Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

martedì 29 gennaio 2013

LABILI INDIZI

Da diversi anni, ormai, vado poco al cinema. Non ho voglia di stare chiusa in un luogo chiuso, mi sento in gabbia. Non mi piacciono le multisala, dove,  certo, è tutto nuovo, si può acquistare il biglietto da casa, si sta comodi, ma sono in periferia o fuori città, spesso dentro i centri commerciali,  luoghi che amo ancora di meno, e che cerco di frequentare solo se strettamente necessario. Sono il prodotto deteriore dell'omologazione e della globalizzazione; e poi, quella profusione di pop corn e bibite gassate, quei bicchieroni pieni e pencolanti nelle mani, spesso non sospette, di quelli  che hai davanti, quel continuo masticare e parlottare. Ormai non ricordo più quando chiuse, nella mia città, l'ultimo cinema in centro, dove spesso andavo allo spettacolo delle 16,30, da sola o con un'amica con i miei stessi gusti, che poco hanno a che vedere con grandi produzioni piene di effetti speciali, o con fantasy e fantascienza. Questione di gusti, niente più, non è detto che i miei siano migliori. Io mi annoio dove altri si divertono da matti, e altri si annoiano da matti, dove io sono in corrispondenza d'amorosi sguardi con quanto mi arriva dallo schermo. Vedo i film a casa, talvolta da sola, sempre per il discorso dei gusti di cui sopra. Certo non è la stessa cosa: il grande schermo ha tutto un altro fascino.

Ieri sera ho visto Gli equilibristi, un piccolo film che racconta una vicenda purtroppo assai frequente, le difficoltà e la disperazione di un uomo sui quarant'anni, molto ben interpretato da Valerio Mastrandrea, con una bella famiglia, un piccolo appartamento, (e relativo mutuo) un lavoro niente di speciale, ma  pur sempre la garanzia di uno stipendio, che unito a quello della moglie gli permette di vivere senza lussi, ma dignitosamente. La famigliola quasi perfetta a un certo punto scoppia, i coniugi si separano e inizia per l'uomo, che deve lasciare la casa, cercarsi un altro alloggio e passare una quota in famiglia,  una discesa infernale; si trova a vivere esperienze che fino a poco prima gli sarebbero sembrate quanto di più distante dal suo mondo, e invece erano lì, dietro la porta di casa. A volte sembra che certi fatti possano riguardare solo gli altri, finché non ci troviamo dentro noi stessi. A volte ci sembra che certi fatti, poiché non li abbiamo mai vissuti, non siano poi così gravi, finché non capitano a noi.

Tutto questo lungo preambolo per arrivare al dunque: ieri ho visto Gli equilibristi; oggi, è qui davanti a me, vedrò This Must Be the Place. Ho accettato il consiglio di Mimmo, come spesso mi accade, e son convinta che tra i mille motivi per cui lui lo consiglia, ce ne sarà più d'uno che sarà il mio motivo. Lo guarderò anche cercando di capire quale possa essere il suo motivo. Anche questo è un modo per proseguire nel tentativo di conoscenza, per continuare un viaggio affascinante, fatto di canzoni, di parole scritte, lanciate nel vento, di altre parole acciuffate in corsa, di immagini, di piccole intuizioni e di labili indizi, dentro e intorno al mondo di uno sconosciuto che mi è diventato familiare, e caro. 



giovedì 24 gennaio 2013

EDITOR MAIEUTICO

Non dormirò sonni tranquilli finché non avrò scoperto chi è questo editor maieutico, dell'incontro col quale Mimmo pare essere tanto contento. Certo non è per aver incontrato un editor, maieutico quanto si vuole, che il Nostro si metterà a scrivere un libro. Certo non è per denaro, perché, per quanto io glielo auguri, non sarà il libro di cui tutti parleranno, ma circolerà in una cerchia carbonara. Qualcosa si è mosso dentro, in quest'ultimo anno, assai di più di quanto non si sia mosso o smosso in passato. (Il tentativo di raccontarsi in un libro c'era già stato). Qualcosa che ha coinvolto cuore corpo e mente. Mutamenti. Cercare di vedere le cose da prospettive diverse. Anche qualche turbamento. Il desiderio di raccontare e comunicare è andato oltre la proverbiale riservatezza, che comunque è rimasta intatta. Non serve entrare in dettagli inutili, a volte è solo questione di sfumature, che bisogna saper cogliere. Certo, in tempi in cui gli scaffali delle librerie sono pieni di libri, spesso inutili (ne ho uno sul comodino proprio adesso, arraffato in una biblioteca per curiosità forse un po' morbosa, di uno noto che non mi piace: ero tuttavia curiosa di vedere come avesse affrontato un fatto doloroso che gli è capitato: non finirò di leggerlo: brutto, sciatto, banale, mal scritto, nonostante l'editor di grande casa editrice, che non doveva essere granché) di gente più o meno nota, forse non sarebbe una buona idea continuare su quella strada. Per tutti gli altri. Per Mimmo faccio volentieri un'eccezione, anzi è da tempi non sospetti (si dice così) che, da queste pagine (ma lui è distratto e non se n'è accorto) lo pungolo perché si metta a scrivere. Spero che quest'editor riesca veramente nell'intento di tirargli fuori il meglio, che gli fornisca strumenti e lo consigli, ma che il suo apporto sia discreto, che non lo snaturi, e che leggendo si colga subito l'impronta di Mimmo, perché io il libro scritto da un altro non lo voglio. Giuro che dopo le prime pagine, se fiuto una prevalenza dell'editor sull'autore, lo mollo. 
So che, conoscendo i tempi lunghi del Nostro, dovrò aspettare molto, prima del parto: gestazione lunga, ma spero, travaglio breve.
Meglio, ancora un'attesa da gustare.
Ed ora mi lancio in una nuova sfida. Voglio scoprire chi è l'editor.


domenica 20 gennaio 2013

IN ATTESA DI DOMANI

In alcuni casi il tempo dell'attesa porta in sé impazienza e smania; in altri implica il gusto della lentezza, il piacere di assaporare  ogni singolo momento che precede l'evento atteso. Sempre meno mi lascio prendere da smania e impazienza, e sempre più assaporo con lentezza, centellino, illudendomi di fermare il tempo, i momenti che precedono l'attesa di qualcosa a cui tengo.

Un piccolo trucco inutile che ha a che fare con l'età.
So bene, tuttavia, che:

E il tempo corre come una vendetta
E il mondo gira gira e non ti aspetta
E una catena stretta intorno al cuore
Il mondo gira e non lo puoi fermare.
(M.L. Non voglio più, dall'album che porta il nome dell'autore, 1985) 

Nonostante questo atteggiamento di difesa, questo tentativo di dilatazione del tempo tipico dell'età matura,  (che non è necessariamente sinonimo di maturità) per converso, sono intrisa di comportamenti adolescenziali. Sono qui, che cerco, e a volte trovo, risposte a domande che mi pongo, o a tematiche che mi stanno a cuore, dentro le canzoni di Mimmo. Lo faccio solo ad uso esclusivo del blog, o anche quando sono fuori dal mondo virtuale? C'è separazione netta, o  i due mondi confluiscono l'uno nell'altro?
Sam, il protagonista sedicenne di un romanzo che ho letto da poco, Tutto per una ragazza, di Nick Hornby, (autore già citato qui dentro per Tutta un'altra musica e Trentuno canzoni) conversa spesso con il poster del suo eroe, un campione di skateboard, autore di una autobiografia che il ragazzo ha imparato a memoria. Dentro quel libro, diventato Verbo, ogni domanda di Sam trova una risposta, che nei tanti momenti di dialogo, sembra proprio provenire dall'immagine appesa nella cameretta adolescenziale.
Certo nella mia età matura c'è spazio per molti aspetti adolescenziali, che non rinnego e non nascondo.
Ci sarà anche nella mia camera un poster gigante, dal quale aspetto risposte quando ho qualche problema da risolvere? Chissà!

Una sola cosa è certa: di sicuro assaporerò le ore che mi separano dal programma di domani, (una puntata speciale, live, dei Rock Files di Ezio Guaitamacchi, su LifeGate Radio) quello in cui Mimmo, non in effigie, ma in carne e ossa, converserà con il suo  interlocutore, ripercorrendo le tappe della sua carriera e ci delizierà con le sua canzoni. Che bello! Sarò attentissima e se non riuscirò a cogliere tutto, come al solito, riascolterò in un secondo momento. Rigorosamente da sola. Se i concerti sono una esperienza da condividere, l'ascolto di un programma è per me un momento che non ammette condivisioni, commenti, interruzioni o intromissioni: è un momento solo mio.

...Interno domestico: un poster a grandezza naturale appeso a una parete; rappresenta un signore  affascinante, che indossa una camicia bianca e una giacca nera, e porta il cappello. Seduto al pianoforte, sembra essere colto non mentre suona, ma mentre si rivolge al pubblico durante un suo concerto. 
Una donna in tenuta da casa, sta di fronte al poster: - Senti Mimmo, aiutami tu. Sono confusa, ero così convinta che per me una certa cosa avesse chissà quale significato, che fosse fondamentale nella mia vita, e invece d'improvviso è come se non fosse mai accaduta, non ha lasciato nessuna traccia.  Ti sembra possibile? -
- A volte accade che qualcosa smetta semplicemente di esistere... e tutto torna come prima del Big Bang.
La donna, sollevata, soddisfatta della risposta, torna alle sue abituali occupazioni.  Sa che potrà interrogare il suo oracolo tutte le volte che lo vorrà. 
Prima di allontanarsi, però, gli sistema il cappello, che sembra d'improvviso essere calato sugli occhi, e leva qualche invisibile pelucco dalla giacca. 





martedì 15 gennaio 2013

IL FILO DI MIMMO E LA CONQUISTA DEL NORD




Questa è una settimana cruciale per Mimmo, che partirà alla conquista del nord per incontrare, nei tre appuntamenti che lo vedono protagonista, il 17 ad Asti, il 19 a Bergamo, e il 21 a Milano, un pubblico meno casuale e più consapevole di quello che, in linea di massima, si può trovare una sera d'estate in una località di mare. Lo sento felice, carico di stimoli, e desideroso di mettersi nuovamente in gioco, soprattutto nei due appuntamenti in cui sarà solo con il suo pianoforte. Probabilmente nei prossimi giorni (una è già uscita e l'abbiamo già letta) ci sarà qualche intervista, magari a Bergamo. Mi incuriosisce la serata del locale alla moda (così mi è parso) di Milano che, condotta da uno che di musica ne pratica e ne macina molta, sarà trasmessa in radio. Ho ascoltato, negli ultimi quattro anni, tutte le trasmissioni radiofoniche in cui Mimmo è stato ospite, e non posso non sottolineare quanto, al di là di eventuali argomenti definiti e domande concordate, contino, per far tirare fuori ad un artista il meglio di sé, la preparazione, la verve e la capacità di stimolare di chi conduce. 

Ci sono state trasmissioni davvero belle, in cui è venuto fuori un mondo artistico, personale ed interiore colorato e variegato, ed altre un po' più scontate e piatte, in cui già alle prime domande e alle prime risposte, avrei potuto continuare da sola, esattamente con le stesse parole di conduttore e condotto. 

Espletata brevemente la parte doverosa e burocratica del mio scritto mattutino, mi dedico alla parte per me più divertente, riportando l'ultima delle tante riflessioni del nostro Cantante.

"IL FILO DI ARIANNA

La verità è questa: chiunque, inaspettatamente, può ritrovarsi nella sua vita fatti ed evenienze che dapprima lo blandiscono, piano piano lo circondano, lo conquistano ed infine annientano ogni sua possibile resistenza. Ad ognuno di noi può accadere di svegliarsi in un labirinto infernale. Ecco perché nelle mie tasche c’è sempre un filo, per venirne fuori."

Il tema è oltremodo interessante. Mi verrebbe voglia di fare molte considerazioni serie, perché il tema lo è, ma preferisco, (non solo perché il tempo a mia disposizione è quasi scaduto) essere breve e sdrammatizzare. Ho sempre visto le tasche di Mimmo come una sorta di borsa di Mary Poppins, da cui potesse uscire qualsiasi cosa. Ancora: essendomi fatta una certa idea di lui, penso anche, nei limiti degli strumenti a mia disposizione, rispondente al vero, non mi sorprende che nel suo corredo ci siano mezzi che gli permettano di uscire indenne, anzi neppure entrare in certi labirinti. Per rimanere nel mito, può ascoltare il canto delle Sirene, senza (troppe) conseguenze. Quanto al filo che dimora nelle sue tasche, mi domando, sarà quello che serve per suturare le ferite?

...Quanto a me: i labirinti, più o meno infernali, quelli architettonici e quelli metaforici, mi danno l'angoscia. Preferisco perdermi in uno spazio aperto, magari tra le nuvole, e volare: non sempre sono munita di paracadute.

sabato 12 gennaio 2013

MILLE MI PIACE



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giovedì 10 gennaio 2013

UNA CANZONE PER SALUTARE L'ALBA


Un buon viatico per una nuova giornata, con un avvio, per me, un po' faticoso...
Una canzone tratta da Sglobal (2006), Perso e trovato, di Mimmo e Greg, che sembra un duo comico e non è. Non è delle più facili, non è per tutti, è per chi se la merita.
Bene, procediamo ora con gli altri aspetti della vita, quotidiani e indispensabili, ma anche questo momento mattutino, mi sembrava imprescindibile.

Cadono nuvole
Come pezzi di piombo
E mi colpiscono
E mi feriscono


Io sono fuori
Ho chiuso le porte
Sotto il macello
Del temporale

E penso a quello che ho visto passare
Numeri persi biglietti trovati
E a un amico salito sul treno
Che non si è ancora fermato

Passano nuvole
Che segnano il tempo
E lo smarrimento

Ma i pezzi cambiano
E si trasformano
Si combinano
E si disperdono
Si distinguono
E si confondono
Ci attraversano
E poi svaniscono
Vanno e ritornano
Planano e atterrano
Bruciano e allagano
Battono e spezzano
A volte graffiano
A volte mordono
E tutto scorre nel letto di un fiume
Che afferra e trascina nel fondo del mare

Passano nuvole
Che ormai tramontano
Tra gli alberi

Le tanto attese nuove canzoni, questa è la mia unica certezza, saranno diverse, ma lo stile sarà riconoscibile, e, in tempi di stoffe scadenti prodotte con cascami, avranno la qualità di una pregiata finissima seta.

mercoledì 9 gennaio 2013

POTEVO ESIMERMI?


Una come me non poteva rimanere indifferente e soprattutto silente davanti al racconto dell'incubo di Mimmo. Intanto il dubbio se sia stato davvero un brutto sogno (mica per altro, non dorme mai), o un espediente per esternare il suo pensiero su chi si trapianta i capelli e chi se li tinge di color vinaccia o nero corvino (non entra così nel dettaglio, lo faccio io che con i capelli sono fissata), rimane. Comunque sia, sono stata contenta di leggere queste considerazioni apparentemente frivole, rispetto ad altre che appaiono subito di estrema serietà. In realtà non lo sono. Con il nostro aspetto, raccontiamo molte cose di noi, e se uno crede di sembrare più attraente e più affascinante, o peggio più giovane, avvalendosi di espedienti che lo rendono solo pietosamente ridicolo, be', non è un semplice fatto di esteriorità: c'è dell'altro. 
Bravo, fai davvero bene a tenerti la tua pelata. Se tu avessi scritto quelle bellissime canzoni che hai scritto, ma avessi ceduto alla tentazione del trapianto, o del colore, con relativo lucido da scarpe sul cuoio capelluto, per camuffare la calvizie, non avrei ricevuto la chiamata, e non avrei preso i voti di Oblata di Cantante. O forse se fossi stato così, di quella specie di cui sopra, intendo, quelle canzoni non le avresti proprio scritte. 
Saresti stato un altro, ai miei occhi per niente interessante, per quel che può contare, anzi sgradevole e respingente. Dentro e fuori, non sembri un giudizio superficiale, sono concetti e ambiti indissolubilmente legati.



Giusto per non essere troppo mielosa, se posso permettermi, senza suscitare ire funeste, (poi i gusti sono gusti) io non solo mi terrei la pelata e la chioma  residua argentea, ma anche tenterei un esperimento mai provato prima: senza bisogno di diventare una palla da biliardo... accorcerei un po', non tanto tanto, perché un po' di ciocchette che facciano capolino dal cappello hanno il loro fascino, ma qualche centimetro abbondante, si.
E ora che mi sono liberata di questo piccolo fardello, grazie all'intervento odierno di quel Gigante della canzone d'autore che è Mimmo (abbraccio idealmente chi ha usato questa espressione per definirlo: se la merita tutta) mi sento davvero più leggera e sollevata. 
Alla prossima.

lunedì 7 gennaio 2013

NERO SU NERO


La sequenza di immagini che pubblico, è tratta da una ripresa video effettuata, con modesti  mezzi, (una piccola macchina fotografica che permette di registrare un video di circa trenta minuti) quella sera, durante la rapida incursione di Mimmo nell'Isola, non allo scopo di documentare la  serata, ma semplicemente di ricostruirne la scaletta. Poche decine di secondi per ogni canzone. Insomma frammenti, ancora frammenti, questa volta di immagini in movimento, trasformate in immagini statiche. Credo che si possa tirar fuori qualcosa di simile anche per il concerto di Penne. Considerati i mezzi a disposizione, la qualità delle immagini non è eccelsa, ma neppure scadentissima. Costituiscono pur sempre una testimonianza. E adesso ditemi cosa sta cantando nelle immagini 1-5. La sesta è esclusa,  perché è troppo facile.



















venerdì 4 gennaio 2013

ALTRE IMMAGINI CONFUSE


La pubblico volentieri perchè tanto non si capisce molto; in ogni caso, quella al centro sono io, le  altre, due mie amiche, (irriconoscibili, così non corro rischi nel caso, improbabile, in cui decidessero di affacciarsi qui) che morivano dalla voglia di sentire Mimmo. Esaudite. Siamo nello spazio davanti al Teatro di Serrenti . 


Possiamo ammirare il soffitto ligneo del bel teatro, la chioma argentea e l'orecchino di perla dell'Agiografa.
Presto in uscita quello che si preannuncia come il successo editoriale della stagione: L'Agiografa dall'orecchino di perla.


E questi, finalmente, sono gli artisti: Mimmo, Matteo, Fabrizio. 

Purtroppo, in questo momento, non ho immagini più chiare. Accontentatevi di ciò che passa il convento. Se non siete soddisfatti, è istituito un ufficio reclami presso la Badessa. 

mercoledì 2 gennaio 2013

IMMAGINI (CONFUSE) DI UN PRE-CONCERTO


Ho ripescato queste foto (scattate a Torino, al FolkClub, il 4 dicembre 2010) solo da pochissimo. Sono un po' confuse, e forse sono l'esatta rappresentazione del mio stato d'animo, quella sera. Ho giurato a me stessa che "mai più sola, mai più". Musica a parte, (forse dovrebbe bastare) non ne ho un bel ricordo. Certe esperienze sono da condividere all'istante con qualcuno incline alla comprensione e alla consolazione, e anche con la tempra giusta per frenare certi istinti un po' pazzi. 
Ho avuto la tentazione di avvicinarmi al pianoforte e "rapire" il cappello, e magari poi chiedere il riscatto. Poi non l'ho fatto. Anche se l'avessi fatto, di avvicinarmi, intendo, magari avrei solo guardato l'etichetta, e mi sarei fermata lì. Non ho fatto neppure quello, hanno prevalso il buon senso e la buona educazione. La pazzia si ferma a uno stadio di ideazione e non si realizza nei fatti. Non sempre è la cosa migliore. 
Il cappello non si vede, ma c'era. Giuro.



Io, pur essendo stata, credo, tra i primi a prenotare, ero seduta in quarta fila, posizione centrale, e davanti a me c'era il solito tipo alto, a cui avrei volentieri staccato la testa. Anche qui mi sono dovuta frenare e mi sono accontentata di torcermi il collo per cogliere ogni minimo dettaglio.
Avendole ripescate, ho pensato di consegnare le immagini alla sede più adatta ad ospitarle. 
Il Cantante non l'ho fotografato, ne' durante il concerto (senza flash avrei potuto) ne' dopo (forse avrei potuto, ma non ho voluto). Mi sono sufficienti tutte le fotografie custodite nella memoria, che si diverte però a giocare brutti scherzi e talvolta racconta le cose come vuole lei, e non come sono state realmente.
Quel posto, comunque, mi è piaciuto, si respira un'aria speciale. 
Ci ritornerò? Da sola, sicuramente, no.

martedì 1 gennaio 2013

IL CAPODANNO DEL CANTANTE PAQUITO

Di tanto in tanto sento l'esigenza di farmi aiutare da qualcuno molto bravo, per colorare e concimare questo piccolo orto, dove vorrei corresse sempre preziosa acqua. ("Corre l'acqua per l'orto" è un proverbio che piace al Cantante: doverosa citazione.)
Oggi è di nuovo, dopo tanto tempo, la volta di Gianni Rodari, che mi ha regalato due filastrocche.
La prima mi pare in tema, dato che oggi è il primo giorno di gennaio, ma sembra, qui dove vivo io, un incantevole giorno d'aprile. 

Si intitola

CAPODANNO


Filastrocca di capodanno:
fammi gli auguri per tutto l’anno:
voglio un gennaio col sole d’aprile,
un luglio fresco, un marzo gentile;
voglio un giorno senza sera,
voglio un mare senza bufera;
voglio un pane sempre fresco,
sul cipresso il fiore del pesco;
che siano amici il gatto e il cane,
che diano latte le fontane.
Se voglio troppo, non darmi niente,
dammi una faccia allegra solamente. 


La seconda mi pare ugualmente in tema, visto che parla di un cantante. 
Si intitola

IL CANTANTE PAQUITO

C'era un cantante di nome Paquito
che a metà di ogni canzone
lanciava un nitrito.

Un cavallo che passava di lì,
preso dall'emozione,
decise così:

- Se i cantanti nitriscono, mi pare
giusto che noi cavalli
ci mettiamo a cantare -.

Dopo aver preso questa decisione
aprì la bocca e intonò una canzone.

Era una canzone molto commovente
che faceva piangere tutta la gente...
Parlava di un cantante di nome Paquito
che a metà di ogni canzone
lanciava un nitrito.

Un cavallo che passava di lì...
(Eccetera, sempre così).

Ora, io non ne ho esperienza diretta, ma mi hanno detto che i cantanti, qualche volta, sono permalosi.
Mi sento in dovere di sottolineare che il Nostro non nitrisce, e nemmeno abbaia, quando canta. A volte quando canta BUONI PROPOSITI, soprattutto in concerto, sul finale caccia un urletto che sembra, ma non  ne sono sicura, il verso di qualche strano tipo di galletto. Galletto pennese?

Non  mi resta che augurare un buon anno a chi legge e leggerà.

Gianni Rodari, Filastrocche in cielo e in terra, Torino, Einaudi, 1960. 
Di tanto in tanto lo riprendo in mano, questo libretto, c'è anche Como sul comò, che ho imparato a memoria a scuola, insieme con L'ago di Garda. 
Mi sono state utili per imparare sorridendo.

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