Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

martedì 3 novembre 2009

Incontri: Francesco De Gregori

Avviso ai rari naviganti: traversata lunga, tuttavia, non desistete: il mare è calmo.





Mimmo nel corso della sua carriera ha avuto molti incontri che si sono rivelati importanti sia dal punto di vista umano sia da quello professionale.
Il più noto è quello avvenuto tantissimi anni fa al Folkstudio, il locale di Trastevere sul quale c’è una ricca letteratura alla quale rimando, dove, quando Mimmo arrivò, giovane e ancora un po’ ingenuo, già si esibiva l’ancor più giovane e fascinoso Francesco, alto e biondo, accompagnato da due belle coriste, che invece esibiva una certa spavalderia. Forse questo è uno dei primi ricordi che M. ha di quello che sarebbe diventato e rimasto un amico per la vita, una certezza. Chissà quale molla sarà scattata a favorire l’incontro tra i due, oltre l’interesse per la musica e la frequentazione dello stesso locale, fattori che da soli non bastano. Più apparentemente accessibile e semplice il primo, più apparentemente scontroso e snob il secondo, entrambi riservati, entrambi inclini a proteggere da intrusioni esterne la parte più profonda di sé e la vita privata, evidentemente nella diversità, hanno trovato un terreno comune. Diversi nel modo di proporsi al proprio pubblico durante i concerti. Francesco non è certo artista di nicchia: anche se non è per tutti, ha una grandissima popolarità. Nei suoi concerti si concede al pubblico esclusivamente attraverso la sua musica, poche parole, un grazie e un ciao. Nonostante questo la gente è contenta: lo prende per quello che è. Pare (come è noto non fornisco una testimonianza diretta) invece che il protagonista involontario di questo blog, nei suoi concerti stabilisca un contatto più caldo con il suo pubblico, un gioco di complicità e che le sue esibizioni siano un crescendo di emozioni che partendo da note più intime e raccolte, giungano nella fase finale, a un’esplosione di allegria che coinvolge anche i più controllati. Lo dicono i suoi fans, quelli veri, non solo di testa e di cuore come me, (che non è poco, ma non è tutto) quelli che abitando in luoghi dove si esibisce spesso, lo vanno spesso a sentire e ogni volta escono felici per l’esperienza esaltante.




Le canzoni di Francesco, spesso criptiche e non facili per i testi, (anche certe di Mimmo lo sono) attraggono comunque molto, e non c’è volta in cui ormai, da diversi decenni, ahimè, se tra amici si tira fuori una chitarra, non si cantino almeno tre o quattro canzoni, o anche dieci o venti, dipende, del figlio e nipote di due tra i più gloriosi bibliotecari italiani del novecento. (Giorgio e Luigi, rispettivamente padre e nonno: mi piace fornire questa notizia perché alcuni dei pochi lettori di Folgorata lavorano in Biblioteca, qui e in Catalogna.)



Ormai fanno parte del patrimonio musicale italiano, le sue canzoni. Nel 1975, mi regalarono Rimmel, ed era così bello Francesco, nella foto di copertina, che tutte noi ragazzine ne eravamo un po’ innamorate. Magari ci avrò stampato anche qualche bacetto, su quella foto, come su quella di uno vero, in carne e ossa, più grande e per niente interessato a me, che mettevo sul comodino tutte le notti.
Un genio Francesco, uno con un carattere senz’altro particolare, almeno tale appare, ma magari è solo uno che vuole viversi la sua vita senza clamori e rotture di balle inutili. Mimmo dice che li accomuna "l’aria di famiglia", un senso di appartenenza, gli anni mitici del Folkstudio, un certo numero di ricordi, alcuni legati al periodo di prima, che tutti loro ricordano con affetto e nostalgia. Ho letto che nel 1995 ci fu un concerto molto coinvolgente, per raccogliere fondi per salvare il Folkstudio, cui parteciparono Francesco e Mimmo, Caterina Bueno e Giovanna Marini, Claudio Lolli e Paolo Pietrangeli, e insieme al termine, cantarono Nostra patria è il mondo intero, di Pietro Gori… roba che solo a pensarci mi fa venire i brividi.



Su Second Life è stato creato un Folkstudio virtuale, andateci se vi interessa; io l’ho solo annusato il Folkstudio virtuale, non sono entrata: Second Life è troppo al di là delle mie possibilità. Ora che alcuni se ne sono andati i ricordi legati al Folkstudio si sono fatti anche più malinconici, forse: non ci sono più Giorgio Lo Cascio e Stefano Rosso; non c’è più neppure Cesaroni, il papà del Folkstudio. Purtroppo succede, ma gli amici che se ne vanno non ci lasciano mai del tutto, se ci sono bei ricordi legati a loro, che ci accompagnano.




Mimmo e Francesco hanno spesso collaborato insieme. Ricordo che F. ha prodotto per M. il famoso Q-disc del 1980, Quattro canzoni di Mimmo Locasciulli, dove c'è Piccola Luce, di cui ho parlato in diverse altre occasioni. Mi pare che la mandassero in radio, allora, e sono da ricercarsi nelle sensazioni legate a quei lontani ascolti i prodromi (Mimmo il termine medico è un omaggio a te, dovessi leggere, ti prego di apprezzare) della folgorazione che sviluppò sintomi conclamati più avanti nel tempo. Il Treno della notte, Con un fiore tra i capelli e Un altro giorno, che mi piace molto, con le cornacchiette che se ne volano via, sono le altre tre canzoni. Il treno della notte Mimmo l’ha riproposta diverse volte, e questa prima versione veloce è molto allegra; più o meno ritmata, più o meno veloce, rimane sempre una delle canzoni in cui si manifesta un Mimmo un po’ birichino (meno male, qualche volta non guasta); mi verrebbe spontaneo riportare un pensiero che mi si affaccia alla mente quando la ascolto, ma evito, anche se fa ridere. Francesco ha anche prodotto Intorno a trentanni (1982) e Sognadoro (1983). Mimmo ha restituito la cortesia partecipando agli album Titanic (1982) e La donna cannone (1983) in veste di pianista e tastierista, e alla celebre tournèe del pulmino, sulla quale vi è una fiorente letteratura, del 1981 e al tour estivo e invernale del 1982, in veste di artista ospite e pianista, dove Folgorata lo vide per la prima e unica volta, a una certa distanza: fumava, portava il cappello, metteva molta passione nel suonare il suo pianoforte, ma cara Pat, non mi ricordo se fosse vestito di bianco. Sono frutto della riuscita alchimia tra i due amici le canzoni : Sognadoro, Ballando, Povero me, Il suono delle campane, Olio sull’acqua (dove c’è però anche la zampata di Ruggeri, a cui dedicherò un altro paragrafo del capitolo Incontri: uomo avvisato, mezzo salvato, se muori di noia, fuggi, che non è peccato) e le collaborazioni nell’album Il futuro di cui ho già parlato. Mimmo, ha inciso anche Caterina, tutta di Francesco.




Certo per amicizia Francesco ha accettato di partecipare al concerto organizzato da Mimmo in occasione della riapertura del Santo Spirito, nel 1999, dopo i lavori di adeguamento e ristrutturazione, e credo che ci sia l’influenza di Mimmo anche nel fatto che trascorra dei periodi di vacanza in un delizioso borgo d’Abruzzo, (non ne riporto il nome, ma se volete ripercorrete le mie tracce e lo troverete) che credo possa essere considerata un’altra riserva da entrambi, purtroppo colpito dal terremoto. Chissà se i due amici si vedono per ascoltare in anteprima i nuovi lavori dell’uno, o dell’altro, o se si raccontino le idee quando sono ancora in embrione. Siccome Mimmo è uno che per sua stessa ammissione, non ama troppo parlare delle sue cose profonde con altri, e l’altro mi sembra della stessa pasta, immagino che in certi casi, tra loro, non ci sia bisogno di parlarsi, per comprendersi: gli basterà uno sguardo e già si saranno capiti. La gentile signora di cui ho già parlato, (che devo ringraziare perché mi ha fornito ben due spunti per scrivere) quella che andò dal nutrizionista Locasciulli, ma poi non ne seguì le indicazioni, racconta di aver avuto un incontro con De Gregori, proprio mentre le cadevano dalla busta le rosette appena comprate. F. che sicuramente è, al di là dei suoi atteggiamenti un po' da orso, educato e cortese, gliele raccolse e le infilò nella busta: gesto tanto gentile, sia nei confronti della pulizia della strada, sia della signora: spero che questa non le abbia mangiate, dopo: magari le ha conservate come reliquia.




Mi viene alla mente infine, un ricordo lontano, di tanti anni fa, legato ai due amici: una trasmissione radiofonica condotta da Loretta Goggi, intorno alle 13, e l’ospite era Francesco; mi ricordo che erano i tempi del successo di Intorno a trentanni, e i due commentavano la raggiunta popolarità di Mimmo, avvenuta quando ormai, EGLI , aveva quasi deciso di appendere il pianoforte al chiodo (sic) e dedicarsi solo alla sua professione. Ci sarà stata davvero questa trasmissione, o me la sarò sognata? Pensare a De Gregori che parla con la Goggi, o con chiunque altro, molto amabilmente, alla radio nazionale, mi pare ora un po’ improbabile. Pensare a Mimmo che appende il pianoforte al chiodo ancora più improbabile, che, successo o non successo, alla musica non avrebbe certo rinunciato, lui.

1 commento:

  1. Precisazioni a questo post; in effetti non so se le ragazze bionde fossero coriste, o semplici amiche. Le "riserve" abruzzesi si trovano in due paesi distinti, entrambe in provincia dell'Aquila. So quali sono, ma non lo dico, anche se sono, al solito, notizie pubbliche e non frutto di mie improbabili "investigazioni private". Due bellissimi posti, senz'altro.
    Francesco, certo, non ha conosciuto l'Abruzzo grazie a Mimmo Locasciulli: vi ha vissuto dal 1952 al 1960, anni in cui il padre Giorgio, insigne bibliotecario, ricoprì l'incarico di soprintendente bibliografico per l'Abruzzo e il Molise, a Pescara.

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