Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

venerdì 29 dicembre 2017

BUONI PROPOSITI

Non voglio smettere di fumare, perché non l'ho mai fatto. Non voglio smettere di bere, perché, per ragioni indipendenti dalla mia volontà, ma dipendenti da quella del mio esofago, che tende a bruciare, bevo, ormai, veramente con moderazione. Parimenti, anzi quasi, potrei dire per il cibo. Cosa dunque voglio smettere di fare? E che cosa vorrei iniziare a fare? Tutto ciò che io potrei avere in mente per il nuovo anno, deve fare i conti con quello che il nuovo anno vorrà tenere in serbo per me. Il discorso si complica. Lasciando da parte i propositi troppo privati e importanti, vorrei impegnarmi per riuscire a cambiare borsa ogni settimana (cambiare la borsa comporta un trasloco, non è roba da poco), e, proposito a scadenza brevissima, per riordinare delle carte che tengo dal mese di agosto dentro un trolley, per trovare un posto stabile in cui sistemarle e soprattutto per riuscire ad affondare le mani e il cuore nel dolore, che maneggiarle sicuramente mi procurerà. Non è roba da poco neppure questa, ma quel trolley in cucina, seppure in un angolo discreto, grida vendetta.

Questo cappello è, ovviamente, solo un pretesto per postare il video di una delle mie canzoni zumpa zumpa preferite, del passato di Mimmo. L'unico video disponibile sembra essere questo, e sembra, come a suo tempo fece notare lo stesso Cantante, non avere alcuna attinenza con la canzone, ma mi accontento.



Si è soliti abbinare ai buoni propositi di fine anno, gli auguri. 
Auguri speciali, quindi, a Chi legge. Continuate, se resistete.
A Mimmo: non pretendo il disco, per il 2018, ma conto sul libro. Attendo fiduciosa Vostro riscontro. 😊

mercoledì 13 dicembre 2017

DOMENICO È SEMPRE DOMENICO




La conversazione scorre fluida, il clima d’altronde è amichevole e il padrone di casa è un amico, il pubblico è attento e divertito. Una sola puntata non basterà a raccontare l’ospite, un conterraneo che ha avuto un bel percorso di vita e una bella duplice carriera professionale. Ripercorre, l’ospite, fatti notissimi raccontati migliaia di volte,  fatti noti e qualcuno sconosciuto, almeno ai più, perché attiene alla sfera privata, come quello che lo vede, giovane studente al secondo anno di medicina, “lasciato perdere dentro al letto di un ospedale”, con una prognosi infausta che per fortuna cambierà rotta, e lo lascerà, il giovane, deperito e amareggiato, ma la sua fame di vita avrà il sopravvento. Il racconto scorre, ci sono diversi momenti  in cui si sorride e sorride per primo il protagonista, ricordando quel Cantagiro del 1977, a Pescara, dove la sorte lo mandò sul palco dopo l’Orchestra Casadei, e lui incautamente propose canzoni difficili e intellettuali a un pubblico alla buona, che lanciava fischi e improperi dialettali al “cantautore impegnato”. Dopo "Romagna mia", eccolo che con la sua chitarra, offre agli astanti una versione in musica della celebre “Mio fratello faceva l’aviatore” di Brecht. Seriosità e rigidità giovanili. “Una volta sono stato vecchio anch’io”. Da tempo, proprio perché ha smesso di essere vecchio,  lo è molto meno, rigido e severo, o forse un po’ lo è ancora, ma lo manifesta meno e sa ridere di più anche di sé stesso.

Ecco perché mi sembrava così minimalista, questa “casa” dove si registra lo spettacolo: è una esposizione di mobili. Lo sponsor del programma. Risate, battute e “corre l’acqua per l’orto", perché quella sempre deve correre. I classici di Mimmo, come quella battuta(ccia) sui primari che non ripeto, c'è qua dentro in altre sedi: lui ride da matti.

I ricordi legati al padre cantante confidenziale, ospite d’onore a sorpresa di in suo un concerto, a Penne, quando ormai non calcava più da tempo i palcoscenici. Un bell'omaggio del figlio al padre, che al contrario di lui, dopo un periodo in cui si divideva tra arte e professione, alla fine, per pace familiare, si era dedicato alla professione "vera". Avrei voluto esserci, a quel concerto.

Come in una passerella ideale mi appaiono i suoi compagni di viaggio, uno dopo l'altro e poi insieme, come per una foto di gruppo. Sfilano e cantano canzoni e suonano, bevono e fumano e si scambiano opinioni, che qualche volta, per fortuna, possono essere discordanti. 

A un certo punto c'è un riferimento a una vecchia esperienza politica, ma si tace su un'altra, molto più recente. Chissà se l'opinione espressa sulla prima può essere applicata anche alla seconda.

Domenico è sempre Domenico: il titolo richiama la sigla di una nota trasmissione, un quiz musicale, “Il Musichiere”, andato in onda dal 1957 al 1960. “Domenica è sempre domenica”, quando gli Italiani erano pervasi di speranza,  e di desiderio di modernità, e non temevano le cambiali perché un lavoro sembrava garantito a tutti. Le serate trascorse davanti alla televisione avevano una certa sacralità, e un apparecchio televisivo costava una somma notevole. Lo so con certezza perché di recente, riordinando vecchie carte di mia madre, ho trovato la ricevuta dell’acquisto del primo apparecchio televisivo di casa, datato 1959, e ho pensato che potesse contenere parti auree, dato il costo elevatissimo. Il Dottor Loc. Senior, figlio e padre d’arte, in quegli anni partecipava a trasmissione canore televisive.  Mimmo fa riferimento a “Settenote”, andato in onda agli albori della televisione italiana, nel 1954, ma gli attribuisce un presentatore che all’epoca  era troppo giovane e aveva invece a che fare con “Settevoci”, andato in onda dal 1966 al 1970. Forse al'epoca già non si esibiva più in pubblico, il padre. Dettagli, quel che importa è che la voglia di cantare sia una meravigliosa malattia di famiglia, geneticamente trasmessa.

Una domanda indiscreta (colpa di ‘Nduccio, che punta sempre l’attenzione su Mimmo sposo, e sposo esemplare, quindi non prendertela con me, ma con lui): Mimmo hai perso la fede? Ti è caduta nel lavandino? L’hai portata dall’orafo per farla allargare? Mai mi era capitato di vedere l’anulare sguarnito. Potrei, come va di moda adesso, lanciare un hashtag: “Ridiamo la fede a Mimmo”. C'è tanto bisogno di fede...

venerdì 8 dicembre 2017

UN INVERNO FREDDO FREDDO

Certamente lo fu quello del 1985, me lo ricordo molto bene, perché anche nella mia tiepida assolata città, ci fu la neve. Una nevicata in piena regola, di quelle vere. Cagliari travestita da città nordica, come avvenne anche, ma quella volta non c'ero, nel 1956, e, in misura minore, nel 1993. Qualche concittadino mi dirà che la neve c'è stata anche in tempi più recenti, ed è vero, ma si è trattato di una spruzzata che non ha fatto in tempo neppure a posarsi, perché si è subito sciolta. Della memorabile nevicata del 1985 ci sono testimonianze fotografiche divenute celebri, come quelle dei casotti della spiaggia del Poetto, coloratissimi emblemi della città estiva, che di lì a poco sarebbero stati abbattuti dal passaggio delle ruspe.

Nell'inverno del 1985, non so in quale città, all'interno di un programma musicale di cui non ho nessuna memoria, ma scopro che si trattava di Buon anno musica (dato che a condurre era Salvetti, avrei pensato a un Festivalbar, se non fosse che quella manifestazione si svolgeva d'estate), Mimmo ed il suo amico Enrico, cantavano, all'aperto, protetti l'uno da un lungo cappotto, l'altro da un giaccone di montone color panna, la loro bella creatura, frutto dell'amorosa unione del talento di entrambi.


L'occasione per rivedere una storica esibizione dal vivo, e ascoltare la canzone fino alle ultime note. Adesso si può aprire il (solito) dibattito... "Ah, io la preferisco nella versione originale, cantata da entrambi, io in quella di Mimmo, io in quella di Enrico, quella del 2016 col rocker mi ha spiazzato, Mimmo questo non ce lo doveva fare". E la nostalgica Folgorata, che piange quando vede le foto della spiaggia della sua infanzia che non esiste più, quale amerà di più? 

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