Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

lunedì 28 febbraio 2011

E TU QUANTO "NE SAI"?

Per voi è più interessante frequentare persone che reputate migliori di voi, da cui poter apprendere, attraverso le quali poter crescere e migliorarsi, o persone con le quali vi divertite a primeggiare e a dimostrare quanto siete bravi? Io propendo per la prima ozione, perché, fermo restando che nelle relazioni con le persone ci si debba sentire a proprio agio, in condizione di parità, al di là di chi “ne sappia” di più, e di chi “ne sappia” di meno, è infinitamente più interessante, e arricchisce molto di più, frequentare chi "ne sappia" di più.
Non mi riferisco necessariamente a un sapere legato a titoli accademici, collezioni di lauree, professioni intellettuali e prestigiose, ma piuttosto a un sapere in senso ampio, che può essere legato all’esperienza di vita, alla profonda umanità, alla sapienza insita in certi lavori manuali, alla capacità di avere occhi che riescano ad andare oltre ciò che appare, che spesso è ingannevole, a saper leggere le cose e le persone superando la superficie e perforando una crosta spesso dura, per coglierne la realtà più profonda, l’essenza. Che gran dono raro, è questo.
A questo proposito come non citare una della canzoni più belle di Mimmo, Gli occhi, cedendo la parola a chi ne ha curato la scheda, nel dizionario citato qualche post fa. Scrive Silvia Boschero (giornalista musicale, conduttrice di una nota trasmissione radiofonica di Radio 2, Moby Dick) “La canzone è una poetica riflessione sull’umana capacità (o incapacità) di capire il senso profondo delle cose: Occhi che stanno lì a guardare/ E non si stancano di cercare/Occhi che seguono fino alla fine/Il sole che scende dietro le colline. In calce Mimmo Locasciulli aggiunge altre righe piuttosto esplicative: “Non tutto ciò che si guarda si vede e non tutto ciò che si vede è visto”. Oggi aggiungerebbe anche dei versi del suo amato Rilke: “Con tutti gli occhi la creatura vede l’aperto/Solo i nostri occhi sono all’indietro rivolti”, come a spiegare ulteriormente la necessità di rivolgersi al “fuori”, di usare i nostri occhi per comprendere il mondo nelle sue infinite pieghe."
Grazie a queste note ho aggiunto un altro tassello, la presenza di Rilke - ma avrei dovuto pensarci da sola, senza essere imbeccata e non l’ho fatto - sul nostro protagonista infinitamente assetato di poesia. Mimmo è senz’altro uno che vale la pena frequentare, seppur in maniera indiretta, perché certo da lui sento, e non mi voglio, asserendo questo, per niente sminuire io, e neppure collocare lui su un Olimpo inaccessibile, di avere tantissime cose da imparare: “Ne sa molto più di me, in tutti i sensi” e per legarmi all’esordio del mio scritto, io amo frequentare chi ne sa più.
Non è uno che si pone in maniera paludata, che usa un eloquio pomposo, un lessico troppo raffinato, o costrutti difficili. Certo conosce un uso corretto dell’italiano, come ben si evince dalla sua prosa, ma predilige un modo di esprimersi semplice, informale, a tratti anche popolare. Usa insomma un registro colloquiale, ma ha una conoscenza profonda di molte cose, al di là di quelle connesse alle sue due vite professionali. Senz’altro è un profondo conoscitore di poesia, e non di poesia facile, immediata. Uno dai gusti raffinati. Questa frequentazione a distanza mi piace molto, la trovo molto stimolante, mentre magari nella realtà, chissà, potremmo non avere granchè da dirci, potrebbe del tutto mancare quella che secondo me, oltre l'interesse reciproco, è la condizione essenziale perché due persone possano comunicare: la totale assenza di disagio. Quando c’è disagio non c’è storia.
A questo proposito, se effettivamente valga la pena conoscere una persona, un artista che si apprezza, nel quale abbiamo colto segni di terreno comune e dal quale siamo attratti, vorrei cedere ancora una volta la parola ad un’altra persona. Si tratta di una testimonianza di Fabrizio De Andrè, rilasciata durante un’intervista alla Stampa, dell’11 novembre 1981, dopo la morte di Brassens, lo chansonnier francese che tanta parte ebbe nella sua formazione (anche in quella di Mimmo, ma anche di tanti altri nostri cantautori prima e dopo di lui.)
“Pur avendone avuto la possibilià, non ho mai voluto conoscerlo personalmente, per evitare che diventasse una persona e magari scoprirlo anche antipatico. Per me è stato un mito, una guida (mentre parla ha in mano un piccolo libro di raso rosso che raccoglie le canzoni più belle di Brassens), un esempio; è grazie a lui che mi sono avvicinato all’anarchismo".
"Egli rappresentava il superamento dei valori piccolo borghesi e insegnò anche ai borghesi certe forme di rispetto ai quali non erano abituati. I suoi testi si possono leggere anche senza la musica. Per me è come legg
ere Socrate. Ti insegna come comportarsi, o al minimo, come non comportarsi".
Io sto in una via di mezzo, in una posizione ibrida. Se non conosciamo direttamente qualcuno, abbiamo meno possibilità di rimanere delusi e il fascino esercitato su di noi da qualcuno che non si conosce, che molto è una nostra costruzione mentale, può essere maggiore di quello esercitato da una persona in carne, ossa, sudore: non è detto. Io a un certo punto, dopo essermi goduta la mia bella costruzione mentale per un bel po’ di tempo, ho avuto forte curiosità di trovarmelo di fronte, l’Artista, e, mi sono trovata di fronte una persona, in carne, ossa e sudore, con caratteristiche molto molto umane, con tutto il suo fascino, e con tutti i suoi limiti: per fortuna, anche la mia costruzione mentale era molto simile a un uomo, che forse mi avrebbe ceduto il posto in autobus.
Quello vero, non lo so.

lunedì 21 febbraio 2011

IL SITO UFFICIALE DI MIMMO

Mimmo Locasciulli, come è ben noto a chi lo segue, ha un sito web ufficiale. Il sito è uno strumento di comunicazione indispensabile, per chiunque abbia desiderio e necessità di fornire a un pubblico informazioni attendibili sulla sua attività.

Non so da quanto tempo esista il sito. So per certo che io ci entrai per la prima volta nel 2007, quando mi era venuta una vaga curiosità di vedere che ne fosse stato di lui. Lui c’era, mentre io ero stata per tanto tempo lontana e avvolta nelle nebbie dell’oblio. Forse lo visitai un’altra volta o due nel 2008, poi, dall’estate del 2009, molto spesso, come ho più volte scritto: una consuetudine ormai imprescindibile. Potrei declamarle a memoria, le notizie del sito di Mimmo, e non è escluso che una domenica di queste, possibilmente con un bel sole, mi rechi nel nostro storico giardino pubblico cittadino e mi metta, dopo essere salita su un piccolo palco perché mi si noti, a raccontare le sue gesta a chi ancora non lo conosca. Un po’ come quei predicatori americani che riescono sempre a radunare intorno a sé una piccola folla. Prometto di fornire solo notizie ufficiali e non le mie solite illazioni.

Il sito di Mimmo è "sobrio ed essenziale" come lui, o almeno come la parte di lui che più ci è nota. Sobrio ed elegante nell’immagine, e nei contenuti. Nella Home page attualmente campeggia solo una sua foto, oltre la scritta official web site, e niente altro. Cliccando si accede a un menù, composto di varie pietanze: biografia, discografia, proposte musicali, concerti, testi, foto, musica, interviste, stampa, catalogo, collaborazioni, link, ringraziamenti, contatti. La biografia contiene tutte le informazioni utili, senza entrare troppo nei dettagli, per conoscere le tappe essenziali della vita professionale del nostro artista. Neppure io, che mi sono lanciata nel tentativo di andare più a fondo, in un sito ufficiale avrei messo molto di più. Perfette le parti dedicate alla discografia e ai testi e alle collaborazioni, ma non poteva essere altrimenti. Proprio a cercare il pelo nell’uovo avrei inserito anche le canzoni incise nei dischi del Club Tenco cui ha collaborato, anche se si tratta di pubblicazioni collettive.

Quanto alle interviste, siamo rimasti fermi a quella sui reality che fanno male alla musica. Mi pare ce ne siano state altre, dopo, anche molto interessanti, e non sono state inserite. (Meno male che ci ha pensato una sconsiderata di un blog pirata, non a riportarle, ma a segnalarle, almeno alcune.) Stessa identica cosa per gli articoli apparsi sui giornali. Io farei uno sforzo e li inserirei. Vero è che diverse interviste o articoli si trovano nel sito del suo ufficio stampa, al quale si accede dalla pagina dei link, che, mi sbaglierò, tra le pagine del sito a me pare la meno frequentata. Insomma non tutti hanno la pazienza di scandagliare ogni pagina.

Quanto alle foto: siamo fermi al 2002, o giù di lì. Ci sono delle immagini di concerti più recenti che, se non altro, rappresentano la testimonianza di momenti belli ed emozionanti anche per un artista che, per sua stessa ammissione, non ama tanto le fotografie.

Per quanto riguarda i concerti io non cancellerei le notizie relative a quelli degli anni precedenti, ma le renderei disponibili in un archivio.
Di recente è stato inserito il link del canale ufficiale della Hobo su YouTube, dove possiamo trovare l’ormai notissimo video di Scuro, quelli di Powderfinger e de Il giorno più difficile, che noi affezionati avevamo già visto, essendo inseriti nel Dvd del Cofanetto Universal, benedetto sia; quello di Aria di famiglia dove davvero si respira una bella aria di famiglia, essendoci anche entrambe le “Piume delle sue piume” allora giovanissime, e un video di Correre Baby, molto particolare ed evocativo.

Non credo di avere altri suggerimenti da proporre. Forse mi piacerebbe che nel sito ci fosse una sezione dedicata a libere riflessioni del nostro artista su un film visto, una poesia letta, un incontro, un viaggio, un ricordo. Non mi pare cosa nelle sue corde, almeno non in quello spazio. Alcuni suoi colleghi lo fanno, e si inoltrano anche in tematiche di tipo diverso, non solo nei siti ufficiali, e devo dire che non ne ho ricavato una grande impressione, in certi casi. La cosa è delicata, si corre il rischio di pontificare, o si incorre nel troppo scontato. Ciò non impedisce di avere largo seguito di consensi e di commenti.

Forse è meglio che Mimmo continui per la sua strada, non ha l’animo della condivisione di certe riflessioni personali con altri, che non siano quelli che decide lui, così come non ha, e riporto una sua espressione, l’animo della gita scolastica, per cui non riesce proprio a mettersi a cantare nelle feste con gli amici. (Io so che ha fatto un’eccezione tanti anni fa, durante la tournée del pulmino, che non era propriamente una festa, ma in un certo senso lo era, una lunga festa permanente, ma forse lì il numero di presenti era esiguo e il clima del tutto particolare.)
Anche per me alla fine non sarebbe così divertente andare “nell’angolo dell’introspezione di Mimmo Locasciulli” e trovarmi davanti i suoi pensieri, ai quali poter attingere senza fatica. Sono più portata per il lavoro di scavo, o per immaginare il non detto, come ormai è noto. Insomma, mi diverte di più sudare e giocare.

giovedì 17 febbraio 2011

10 + 2




Folgorata da ancora i numeri (e la cosa non ci sorprende).



Suggerirei di giocarli al lotto, questi numeri di oggi, più il 31 di qualche settimana fa. Lo farei anch’io se non fossi allergica.



Sveliamo il mistero dei numeri di oggi. Ho davanti agli occhi un volume corposo, con la copertina dai colori vivaci, che s’intitola Il grande dizionario della canzone italiana. L’autore, ma forse sarebbe meglio dire l’ideatore dell’opera, perché in realtà per scriverla si è avvalso della collaborazione di diverse persone, è Dario Salvatori. Questo grande dizionario in circa 980 pagine, racchiude in sé in ordine alfabetico circa tremilacinquecento canzoni italiane, dai primi del novecento al 2006, anno di pubblicazione, senza operare alcuna distinzione tra canzoni d’autore e canzonette, canzoni impegnate e frivole, canzoncine per bambini e sigle di cartoni animati e sceneggiati televisivi, canzoni di singoli e di gruppi, di personaggi notissimi, o di gente di cui si è persa totalmente traccia, comprendendo quindi tutti i generi possibili e immaginabili, giungendo a un risultato senz'altro lodevole, seppur, come è normale che sia, legato ai gusti e alla sensibilità di chi ha selezionato le canzoni.



Il libro, che avevo già da tempo notato nel mio consueto girovagare tra gli scaffali, in biblioteca, ma che avevo del tutto ignorato, si è ripresentato di recente alla mia attenzione, molto offeso per il mio comportamento del passato, e ha fatto di tutto perché lo consultassi. Prendimi - mi ha detto - e non lasciarti trarre in inganno dalla copertina chiassosa, tu che parli tanto di andare oltre le apparenze, vedrai che potrò esserti utile. Quando i libri chiamano e parlano occorre rispondere, questa è una delle mie poche certezze. Mi son portata via il malloppo con l’intento immediato di andare a vedere se gli autori si fossero ricordati delle canzoni di Mimmo Locasciulli. Non è stata una ricerca facilissima, perché non esiste un indice degli autori e degli interpreti, e neppure delle canzoni, nel libro, per cui ho dovuto sfogliarlo tutto, ma proprio tutto. Al di là della mia missio o se preferite mission, sfogliarlo non mi è per nulla dispiaciuto, è stato invece divertente e istruttivo: come al solito ho imparato molte cose nuove. Nella prossima edizione, se ci dovesse essere, suggerisco tuttavia di inserirlo, un indice alfabetico di autori, interpreti e titoli delle canzoni.



Dopo aver svolto una prima ricerca in questo modo, ho voluto fare una controprova, partendo dai titoli, recuperati dal sito di Mimmo, dove sono però in ordine alfabetico a partire dall’articolo, al contrario di quanto avviene nel libro, per cui ho dovuto percorrere avanti e indietro le pagine, a caccia delle sue canzoni. Va bene essere pignole, ma a metà dell’opera ho incominciato a morire di noia e non ho voluto continuare a farmi del male. Le canzoni di Mimmo presenti nel dizionario non sono poche: ne ho contato appunto dieci, salvo errori, più due che lui interpreta, ma di cui non è autore. Mi pare un discreto tributo.



Ecco l’elenco delle prime dieci, in rigoroso ordine alfabetico:



Buona fortuna (pag. 147) Album: Mimmo Locasciulli, 1985



Cala la luna (pag. 155) Album: Intorno a trentanni, 1982



Confusi in un playback (pag. 240) Album: Confusi in un playback, 1985



Il giorno più difficile (pag. 389) Album: Tango dietro l’angolo, 1991



Gli occhi (pag. 607) Album: Intorno a trentanni, 1982



Pixi Dixie Fixi (pag. 657) Album: Sognodoro, 1983



Povero me (pag. 666) Album: Delitti perfetti, 1992



Sglobal (pag.779) Album: Sglobal, 2006



Il suono delle campane (pag.836) Album: Uomini, 1995



Un po’ di tempo ancora (pag.898) Album: Piano piano, 2004





Le altre due canzoni sono Caterina (Pag. 187) che come sappiamo bene è di Francesco, e che Mimmo ha inserito nel suo album Mimmo Locasciulli del 1985, e Tu no (Pag.880) di Piero Ciampi, che troviamo in Piano piano del 2004. Di entrambe le canzoni abbiamo già detto in passato.



Delle altre dieci pure, abbiamo parlato, in diverse occasioni, in maniera più o meno approfondita.



Cosa dite, ripassiamo? Ma si, le riprendiamo in mano, la prossima puntata, però (metto in atto una sorta di Novella dello stento che durava tanto tempo) anzi cediamo proprio la parola a chi ha curato le schede, estraendone alcuni passi, così oltre le mie impressioni e quelle dello stesso autore, qui dentro entrambe riportate, mettiamo anche un po’ di opinioni altrui. L’autrice della maggior parte delle schede sulle canzoni di Mimmo è la stessa signora che lo ha trovato straordinariamente somigliante a Steve McQueen. A lei così è parso, e io rispetto la sua opinione, anche se personalmente nutro molti dubbi in proposito: la somiglianza è tutta nel cappello, (quello di Steve classico da cowboy, quello di Mimmo di paglia, più da colono americano) nella sigaretta e nell'atteggiamento.



Tanto per non perdere l’abitudine di parlare di me, racconto un fatto personale: un mio collega mi ha “perseguitato” per anni con la storia di una mia presunta somiglianza con un noto giornalista e scrittore italiano, uomo brillante, disinvolto, colto, non chiassoso, bruttino parecchio, per quanto poco (?) possa contare l’esteriorità. Non dico chi è per ovvi motivi, non vorrei che, allertato, si risentisse, anche se ho espresso giudizi lusinghieri su di lui. Se mi avesse accomunato a lui per queste virtù, sarei stata molto gratificata. Peccato che si riferisse a una somiglianza delle fattezze del volto. Questo signore come me ha i capelli, diciamo così, non tinti, e gli occhiali con una montatura simile alle mie. Si, a ben pensarci ci accomuna la faccia non propriamente tonda. Fine delle somiglianze. Il mio collega, che è una persona buona, ma a volte petulante, non la smetteva più di chiamarmi col nome del giornalista, anche in presenza di altre persone, che mi studiavano con somma attenzione. Dai oggi dai domani, prima ho riso perché ho molto senso dell’umorismo, poi ho riso un po’ meno, infine ho reagito con le parole e poi con i fatti: l’ho picchiato, quell’inopportuno. Da quel momento ha smesso, e i nostri rapporti son tornati ottimi, anche se lui la vedeva davvero quella somiglianza, e forse la vede tuttora. A volte le maniere forti sono necessarie.



Giochetto: non è difficile capire chi sia il giornalista. Una sua foto si trova facilmente, la mia da qualche parte dentro il blog c’è, anche se lì non ho gli occhiali. Non vi conviene dirmi che siamo due gocce d’acqua. Come ho già detto, se necessario, picchio.

mercoledì 9 febbraio 2011

SOMIGLIANZE




Tre immagini di tre uomini. Uno è Richard Harris, attore irlandese che in qualche occasione si è cimentato anche nella canzone. L’altro è Steve Mcqueen, altro attore per alcuni quasi entrato nel mito, anche per una vita un po’ eccessiva, e per un certo sprezzo del pericolo. Voglio una vita spericolata/voglio una vita come Steve Mcqueen - cantava la nostra rockstar locale, e non esito a credere che il personaggio abbia esercitato un notevole fascino su di lui. Il terzo uomo è il nostro genius loci Mimmo Locasciulli, che se non ricordo male, da ragazzo avrebbe voluto fare anche l'attore. La foto è quella della copertina di Sognadoro.

In passato sostenevo che il nostro cantante avesse una certa somiglianza con Richard Harris, del quale ho scelto questa foto che mi pare attestarlo abbastanza bene. Ci sono delle vecchie foto di Mimmo con la barba, come Harris in questo caso, e la somiglianza è veramente sorprendente. Almeno a me così pare. Io ho questo tendenza a cercare e trovare somiglianze tra le persone, e non sono sola in quella che mi pare una caratteristica più femminile che maschile. Una signora ha scritto che Mimmo Locasciulli, proprio nell’immagine di tanti anni fa, che lo ritrae col cappello di paglia e un abbigliamento giovanile tipico di quei primi anni ottanta, ricorda moltissimo Steve Mcqueen.

Ecco tutte e tre le foto, così ciascuno, cantante compreso, si può fare l’idea che preferisce. Certo lo abbiamo fatto assurgere all’Olimpo degli uomini di grande fascino, inserendolo in questo terzetto, il nostro Mimmo. Io, nelle vesti di novella Paride, assegnatrice del pomo d’oro, la mia scelta tra chi fra i tre sia il più affascinante, l’ho fatta, ma non intendo renderla pubblica. Potrei qui aprire una lunga e anche piacevole (l’argomento è interessante) dissertazione sulla mia idea di fascino maschile, ma risparmio i miei lettori, riservandola ad altre sedi o a mie conversazioni private.

Il breve pezzo di oggi ha lo scopo di fungere da introduzione al prossimo, in cui parlerò in maniera un po’ più pertinente del nostro argomento preferito, darò ancora i numeri, e svelerò la fonte da cui ho tratto la notizia sulla somiglianza tra Mimmo e Steve.

Cambiando argomento: un amico di questo blog mi ha lasciato, in un commento al post Trentuno canzoni, la sua personale lista (incompleta: per ora, si è fermato a 25) delle canzoni di Mimmo che più ama. Mi dice che si sente più legato al passato remoto. Io, parlando di tempi, e di tempi locasciulliani in particolare, non posso che dichiararmi legata al suo passato presente e anche al suo futuro.

A leggere la lista del fedele lettore, avrei immediatamente voluto modificare la mia, fatte salve alcune canzoni che inserirei sempre e comunque. Chissà perché, l’erba del vicino ci sembra sempre più verde.

mercoledì 2 febbraio 2011

DUE FUORISERIE: POSSIBILI ANALOGIE


Ormai la nuova tendenza di Folgorata, sembra, finchè ciò è possibile, quella di corredare con immagini sue gli scritti suoi. In quella proposta oggi, vediamo una gigantografia che contiene due immagini del Cantante, fissata in modo un po’ sghembo con del nastro adesivo per lucidi, (per non rovinarla, è troppo preziosa) su un vecchio frigorifero Zoppas, classe 1964. L’elettrodomestico, modernissimo per quei tempi nuovi, in cui le linee squadrate si andavano sostituendo a quelle bombate in voga negli anni precedenti, è stato il frigorifero della mia vita. Come quello non ne ho amato altri. Non è mai andato in pensione. Vive ancora e presta servizio permanente effettivo nella cucina di mia madre. Ha un aiutante più giovane, ma meno esperto, che vive nel cucinino, pertanto i due non comunicano; non avrebbero niente da dirsi: gap generazionale.

La gigantografia è un regalo di qualcuno che un po’ mi prende in giro, un po’ vuol farmi contenta. Riesce certo a farmi ridere, perché tanto lo sa che sono (o dico di essere?) sufficientemente insensibile a reperti e feticci. Ma ne siamo così sicuri? Allora perché quel memento sul frigorifero? Intanto perché contiene due belle immagini. Nella prima c’è un cantante ispiratissimo, avvolto da quelle sue storiche nuvolette di fumo che ormai vivono solo nei ricordi; nella seconda, molto più recente, è ritratto in un classico profilo con cappello, sorridente, un po’ in posa, ma riesce a simulare bene una certa spontaneità. La seconda motivazione è che ho voluto un po’ scimmiottare Annie l’inglese che guarda caso si è appiccicata sul frigo una foto gigante del suo cantante, solo che a lei gliel’ha spedita lui stesso, via e-mail, per attestare la sua esistenza in vita.

Il motivo principale per cui ho attaccato il Cantante sul frigo (mi sono ricordata di quando ero molto piccola e mia sorella più grande comprava i giornalini musicali, negli anni sessanta, e ritagliava le foto dei suoi cantanti e dei suoi complessi e io dietro, sempre dietro, appiccicata e non gradita, spesso scacciata, nel desiderio del tutto comprensibile allora, di fare cose da grande: allora non sapevo che da vecchia avrei fatto cose da bambina) tuttavia, è sostanzialmente un altro. Se cliccate sulla foto, anche se non benissimo, potete vedere che oltre la marca, appare il nome del frigorifero. Si avete ragione, c’è un po’ di riflesso, ma ve lo dico io, c’è scritto Fuoriserie. Accidenti, proprio come Mimmo Locasciulli, un vero fuoriserie, o fuoriclasse, come preferite. Con il mio frigo ha in comune che era in attività già negli anni sessanta, seppur non ancora famoso, e lo è tuttora, dopo una carriera lunghissima e onorata, lontana dalle mode e dagli schemi. Entrambi, Mimmo con certezza, il frigo speriamo di no, ma potenzialmente si, vista l’età, sono dei micidiali folgoratori.

Un’altra analogia; il Fuoriserie bianco è stato ed è il frigo della mia vita, quello della casa dell’infanzia in pieno centro di Cagliari, piena di luce e presentissima nei miei sogni: nessun altro, più bello, più capiente, a minore consumo energetico è riuscito a sostituirlo nel mio cuore, anche se ho dovuto abituarmi ad altri suoi colleghi. Allo stesso modo, Mimmo è, è stato e sarà il cantante della mia vita, e tutti gli altri, quelli che sono stati, che sono e che verranno, non potranno che essere immagini sbiadite al suo confronto, perchè l'azzardata operazione che ho messo in atto partendo da lui, è figlia, oltre che di reali doti del soggetto in questione, di una serie di circostanze difficilmente riproducibili. Come il mio frigo, Mimmo ha dentro di sé una piccola luce, che non si spegnerà mai, e talvolta veste di bianco, ma è meglio che non prema molto su questo tasto. Non vorrei essere brutalmente redarguita come è accaduto a qualche incauto, e anche sprovveduto paziente che gli ha chiesto l’autografo.

Mimmo ha partecipato da poco a una trasmissione che non so bene quando vada in onda, non l’ho vista in diretta, e ne ho scoperto l’esistenza perché la conduttrice stessa ne ha inserito il link in uno di quei social network che al nostro non piacciono (però un trascorso lo deve aver avuto anche lui, dato che nella copertina di Idra c’è un link, e io stessa in passato ce l’ho trovato) e neppure tanto a me, ma sicuramente per motivi diversi. Io, che per ruolo istituzionale devo sapere sempre tutto, prima o poi ci arrivo, e siccome da sola non ne cavo mai un ragno dal buco, chiedo soccorso a terzi volenterosi o recalcitranti, che mi scaricano le partecipazioni di Mimmo in questi luoghi, dove certo qualcuno arriverà a vederlo. In diverse occasioni alle sue partecipazioni non è stata fatta alcuna promozione, e mi domando se gli importi almeno un po’ di farsi vedere a chi tiene a lui… Io che sono tenace lo intercetto quasi sempre, altri meno tenaci e con un ruolo meno istituzionale, ma cui farebbe piacere trovarselo virtualmente di fronte, o sentirne la voce, magari non ce la fanno. Ogni volta spero di saperne di più, di sentire qualcosa di nuovo, ma devo dire che raramente, ormai, capita. New York imperversa, musa ispiratrice del nostro artista. Lo rende recettivo ai suoi molteplici stimoli, grazie ai quali tanti mattoncini si sovrappongono, in attesa di essere utilizzati in una successiva fase creativa. Io non ho N.Y. ma posso dire che Mimmo Locasciulli sia la mia città ideale, che percorro in lungo e in largo, a caccia di ispirazione, quella che mi fa scaturire un fluire costante di pensieri che diventano scrittura.

Quanto al desiderio di scoprire qualcosa di nuovo, non demordo. Se lui non mi viene in soccorso, mi attivo in altro modo e scavo, scavo e ancora scavo, e alla fine, piena di polvere, dolorante, con la picozza e la pala un po’ arrugginite, qualche minimo risultato riesco ancora a ottenerlo. Ho scoperto una cosa che sapevano tutti i suoi fans, eccetto me, una cosa di vitale importanza: va, o andava (la fonte è del 2006) in moto. Qui la fantasia galoppa. "Mi spiace, domani non posso, ho il motoraduno." Dopodomani? No, devo comprarmi un nuovo giubbotto di pelle nera con le borchie, e poi ho l'appuntamento per un nuovo tatuaggio." (Che visione becera e stereotipata di chi va in moto, splendido mezzo di trasporto, altamente simbolico, o semplicemente comodo...)

La signora (tutte donne, tutte più o meno mie coetanee, però quasi tutte bionde, queste signore conduttrici che hanno l’onore di ospitare o essere ospitate da Mimmo: medito di tanto in tanto di fare, io, orgogliosissima della mia splendida chioma argentata, un colpo di testa, e di trasformarmi in una qualsiasi tardona finta bionda) che conversava con lui, sorrideva dolce e incredula, quando alla (consueta) domanda se qualche paziente gli avesse mai chiesto l’autografo, lui rispondeva di no, e che in ogni caso, se qualcuno ci aveva provato, era stato redarguito brutalmente. Io invece gelido e inaccessibile non ho difficoltà a immaginarmelo; anche in questo, forse, somiglia un po’ al mio frigorifero, ma c’è poco da fare, ha ragione lui, e in ogni caso a un fuoriserie, si perdona tutto, ma proprio tutto. Lunga vita a tutti e due i miei fuoriserie. Mi daranno ancora un sacco di soddisfazioni, sempre che non ci rimanga attaccata (al Fuoriserie Zoppas).

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