Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

venerdì 4 dicembre 2009

Clandestina, Vanina, i pazzi d'amore e una inconsueta forma di Sindrome di Stendhal

Il signore della foto è Johann Wolfgang Goethe. Ho scelto questa immagine perchè nel "post " di oggi cito Werther, e anche perchè mi pare di cogliere una somiglianza...
Io ho una teoria: per dirla con Ruggeri non credo a ciò che in Francia chiamano coup de foudre, o meglio, il colpo di fulmine sicuramente ha un suo fascino, ed è molto bello quando accade di incontrare qualcuno e di rimanerne fortemente colpiti all’istante: poi non sempre le promesse si mantengono. Allo stesso modo può accadere di essere conquistati all’istante da un libro, da una musica, da un dipinto. Può accadere anche l’esatto contrario, e con le persone e con le categorie elencate sopra. Capita di incontrare qualcuno e di non notarlo neppure, o di trovarlo sgradevole, e invece sarà il tempo a decidere diversamente: piano piano la persona che ci era indifferente o addirittura non ci piaceva inizia a farsi strada dentro di noi e a conquistarci. Identica cosa con quel libro che avevamo messo da parte e che a un certo punto ci chiama ed esige di essere letto e sarà per sempre dentro di noi. A me è successo qualcosa di simile con Clandestina, l’album che Mimmo ha composto nel 1987. All’epoca non mi aveva tanto convinto, e non gli avevo dedicato tanto tempo, ne’ tanta attenzione. Quest’anno, con l’inizio del nuovo corso della mia frequentazione con la musica di Mimmo Locasciulli, ho riascoltato Clandestina. Mi ha scatenato delle strane sensazioni: non riuscivo a terminarne l’ascolto tutto di seguito; mi faceva male, e non capivo bene perché. Ho ascoltato le canzoni poco per volta, una ad una, ma con una sensazione di sofferenza, non di malinconia, di malessere vero e proprio. A un certo punto ho lasciato perdere, perché motivi di sofferenza ce ne sono già troppi e mi pare sciocco infliggersene anche con le canzoni. La diagnosi non è chiara; liquido la questione con il legame che può esserci tra le canzoni e il periodo in cui sono uscite, il 1987, in cui mi probabilmente è successa qualcosa che non voglio ricordare, ma piuttosto rimuovere, legata allora all'ascolto del disco.



Passa il tempo e decido che mi faccio forza e forse posso ascoltare Clandestina con una nuova predisposizione di spirito. Con il cuore aperto anche alla sofferenza e con attenzione verso la musica e le parole. Piano, con calma. Ogni tanto una fitta nel cuore, una piccola abrasione, che piano piano lascia spazio alle sensazioni piacevoli, che si dilatano sempre di più. Scopro dei piccoli capolavori che non avevo mai voluto ascoltare con la giusta predisposizione: Clandestina, Niente di più, Via di qui, Surrender; mi soffermo sulle parole, mi soffermo anche sulla famosa musica elettronica, o digital pop, su quei suoni che gli addetti ai lavori definiscono campionati. Mi metto a rileggere le recensioni dell’album, le interviste del tempo e trovo cose che mi erano sfuggite, perché forse nella mia scrupolosa ricerca avevo inconsciamente tralasciato ciò che si riferiva a Clandestina. Leggo che Mimmo aveva trasfuso nei testi dell’album le sensazioni che gli aveva lasciato la lettura del racconto di Stendhal Vanina Vanini, contenuto all’interno delle Cronache italiane. Ero letteralmente impazzito per il personaggio di Vanina - dichiara, e ho trasfuso nei testi delle canzoni di Clandestina ciò che mi era rimasto della storia di Vanina. Ora quando io sento che una persona, un uomo in particolare impazzisce per un personaggio letterario, un personaggio romantico, non posso che impazzire a mia volta per l’impazzito. Ho riletto il breve racconto di Stendhal, lettura fatta tantissimi anni fa e che mi aveva lasciato un ricordo sbiadito. Stendhal racconta senza un eccessivo pathos, senza troppa partecipazione con molta semplicità e senza fornire troppi particolari, la passione di Vanina per il giovane carbonaro Pietro Missirilli. Pietro la ama, ma è un patriota, un carbonaro, un idealista, e la causa forse vale più dell’amore per la ragazza. Lei lo vuole tutto per sé, non desidera dividerlo con la nobile causa, e per ciò arriva a commettere un atto estremo: denuncia i suoi compagni, omettendo solo il nome di Pietro, sperando in questo modo di tenerselo tutto per sé. Le cose non andranno così, perché Pietro si auto-denuncerà e verrà incarcerato. Vanina avvalendosi delle sue conoscenze, riuscirà a salvarlo dalla pena capitale, e arriverà a confessargli il tradimento, ma Pietro non vorrà più saperne di lei, la chiamerà addirittura mostro, quando lei durante un colloquio in carcere, gli confesserà la sua colpa. Lo aveva fatto per tenerlo tutto per sé: le aberrazioni dell’amore, o di un malinteso senso dell’amore e tutto ciò che ne consegue. A me dispiace, ma non sono impazzita per Vanina, o meglio per il racconto di Stendhal, che mi ha lasciato fredda, mentre i personaggi e la storia mi sono piaciuti, come i personaggi romantici in genere o i pazzi d’amore.



Io sono impazzita per tanti personaggi letterari, romantici e non. Uno di questi è il Werther di Goethe, che piaceva tanto a Napoleone. Werther che si commuove nel vedere Lotte che prepara la merenda ai fratellini, (anche le azioni più quotidiane sono trasfigurate dall'innamorato e diventano sublimi) Werther che bacia i bigliettini che lei ha scritto e si ritrova tra le labbra granelli di sabbia. Da un po’ che non lo rileggo integralmente. Non so più se potrebbe darmi le emozioni che mi diede diciottenne. Non voglio rischiare e preferisco mantenere il ricordo inalterato. Werther mi appassiona anche perchè è un romanzo epistolare ed io sono una che ama comunicare per iscritto, molto più che a voce. C'è un romanzo epistolare bellissimo di David Grossman, che s'intitola Che tu sia per me il coltello, nel senso che i due protagonisti, che non si conoscono personalmente, ma vivono un misterioso e sempre più coinvolgente e morboso legame epistolare, sentono l'urgenza di scavarsi reciprocamente dentro proprio come si potrebbe fare con una lama affilata: Voglio che tu sia per me il coltello, anch'io lo sarò per te. Mimmo tu che mi dici di Werther? Quanto al romanzo di Grossman, secondo me ti appassionerà: se non l'hai ancora fatto, leggilo. Sei ancora capace di impazzire per qualcosa, in questa tua età matura, o il tempo ti ha reso un po’ cinico?



Io a scoppio ritardato sono dunque impazzita per Clandestina, e per Mimmo impazzito per Vanina, ossessionato da Vanina e da quell’altra Vanina del film di Zurlini a sua volta impazzita per il suo professore, con cui condivideva la passione per Stendhal. Un pericoloso cerchio di follia, visti i risultati. La mia lucida follia mi ha aperto uno squarcio: credo finalmente di aver capito, che cosa fosse tutta quella sofferenza che l’ascolto di Clandestina mi infliggeva e da cui non volevo lasciarmi sopraffare: era qualcosa di molto simile alla sindrome di Stendhal.
I testi dell’album ora che li ho letti e ascoltati con attenzione, mi appaiono in tutto il loro romantico fulgore. Mi pare che si sia proprio lasciato prendere, Mimmo, quello di tanti anni fa. Pubblico il testo di una canzone dell’album, Via di qui: sentite cosa è (era) per Mimmo (l’artista) l’amore…


VIA DI QUI Testo e Musica di M. LOCASCIULLI
© 1987 Edizioni Musicali BMG Ricordi


La bocca è un fuoco che scotta

La tua è come la mia

Per questo gioco violento

O d’innocente poesia

Non so spiegarti perché

Non chiedermi cos’è

Se chiudi gli occhi è normale

Non resistere più

Ad occhi chiusi è impossibile

Non cadere giù

L’amore a volte consola

A volte è soltanto una prova

A volte è il conto di un viaggio,

A volte soltanto paura o coraggio

Il cuore é un cane che abbaia

Un grido in fondo alla via

Dove si aspetta qualcuno

E non si sa dove sia

L'amore ha troppi segreti

Per noi che siamo indiscreti

L’amore è un trucco speciale

Che fa sembrare speciale

Ciò che normale non è

Via via di qui corri lontano

Scappa da qui non è logico darsi una mano

Se niente di noi lascia un segno nel tempo

Se l'ultima traccia va via

Le lacrime del cuore non si asciugano mai

E tutto intorno gira senza continuità

L'amore a volte fa male

È una trappola mortale

L’amore è un colpo violento

Che uccide ogni cosa in un solo momento

Resta qualcosa che non puoi spiegare
Qualcosa che puoi ritrovare

Dietro uno sguardo che punta lontano

Dentro il palmo chiuso di una mano

L’amore è solo un confine ma non cercarne la fine

Non tentare di chiudere il tempo nei sogni che fai

Via via di qui…….

4 commenti:

  1. "...L'amore a volte fa male


    È una trappola mortale


    L’amore è un colpo violento


    Che uccide ogni cosa in un solo momento..."

    condivido pienamente.

    baci, pat

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  2. ...condivido anche questo..

    "L’amore è un trucco speciale


    Che fa sembrare speciale


    Ciò che normale non è "

    sempre io, pat

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  3. Cosa sarebbe Folgorata senza di te, cara Patrizia! Ti considero una co-autrice a tutti gli effetti.
    In ogni caso congratulati con l'autore del testo. (Una volta o l'altra, magari un commento lo potrebbe lasciare, se entrasse: non si rischia nulla ed è gratuito, e la proverbiale riservatezza non sarebbe minimamente intaccata.) Di una cosa son certa nessuno gli ha mai detto che somiglia a Goethe. In passato mi pareva somigliasse un po' al grande Richard Harris.

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  4. grazie sandra ma co-autrice è un pò troppo :-)

    Devi però darmi atto che stavolta sono stata brava e sull'amore non ho tirato fuori, come in "a pesar", la tavola del wc......

    p.s. per quelli che ogni tanto capitano in folgorata, se siete curiosi, andate a girellare nell'altro blog, merita.

    ciao, pat

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