Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

domenica 24 gennaio 2010

UN UOMO CHE NON CONOSCE LA NOIA



(A parte quel giorno d’aprile, ma è stata un’eccezione, e l’ha risolta brillantemente.)
Dorme pochissimo, ma è sempre sveglio e vispo. Io penso che dorma poco per diversi motivi: il primo, il più importante, è che non vuole perderne nemmeno un attimo, di questa vita che scappa, ahimè, dalle maglie del più razionale e attento controllo; il secondo è che gli bastano poche ore di sonno per sentirsi come nuovo. Il terzo è che quando si fanno cose gratificanti si ha voglia di continuare a farne altre, mentre, ahimè, quando una vita è povera e senza stimoli, spesso nel sonno ci si rifugia. Infine è abituato a star sveglio, da quando, ragazzo si divideva più o meno equamente tra studi, musica e svaghi, e poi quando, da medico, svolgeva i turni di notte. Ora suppongo non li faccia più i turni di notte, essendo primario o come si dice oggi dirigente responsabile, e soprattutto primario del reparto di Day surgery, che, a parte qualche raro caso di complicanza, è quello dove di mattina ti operano e alle sette di sera te ne torni a casetta tua, e ti metti buono buono nel tuo ambiente preferito, evitando tutta l’ansia e tutti i disagi che l’ospedalizzazione comporta. Allora facciamo un riassunto della settimana di Mimmo Locasciulli: il 20 in Calabria, (non ho trovato alcuna notizia: sono ansiosa di sapere cosa ha detto, durante la conferenza, e soprattutto non so in che cosa consista in concreto il premio: una targa? Un anno di abbonamento a Musica News? Un cesto di prodotti tipici calabresi? Una cena a lume di candela con Scilla e Cariddi? Un viaggio premio a Cagliari per seguire l'otto di febbraio lo spettacolo di Carmen al Teatro lirico?) poi sabato, cioè ieri c’è stato il Convegno nazionale di Day surgery. In questi casi smessi i panni da gitano, si indossano quelli da dottore, cioè camicia chiara, cravatta, giacca scura, ma seria, non di quelle un po’ lucide; vanno bene anche i jeans; le scarpe mi pare siano spesso stivaletti un po’ a punta, da rocker moderato, anche con la divisa da dottore. (Questa mise non me la sono inventata, era quella che indossava quando è stato ospite da Onder, e da allora quando ha impegni istituzionali me lo immagino sempre vestito così, con qualche variante: a me piace, io sono pro-uomo non giovanissimo con camicia chiara, dà luce al viso. La camicia scura in certi casi abbatte.) Mi sono sintonizzata telepaticamente con il coordinatore scientifico del convegno e l’ho seguito nei suoi vari interventi: quello che mi è piaciuto di più è stato “Il percorso organizzativo del paziente” ma devo dire che anche come moderatore non è stato niente male. A dire il vero mi sono unita a lui e agli altri al momento del coffee-break, e gli ho pure sistemato il collo della giacca e la cravatta, ma lui ha sentito solo un leggero solletico, e visto una sagoma biancastra che poi è sparita: si è toccato come per scacciare una mosca: ero io, o meglio, era il mio pseudo-ectoplasma. In mezzo a questi due avvenimenti c’è stata la vita "normale", il lavoro intra ed extra moenia, la lettura dei giornali, tutte quelle telefonate, alcune piacevoli alcune davvero noiose, le cene con gli amici o in casa, la lettura degli ultimi articoli degli Annals of surgery, di Der Chirurg, che il tedesco gli piace anche più dell'inglese, a quell'uomo poliglotta, (anche se pensa in pennese) e il cinema, o il teatro, o un concerto. Poi a mezzanotte, anche più tardi, inizia la vita, quella che ama di più, in silenzio, in un posto raccolto, ad ascoltare la musica preferita, a leggere i libri che più gli piacciono, a pensare, a dialogare con sè stesso e a fare un sacco di altre cose sulle quali lascio che cali il sipario, perché un po’ di privacy a questo signore cauto, introverso, essenziale, sobrio e misurato, parco di parole, che si concede poco, che però sorride spesso e ha uno sguardo che non intimorisce, ma che ogni tanto se la dimentica questa eccessiva aderenza al personaggio e si lascia andare e non sta lì col misurino come dovesse dosare farmaci a dosare le parole, che talvolta esce da questi schemi e fa una gran bella figura e a me piace molto ma molto di più, gliela devo davvero lasciare. (La privacy, il periodo è talmente lungo che uno rischia di perdersi.) Fino a un certo punto però: non posso non annunciare che martedì 26 gennaio a Bologna ci sarà un suo concerto, (sempre in duo, lui pianoforte e voce e varie ed eventuali, Matteo al contrabbasso) in un posto che guarda caso si chiama proprio Il posto, http://www.ilposto.bo.it/ un tipo di locale dove a lui piace esibirsi, di quelli dove si mangia (qui mi pare anche bene, ho consultato il menù e ho fatto anche la mia scelta, che tra la mia passione per il cibo, e quella per l’Universo-Mimmo è una bella sfida e davvero non vorrei mai che mi puntassero un mitra e mi chiedessero di scegliere o l’uno o l’altro, che per me sono entrambi vitali) ma sono anche fucine dove si fa musica o si presentano libri, si organizzano mostre, insomma un bel posto questo Posto, come tanti altri dove lui si trova bene: quello cui è più legato è il Folkclub http://www.folkclub.it/ di Torino, per una serie di motivi e legami che non vorrei esaurire in due righe oggi. Ci suona tutti gli anni al Folkclub: per ora non è ancora contemplato un suo concerto, ma magari capiterà più avanti. Bene, allora chi può vada martedì al Posto. Mimmo tu che fai, ceni lì, o preferisci non mangiare prima del concerto e rimandare la cena a notte fondissima, a concerto concluso? In ogni caso, dovunque sia, prendi una doppia porzione di una pietanza di cucina bolognese tradizionale o rivisitata, una mangiala per me, e abbinaci un vino a tua scelta: mi fido ciecamente, che da quel che leggo mi pare di capire che non sei proprio uno sprovveduto, in fatto di vini. (Fossi stato astemio le tue quotazioni sarebbero scese di alcuni punti.) Poi se canti L’interpretazione dei sogni, lanciami un pensiero, io lo intercetto subito, e mi riscuoto immediatamente dai miei, di sogni, e mando il mio ectoplasma a sistemarti le falde del cappello, e siccome è un ectoplasma dispettoso, cercherà di distrarti sussurrandoti una poesia all’orecchio.
Non sempre l’esperimento riesce, quindi, per sicurezza la poesia te la dedico, qui, ora.
Qualcosa mi dice che ti piacerà, anche se tra quelle del tuo (o di uno dei tuoi) poeta preferito non è quella che ami di più.


Piccolo testamento

Questo che a notte balugina

nella calotta del mio pensiero,

traccia madreperlacea di lumaca

o smeriglio di vetro calpestato,

non è il lume di chiesa o d'officina

che alimenti

chierico rosso o nero.

Solo quest'iride posso

lasciarti a testimonianza

d'una fede che fu combattuta,

d'una speranza che bruciò più lenta

di un duro ceppo nel focolare.

Conservane la cipria nello specchietto

quando spenta ogni lampada

la sardana si farà infernale

e un ombroso Lucifero scenderà su una prora

del Tamigi, del Hudson, della Senna

scuotendo l'ali di bitume semi-

mozze dalla fatica, a dirti: è l'ora.

Non è un'eredità, un portafortuna

che può reggere all'urto dei monsoni

sul filo di ragno della memoria,

ma una storia non dura che nella cenere

e persistenza è solo l'estinzione.

Giusto era il segno: chi l'ha ravvisato

non può fallire nel ritrovarti.

Ognuno riconosce i suoi: l'orgoglio

non era fuga, l'umiltà non era

vile, il tenue bagliore strofinato

laggiù non era quello di un fiammifero.

Eugenio Montale (Da La bufera e altro, 1956)


Ama molto Montale, Mimmo, e questo non mi sorprende. Ama anche Ardengo Soffici, come poeta e questa è senz'altro una scelta più elitaria. Non avendo a casa libri di poesia di Ardengo Soffici, dovrò aspettare domani per reperirne qualcuno in Biblioteca: se troverò qualcosa che mi colpirà, che in rete non ho trovato, la pubblicherò. A me è piaciuto molto un quadro di Ardengo (futurista già nel nome) Soffici, Contadini toscani, che utilizzo come immagine a complemento del post.


Ma le sorprese non sono finite e il post è, come di consueto, trooooppoooo luuungoooo!

Vecchiaia, fermati

Tu gonfia di geloni cammina più lenta,

non affrettarti, il cuore ti minaccia,

il fiore che sta per sbocciare lasciami

godere e tutte le botti del mio vino.

Vergognati d’inseguirmi così nuda,

sfasciata all’inguine e in cenci i tuoi seni,

addosso ti cucirò una bella gioventù

e per allegro marito la mia ombra.

Fermati, vecchiaia, riposa laggiù,

contentati di strappare i miei ritratti

e io attenderò che passi tutto il fiume

della vita per venire alla tua riva.

Libero De Libero


Infine ho cercato e un po' provocatoriamente scelto questa poesia di Libero De Libero, che io non avevo mai neppure sentito nominare. Il bello di tutta questa vicenda è, anche, che permette uno scambio, seppur indiretto, un'occasione, partendo dall'Universo-Mimmo e da ciò che in questa mia "indagine" riesco a scoprire, per esplorare, quando sia possibile, mondi nuovi, o almeno sfiorarli.

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