Così mi ha detto stamattina una mia amica, alla quale ho confidato sottovoce, che sto leggendo, (alcune per la prima volta) o rileggendo, tutte le canzoni di Mimmo Locasciulli per una "cosa" che scriverò sicuramente, e che probabilmente dato il lavoro certosino che c'è dietro, pubblicherò (per smania di gloria, è evidente) sul mio blog di successo (siamo arrivati a quindici lettori accertati: è giunto il momento che a qualcuno venga in mente di aprire su Facebook una pagina su Folgorata, non gestita da lei, va da sé, ma dai più eletti tra i suoi fans). Si, sana sana non penso di essere, ma sono per una serie di circostanze quasi agli arresti domiciliari, anche se la mia fedina penale è immacolata, e espletate le attività necessarie, mi dedico anima e corpo a quelle superflue. In ogni caso la ricerca che sto svolgendo adesso potrebbe servire in futuro a qualche studentessa (non tanto perchè Locasciulli non possa interessare uno studente, quanto perchè certo tipo di studio minuzioso è tendenzialmente più adatto alle donne) che decidesse di preparare una tesi sulla canzone d'autore italiana, sviluppando uno studio su Mimmo Locasciulli scannerizzato in tutti i suoi anfratti. Ce ne sarà un'altra così, in tutta la penisola? Magari la troviamo nella Svizzera tedesca. Niente è da escludere. Caso clinico (o pietoso?) o meno, sono arrivata a L'inganno del tempo, (Uomini, 1995) e per oggi mi fermo. Desidero pubblicarla sul blog, intanto perchè l'ho centellinata con gusto e ne ho apprezzato tutta la bellezza, (talvolta riascolto queste canzoni che già ho sentito mille volte mentre magari preparo il minestrone o sono arrampicata su una scala a pulire un lampadario, e il pensiero mio vola più in alto per compensare l'umile lavoro, e le belle canzoni finiscono per essere un piacevole sottofondo di cui si perde gran parte dei versi) e poi perchè proprio oggi ho ricevuto da una persona gentile l'invito ad andare indietro nel tempo e a riesaminare un quinquennio della mia vita, quello che va dal 1974 al 1979, perchè i miei ricordi, insieme con quelli di molte altre persone, potrebbero tornare utili per un progetto di scrittura non mio. E io non mi faccio pregare, staccato con Folgorata vado a pescare nel mare a volte limpido a volte torbido dei ricordi, tanto ormai quelli non fanno più male. Il rischio di tutta questa attività scrittoria, che ha per condizione essenziale la sedentarietà, unita ad azzannamenti violenti di panettoni e quadrettoni da un etto di cioccolato, è che la taglia 42 salti presto alla 46: Folgorata-lievitata; Folgorata-mongolfiera. Dovrò prepararmi un bel vassoio di cruditées, carote in particolare, che sono dure e azzannandole scarico tutta l'aggressività repressa, che non riesco a scaricare con la scrittura. Certa è una cosa: dietro lo specchio di una vita normale (mica tanto) recita un tarlo che scava dentro e che ci fa star male.
L'INGANNO DEL TEMPO Testo e Musica di M. LOCASCIULLI
© 1995 Edizioni Musicali Piccola Luce
Sarà che adesso frughiamo spesso dentro al passato
Come si fruga dentro un soffitto abbandonato
E un'emozione nascosta dentro una fotografia
Prende i contorni della tenerezza e della nostalgia
Così a volte si plana sul tempo
Che ha il sapore di miele e di vento
Sarà che adesso dietro lo specchio di una vita normale
Recita un tarlo che scava dentro e che ci fa star male
Ci si difende con gli occhi duri e la filosofia
Ma sotto sotto spinge più forte la malinconia
Così a volte si cede a qualcuno
Che ci porta a volare lontano
Ed è un mistero che ci conquista
Una domanda una risposta
Un punto di certezza
Ti senti fuori da un temporale
Intorno è tutto più speciale
Almeno per un po' è così
Sarà che adesso a pensarci bene stiamo un po' più attenti
A non lasciare posti vuoti ad essere presenti
A non gettare niente a prenderci qualcosa in più
Perché più cose abbiamo e meno ci sentiamo giù
Ma tutto quello che vedo e che sento
Forse è solo l'inganno del tempo
E penso a questo carnevale
Che lascia sempre tutto uguale
Mentre cambiamo noi
Lascia sempre tutto quanto come prima
La notte il giorno la mattina
E un'altra ruga in faccia
Ti lascia sempre più lontano
In qualche posto fuori mano
Dove è raro che ci passi mai
Qualcuno
Imbrogliona, ti conosco. Tu sei molto, molto, più grassa della signora di Botero.
RispondiEliminaScherzo: complimenti per la scelta del tema del blog, per i testi e per l'ironia, spesso autoironia.