"Io sono al centro della scena
E vendo biglietti per la fortuna
Sotto un grande chiaro di luna
Solo trenta denari oppure trenta stelline
Per passare il confine
E svegliarsi in un'altra città."
Mimmo Locasciulli, L'interpretazione dei sogni, (Piano piano, 2004)"E un uomo con il cappello che ti accompagna alla fermata
E tu che prendi la sua mano e pensi adesso si che sono innamorata
E non importa niente se capisci che non era vero,
C'è sempre tempo per un'altra mano e per un sogno ancora intero."
Francesco De Gregori, Stella stellina (Viva l'Italia, 1979)
Drin driin driiin! Acc chi sarà mai a quest’ora? (Il cuore in tumulto, uno sguardo alla sveglia: le tre del mattino.) Il campanello continua a squillare, io senza nemmeno indossare una vestaglia e le pantofole mi precipito giù per le scale e poiché sono ancora mezzo addormentata e non abbastanza lucida, apro direttamente senza neppure accertarmi di chi sia, a suonare a quest’ora di notte. Ohhh, finalmente! -Esclama lo strano personaggio che trovo davanti alla porta, seminudo: indossa una specie di tutina di lycra che gli copre le gambe e parte del tronco, lasciando però scoperte le braccia e il petto. Appoggiato sul petto molto, ma molto coperto di fitto pelame, ha un grande ventaglio bianco, fermato sulla schiena da alcuni nastri. L’uomo ha un’aria vagamente familiare, mi pare di conoscerlo: ci penso un momento e… Si certo, ma che ci fa qui Haber, sotto il portone di casa mia, che sembra la réclame ambulante del suo disco Haberrante, e anche un po’ inquietante, mi verrebbe da aggiungere? Folgorata, senti, perché sei tu Folgorata, vero? – Continua l’uomo-ventaglio - Spicciati, andiamo, che mica ho tutto questo tempo da perdere, sai: io lavoro, sai, se sono qui è perché sei stata proclamata vincitrice del grande concorso “Migliore fan di Mimmo Locasciulli 2009.” The winner is… Folgorata! Il premio consiste in quanto segue: stai bene attenta che non mi sembri particolarmente sveglia, tesoro. Allora, tu adesso vieni con me sul mio cocchio (c’è davvero un cocchio sotto casa mia) e già questo è un premio, che io sono abituato a ben altro, non certo a galline di mezza età...
Dammi un momento che m’infilo qualcosa - tento di dire io che indosso solo una maglietta, e sono morta di freddo. Insomma mi hai stufato, salta su e piantala, il cocchio è riscaldato, cosa credi. Non mi resta altro da fare che salire sul cocchio, trainato da strani esseri, due, che sono un po’ struzzi, un po’ draghetti, un po’ dinosauri: Haber li sprona ad andare veloci, perché sembra che abbiamo molta fretta. Scusi, signor Haber – tento timidamente di domandare – ma io non ho partecipato ad alcun concorso, è sicuro di non aver sbagliato? – Dicono tutte così. Hai partecipato, si che hai partecipato, e hai anche vinto. Un premio bellissimo: hai la facoltà di scegliere un cappello per quell’uomo straordinario che con il tuo blog delirante hai contribuito a promuovere nel mondo, e del quale hai narrato con impareggiabile maestria le gesta. – Grazie signor Haber – lei mi lusinga - Non sono io a lusingarti, chi ti conosce? È la giuria che così ha deciso; lo sai da chi è composta la giuria? - No, mi scusi - stavo preparando il pezzo sui fans di Mimmo - non ho avuto tempo, ho la giustificazione… -
Io il premio non te l’avrei dato. Va be’, ora te lo dico, ma non cadermi dal cocchio per l’emozione, che poi di devo anche raccogliere e ho mal di schiena: Ruggeri, Veltroni, Venditti, Bassignano, la Caposala del reparto di Day Surgery e il Mago Silvan. - I primi sono tutti amici di Mimmo, ma cosa c’entrano la caposala e il mago? – Sei proprio stupida! Le caposala sono fondamentali nella vita di un primario, Mimmo se la porta sempre dietro. – E il mago Silvan? – Non hai davvero un minimo di intuito: va dallo stesso parrucchiere di Venditti! Ringrazia che ci fosse! Ha truccato le carte. Senza di lui non avresti vinto. – A questo punto la curiosità ha il sopravvento: Cosa ho vinto? - quasi urlo! – Come cos’hai vinto; allora non mi stai a sentire, te l’ho appena detto! E poi, con tutte le arie di grande ricercatrice che ti dai non dirmi che non hai seguito le precedenti edizioni? – Mi scusi, sa, l’emozione, sono così confusa! No, il fatto è che non ho trovato notizie sul premio. – Tu faresti perdere la pazienza a un santo, tuttavia non voglio infierire, per cui te lo ripeto: il premio è che tu hai l’onore di scegliere un cappello nuovo per Mimmo: lo indosserà nel prossimo tour.
Ora ti porto in un bel negozio, tu scegli il cappello, e poi andiamo di corsa a Scanno, in Abruzzo, sede del premio, dove Mimmo è di casa e ci aspetta. Gli consegnerai il cappello, anzi lo poserai delicatamente sul suo capo, gli farai una riverenza, senza proferir parola, perché così prevede il rigido cerimoniale e poi con il mio cocchio ti dovrò ricondurre a casa.
Aiuto! La cosa si fa più complicata: come potrò entrare in un negozio vestita di una sola maglietta? Mi faranno indossare qualcosa per la cerimonia di consegna del cappello? - Non fare troppe domande, io glielo dicevo a Mimmo: questa è troppo curiosa, non prestarle attenzione. Devo dire che non mi son dovuto fare troppo pregare, non è che c’ha tempo da perdere. Apri bene le orecchie, ora, che ti spiego come sono andate le cose; sai la giuria è sovrana, ma ancor di più lo è il Presidente: Veltroni ha capito che sei un caso pietoso e ci ha messo una buona parola. Poi ha saputo che hai comprato e letto Noi, e che glielo hai recensito: insomma, si è fatto intenerire, lui è buono, lui.
Io sono sempre più infreddolita, nonostante il cocchio sia riscaldato, impaurita e perplessa: sarò all’altezza della situazione? Certa è una cosa: non voglio fare brutta figura, ce la metterò tutta. Dopo un lungo viaggio che sembra non finire mai arriviamo in un luogo fatato annunciato da un cartello che reca la scritta Mimmopolis. Accesso consentito solo agli autorizzati. Noi siamo autorizzati, è evidente. Un posto surreale; se sollevi gli occhi al cielo ci sono almeno dieci lune, lune vagabonde e no, lune calanti, lune stupide, e un certo numero di cani che abbaiano alla luna. Mi sembra un posto vagamente felliniano, ricorda anche il Paese dei balocchi di Pinocchio. Ci sono tanti treni, ma tanti, questa Mimmopolis ha tutta l’aria di una stazione, ci sono anche ombrelli, perché piove un po’, e taxi e lì in fondo mi pare di vedere l’ingresso a una stazione della metropolitana. Procediamo ancora di qualche centinaio di metri ed ecco un gigantesco lunapark. Guarda – mi dice il mio cocchiere - lì c’è il tunnel dell’amore, non ti illudere perché non ti ci porto, e non ti ci porta neppure Mimmo, che non ha lo scontrino.
Non mi bastano gli occhi per guardare, dove sono capitata? Da tutti gli angoli spuntano uomini con l’uccellino che ci invitano a comprare la carta della fortuna, giocolieri e circensi di tutti i tipi. C’è un museo del tempo all’aperto, in questa città strana, ci sono strumenti musicali dovunque, ma quello che mi colpisce è un altro cartello che recita: Riserva. Limite invalicabile. Ti piacerebbe entrarci, nella Riserva, vero Folgorata? Mi dispiace non è possibile! Ora andiamo a scegliere il cappello che davvero ho perso un sacco di tempo a far la guida turistica a te.
Questo è il negozio. Mai in vita mia ho visto qualcosa di simile: va bene che io sono una provinciale e nella mia città il massimo per chi voglia acquistare un cappello è andare da Martello, un bellissimo negozio vecchio stile. Chilometri e chilometri di scaffalature piene di copricapo d’ogni sorta. Qui c’è da perdersi, questo non è un negozio, è la città del cappello, una città nella città di Mimmopolis. Abbiamo lasciato fuori il cocchio e io e Haber giriamo con dei monopattini elettrici. Forza scegli, che il tempo a nostra disposizione sta per scadere. Io sono disperata, qui c’è da perdere la testa, come posso scegliere in due minuti? Alla fine quando il mio accompagnatore sta per perdere la pazienza, arraffo senza neppure guardarlo il primo cappello a portata di mano, colpita dal colore e mi avvio verso l’uscita. Ho le lacrime agli occhi, mi sembra di aver scelto davvero male, ma quell’uomo era così incalzante… Mi rigiro tra le mani questo cappelluccio rosso fuoco, a falda stretta, con una striscia di gros-grain nera e una piuma bianca da ufficiale alpino. Adesso ci facciamo ricamare la scritta con la dedica - mi dice l’uomo col ventaglio. - Forza andiamo che devo mettere benzina. E così dicendo spalanca le fauci dei draghetti e gli fa ingollare un bidone di carburante.
Aiuto aiuto! Mamma aiuto aiuto! Adesso questi ci incendiano, aiutooooo! Sono seduta sul letto, il cuore batte all’impazzata, non riesco a capire dove mi trovo. Finalmente mi rendo conto di essere a casa mia nel mio letto, un po’ sconvolta, ma viva: ma, il cocchio, Mimmopolis, l’enorme negozio di cappelli? Non riesco a credere che sia stato solo un sogno. Accendo la luce. Caccio un urlo spaventoso: sul mio divano un cappello rosso, con un nastro di gros-grain su cui è stata ricamata questa scritta: A Mimmo forever. Folgorata.
Cosa ti credi una sorella Grimm ????
RispondiEliminabrava sandrina anche come "sorellina Grimm" te la cavi benissimo...
RispondiEliminapat
Sandra... mi hai fatto morire dal ridere. Adattissimo Haber al ruolo che gli hai assegnato! Mi pareva di vederlo.
RispondiEliminaNon andrei proprio su Grimm...piuttosto su Carroll, non so se il nome sia giusto...quello di alice nel paese delle meraviglie...cappelli e cappellai....porte e tunnel.... cambia pusher...o dieta!!
RispondiEliminaDany ( hoii hoii hoii hoii)
Si, ci sono varie suggestioni, ma ci sono anche molti riferimenti alla "poetica" e alla storia del "destinatario del cappello", che possono cogliere solo quelli che lo conoscono: il popolo eletto, insomma.
RispondiEliminaLeggere questo racconto è stato come quando da bambini, si apriva un pacco dono pieno di sorprese e come per magia uscivano le cose che sino a quel momento avevi sognato:Colori,palle, pupazzi, libri animati,cappelli, ombrelli e... profumo di "casa."Complimenti alla sognatrice.
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