che arrivasse Babbo Natale. Molte bambine ci credevano, e la cosa creava un certo scompiglio e una certa agitazione, e anche un po’ di confusione. Ma come, Babbo Natale in giro, accompagnato da un fotografo, che posa con i bambini? Non era inteso che dovesse arrivare la notte tra il 24 e il 25 e nessuno, ma proprio nessuno, lo dovesse vedere? Non tutte le domande hanno risposte, e la maestra metteva a tacere le bambine dubbiose. “Su, veloci, che dobbiamo riprendere a far lezione”. Iniziava la processione che partiva dal banco, di quelli di legno, scomodissimi, alla lavagna. Processione silente. Erano altri tempi, in cui durante l'ora di ricreazione si consumava la merenda in classe, e si chiedeva il permesso per alzarsi in piedi e conversare, a bassa voce s’intende, con le compagne preferite. Erano anche tempi in cui a scuola ci facevano vedere Incompreso, che mi turba ancor oggi, figuriamoci allora.


La bambina della foto, una bambina timida e molto diligente e disciplinata, almeno a scuola, che a casa perdeva timidezza e freni inibitori, alla storia di Babbo Natale (o di Gesù Bambino) non avrebbe creduto più proprio da quel Natale del 1967, perché la mamma aveva dovuto raccontarle come stavano veramente le cose. “Mamma, spiegami perché a Donatella, o Micaela, o Patrizia, Gesù Bambino ha portato dei giocattoli bellissimi, e a me dei quaderni nuovi e un maglioncino, e un bambolotto calvo, che non piange nemmeno. Le loro bambole hanno dei capelli bellissimi, parlano, piangono e camminano. Hanno anche ricevuto delle nuove borse di cavallino e il microscopio. Perché?” La mamma non sapeva come uscirne e le parve giusto raccontare che in verità, Babbo Natale e Gesù Bambino, altro non erano che i genitori o altri parenti dei bimbi. Le nostre possibilità di spesa erano molto inferiori a quelle di certe compagne (bionde e con gli occhi azzurri) e quindi dovevo accontentarmi di regali non proprio totalmente voluttuari. Fine dell'età dell’innocenza.
Le compagnette ricche esibivano un gran numero di cappottini, di cappellini, di abiti da Carnevale, e, come da copione erano francamente un po’ str…e. Non tutte, quasi.

La bambina dal sorriso in evidente fase di assestamento, dalla posa un po’ rigida, che di lì a qualche settimana non avrebbe più creduto a Babbo Natale, merita un risarcimento. Ora che tanto tempo è passato, vuole crederci di nuovo, e gli ha dato un volto, diverso da quello del signore buffo che la prende per mano, nella vecchia foto di tanti anni fa. Eccolo qui, quello che lei immagina possa essere il vero volto di un Babbo Natale particolare, che non si infila nei camini, e non aspetta questo periodo per fare piccoli doni. 


Non sono doni personali, sono per chiunque decida di entrare nella sua casa virtuale sempre aperta, ma ciascuno li può adattare al caso suo. Sono versi di canzoni, di poesie, riflessioni, spunti per pensare o per permettere a chi li legge di esprimersi, foto, disegni, ricordi e piccoli racconti, che testimoniano un desiderio di condivisione, e un’indole che si sofferma sulle cose, che riflette, soppesa, pesca dalla memoria, archivia e non butta via. Ogni volta è come scartare un pacchetto regalo, come aprire una busta sorpresa, come trovare nella posta un messaggio gradito o ricevere una telefonata in cui non speravamo. Una cosa bella., una piccola gioia quotidiana, ed io mi nutro molto di piccole cose e spesso le trasformo in piccole gioie.

Buon Natale. A Chiunque entri qui, non solo per caso.

venerdì 21 dicembre 2012

ANDARE OLTRE CUORE/AMORE




Non solo i poeti, anche gli autori di canzoni d'autore si trovano a dover fare i conti con queste "pinzochere" inopportune, ma a volte indispensabili.

Le rime sono più noiose delle
dame di San Vincenzo: battono alla porta
e insistono. Respingerle è impossibile
e purché stiano fuori si sopportano.
Il poeta decente le allontana
(le rime), le nasconde, bara, tenta
il contrabbando. Ma le pinzochere ardono
di zelo e prima o poi (rime e vecchiarde)
bussano ancora e sono sempre quelle.

Eugenio Montale,  Le rime (1970), Satura I.

lunedì 17 dicembre 2012

LIBERE DI FARE COME CI PARE

Donne, sorelle mie, che a volte non capisco. 
Donne, a volte tra voi così poco amiche e poco solidali.
Donne, a contendersi le attenzioni di qualcuno.
Uomini: "Si, tanto a scegliere e a decidere in fondo sono sempre loro, le donne."
Donne, insieme una sera per svagarsi: "Non parliamo di uomini", e invece ce n'è sempre uno che monopolizza la serata, se non uno per cui piangere.
Donne: "Quell'uomo ha una sensibilità tutta femminile." "Sicure che non sia gay?"
Donne: "Avrò sempre un momento per parlare con te". Poi arriva uno qualsiasi e mi molli. Quando ti molla mi cerchi di nuovo.
Donne: "Se fossi in te non ci starei un momento di più, con uno così". "Mollalo!" (Fosse così facile... aspetta il tuo turno e ne parliamo.)
Donne: belle, grintose, intelligenti, con un ruolo sociale importante, un lavoro di responsabilità. Davanti a un'apparenza vincente, una collezione di fallimenti nella vita privata.
Donne: "Tu proprio non ci sai fare, non devi mostrarti troppo disponibile.  Tienilo un po' sulla corda. Sparisci per un po'. Fatti desiderare, funziona".
Donne: "Basta, io con gli uomini ho chiuso, ho già dato". 
Donne: "Se voglio davvero un uomo me lo prendo." 
Donne da sole al ristorante, sempre più numerose. Possibili motivi:
Sono in coppia, ma, orrore, hanno la libera uscita settimanale autorizzata. 
Sono in coppia, e sono anche felici, ma se vogliono vedere le amiche, per fortuna, non hanno bisogno di autorizzazione.
Sono in coppia, ma ormai ognuno si fa gli affari suoi. Anzi lui se li è sempre fatti, ma si sa... è un uomo.
Sono sole e felici di esserlo. 
Sono sole e si divertono un sacco.
Sono sole e disperatamente alla ricerca di qualcuno. Lanciano sguardi adescatori ai vicini di tavolo, già impegnati. "Tanto quel qualcuno arriva sempre quando meno te lo aspetti: smetti di cercare."
Donne: "Al centro della mia vita ora non c'è nessun uomo, e sono proprio felice."
Donne: "Non sono mai stata sola; senza un uomo io non so stare." 
Donne: "Con un uomo vicino sono più rispettata e mi sento più protetta."
Donne: "Senza amore non si può." (E qui possiamo concordare).
Un Uomo: ... "Però confesso che sempre più sovente avverto una certa amarezza quando dal tavolo accanto ascolto solo voci femminili. Mi chiedo dove sono i loro uomini, perché non sono lì, se li hanno lasciati e sono felici o se sono state mollate (peggio!) per insufficienza." (Mollate per insufficienza???)
Lo stesso Uomo di prima: "Le donne....., temo, forse si sono chiuse (o lasciate rinchiudere) dentro le bolle di una moderna solitudine".
Donne: libere di fare come ci pare, entro i limiti del rispetto per il prossimo. Di andare dove ci pare, sole o accompagnate. Se siamo in un posto pubblico, magari cerchiamo di non fare troppa cagnara, di non sghignazzare troppo. Diranno che siamo le solite galline e non avranno tutti i torti.

Donne: quelle per cui l'esteriorità è al primo posto, quelle che le tentano tutte per cercare di restare giovani, e vedi dei mostri che girano per le strade, con facce da criceti, tiratissime che non riescono neppure a parlare, delle bocche orribili e dei mezzi palloni piazzati sotto la gola. Contente loro.

Donne: quelle che certo si curano, tengono al loro aspetto, perché è inutile che ci raccontiamo balle, conta, eccome se conta, ma sanno anche accettare i segni del tempo, e si vogliono bene così e continuano a piacere anche ai loro uomini, seppur lontane dal fulgore dei vent'anni. Esistono anche gli uomini così, per fortuna: sono certa che qualcuno di loro leggerà questa pagina. 

Questa poesia è per loro, e per le loro donne, perché l'amore riesce ad andare d'accordo con una pelle non più tanto fresca e con un seno un po' cascante.
Se è vero amore.

Amo di più le tue rughe, Filinna,
che lo splendore della giovinezza.
Mi piace di sentire nella mano
il tuo seno, che piega giù pesante
le sue punte, più del seno diritto 
di una ragazza. Il tuo autunno è migliore
della sua primavera ed il tuo inverno
è più caldo della sua estate.

Paolo Silenziario
Antologia palatina, Libro V, Epigramma 258.
Testo italiano di Salvatore Quasimodo.

Paolo Silenziario, poeta del tempo di Giustiniano, suo funzionario di corte, autore di bellissimi epigrammi di soggetto amoroso. 
Prendendo spunto da questo epigramma notissimo e citatissimo, che io amo alla follia non solo ora che assomiglio un po' (solo un po') a Filinna, ma fin dalla mia terza liceo, è nata una canzone che si intitola La donna della sera.  Frutto della collaborazione di Roberto Vecchioni (testo) e Angelo Branduardi, (musica) è pubblicata nell'album Domenica e lunedì, di Branduardi, del 1994.
Ho sentito Vecchioni cantarla dal vivo, quest'estate, in una trasmissione radiofonica. Non so se l'abbia incisa, e in che album.

A me sembra bellissima. Nei miei sogni, perché ne ho sempre fatto tanti, ora e allora, me la faccio cantare da Mimmo, che ci mette tutta la passione di cui è capace. Noi donne, anzi noi esseri umani, uomini e donne, soli o no, abbiamo una libertà che neppure in schiavitù ci possono togliere: quella di sognare. 

A volte può aiutare a resistere, questa libertà.

lunedì 10 dicembre 2012

CRITICO CINEMATOGRAFICO

>>> PICCOLA INTEGRAZIONE IN FONDO ALLA PAGINA

Non mi sono dimenticata. Mi sono, ieri pomeriggio, dedicata all'ascolto della trasmissione della Radio televisione svizzera, Retedue in cui è stato ospite Mimmo. Il titolo del programma è Babilonia, l’ospite, (ieri Mimmo, nelle puntate precedenti altri artisti con qualche caratteristica comune, che sfocia in molti casi  in un percorso autentico e indipendente, slegato da logiche meramente commerciali) non è il vero protagonista. La vera protagonista è la musica, nelle sue forme più svariate e meno comuni, in una confusione di generi, stili e lingue che ben giustifica il titolo. Confusioni e commistioni che testimoniano una grande ricchezza. L’ospite accompagna i conduttori nel percorso di ascolto dei brani musicali scelti,  chiamato a esprimere le sue sensazioni e le sue preferenze, a scegliere tra le diverse proposte musicali, che non strizzano l’occhio alle mode, ma spaziano tra i generi musicali più disparati e collocati in luoghi e periodi diversi. Ieri abbiamo sentito Miriam Makeba, un inedito Fabrizio de Andrè alle prese con una canzone popolare in piemontese (inconsueto, ma non mi sorprende: le sue radici non sono forse anche nel Monferrato?) una canzone popolare ungherese, un pezzo di Frank Zappa e uno di Ananda Shankar, imparentato col noto musicista di sitar Ravi, con cui entrarono in contatto i Beatles, in particolare George Harrison… e altre cose ancora.

Mimmo si è rivelato come sempre all’altezza, da buon intenditore di musica quale è: ha individuato al primo colpo in una esecuzione, uno strumento non tanto noto, l’oxofono, (??? non so se ne ho afferrato bene il nome)*** una via di mezzo tra oboe e sassofono e i due conduttori sono rimasti colpiti: mica è uno qualunque (N.D.A., nota dell’agiografa)! Continuo a sostenere che in radio dia il meglio di sé, sempre competente e al contempo semplice e informale, senza bisogno di tirarsela tanto, e sempre con un tono sorridente.

Tre le canzoni di Mimmo ascoltate: Scuro, Passo lento, (presente nei miei Frammenti) Senza un addio. Le tematiche affrontate sono state quelle ricorrenti: gli esordi, la formazione musicale, le collaborazioni prestigiose con musicisti stranieri avvenute nel segno della stima e dell’amicizia, i rapporti con i critici musicali, i legami con la Svizzera, che non ha esitato a definire un’altra mamma; Frankie l'onnipresente, al quale dovrò dedicare una piccola monografia, ma solo dopo aver molto studiato; l’importanza del cinema nella sua vita, e… non continuerò a  ripetere cose già dette altre volte. Non posso però non soffermarmi un momento su una nuova notizia: sapevo che quando era  molto giovane, Mimmo avrebbe desiderato fare l’attore, ma ero all’oscuro del suo desiderio di diventare critico cinematografico! “Quando ero a Perugia (dove come sappiamo studiava medicina, seguiva quando poteva, le lezioni di letteratura italiana all’Università per stranieri, suonava la notte al pianobar di Via dei Priori, studiava alacremente, viveva) vedevo uno, due film al giorno e poi scrivevo le recensioni e le confrontavo con quelle dei critici cinematografici”…

Cosa darei per poter scassinare il cassetto dei ricordi del Cantante… Ma le conserverà ancora le recensioni cinematografiche?

Per chi non avesse potuto seguire la puntata di Babilonia andata in onda ieri, non perdete le speranze, sarà possibile scaricare il podcast. Lo farò anch’io e lo riascolterò, ma eviterò accuratamente di tornarci sopra, perché tengo molto all’immediatezza del pezzo, anche se qualcosa che forse meritava di essere riportata, sarà rimasta sicuramente intrappolata nei tasti.

...Ho appena controllato: potete già scaricare. Appena possibile riascolterò e interverrò solo eventualmente a  fornire notizie precise sullo strumento e sul musicista, con cui Mimmo ha collaborato, anzi che ha collaborato con Mimmo, che lo suona molto bene. Lo ha nominato ma non sono riuscita a capire bene di chi si trattasse, (sarà uno dell'irripetibile mitico gruppo di Tango dietro l'angolo).

***Ho riascoltato: come supponevo, oxofono è una mia invenzione, non ero riuscita a captare bene. Lo strumento si chiama sorrousophone e il musicista, del quale a Mimmo sfuggiva il nome durante la trasmissione, dovrebbe essere Lenny Pickett, almeno così mi raccontano i credits di Tango dietro l'angolo, che mi sono andata a controllare. Per essere più precisi, Pickett suona in Tango dietro l'angolo il tenor sorrousophone e in Mosche & mosquitos il tenor & contrabass sorrousophone

giovedì 6 dicembre 2012

SANGUE ROMANTICO




Muscoli e rabbia denti stretti e via 
Sangue romantico tramonti e foschia 
Gola bruciata vento e neve che ricadono giù 

(Niente di più, da Clandestina, 1987) 

"Voglio i colori forti, il conflitto delle forze della natura, l’estasi contemplativa e l’azione impulsiva, la disciplina e l’irrazionalità animale. Ecco, voglio restare anacronisticamente romantico, anche pagando dazio… se necessario."

Stralcio dalla riflessione/enunciazione/dichiarazione programmatica odierna di Mimmo, che, va da sé, è da leggersi integralmente nella giusta sede. 
Passano gli anni, ma la stoffa è la stessa: non appaiono tracce di logoramento nella trama e nell'ordito, anzi il tessuto sembrerebbe, col tempo, aver acquisito una maggiore robustezza. Che passione, che tempra e che orgogliosa convinzione, nell'affermare ciò che è e ciò che vuol essere. Condivisibile o meno, discutibile o meno, merita apprezzamento per la coraggiosa e netta affermazione di sé, senza tentennamenti ne' infingimenti. 

Davvero uno spirito romantico, - inteso nella accezione colta, non corrente del termine - in cui, almeno a mio modo di vedere, non sono assenti tracce di contaminazioni dannunziane e una certa vena futurista. 


Della sua attrazione per gli ideali romantici ho senz'altro parlato in diverse altre occasioni, ancor prima di averne la conferma diretta attraverso interviste o ascolti. Ricordo una piccola intervista telefonica a una radio di Colonia, in cui Mimmo raccontava la sua passione per il movimento romantico tedesco, ed esprimeva il desiderio di meglio approfondirne la conoscenza, soprattutto in ambito letterario.

Da un articolo pubblicato su Repubblica del 16 giugno 2010, sezione di Napoli, in occasione del concerto a Castel Sant'Elmo. 

"A Locasciulli piace l' idea di essere considerato un po' un Lord Byron della canzone. «Non sono né greve, né dozzinale», dice di se stesso. «C'è un modo anche gentile di usare la violenza, di vivere il proprio sturm und drang»."

Il desiderio di essere assimilato a un Lord Byron, seppur della canzone, può apparire legittimo, ma anche un po' presuntuoso. Il detto "le parole sono pietre" è ancor più vero se si tratta di parole scritte. Penso che immaginare il tono di voce usato nel pronunciare una tale affermazione, unito magari a un sorriso, possa mitigare di molto questa sensazione. Un conto è essere consapevoli del proprio valore e delle proprie qualità artistiche, e Mimmo certamente e a buon diritto lo è, altra cosa è la presunzione, o l'arroganza, caratteristiche che non mi paiono appartenergli.



sabato 1 dicembre 2012

CHE FACCIO, TORNO A ESSERE SERIALE?



UN POSSIBILE MODO PER RICONVERTIRE UNA BLOGGER DAL FUTURO INCERTO


Da qualche anno a questa parte, quattro, tre,  più o meno da quando ho iniziato questa bellissima opera in divenire che si chiama Folgorata, (ma non è la causa di ciò, forse ne è una diretta conseguenza) ho delle notti un po’ tormentate. Prima, a parte qualche eccezione, che come è noto conferma la regola, mi adagiavo sul candido lettino e via, fino al suono della sveglia, era un placido sonno. Ora di notte ho molto tempo per fare, se ho voglia di fare, o per pensare. Passo in rassegna tutti, ma proprio tutti gli aspetti più o meno ingarbugliati della mia vita, cerco le soluzioni a certi problemi, cerco anche di pensare a qualcosa di piacevole,  e, siccome c’è veramente tempo per tutto, in queste notti, invoco i numi affinché l’ispirazione non abbandoni Folgorata, e non di rado scrivo nella testa ciò che poi trasferirò qui, dentro questo contenitore di pensieri, questa specie di messaggio nella bottiglia nel quale, finché non verrà meno da sé, (ci ho pensato tante volte, ma non ho mai avuto il cuore di suicidarlo) continuo a trovare un seppur minimo conforto. Per continuare a farlo vivere, sono andata a frugare ovunque, e più di tanto davvero temo di non poter fare, in attesa di avere nuove cose interessanti, ma davvero interessanti, da raccontare e da commentare. "E se diventassi di nuovo seriale? facendomi un po’ di violenza, perché la serialità non mi appassiona" – Mi son detta.

E se, dopo aver dedicato sette uscite ai frammenti, con l’intento non già di mutilare delle canzoni, ma di cogliere il pretesto per parlarne, dedicassi alcune uscite a stralci di interviste, da quelle più lontane nel tempo, a quelle più recenti? Potrebbe essere un’idea. Operazione da condurre con abilità e tatto, per non rischiare di “estrapolare da un contesto” (l’espressione non mi piace, ma rende bene l’idea) certe considerazioni che al suo interno, hanno la loro ragion d’essere, ma avulse da quel contesto stesso, potrebbero perderla. No, non si può fare, o forse si, ma morirei di noia, a rileggermi con quest'intento, interviste che so quasi a memoria. L’unica cosa che mi piacerebbe fare, nel senso che potrebbe un po’ divertirmi (e io come è noto, quando scrivo desidero, almeno di tanto in tanto, divertirmi) sarebbe quella di dare spazio a "Mimmo umorista", perché non tutti lo sanno e non tutti hanno avuto modo di apprezzarlo, ma Mimmo è molto spiritoso, e lo manifesta anche in certe interviste. Da poco, ho esaminato, in uno di quei tomi poderosi***  che parlano di canzoni, cantanti, cantautori, band, la scheda dedicata a Mimmo: chi l’ha redatta, definisce la sua prima produzione caratterizzata da un intimismo terribilmente sofferto, da testi molto malinconici. Non è che gli stava sotto sotto dando del triste, un po' come Mimmo ha fatto con i nuovicantautorifotocopia? No, triste no, almeno a mio avviso, ma, in molti casi, dolcemente struggente e malinconico, ha continuato a esserlo, però è anche spiritoso, allegro, arguto, capace di cogliere il lato bizzarro delle cose, anche in certe canzoni: la commistione dei due aspetti esercita su di me, sempre, un fascino notevole. 

Insomma, non so proprio che fare. Potrei anche parlare di "Mimmo Smemorino", perché di tanto in tanto ci ripropone cose che ha già proposto in passato. Il video della tv tedesca, senz’altro molto ben fatto, ma già visto, per esempio… o altre cose ancora. Forse, anzi di sicuro, non si è confuso, è una tattica precisa, e un’applicazione del repetita iuvant, perché c’è sempre qualcuno cui quel video, o quella notizia, può essere sfuggito, e per il quale, ciò che altri ricordano di aver già visto, è invece un gradito nuovo regalo. 

Io resto in attesa, tanto lo so che quando meno me l’aspetto, voilà, qualcosa di bello e di nuovo spunterà fuori anche per me, che in questi anni, ho percorso tutte le strade possibili, frugato in tutti gli angoli, sollevato mobili e tappeti polverosi, in cerca di qualsiasi notizia, e anche rovistato nei bidoni dell’immondizia, senza temere topi e gatti di strada. Allora nei miei momenti di insonnia imbastirò un nuovo racconto, anche se avrò trovato una nuova opportunità di carriera, come presagisce l'immagine di apertura. 

Si, ma nel frattempo, che faccio, torno a essere seriale?

***24.000 dischi : tutti gli album dei 1000 artisti più importanti di rock, black music e canzone d'autore / a cura di Riccardo Bertoncelli e Cris Thellung ; supervisione alle discografie Maurizio Petitti ; la sezione italiana è a cura di Paolo Madeddu. - Milano : Zelig, [2004].



sabato 24 novembre 2012

UNA RICORRENZA IMPORTANTE


Domani, 25 novembre, si celebra la la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne. La scelta della data non è casuale, ma si riferisce al giorno in cui, nel 1960, furono trucidate nella Repubblica Dominicana le tre sorelle Mirabal, oppositrici del regime del dittatore Trujillo. Lo ricordo perché non sempre si è fatto riferimento a questo fatto, nei molti momenti dedicati all’argomento, in questi giorni. Sulle sorelle Mirabal ha scritto un bel libro, intitolato Il tempo delle farfalle, dal nome in codice (in spagnolo mariposas) da loro utilizzato nella resistenza, Julia Alvarez. (Julia Alvarez, Il tempo delle farfalle, Giunti 1997.)

Di un film che amo molto, Ti do i miei occhi, (Te doy mis ojos), della regista spagnola Iciar Bollain, uscito nel 2003, attinente al tema della violenza fisica e psicologica sulle donne,  ho già parlato in passato, ma lo segnalo di nuovo volentieri.

Anche di Lucy, la canzone che Mimmo ha scritto pensando a una donna ferita e maltrattata, ho parlato in più di una occasione. Il testo è semplice e poetico, con richiami a immagini di un tempo passato (le caramelle che i più piccoli si aspettano a Natale, le campane che suonano a festa, quando i giorni di festa avevano un sapore particolare), che sembrano quasi voler avvolgere la protagonista dentro un mondo affettuoso e protettivo, dove trovare riparo dalle umiliazione e sofferenze subite.

Riporto l’intero testo della canzone, tratta come sappiamo tutti da Idra, e inserisco anche il link dell’esecuzione nell’ultima serata di Radio days, quei quattro giorni di festa romana che hanno reso felice sia noi assidui, sia l’artista. Attendiamo il nuovo recital, Punti di rivista, dal titolo del quale si evince la passione, riscontrata già in altri casi, del nostro per i calembours
Non è un video ufficiale, la qualità non è eccelsa, ma lo propongo ugualmente. http://www.youtube.com/watch?v=9voKXGnRYTw


Lucy  se n’è andata via come un'onda senza riva
Come una farfalla bianca senza un fiore
E non è l'amore che la porta lontano
E nemmeno il richiamo di una chimera

Prega di giorno prega di notte
Prega che il suo cuore non pianga mai le botte
Botte che arrivano come le caramelle
Che  i bambini si sognano a Natale

Lucy è come il vento la insegui e la rincorri
Ma non provare a prenderla non l'avresti mai
Prega di giorno prega di notte
Prega che il suo cuore batta sempre più forte
Forte come una campana nel giorno della festa
Prendi quel che resta dell'amore

Lucy  se n’è andata via come un'onda senza riva
Come una farfalla bianca senza un fiore
Prendi le sue cose comprale delle rose
Mandale un saluto e guardala andar via
Mandale un saluto per andare via





martedì 20 novembre 2012

CONFERIMENTO TERZO PREMIO


Avevo deciso di non parlarne, nel momento in cui la notizia era fresca, poi, in corso d'opera, ho cambiato idea. Mi riferisco al riconoscimento conferito a uno dei vini di Mimmo, Il Cavaticchi 2009, che al premio  Vino e Cultura 2012 è stato considerato "miglior vino debuttante". Qui mi fermo, perchè basta fare una ricerca digitando la chiave "Abruzzo Wine Pescara Premio Vino e Cultura 2012", e chi lo desidera potrà trovare articoli ricchi di notizie dettagliate sulla manifestazione. Inoltre  Mimmo, come sappiamo sempre molto attento a certi aspetti, per evitare delle sovrapposizioni e delle commistioni, ha inaugurato una pagina dedicata alla sua cantina, dove è possibile curiosare tranquillamente se si è registrati su FB. Io non riesco a entrarci, ma siccome è questione di vita o di morte, cerco e ancora trovo ospitalità altrove, finchè me lo consentono (non so quanto potrà durare, non devo tirare troppo la corda...) Essendo io piuttosto curiosa, come prima cosa vado a caccia di immagini. Mimmo ne ha pubblicata una molto bella, del giorno della premiazione, in cui appare visibilmente felice e ride con tutta la faccia, mentre stringe la mano a uno dei premianti. Molto elegante, in abito nero, camicia bianca e cravatta perfetta per nodo e lunghezza, con fantasia discreta, appare in forma smagliante, ed è esattamente come mi immaginavo avrebbe potuto essere, all'inaugurazione della mostra L'uomo in scuro. Avrà dovuto rifarsi tutto il guardaroba, dopo quel miracolo che l'ha portato a perdere almeno due taglie. Sono senza parole, contenta come se fosse sotto la mia giurisdizione, (e posso testimoniarlo, quando accade che qualcuno vicino a te perda venti chili, credi di scoppiare dalla gioia,) e non l'ectoplasma che per me è e deve essere.  Lo rimiro trenta volte al giorno, anche quaranta,  e penso, però... Penso anche che voglio vederci più chiaro e mi fiondo a cercare altre immagini. Ecco una ricca galleria fotografica in cui abbiamo un bel Mimmo elegante che mostra il premio, ma francamente in quella posa un po' rigida mi sembra un ostaggio di qualche organizzazione terroristica costretto a mostrare le richieste per il rilascio, e poi un bel Mimmo in piena estasi artistica mentre, nel corso della stessa serata, canta una canzone romantica e struggente e accarezza i tasti del pianoforte. Insomma, il bottino della mia caccia è stato proficuo. 
Come al solito non pubblico niente senza autorizzazione, pertanto chi fosse interessato visiti la pagina della Cantina, si guardi Mondovino che Mimmo lo consiglia sempre (io l'avevo già visto, ma poichè Mimmo lo linkava, ho subito seguito il suo consiglio, me lo sono procurato e l'ho guardato di nuovo: si parla anche della Malvasia di Bosa, della sua amata Borgogna e di tante altre realtà vinicole in Italia e nel mondo) e si guardi la galleria fotografica di cui ho parlato. http://www.pescaranews.net/notizie/attualita/386/pescara-abruzzo-wine-e-la-galleria-dei-vini-
Lo so, sono una gran pettegola irriverente, però anche le agiografe accreditate (cioè quelle serie, mica come me) di tanto in tanto vogliono divertirsi un po'. Solo studi serissimi e sudate carte, no!
Dulcis in fundo: non c'è due senza tre. Prima Bacucco dell'anno, poi il Premio per il miglior vino debuttante. Io senza troppe cerimonie lo nomino FIGO DELL'ANNO 2012. Se lo merita. Speriamo gradisca e venga a ritirarselo... Ah, è un premio che si consegna una tantum, quindi nessun altro si faccia illusioni.

lunedì 19 novembre 2012

APPAIO DUNQUE SONO



Più tento di approfondirla, questa materia di studio chiamata Cantante, meno la possiedo. Proprio mentre mi pare di riuscire ad afferrarla, mi sfugge. Ancora, talvolta, riesce a sorprendermi, materia multiforme e non facilmente imbrigliabile, fluida, - quando non è granitica - magmatica e viva. Ore dedicate all’ascolto di materiale di gente che si scrive, si canta  e si suona canzoni, poi gliele invia. Spinto da vari fattori, correttezza, forse, nei confronti di chi ripone in lui fiducia e aspettative, curiosità, speranza di essere sorpreso e di trovare qualcosa che lo colpisca, ascolta. Tutto questo senza tornaconto, perché immagino non ci sia un ritorno monetario. Qualche tempo fa, la produzione di un nuovo talento della musica d'autore, avrebbe potuto rientrare nei suoi progetti, ora non più, sempre che nel frattempo non ci siano state evoluzioni. Dopo l’ascolto, delusione e giudizio implacabile. Mimmo boc(c)ia tutti. Il mondo va avanti e quelli son lì a proporre clichés di un passato lontano, che ora non hanno più senso perché bisogna adeguarsi ed essere testimoni del tempo che si vive, attraverso forme espressive e tematiche anch’esse adeguate ai tempi.

L’unica considerazione che mi sento di fare, dopo aver letto il post di Mimmo, che mi ha sorpreso non tanto per i concetti espressi, che già sapevo appartenergli, ma perché nelle maglie preziose del suo tempo e delle sue molteplici attività riesce pure a infilare questi ascolti più o meno ingrati, in quantità non modeste, è questa: se un ragazzo, ma anche una persona più matura, sente impellente l’esigenza di esprimersi attraverso una manifestazione creativa, di qualsiasi tipo, nel caso specifico la musica, può tranquillamente farlo. A casa sua, tra i suoi amici, a qualche festa, perfino in qualche locale dove, magari, gli consentiranno di esibirsi gratis per farsi conoscere, o gli offriranno una consumazione o un piccolo compenso. Si diverte lui e forse, ma non è garantito, si diverte chi lo ascolta. Un piacevole modo di trascorrere il tempo e di coltivare una passione. Quello che mi sembra stonato, è il volere ad ogni costo “diventare famosi”, cercare una ribalta più ampia, da tentare di raggiungere nei modi più disparati e talvolta disperati, dal talent show, all’invio della propria  produzione, scadente o meno, vetero-cantautorale o innovativa, a quello che ce l’ha fatta, passando attraverso una serie di altri canali e percorsi, (che oggi molto viaggiano per il web), spesso senza quel minimo di senso critico utile per avere la giusta percezione delle cose. Non di rado, purtroppo, sono i casi più pietosi quelli maggiormente convinti di valere. Dunque bisogna rinunciare ai sogni? Non si deve neanche tentare? L’esperienza di tanti ci dimostra che la tenacia è importante, insieme con il talento e con una buona dose di fortuna e di circostanze propizie, anche di incontri, variabili, queste, davvero determinanti, a parità di talento. No, non si deve rinunciare ai sogni, e forse fa bene chi le tenta tutte e non si arrende, nemmeno davanti a un giudizio negativo da addetto ai lavori obiettivo, severo e autorevole. Magari se facesse tesoro dei consigli sarebbe meglio. Più di tutto non si deve rinunciare alle passioni, che qualche volta possono portare lontano, altre semplicemente rendere più sapida la vita. Quello che non mi piace è che ci sia, sempre più diffusa, la tendenza a pensare che si esista solo se si ha un pubblico, una notorietà, il tanto decantato successo. Non conta misurarsi in una cosa che diverta e gratifichi in sé, ma il divertimento e la gratificazione passano attraverso la fama, il bagno di folla, l’essere riconosciuti.
Appaio dunque sono.
Ecco, è questo l’aspetto che proprio non mi piace.
Non posso, infine, anche se al loro posto mi guarderei bene dall’inviare le mie canzoni tristi e mortifere all'attenzione di chicchessia, e dal sollecitare ascolti, soprattutto in maniera martellante come capita, non immedesimarmi almeno per un istante nei nuovi cantautori in attesa di giudizio. Fuggo via immediatamente da questo tipo di attesa, perché mi procura un gran disagio e una grande sofferenza. 
Non posso neppure chiudere senza aver sottolineato la costante generosità che il nostro Cantante dimostra  nell'elogiare alcuni suoi colleghi più giovani. Non manca occasione per citarli ed esprimersi nei loro confronti      in termini lusinghieri, e questo gli fa onore: non è proprio da tutti. 

martedì 13 novembre 2012

NON VORREI




Io invece vorrei, anzi desidero fortemente riportare questa ulteriore riflessione di Mimmo, che completa e meglio circostanzia il senso della prima riflessione apparsa oggi sulla sua pagina. 
Mi astengo dal commentare a mia volta, ma mi limito a manifestare, con molta semplicità, la gioia di avere oggi letto le sue considerazioni, con vero interesse e grande partecipazione e condivisione.


Non vorrei trasformare il mio post in un dibattito o in una tribuna politica. Ho voluto riportare una mia riflessione, una sensazione epidermica. Ho seguito tutta la trasmissione e conosco anche i programmi di ciascuno. Ritengo, tuttavia, che parlare di qualcosa in termini generici, in questo caso mi riferisco alla cultura, equivalga a non parlarne. E quindi leggere in un programma la voce “cultura” come semplice elencazione mi fa pensare che anche Vendola ha priorità più urgenti. Vorrei poter leggere su un programma proposte relative a politiche editoriali, vorrei sentir parlare di rilancio del cinema, del teatro e della musica, vorrei un'attenzione almeno sufficiente verso i musei, i siti archeologici, verso il patrimonio monumentale, il turismo culturale. Vorrei sentir parlare di diritto d'autore e di come regolamentare in modo finalmente giusto le relative normative, vorrei conoscere come essi intendano rivalutare ed affermare le nostre tradizioni popolari, vorrei sperare che nei programmi scolastici si ripristinasse l'insegnamento della musica e dell' educazione artistica in modo degno, vorrei sentir parlare di finanziamenti alle iniziative culturali che non siano il risultato di politiche clientelari o, peggio, di appartenenza politica. Vorrei capire come essi intendano restituire un ruolo ANCHE (non solo, quindi) culturale alle nostre televisioni di stato che, invece, sembrano dare il massimo nel voler competere con banale insipienza con le nefaste ed insulse televisioni generaliste. Potrei continuare ancora per molto ma non sono totalmente negativo.
Credo nella forza della ragione, credo nella dignità delle persone e credo nella presa di coscienza che, anche se lentamente, avrà necessariamente il sopravvento sulla indifferenza, sulla diffidenza preconcetta e sulla protesta fine a se stessa.
Sarà compito di ciascuno di noi dare il massimo, in termini di esempio e stimolo, affinché l’attenzione dei nostri rappresentanti politici si rivolga davvero e definitivamente verso gli interessi della intera comunità.






martedì 6 novembre 2012

UNA SERIE DI IPOTESI (SEMI-SERIE)

L'autrice del blog in un ritratto della sua bella gioventù.

Non c’è dubbio, e non occorre essere particolarmente perspicaci per comprendere che il nostro protagonista sta lavorando a qualcosa. No, non si tratta del disco, c’è dell’altro. Non siamo più alla fase dell’ideazione, ma a quella della progettazione avanzata, se non della realizzazione.  Lui stesso ci aveva dato una anticipazione, un bel po’ di tempo fa, mantenendo però il più stretto riserbo sulla natura di quello definito, genericamente, un nuovo progetto. Aveva detto che ne avrebbe parlato quando la cosa avesse preso corpo. Mimmo, uomo ponderato che riflette prima di agire, o di parlare e  si prende il suo tempo, di tanto in tanto, ed è molto simpatico quando lo fa, e perfino tenero, si lascia cogliere da un entusiasmo fanciullesco e impulsivo e vuol condividere, sull’onda di questo entusiasmo, iniziative, progetti, che a volte, per un motivo o per l’altro, non vanno in porto. Ciò comporta una piccola delusione da parte di chi lo segue e un pochino di dispiacere e di disagio da parte sua. A quel punto, per evitare situazioni simili, interviene il supermimmo io-maturo che scaccia l’io-fanciullino e mantiene il più stretto riserbo, però qualche indizio lo fornisce. Che se ne potrebbe fare, infatti di foto, immagini, video sollecitati al suo amato pubblico, ben felice di sommergerlo di valanghe di roba che si spera non abbia già, se non ci fosse dietro un nobile fine?
C’è di certo, il fine, solo che non si sa quale sia, per ora.
Non mi rimane che dare spazio alle ipotesi di Folgorata

Ipotesi 1) EGLI sta raccogliendo il maggior numero di documenti perché vuole organizzare una mostra fotografica. Il titolo potrebbe essere "M.L. L’uomo in scuro, ritratti: dal dagherrotipo al digitale". La location: o un posto molto molto cool a New York, di quelli bianchi minimalisti tutti specchi e legni chiari, oppure un palazzo nobiliare del borgo natio, o perché no, entrambi i luoghi, a simboleggiare le diverse anime del soggetto fotografico. La mostra nascerebbe come temporanea, ma potrebbe diventare permanente. Prematuro parlarne ora, non mettiamo troppa carne al fuoco, anche se si potrebbe già rivelare la sede del futuro MIDA (acronimo un po' zoppicante di Museo dell'immagine e dell'audiovisivo) di Milò: Roma.
La sera dell’inaugurazione grande festa, gradito l’abito scuro per i signori. Le signore in abito da mezza sera, senza troppi fronzoli, tubini neri e scollature garbate, gioielli e trucco poco vistosi. Che i tacchi non superino gli otto, dieci centimetri. Buffet ricco e curato con prodotti del territorio, ricette tradizionali ben presentate, senza concessioni al troppo ornato di minuscole proporzioni, Cavaticchi 2007 (l’occasione è speciale) a fiumi. Il soggetto fotografico volteggerà leggiadro fra gli ospiti, conversando e raccontando aneddoti legati alle immagini, e farà il modo che il bicchiere non sia mai vuoto. Poserà sorridente per i fotografi convenuti, da solo o con gli ospiti, anche se non ama troppo mettersi in posa.

Ipotesi 2) Sta lavorando a un prodotto multimediale: immagini, video, musica e opuscoletto illustrativo multilingue: italiano, inglese, dialetto bernese, pennese estremo. In alcune copie strenna, ma non più di dieci, anche la versione in sardo. Ipotesi tanto plausibile quanto scontata, multilinguismo a parte.

Ipotesi 3) Il nuovo progetto è una graphic novel, una storia della carriera musicale, dalla prima lezione di solfeggio al concerto più recente, con i disegni basati sulle foto. Sono ancora in corso trattative con alcuni tra i più noti autori di comics, mentre i testi saranno curati da quell’accentratore del protagonista, che non vuole delegare nessuno perché se delega gli travisano tutto.

Ipotesi 4)Un libro, un libro tradizionale, di carta, una autobiografia con un ricchissimo apparato iconografico inedito e, non è l’aspetto fondamentale del prodotto, ma di questi tempi è imprescindibile, un DVD contenente un docufilm che racconti aspetti, se non proprio inediti, almeno meno noti, di questa lunga e onorata carriera.

Ipotesi 5) Progetto in collaborazione con Panini: album di figurine. Qui c’è da divertirsi da matti.
Chi non ha mai collezionato le figurine? Quanti ricordi! Le mie preferite erano Biancaneve e Cenerentola, quando ero piccina, ma devo confessare che non tantissimi anni fa, forse dodici, rimisero in commercio le figurine di Biancaneve, e anche i pupazzetti. Pur essendo ormai grandicella, non trovai pace finché non completai l’album e sistemai in una bella bacheca tutti i personaggi. Mi piacerebbe tanto ritrovare l’album, conservato così bene che non lo trovo più, ma riservo solo ad occasioni speciali la riesumazione, da un barattolo di latta, dei pupazzetti che mi diverto a doppiare con voci diverse. (Giuro.)

"Senti, ce l’hai Mimmo che suona l’organo in chiesa?" "Si." "E Mimmo la prima volta in Sicilia, al teatro greco di Siracusa?" E Mimmo nel night in Austria, mentre si esibisce davanti a un pubblico quasi tutto di entreneuses? NO.
Mimmo che fa il Treno della notte a Spoltore?  E Mimmo in Giappone? E, quella è proprio rara. Una specie di Feroce Saladino, pagherei oro per averla. Mimmo a Roccacaramico tutto intirizzito per il freddo, che saltella per riscaldarsi? Non esiste nella raccolta: Mimmo non ha mai freddo, temprato dai giochi d'infanzia  in mezzo alla neve. 

Ipotesi 6) Le foto deve stamparle sulle magliette, però siccome è molto volgare venderle dopo il concerto, le offre, a chi compra il disco, o il libro. Ah, io voglio quella dove canta Una vita che scappa, però col calice vero. Già mi vedo che mi pavoneggio davanti allo specchio, dove ho ricominciato a guardarmi, dopo lo shock da parrucchiere: io per le magliette come abbigliamento da notte e da relax ho un debole, anche se di tanto in tanto ci vado anche alle conferenze stampa.
Mi sta benissimo, quella maglietta, e il merito è tutto di Mimmo, che sta bene su tutto.



sabato 3 novembre 2012

FRAMMENTI 7 (INFINE)


...
E dietro la tua faccia triste
C'è un esercito intero che combatte e resiste
E dietro la tua faccia stanca
C'è un'onda di mare e una nuvola bianca
E un'ombra che mi può nascondere
Tu non fare domande e non mi chiedere mai.

Dietro la faccia delle altre persone 

C'è una nave che parte, una buona occasione
C'è una campana che vola lontano
C'è lo specchio del tempo che passa la mano
Un filo d'amore e una scritta sul muro
E una corda che lega il presente al futuro. 

...

Vecchia canzone, La faccia delle altre persone, per me mai dimenticata. Il destino delle canzoni: alcune rimangono, altre scompaiono, altre ancora costituiscono un vago ricordo. Interviene una selezione naturale, ma anche la volontà di chi a un certo punto, per i motivi più svariati, non le propone più nei concerti, e neppure in un nuovo arrangiamento. D'altronde il repertorio è vasto e non può esserci spazio per tutto. Qualche volta i tempi sono talmente cambiati che cantarle ancora potrebbe risultare anacronistico: ci si sente a disagio ed è meglio lasciar stare, anche se il pubblico sarebbe felice di sentirle. Insomma non è nel destino di tutte le canzoni diventare dei classici. 

Non so se questa possa essere considerata un classico, ma una canzone classica di Mimmo, senz'altro si. 
Un'altra canzone del passato, di quell'album (uscito nel 1985,che porta il nome dell'autore), venuto dopo il successo di Sognadoro, forse un pochino soffocato, con la canzone sanremese che per tanto tempo, in tutta sincerità, mi era sembrava brutta, e con quella foto di copertina, anch'essa non particolarmente attraente. Ho iniziato ad apprezzare la canzone solo in questi ultimi anni e continua a non piacermi la foto. L'immagine è innegabilmente importante, perché anche senza avere l'attitudine a fermarsi a ciò che appare, condiziona e spinge ad approfondire, o a lasciar perdere. 

L'album contiene tra le altre, anche Sotto il cuscino e Le cose normali, e non dico che ho lanciato i dadi, ma quasi, perché nel frammento conclusivo di questa saga avrebbero potuto esserci versi di tutte e tre.
Mi sono lanciata, in queste ultime sette puntate, ma in molte altre occasioni, in analisi e interpretazioni che, continuo a sottolinearlo, hanno tutto il sapore e il limite della mia lettura personale. Tanto ci sarà sempre, lo sapete, un musico fallito, un pio, un teorete, una Folgorata o un prete a sparare c...te! 

Qualcuno osserva, confuso tra la gente o da posizione distante, il mondo circostante. Scene di ordinaria quotidianità in una città come tante; traffico, tram, vento, caffè, e ragazzi che sognano una fuga senza mai riuscire a realizzarla. Forse una città di provincia, forse un quartiere di periferia. L'osservatore indaga e non è visto da nessuno, o forse si. Magari qualcuno si è accorto di lui, tradito dai suoi segnali di fumo e si domanda, in un gioco di specchi, cosa cerchi, cosa nasconda uno sguardo al contempo discreto, ma acuto, attento, che vorrebbe tentare ci capire cosa si celi dietro le facce delle persone. Dietro un sorriso, dietro un'espressione corrucciata, dietro uno sguardo triste. L'immagine dell'esercito intero che combatte e resiste è una delle più felici della canzone, che mi sento di paragonare come efficacia, a quella degli occhi come navi lanciate nel mare. Cogliere le storie dietro le espressioni della gente, che spesso raccontano la verità, ma in alti casi sono fuorvianti e nascondono storie inimmaginabili e segreti inconfessabili, dietro una parvenza di normalità.
Cosa raccontano le facce delle persone, ma anche cosa ci raccontano di chi li scrive, i versi delle canzoni, e infine cosa racconta di chi scrive qui dentro, ammesso che possa a qualcuno interessare, quello che scrive e come lo scrive? Ciascuno di noi, anche il meno schermato, anche quello di lettura apparentemente più immediata, davanti al "mondo" si muove spesso dentro un ruolo, un copione. Schermi, difese, messe spesso in atto per rendere le cose più facili, ma che talvolta hanno l'esito di complicarle terribilmente. 

La saga dei Frammenti è conclusa. Preferisco innegabilmente scrivere in maniera estemporanea e non programmata, ma di tanto in tanto, mi avventuro nel seriale con qualche tentativo di organicità. 

Non so, ancora, cosa, ancora, potrò inventarmi, ma qualcosa mi inventerò. 





domenica 28 ottobre 2012

FRAMMENTI 6

Sarà che adesso frughiamo spesso dentro al passato
Come si fruga dentro un soffitto abbandonato
E un'emozione nascosta dentro una fotografia
Prende i contorni della tenerezza e della nostalgia
Così a volte si plana sul tempo
Che ha il sapore di miele e di vento

L'inganno del tempo è una delle canzoni di Mimmo che mi suscita sempre, a ogni ascolto, una emozione forte: non mi stanco di ascoltarla, non saprei dire più per la sua bellezza in sè, o per la bellezza dell'emozione.
Inspiegabilmente, non l'avevo inserita tra le (famose) prime cinque, coperta da un velo d'oblio temporaneo subito volato via.
La amo alla follia, è una di quelle, nella produzione di Mimmo, che non ho resistenze a definire perfetta.
Non mi visitano, i frammenti di questa canzone, per il semplice fatto che stazionano in maniera permanente, sono lì, vergati con inchiostro indelebile, incisi nella pietra. Non avevo intenzione di inserirla in questo "ciclo", perchè mi appartiene troppo, e troppo intimamente, e anch'io, apparentemente così incline ad aprirmi, qualche volta ho resistenze e forme di ritroso pudore.
Inoltre pur senza troppo approfondire, mi ci ero già soffermata, e avevo trascritto l'intero testo, in passato.
Di recente lo stesso autore ha dedicato, dietro sollecitazione di un estimatore, alcune considerazioni alla canzone.
Insomma L'inganno del tempo non era prevista.
Poi... poi oggi vedo la foto di un ragazzino bellino, con la faccia pulita, gli occhi chiari, (si lo so, la foto è in bianco e nero, ma si intuiscono) il viso serio, una camicia bianca e un curioso gilet di vello di pecora, (molto abruzzese e molto sardo, anche) tutto impegnato in una cosa che sembra desiderare con grande intensità e che lo accompagna ancor oggi.
"1966 - A volte mi manca quella ingenuità." 2012. Tempo ne è trascorso parecchio. In mezzo c'è stata la costruzione di un uomo, strato su strato, e come è normale che sia, l'ingenuità ha ceduto il posto ad altro. Tuttavia, l'ho sempre sostenuto, qualcosa del ragazzo di allora è rimasto, e di tanto in tanto affiora, nel modo di esprimersi e negli atteggiamenti. Chissà fino a che punto lo percepisce, il Cantante, che il ragazzino ancora molto gli appartiene, così come l'uomo di oggi appartiene al ragazzino.
Vedere la foto e immediatamente collegarla ai frammenti che ho riportato, è stato tutt'uno.
Mi astengo dal sottoporre la canzone alla (s)tortura della mia interpretazione, un po' perchè mi pare in questo caso sia abbastanza univoca, un po' perchè mi sento molto coinvolta, tuttavia desidero soffermarmi un momento su un aspetto in particolare: per me passato e soffitto coincidono. Nella casa della mia infanzia e della mia adolescenza un ruolo fondamentale ha giocato  una soffitta: buia, lunghissima, misteriosa, al contempo fonte di paura e di attrazione irresistibile, piena degli oggetti più impensati lasciati lì da chissà chi, ma anche di topi e ragnatele e strane ombre inquietanti. Il set perfetto per un film di magia. Quando nel 1995 ascoltai per la prima volta la canzone, mi apparve immediatamente dinanzi agli occhi la soffitta della casa di via San Rocco, alla quale, forse per non continuare a soffrire troppo perchè il distacco era stato molto doloroso, (quando si lascia una casa con cui ci identifichiamo non è mai solo un fatto di mura e di stanze, ma di ben altro) non avevo più voluto pensare. Ricucii uno strappo e mi riconciliai con i ricordi, grazie alla canzone.
 
...Sono felice che Mimmo di tanto in tanto condivida il suo album dei ricordi, permettendo a chi lo segue di disegnare con lui i contorni della tenerezza e della nostalgia. A me il ragazzino con il gilet di pecora ha suscitato molta tenerezza. Qualche volta mi intenerisce anche il signore che è diventato.
A proposito, che fine avrà fatto quel gilet?

giovedì 25 ottobre 2012

INCUBO (TRA UN FRAMMENTO E L'ALTRO)


Non ho mangiato peperoni, ieri sera, ma sono andata a tagliarmi i capelli. Si lo so, è una faccenda del tutto privata, ma ogni volta la visita dal parrucchiere di turno mi scombussola il già precario equilibrio. Non mi piaccio mai e sono sempre a caccia del parrucchiere della vita. Fossi stata così nelle cose veramente importanti, così infedele, scontenta e a caccia dell'assoluta perfezione, avrei cambiato trecento mariti, o, per stare in questo ambito, trecento cantanti. Dunque senza avere il coraggio di guardarmi allo specchio, ieri, dopo essermi sfinita di duro lavoro domestico per non pensare, tento di dormire: sonno agitato... A un certo punto sento una pazza che urla: "No, non può essere, perché!!!" La voce urlante è la mia, il cuore batte all'impazzata e sono notevolmente confusa. Ci impiego qualche secondo, ma sono momenti brutti, per capire che sono appena emersa da un incubo. Lo ricostruisco. Sono a Roma, all'Auditorium del Parco della Musica, in una sala gremita di gente. Mimmo ha indetto una conferenza stampa perché deve dare un importante annuncio. Riconosco diversi critici musicali e giornalisti che si occupano di spettacolo; riconosco parecchi scrittori e poeti, alcuni anche trapassati, ma si sa, nei sogni tutto è possibile. Ci sono parecchi fans. Lui non arriva e cerchiamo di capire cosa debba comunicarci: il nuovo disco a sorpresa, un nuovo progetto? Eccolo, finalmente. Ha una barba alla Karl Marx, indossa una veste bianca e dei sandali di cuoio grezzo. "Amici, è un piacere e un onore essere qui. La vostra presenza testimonia l'affetto che, da zoccolo duro quale siete, mi avete sempre dimostrato (questa era per i fan). Signori giornalisti, e critici, grazie anche a voi, che in tante occasioni mi avete recensito, anche se talvolta avete detto delle c..., voi e la vostra sicumera e la convinzione di avere sempre la verità in tasca: talvolta l'avete completamente travisata, la mia verità. Per fortuna c'è qualcuno che ha colto il mio verbo, e lo ha fatto nel modo giusto - continua, rivolgendosi a tre giovani donne che lo hanno, negli ultimi anni, intervistato o raccontato. Ora tutto questo non ha più nessuna importanza. Appartiene al passato. Se sono qui oggi, è per dirvi che MI RITIRO UFFICIALMENTE DALLE SCENE. Mai più nessun concerto, mai più nessun disco. Ho dato disposizioni perché tutta la mia produzione attualmente in circolazione sia ritirata. Ho compreso che per me ora conta altro. Voglio scendere sempre di più negli scantinati di me stesso e non posso più farlo stando qui. Vi potrà sembrare il più scontato dei copioni, ma mi ritiro in un ashram in India. Questo è il mio nuovo cammino."

Ciò detto, mentre i flash dei fotografi impazzano e un brusio assordante riempie la sala, l'Uomo con le sembianze di un vecchio saggio, si alza e tenta di andarsene, ma una pazza con i capelli corti, tagliati davvero male, che indossa una maglietta color turchese (una alla conferenza stampa ci va così com'è, e io stanotte così ero, esattamente come ora mentre scrivo) gli afferra i lembi della veste e urla: "E IO SENZA DI TE COSA FACCIO? A ME NON CI PENSI? ALMENO I FRAMMENTI LI POSSO FINIRE? SE PROPRIO VUOI UN POSTO DOVE STARE TRANQUILLO, NE ABBIAMO ANCHE DALLE MIE PARTI, MICA SOLO IN INDIA!!!" Mi sfiora appena con quello sguardo che è già in una dimensione di distacco dalle umane cose e mi dice: "Va' è non peccare più, e cambia parrucchiere".

Ecco, questo è l'esito del mio infausto pomeriggio di ieri. Quando mi sono svegliata e ho capito che era solo un incubo, ho provato sollievo... !Meno male, meno male, meno male!" Mi è rimasto un gran mal di testa, e credo che oggi dovrò fare uno sforzo enorme per guardarmi allo specchio. Raccoglierò i cocci, prenderò una pastiglia, e inizierò un'altra giornata. Supererò, con fatica, ma ce la farò.

L'importante è che Mimmo continui a cantare, e di tanto in tanto a manifestarsi: l'ashram può attendere.
Per meditare, poi,  io sceglierei il Monte Corrasi. Vicino è pieno di posti dove si mangia e si beve molto bene.

Il sogno, anzi l'incubo, è rigorosamente vero. Frutto del mio inconscio, e non della mia pur fervida fantasia.

lunedì 22 ottobre 2012

FRAMMENTI 5




...
E adesso
Io non mi piango addosso
Non ho domande
E neanche le risposte

Ho un passo lento lento  un andare costante
E non mi pare pesante
Questo lungo cammino che porta
A qualche posto distante

Dietro quali suggestioni Mimmo abbia scritto questa canzone (Passo lento, Sglobal, 2006) non è dato sapere, e neppure posso tirare a indovinare: non riesco proprio a immaginare. Posso semplicemente tentare di inventarmi una mia storia, certo un’altra, rispetto a quella che aveva in mente lui. Sarebbe interessante chiedere a dieci diverse persone di cimentarsi nel mio stesso esperimento, per vedere i diversi esiti, come sarebbe - però in ultima istanza - interessante conoscere la sua versione.

Nella mia storia c’è un foglio bianco da riempire, in risposta ad un altro invece fitto di scrittura. Qualcuno attende notizie, o chiede spiegazioni. La risposta non si fa attendere, anche se scrivere è mettersi a nudo e può far male, ma può anche servire a togliersi un peso. Qualche ingranaggio sembra essersi inceppato nella vita del protagonista, che tira avanti in una situazione fiacca, che procede quasi per inerzia, con la complicità di qualche bicchiere e un po’ di mestiere, ma nonostante questi tentativi, c’è una sofferenza che lo afferra e lo riporta indietro. Forse è giunto il momento di cambiare rotta, di rompere con i retaggi del passato e di procedere verso una strada nuova. La decisione è presa: c’è una meta da raggiungere, senza atteggiamenti vittimistici, e con un certo disincanto. Senza porsi domande, senza darsi risposte. C’è una tensione, una pulsione che conduce altrove, che sia un altrove fisico e un cambio di situazione non importa, appare chiara la volontà di cambiamento, che presuppone costanza, tenacia: è un affrettarsi con lentezza, ma senza affanni. La decisione è presa e per raggiungere la meta si è disposti a percorrere un lungo cammino, che non appare pesante, anche se  si intuisce pieno di polvere e ostacoli.

Mi vengono in mente altre canzoni del passato. Qualcosa farò per i non ho, per la volontà di agire, seppur in maniera non ancora del tutto chiara. Svegliati amore per la chiamata, per l’urgenza della pulsione che spinge ad andare. Dopo che avrò pubblicato me ne verranno all’istante in mente altre, ma non integrerò il testo, lasciandogli immediatezza e incompiutezza.

Non so bene dunque cosa abbia spinto Mimmo a scrivere questa canzone, che fa parte dell’album Sglobal, e non è una delle più note. In Sglobal, ci sono delle canzoni bellissime prese singolarmente, ma che danno la sensazione di una mancanza di armonia nell’economia dell’album, in cui sembrano quasi perdersi e quasi stridere con altre, belle anch’esse, ma in maniera diversa, con cui hanno poco da condividere.  C’è troppo di tutto, lì dentro, troppa varietà, sembra quasi uno spreco, un eccesso, che porta a una mancanza di equilibrio. Ai primi ascolti dell’album avevo asserito il contrario e invece, dopo averlo meditato, mi trovo a rivedere le mie considerazioni. Mi viene in mente l’immagine di un insieme  di gemme bellissime,  infilate a formare una collana, senza tener conto di forma e colore: ne risente la singola gemma e il monile nel suo complesso.

Non so bene cosa lo abbia spinto a scrivere la canzone, ma so, o meglio, mi pare di cogliere in lui, nel Cantante inteso come persona, delle caratteristiche evidenziate nella canzone. Mi lancio in questa operazione azzardata. Non si piange certo addosso, non si commisera, e spesso non ha domande, e neppure risposte, sia nel senso più immediato che spesso non sa davvero cosa pensare di certi argomenti, non ha una opinione definita (mi sovvengono i suoi frequenti "non saprei" nelle interviste, accompagnati da un tono di voce sorridente: ha ragione, non si può avere un’opinione su tutto)  sia nel senso più alto, filosofico, di non ritenere di essere detentore di verità assolute. Se deve raggiungere un obiettivo, percorrere un lungo cammino che lo porti a qualche posto distante, non si lascia scoraggiare: procede, magari con passo lento, ma il suo andare è costante e prima o poi arriverà. Così lo vedo io.

E io, dove voglio arrivare? Intanto a portare a compimento il ciclo "Frammenti", che nelle mie intenzioni nasceva come un ciclo di sette, da esaurire in sette giorni: troppo anche per me. Neppure io so su quali altri frammenti (ne restano due) mi soffermerò, anche se sono orientata verso quelli di canzoni un po’ defilate, un po’ da retrovia, e solo sue, senza il contributo di altri. Poi si vedrà. Questo posto è come uno di quei ristoranti dove si decide il menù in base a ciò che si trova  al mercato, al mattino presto.

Il mio mercato è Mimmo. Mi piace molto girare per mercati, osservare con attenzione merci e persone, ascoltare suoni, rubare discorsi e poi imbastire storie. Un po' quello che faccio qui dentro: racconto, e un po' me la racconto, per farci compagnia. 

sabato 20 ottobre 2012

FRAMMENTI 4



Non è il primo disco, lo sappiamo, ma è quello che gli ha dato la notorietà, che lo ha fatto uscire dalla nicchia, tanto ristretta quanto affezionata, di persone che lo andavano a sentire nel locale famoso e fumoso. Per me per tanto tempo è stato il primo; degli altri precedenti, avevo notizie nebulose, e ho approfondito solo quando ho intrapreso il "percorso iniziatico". Del Qdisc di Mimmo in particolare e di cosa fosse in generale, ho parlato in diverse occasioni: era un vinile a 33 giri, grande quanto un long playing tradizionale, ma conteneva solo quattro canzoni, due per facciata. Ne uscirono in quegli anni (siamo nel 1980) un certo numero, di diversi giovani cantautori, nella Rca di Ennio Melis, che di fatto lanciò il prodotto. Quello di Mimmo, intitolato "Quattro canzoni di Mimmo Locasciulli" fu registrato in un solo giorno, così narrano le cronache. Mimmo e la sua Piccola luce colpirono nel segno: passavano in radio e illuminavano tanti pomeriggi e tante sere. “Chi sarà questo, che bella voce!” Ti ritrovavi subito a cantare quella canzone. Credo di averne parlato fino allo sfinimento, della bolletta della luce, del concerto di folk abruzzese, del foglietto sul tram, dell’incontro con la musica dell’artista americano dalla voce roca, et voilà eccolo pronto a salire sul treno della notte.  Chi ne ha voglia e ancora non sa, cerchi qui dentro o altrove e troverà diverse notizie sull'argomento, anche di prima mano dell’autore che racconta questo suo luminoso passato.

La canzone di oggi è, con la compagna Con un fiore tra i capelli, la parte oscura del Qdisc, perché tanto note sono, anche a chi Mimmo lo conosce poco, Piccola luce e Il treno della notte – anche perché, soprattutto la prima, sono state più volte riproposte, e, sempre soprattutto la prima, eseguite nei concerti dal vivo -  quanto meno note e un po’ dimenticate le altre due. Forse proprio per questo, per vedere un po’ di sole, i frammenti di Un altro giorno, hanno bussato alla mia porta con una certa energica prepotenza, come spesso accade a chi abbia sete di giustizia. Eccoli.

Quando viene la bufera 
E la montagna è tutta scura 
E il vento fischia sulle porte 
Tu non devi avere paura 
Dopo l'inverno arriva un'altra estate 
E ti saranno più dolci queste notti gelate 
C'è una candela accesa in fondo al cuore 
Avvicinati ancora per un po' di calore 


Ma contravvenendo un po’ allo spirito di questi miei ultimi scritti seriali, che giocano intorno ai frammenti che si sono più soffermati nel ricordo e ogni tanto affiorano, pubblico l'intero testo.

Benedetta questa terra
Benedetta questa spiga di grano
Benedetta sia la rosa
Che tieni nella mano
Viva la sposa bianca e senza spine
Che hai colto un giorno
Dietro a queste colline
Coglila piano senza fare rumore
Che le cornacchiette se ne volano via

Un altro giorno è andato
Quante volte ci ho pensato
C'è qualche posto lontano
Che uno ci passa e poi
Non ci ritorna più
Quando viene la bufera
E la montagna è tutta scura
E il vento fischia sulle porte
Tu non devi avere paura
Dopo l'inverno arriva un'altra estate
E ti saranno più dolci queste notti gelate
C'è una candela accesa in fondo al cuore
Avvicinati ancora per un po' di calore

Un altro giorno è andato
E buonanotte al figlio che hai cresciuto
A questa striscia di luna
Alla buona e alla cattiva fortuna

Un altro giorno è andato
E buonanotte al grillo che ha cantato
Agli occhi freschi di pace
E buonanotte pure a te

Mi sembra ci sia già ben delineata la poetica di Mimmo, qui dentro, molte delle sue tematiche e molte delle sue figure ricorrenti, che poi vedremo riproposte, ampliate e approfondite. Sembra quasi una dichiarazione d’intenti. C’è il tempo che passa, c’è la terra nutrice con i suoi frutti, ci sono la natura e i paesaggi cui tanto è legato; l’alternarsi delle stagioni, che puoi prendere alla lettera, ma puoi leggere come una metafora: dopo l’inverno arriva un’altra estate… una promessa di speranza e di rassicurazione. C’è un amore dal sapore antico consumato dietro le colline: una figura femminile docile e pura, un po’ anacronistica, di quelle capaci di mantenere un legame saldo per tutta la vita, perché così hanno giurato. Il fruscio del vento, che qui fischia sulle porte, altrove sarà da cani, passerà sui vetri, e in tante altre occasioni farà da sottofondo, e spesso scompiglierà i capelli. Candele accese e spiragli di luce, posti lontani dove uno passa, ma poi non ci ritorna più; non si può non pensare a qualche posto fuori mano dove è raro che ci passi mai qualcuno. Un altro giorno è andato e finisce il giorno e ricomincia la notte; avvicinati ancora per un po’ di calore, e io io ti volevo qui vicino, coprirti le braccia dal freddo del mattino; se hai le braccia gelate ti riscalderò…. La promessa costante e reiterata di un abbraccio che riscalda membra e cuore. L’augurio di buonanotte, ripetuto più volte, a più indirizzi, mi richiama alla mente quello di Buona fortuna… Insomma, in quella che a una lettura superficiale sembra una canzoncina gradevole e basta, senza troppe pretese, c’è, in embrione, parte del suo mondo, che è più ricco e vario e non si esaurisce certo nelle costanti e nei moduli brevemente elencati per esemplificare. Senza contare che Mimmo non ci ha già detto tutto: dovrà ancora prenderci per mano e accompagnarci per le lande del suo mondo che ancora non conosciamo, e che forse non conosce neppure lui: addentrarsi e scoprirle insieme, attraverso le sue canzoni future, sarà un bellissimo viaggio interiore. 

Non prendo altri impegni, in attesa della chiamata.

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