Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

domenica 15 novembre 2009

Cherchez la femme. Da Nadia a Lucy: figure femminili nelle canzoni di Mimmo Locasciulli

Avviso: lungo. Non sono riuscita a trattare l'argomento con ironia, mi pareva che non fosse il giusto condimento. Forse, mi sarà più facile spargerne un po', in una eventuale seconda parte, dedicata alle altre donne presenti nelle canzoni di Mimmo, non contemplate oggi.

Le donne sono spesso presenti nella poetica locasciulliana, a volte sono protagoniste, altre semplicemente evocate in testi in cui si parla anche d’altro; alcune affiorano da un ricordo, dalle nebbie di un passato lontanto, talvolta incarnano semplici desideri. In alcune canzoni i titoli sono nomi femminili, o li contengono, e poiché non sono tante si possono elencare tutte, in ordine cronologico: la prima è Canzone per Nadia di quell’album pochissimo conosciuto, che neppure io ho mai ascoltato e che pertanto molto mi incuriosisce, il secondo di Mimmo, del 1977, che s’intitola Quello che ci resta. La seconda è Natalina, del 1982.
Cara Lucia, si trova nell’album Mimmo Locasciulli del 1985, che contiene un’altra canzone dedicata a una donna, Caterina.
Arriviamo a Piano piano (2004) che ci regala Vanina, per proseguire con Sglobal (2006) che vede in Anna di Francia uno dei suoi pezzi più ispirati. Infine in Idra (2009) troviamo Lucy.

La prima, Canzone per Nadia, non l’ho mai sentita, ne ho letto solo il testo, che in questo caso appare esplicito: è evidente che la canzone è dedicata a una ragazza che ha dovuto abortire un figlio concepito senza consapevolezza, in un modo rischioso e clandestino, e che si ritrova a fare i conti anche col giudizio della gente.
"Ora è tutto finito" mostrando il lenzuolo
E una macchia di sangue
E Nadia rimase da sola
A guardare il suo primo peccato.
Ora certo di lei tutti potranno dire
"Io l’ho vista con la faccia scavata
E le mani sul ventre, più chiaro di così….
Fossi stato suo padre
L’avrei massacrata già"
Ricordiamoci che la canzone fu scritta in un tempo in cui in Italia forte era il dibattito sul tema dell’aborto, e ancora non era stata promulgata la famosa L.194, del 1978. Nadia rappresenta tutte le ragazze che hanno vissuto sulla loro pelle un dramma simile, più che una persona realmente esistita, il che potrebbe anche essere, ma io la vedo più come una figura emblematica. Canzone dura e delicata insieme, a forte connotazione sociale. Non sono tante le canzoni di Mimmo così caratterizzate, ma ricordiamoci anche del momento in cui è scritta, tempo di tensioni sociali forti e di problematiche ancora tutte da risolvere, che hanno coinvolto anche Mimmo, che non è un autore marcatamente di “protesta”. (Nei primi due album in parte lo è.)


Natalina è una canzone molto nota, ha quasi trent’anni, ma noi che l’ascoltiamo con la giusta predisposizione, e lo stesso autore quando la canta, ancor oggi, ci emozioniamo. Di Natalina abbiamo già parlato in un altro post, ma è inevitabile anche in questa sede ricordare almeno che questo si, è un personaggio reale, una ragazza che non può vedere il suo sogno d’amore realizzarsi in pieno, perché questo amore parte per la guerra e non fa più ritorno: viene fucilato. Una di quelle storie di cui M. aveva sentito parlare fin da bambino, in casa, finchè un giorno la conosce, Natalina, verso i dieci anni, durante una gita con i genitori in un paese di montagna dell’Abruzzo. Si tiene dentro questo ricordo e dopo tanti anni prende forma questa canzone, che aspettava soltanto di uscire dalla testa dell’autore dove albergava da sempre. Uno di quei casi in cui una canzone può diventare poesia.
lo ti voglio raccontare
Quando le stelle si nascosero nel mare
Fu la sera che vennero i soldati
Fu la notte che morimmo fucilati
Natalina non ti disperare
Che ci sarà pure
Un’altra stella e un altro mare
Natalina non mi dimenticare
Che ci sarà un giorno
Che ritorno

La terza, Cara Lucia l’ho ascoltata centinaia di volte, imparata a memoria, indicata a persone con quel nome, che non la conoscevano. Una lettera a Lucia, che si dimostra piuttosto complicata da scrivere, mentre se ci troviamo insieme l'uno di fronte all'altra, non c’è tanto bisogno di parole, per capirsi.
Cara Lucia scriverti è un problema
Ho centomila parole ma non me ne viene nessuna
Io so guardarti negli occhi senza dire niente
Tu sai capire le cose così velocemente
Evidentemente però c’è l’esigenza di comunicare per lettera, perché magari Lucia è lontana, e non si può parlare solo con gli occhi, senza parole.
Cara Lucia vedessi la gente che ho incontrato
Quanta ne ho dentro il cuore e quanta ne ho già dimenticato
Quante parole al vento quanta malinconia
Quante volte ho preso tutto e sono andato via
Un racconto di come è stata la fetta di vita che hanno percorso lontani, gli incontri, l'inutilità di certe parole, forse perchè gli altri non le hanno ascoltate; il prendere tutto e andarsene. Sono versi che si prestano a più interpretazioni: uno può decidere di andarsene quando capisce che il suo rimanere è inutile e fa male, oppure quando non è capito, o quando una certa situazione si è conclusa, e poco rimane da fare, se non fare le valigie. Alla fine il protagonista della canzone, che era a corto di parole, aiutato dall’autore, ne ha utilizzato di bellissime e ne è nata una delle mie canzoni preferite, una di quelle che non mi ha mai abbandonato nemmeno nel lungo periodo di parziale distanza dall'amico ritrovato. Ho letto che anche Mimmo è molto legato a questa canzone, di quelle che per me è necessario ascoltare in silenzio, e non come sottofondo ad altre attività.


La quarta canzone, Caterina, è molto nota: l’autore in realtà è F. De Gregori, ma Mimmo ce ne offre un’interpretazione suggestiva. Se negli altri due casi non sappiamo e non ci aggiunge molto sapere se Nadia e Lucia siano esistite nella realtà o solo nella fantasia dell’autore, in questo caso sappiamo che Caterina è dedicata da Francesco alla sua amica Caterina Bueno, un’artista molto particolare che ha avuto un ruolo fondamentale nell’ambito della canzone folk italiana e nel recupero della stessa, attraverso un'intensa attività di ricerca, con particolare riferimento ai canti contadini e di protesta toscani. Anche Caterina, nata a Fiesole da padre spagnolo e madre svizzera, per un periodo frequentò il Folkstudio e lì conobbe un De Gregori giovanissimo, di cui divenne amica, e con cui condivise momenti di vita privata e di lavoro. Anche Mimmo, va da sé, la conobbe. Insieme nel 1995 si ritrovarono a suonare e cantare, e di questo abbiamo già detto nel post Incontri dedicato a F.D.G. Caterina è un’altra di quelle che non ci sono più. Per me che non ne conoscevo le fattezze prima di questa piccola avventura di Folgorata, vederla nelle ultime foto signora matura e un po’ pesante, e farla combaciare con la ragazza che tante volte avevo visualizzato con la fantasia, con due spalle da uccellino ed un vestito troppo piccolo, è stato strano.
E se soltanto per un attimo potessi averti accanto
Forse non ti direi niente forse ti guarderei soltanto
Chissà se giochi ancora con i tuoi riccioli sull'orecchio
O se guardandomi negli occhi mi troveresti un po' più vecchio
E quanti mascalzoni hai conosciuto e quanta gente
E quante volte hai chiesto aiuto ma non ti è servito a niente
Caterina questa tua canzone la vorrei veder volare
Sopra i tetti di Firenze per poterti conquistare
Uno sguardo intenso e tormentato, Caterina, un’altra alla ricerca spasmodica di qualcosa che forse non ha trovato. Le cinquecento catenelle che si spezzano in un secondo sono un esplicito riferimento alla omonima canzone popolare toscana. http://www.youtube.com/watch?v=WkBTusLQUeY
.
Canzone malinconica e piena di nostalgia, Caterina, che davvero sembra possibile veder volare sopra i tetti di Firenze, a me ha sempre fatto venire un po’ di brividi e oggi ancora di più, perché a me e non solo, ricorda un’altra Caterina, che se n’è andata, anche lei, troppo presto.

Vanina per esplicita ammissione dell’autore, è un personaggio ispirato a Vanina Vanini, eroina stendhaliana, nobile romana che vive un amore tormentato per un rivoluzionario carbonaro che alla fine la rifiuterà, e, insieme, alla giovane protagonista, Vanina Abati, del film La prima notte di quiete, di Valerio Zurlini, con un insuperabile Alain Delon nel ruolo del protagonista.
Potrei potrei potrei
Venire a Rimini
Vorrei vorrei vorrei
Ma tu non verrai

Le fa dire Mimmo nella canzone, e ancora
Se domani non fosse domani
E fosse un altro giorno qualunque
Tutto il tempo del tempo del mondo
Lo vorrei solamente per te
Lo vorrei solamente per te
Tutto il tempo del tempo del mondo
Lo vorrei soltanto per te
Queste due figure sono state semplicemente l’input per poter scrivere una canzone in cui le suggestioni nate dalle due Vanina si sono fuse insieme per dare vita alla nuova creatura di Mimmo, di quelle che lasciano il segno.

Anna di Francia, che ha lo stesso identico titolo di una lunga, complessa e celebre canzone di Claudio Lolli (non credo proprio si sia trattato di plagio involontario come ha scritto un po’ polemico, anche se con affetto perchè lo apprezza, il redattore di Bielle che ha recensito Sglobal. Mi viene difficile pensare che M. non conoscesse la canzone di Lolli, e anzi credo che in questi casi si chieda l’autorizzazione a chi ha proprietà intellettuale, o no?) Mimmo ha trovato ispirazione per scrivere questa bella canzone dopo aver rivisto un vecchio film, Ironweed, (Hector Babenco, 1987) con Meril Streep e Jack Nicholson e anche uno dei suoi amici sregolatamente geniali, Tom Waits. Il film racconta di una coppia di barboni della provincia americana che vivono di espedienti, un film sull’emarginazione e insieme l’amore che può esistere anche in tali condizioni disperate. La protagonista si chiama Helen, e M. avrebbe voluto chiamare la canzone Elena di Francia, (così il redattore non se la sarebbe presa) ma per motivi di metrica non ha potuto. Anche qui il personaggio del film, ha fornito lo spunto, poi ne è nato un nuovo personaggio femminile autonomo. La musica di Anna di Francia è di Guido, il figlio maggiore di Mimmo. Eccone qualche verso.
Ogni strada è il mio portone
E io ho tutte le mie chiavi
Dentro le tasche
Ho il fumo della ferrovia
E non so mai
Dove quando
E che sarà domani

Infine Lucy. Come abbiamo già detto è una delle nuove canzoni di Mimmo, tratta dall’album Idra; anche una delle più esplicite, a lettura immediata, perché è evidente che è dedicata a una donna maltrattata. Un altro accenno a un tema sociale forte che riguarda purtroppo molte donne, nel nostro paese e non solo, appartenenti alla nostra cultura e non solo, maltrattate, e fisicamente e psicologicamente, dalle persone che dovrebbero voler loro più bene, i mariti o i compagni, o come spesso sentiamo, i padri stessi.
Prega di giorno prega di notte
Prega che il suo cuore non pianga mai le botte
Botte che arrivano come le caramelle
Che i bambini si sognano a Natale
Lucy è come il vento la insegui e la rincorri
Ma non provare a prenderla non l'avresti mai
Prega di giorno prega di notte
Prega che il suo cuore batta sempre più forte
Forte come una campana nel giorno della festa
Prendi quel che resta dell'amore
Forse per Lucy c’è uno spiraglio, una via d’uscita, una fuga fuori da quel mondo di patimenti dal quale molto spesso è difficile uscire. C’è un film bellissimo, sul tema del maltrattamento femminile, che forse non molti hanno visto. Si intitola Ti dò i miei occhi, è della regista e attrice spagnola Iciar Bollain; è un film duro ma la regista è bravissima a coinvolgere lo spettatore con i pugni sullo stomaco, ma anche con molta poesia. Non secondario il fatto che sia ambientato nella bellissima Toledo, della quale si vedono molti monumenti. Questo con Mimmo non c’entra molto, (però vedo che fa spesso riferimenti a film, ama il cinema) al di là del tema comune con la canzone, ma mi piaceva fare questa citazione. Protagonista involontario e lettore casuale, prendete nota.

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