Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

venerdì 23 aprile 2010

L'INFANZIA DI MIMMO


Avviso: questo pezzo giace in freezer da tempo immemorabile: ho deciso di metterlo nel microonde con modalità defrost, e servirlo, avvertendo però che trattasi di merce non proprio fresca di giornata. Infatti ci scaraventa un po’ indietro nel tempo, il tempo di quella mitica infanzia che il nostro protagonista ricorda con tenerezza e nostalgia.

Mimmo Locasciulli, bambino negli anni cinquanta e adolescente e poi ragazzo degli anni sessanta, condivide con tanti della sua generazione gusti, abitudini, giochi e letture. Anche obblighi: uno di questi ad esempio, quello di portare i calzoni corti anche d’inverno, anche in luoghi col clima rigido. La linea di demarcazione tra un ragazzino e un giovanotto era data dal fatto di poter finalmente indossare i calzoni lunghi. Erano i tempi dell’esame di ammissione per l’ingresso alla scuola media non ancora riformata. La riforma della scuola media avverrà nel 1963 e porterà alla istituzione della scuola media unica, uguale per tutti. Prima di tale data al compimento del ciclo di studi della scuola elementare, si aprivano per i ragazzi due possibilità: quelli bravi e/o di famiglia agiata erano destinati alla scuola media, quelli meno bravi e di famiglia più modesta, avevano maggiori probabilità di accedere alla scuola di avviamento professionale, che come indica la sua stessa definizione, era la porta d’accesso per il lavoro, un lavoro non certo intellettuale. Chi, come M. era bravo negli studi e di famiglia borghese, per accedere alla scuola media che gli avrebbe poi permesso di passare al liceo, doveva sostenere un esame selettivo, così raccontano le poche cronache e i protagonisti del tempo. Io ho un fratello del 1949 che, mi racconta mia mamma, dovette studiare parecchio per superare la fatidica prova. Con lui non è mai capitato di parlarne. A me capitò, quando ero forse in quarta o in quinta elementare, di ereditare attraverso una serie di passaggi, alcuni libri appartenuti a qualcuno di più di un decennio più grande di me. Tra questi libri ce n’era uno che costituiva una sorta di summa di tutte le materie con prove pratiche per prepararsi alla prova. Mi piacque molto e, forse non avendo di meglio da fare, lo studiai; quindi a modo mio anch’io ho sostenuto l’esame di ammissione come M. che fece il suo solito figurone. Questo bambino farà grandi cose, dissero i signori membri della commissione: parole profetiche.

Non è che studiasse solo, questo bambino; come sappiamo suonava il pianoforte, ma andava anche a correre per i campi con le bande di amici, si sbucciava spesso le ginocchia e si medicava da solo.

Andava a caccia di uccellini e lucertole, era pure esperto con la fionda, giocava agli Indiani e cowboys. Chissà per chi parteggiava, allora. I tempi non erano ancora maturi per una lettura del problema con il dovuto senso critico, o già da allora sarà stato dalla parte dell’oppresso? Chissà! Certo è che la cultura del popolo nativo fa sicuramente parte della sua formazione; non ne ho la certezza, come è evidente di tutte le altre cose che ho fin qui elencato e che costituiscono patrimonio comune di tanti ragazzini di quella generazione, (magari non ha mai avuto una fionda, ne’ cacciato uccellini o lucertole) ma quasi nessuno è rimasto insensibile al fascino delle praterie e al mito dei grandi capi “Indiani”. Qualche elemento si potrebbe trovare anche nelle sue canzoni, cuori di falco, riserve, e il riferimento al mondo naturale che però fa parte della sua cultura, delle sue origini, e si ritrova in tantissimi altri mondi che possono averlo ispirato. Chi scrive, narrativa, canzoni, poesia, sempre si porta dietro tutte le sue esperienze pregresse, tutto ciò che ha letto visto sentito ascoltato, per poi riproporlo con moduli propri, riplasmato e arricchito attraverso la propria espressione autentica.
Un’altra delle passioni di M. che lo accomunano a tanti della sua generazione, è il gioco del meccano. Quanti anni avrà avuto quando lo ricevette in dono? Nove, dieci, di meno, di più? I ragazzini d’oggi, nemmeno sanno bene cosa sia, il meccano, e poco lo sanno anche i loro genitori. Un gioco antico, uno dei più antichi tra i giochi moderni, che aveva una funzione oltre che di svago, anche istruttiva. Consiste nell’assemblare parti metalliche per costruire modellini, treni, ponti, senza schemi, perché le istruzioni furono tolte dalle scatole del gioco dopo pochi anni dal suo ingresso nel mercato, per sollecitare meglio l’abilità dei piccoli “ingegneri”(Vedi il riferimento di M. in Scuro, vedi cose senza schemi, come pezzi del meccano). Chissà quale versione avrà avuto M. forse quella con i pezzi rossi e verdi (è più probabile, dati gli anni in cui fu prodotta, dal ’58 al ’63), certo è che il meccano gli piaceva molto. Magari l’ha conservato, magari qualche volta fanno delle gare, con gli amici più o meno coetanei. Ce n’è uno di amici suoi cui il meccano piace molto, lo so per certo, e ci ha molto giocato: mi diverto a immaginarmeli ora, signori di una certa età, a far la gara a chi costruisce prima la gru. Io ad esempio giocherei molto volentieri alla casetta delle bambole, con tutti i mobiletti e le tazzine, i piccoli elettrodomestici, se ancora li avessi, ma sono convinta che non troverei neppure un’amichetta disposta a farmi compagnia.

Il meccano è davvero identificativo di quelli della sua generazione. Già i miei coetanei, quelli che son stati bambini negli anni sessanta, erano attratti da altri giochi simili. Iniziava l’era dei Lego di plastica, o costruzioni, come le chiamavamo noi.
In casa mia non ricordo di aver visto mai un meccano dei miei fratelli maggiori, che rientrerebbero come età nella generazione del meccano, (può darsi che lo avessero dismesso quando io ero troppo piccola) mentre ho, seppur lontanissimo, il ricordo di diligenze, cavalli, e fortini. Certo era un gioco per maschietti.

E le letture? Non avendo notizie certe, anche in questo caso mi tocca affidarmi al patrimonio comune ai ragazzini degli anni del dopo guerra e del boom economico. Cito così come mi vengono in mente, senza rispettare stili ed epoche in cui sono stati scritti, ma M. si è cibato di Salgari e Verne, di Dumas e Walter Scott, di Jack London e di Mark Twain, di Kipling, ma ha letto anche le fiabe di Perrault e dei Grimm, e naturalmente Pinocchio e, lui che ha conosciuto i banchi di legno e il calamaio (per la cresima gli hanno regalato una bella stilografica) anche Cuore e Gianburrasca. Certo che hai davvero un sesto senso, Folgorata, potrà dire qualcuno, quei libri li hanno letti un po’ tutti, i ragazzi con un po’ di attitudine alla lettura di quella generazione. Ecco, adesso me ne son venuti in mente anche altri due: I viaggi di Gulliver, che io ho letto integralmente da grande, da bambina in edizione ridotta, e Robinson Crusoe. Secondo me gli piaceva e gli piace tuttora Jack London, tra quelli citati è il suo preferito.

E poi la mitologia, quella classica e anche quella germanica. Nei programmi scolastici era contemplata l’epica, una materia bellissima che comprendeva appunto brani tratti dai poemi omerici, dal ciclo bretone, dal Cid, dai cicli nordici, e dai poemi cavallereschi italiani; insomma una meraviglia: a me piaceva moltissimo. Secondo me anche a lui: Idra docet, anche se il mito è stato solo uno spunto modificato in corso d’opera.

E il cinema? So che è una delle passioni di Mimmo adulto, che sicuramente avrà avuto inizio nell’infanzia. A Penne ci sarà stato un cinema, magari di seconda visione, di quelli dove proiettavano film mitologici, o d’avventure in terre esotiche, o classici western, o di cappa e spada. O magari anche lui avrà frequentato un cinema parrocchiale. Io sento ancora l’odore del cinema annesso alla chiesa di San Giacomo, dove andavo al seguito dei grandi di casa, un odore inconfondibile, di umido e di fumo, di birra e di chiuso, a vedere film western, o mitologici, storici, un po’ ingenui, un po’ approssimati, ma io allora non me ne rendevo conto, film in costume e poi quelli di Franco e Ciccio, e i “musicarelli” con tutti i cantanti in voga a quei tempi. Mia sorella non mi voleva, ma le appioppavano quella bambinetta con cui sentiva di non poter per nulla condividere la passione per “In ginocchio da te” e il suo protagonista. L’ho detto in altra occasione che ce l’abbiamo nel DNA, la passione per i cantanti: babbo ce l’ha instillata, e se ora ci fosse, novantenne, sarebbe il primo lettore del mio blog, che ai suoi tempi si era dovuto accontentare di omaggiare la sua cantante con una (o più) galante e compita lettera.
Di Mimmo adolescente e ragazzo, e dei suoi primi pantaloni lunghi, parleremo forse in una seconda puntata, con una eventuale incursione nel sessantotto. E anche lì proteggetevi con gli scudi, che arriva una messe di congetture.

Col senno del poi…Il cinema di Penne era di una zia di Mimmo, la zia Memena, e lui davvero, ci trascorreva tanto tempo, proprio a perdersi nella visione di film di viaggi avventurosi in terre esotiche, Africa in primis.
Sicuramente ha trascorso molto tempo all’aria aperta con gli amici, ed erano senz’altro amicizie trasversali, nel senso che penso giocasse con tutti, non solo con i ragazzi della sua condizione: la sua è stata un’infanzia libera e selvaggia, come l’ha definita lui. Una rapida incursione nel ’68 e dintorni è stata già fatta, quindi non ci sarà nessun altro scritto dedicato al ’68: non occorre munirsi di scudi, pericolo superato.
Proprio dopo aver scritto e congelato questo post, ho parlato per la prima volta dell'esame di ammissione con mio fratello Carlo, coetaneo di Mimmo. Senti - gli ho chiesto - ma era davvero così difficile quell'esame? - Era un esamino, a pensarci ora, ma per un bambino di undici anni poteva essere fonte di preoccupazione. Mica gliel'ho detto a Carlo che l'ha fatto anche Mimmo. Della mia doppia vita di Folgorata, a casa, non ne sa niente nessuno: tanto la pubblicizzo (entro i limiti, un po' carico la cosa...) fuori, quanto la tengo segretissima tra le mura domestiche.
Indovinate infine di che colore erano i primi pantaloni lunghi di Mimmo? Tutti in coro: Scuriiiii!!! Sbagliato, erano nocciola, di terital, con la piega. Sono stati divisi in quadratini piccolissimi che sono ricercatissimi dai fans, ma costano troppo e in pochi possono permetterseli. Attenzione ai falsi proposti a prezzi modici.

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