Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

martedì 6 luglio 2010

BUON COMPLEANNO, MIMMO!



Mi sono posta il problema, se fosse opportuno o meno, da parte di una fan autrice di “blog monotematico” come sono io, fare gli auguri al Dottore, che tra poco più di un'ora compirà gli anni, proprio attraverso il blog. Non ho nessuna esperienza diretta di cosa prescriva il galateo del fan in casi simili, e quindi devo affidarmi semplicemente a ciò che sento: “Perché no” - mi sono detta. “Son felice di farlo, e non mi pare di arrecare danno alcuno.” Come si comportano le fans che si rispettino, in casi del genere? Mandano peluches ai loro beniamini, foto e lettere con baci impressi? Altri regali reali, che magari il divo preferito non vedrà neppure? So che succedono davvero queste cose, in certi casi, ma forse, anzi me lo auguro proprio, non a un signore serio come Mimmo, e mi auguro non gli siano mai accadute, neanche in passato, perché non mi pare il genere di tributo adatto a lui. (A dire il vero neanche il blog mi sembra troppo adatto, anche se persevero nell’errore: l’unica forma di tributo che vedo del tutto congeniale al suo modo di essere, è il seguito affettuoso e costante di un pubblico maturo e sensibile, interessato alla sua musica, che ascolta i suoi lavori e lo applaude ai concerti.) Magari mi sbaglio, magari è contento di ricevere orsetti Trudi, magari ne ha una ricca collezione in una stanza, a casa: il “tempietto” dei peluches delle ammiratrici, corredati di letterine piene di bacetti. Io gli auguri glieli faccio molto volentieri, come li farei a una persona cara, perché se non, per evidenti motivi, proprio a lui persona, all’idea di lui sono molto affezionata. Quest’idea, che ho tanto nutrito, merita certo auguri e doni, seppur virtuali.

Andando indietro nel tempo, penso proprio che la fata madrina che assiste alla nascita di molti bambini, non di tutti purtroppo, abbia messo un impegno particolare nel fare il suo mestiere, in quel giorno d’estate, quel 7 di luglio del 1949: la sua borsa di trina, una borsa di fata, era colma di stelle, e di mille altri doni, e lei ne ha sparso a piacimento sul capo di quel piccino. Il bimbo, crescendo, ha saputo far fruttare i talenti della fata madrina, e li ha uniti alle sue non poche doti naturali, a una grande determinazione e volontà, e i risultati sono quelli che conosciamo. A sua volta ha distribuito stelle a piene mani, e proprio per questa sua generosità, non ne è mai rimasto a corto: sembrano non finire mai, le stelle di Mimmo.

Io vorrei, per lo spazio del mio scritto, assumere le sembianze di una fata madrina e, dalla mia borsa di trina, tirar fuori dei piccoli doni per Mimmo: per prima cosa gli vorrei regalare un frammento di ossidiana, il vetro vulcanico che abbonda in alcune zone della mia isola, e che i miei lontanissimi antenati usavano per costruire utensili, lame, punte di freccia. Era molto preziosa, l’ossidiana: una merce di scambio di notevole valore. Il frammento che gli regalo io è piccolo e si può tenere in tasca, nella tasca di Mary Poppins, come portafortuna. Molti artisti ricorrono a rituali scaramantici, possiedono oggetti portafortuna; Mimmo io lo vedo molto razionale e poco incline a questo genere di cose, però mi piacerebbe che lo tenesse con sè, il mio frammento di oro nero, e gli desse una carezzina prima dei suoi concerti: se ne gioverebbe la voce, e potrebbe essere più intenso il feeling con il pubblico.

Gli vorrei regalare un po’ di vento, perché so che gli piace tanto, ne mette spesso un po’ nelle sue canzoni, e non solo. Qui ce n’è davvero in abbondanza: ho l’imbarazzo della scelta, ma siccome devo scegliere, perché Eolo me lo ha imposto, gli mando un bel maestrale, non troppo forte, di quelli che rinfrescano, ma senza infastidire troppo. Gli raccomando di usare un bel paio di occhiali scuri per proteggere gli occhi, perché per quanto leggero, il nostro maestrale un po’ di polvere la solleva, e non voglio che a causa del mio dono gli occhi debbano soffrire.
Qui ce n’è sempre tanto, di vento, è vero, ma anche se ne avessi un solo refolo, glielo donerei lo stesso, un vento profumato di mare e di macchia mediterranea.
In un cesto dispongo con cura dei rametti di cisto, lentischio, mirto, elicriso e rametti di erica e corbezzolo e ginepro. Il mio corriere sarà proprio il vento, incaricato anche di portare un altro cesto, dove, su un telo di fine lino bianco, sono posati dei dolci bellissimi che sembrano rose, o stelle: sono di una pasta sottilissima, ripieni di nocciole tritate cotte nel miele o nella sapa. Sono i dolci più belli, a mio avviso, tra i tanti bellissimi dolci sardi. Si chiamano caschettas e se ne contendono il marchio di proprietà due ridenti e piccoli paesi montani della Barbagia. Nascono dalla maestria delle sapienti mani femminili di quelle zone, donne dalle quali io mi vanto di aver preso alcuni aspetti di tempra montanara, e la buona memoria, ma non l’abilità nel confezionare le caschettas, che sono invece bravissima a mangiare. (Sono da mangiare, anche se sembra di profanarle, da quanto sono belle.) Con le caschettas potrei abbinarci del moscato di Tempio, o della malvasia di Bosa, o ancora una vernaccia buonissima della valle del Tirso, o un cannonau dolce di Oliena, ma preferisco che sia Mimmo a scegliere con quale vino accompagnare i dolci della sposa, da ottimo intenditore quale è.
Gli vorrei donare anche delle launeddas, perché la musica tradizionale gli interessa. Me lo vedo che le suona di notte, sotto le stelle, quando va nella sua casa di campagna ed esce a respirare il profumo di terra e di pioggia.

Non ho concluso; infilo una mano nella borsa fatata e trovo ancora qualcosa: un foglio su cui ho trascritto dei versi. Io come ho già scritto in un’altra occasione, ho composto una poesia per lui, un bel po’ di tempo fa, dal titolo molto originale: L’uomo con il cappello, ma ho troppo pudore (anche se non traspare) e troppo senso critico (non la giudico particolarmente ben riuscita) per imporgliela, come dono di compleanno, o come dono e basta. Rimarrà per sempre nei miei archivi segreti, la poesia.
Ne ho scelto invece due di Alda Merini. Dalla prima ho tratto solo i primi tre versi, tralasciando il resto: so che non si dovrebbe mutilare una poesia, non è molto rispettoso, ma il senso era quello di cercare versi che con Mimmo potessero avere una qualche attinenza; il resto della poesia, certamente bellissima, non ne ha. La seconda la trascrivo integralmente. Mimmo come sappiamo è un grande appassionato di poesia, e, contrariamente a quanto gli accade, di solito, con la narrativa, segue con attenzione anche la poesia contemporanea, e non solo quella del passato. Mi pare più prudente trascriverle, le poesie, e non affidarle al vento, come gli altri doni, perché il vento, talvolta, può divertirsi a fare piccoli dispetti, e disperderle tra le valli, e tra i monti, e non farle giungere mai a destinazione, le poesie che ho scelto per Mimmo. Così sono sicura che arriveranno, se il festeggiato avrà voglia di leggere e di accettare i doni.
Tanti auguri, Mimmo Locasciulli, che la vita continui a sorriderti e a sorprenderti, che ti renda, come ami dire tu, ebbro di gioia, e ti riservi ancora molti incontri stimolanti, mani da stringere e sguardi da incorniciare, libri di poesia dentro ai quali perderti, e ti doni una sempre rinnovata ispirazione. Sai, noi tuoi affezionati, stretti stretti nella nicchia, che nelle notti piovose bussiamo per poter entrare nella tua riserva, saremmo felici se tu pensassi a un nuovo viaggio interiore, così, senza fretta, senza tempi: lo sappiamo che tu non vuoi avere tempi. Piano piano, l’importante è che accada: continueremo a seguirti. Io, che sono donna di pochissime certezze, una almeno ce l’ho: non ti perderò più di vista, finchè avrai voce e voglia di cantare.

La cosa più superba è la notte

La cosa più superba è la notte
Quando cadono gli ultimi spaventi
E l’anima si getta all’avventura.

Alda Merini, Superba è la notte, Torino, Einaudi, 2000

I poeti lavorano di notte
I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.
Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.
Alda Merini, Destinati a morire, Poggibonsi, Lalli, 1980

7 commenti:

  1. Tanto per non smentirmi, io che parlo sempre di segni: conosco da quasi una vita una signora che si chiama Domenica, ma per tutti è Mimma, nata il
    7 luglio del 1949. Mi manca l'ora di nascita, ma non so neppure quella del bambino privilegiato dalla fata madrina, per poter a pieno titolo se si tratti di segni, o, come è più probabile, di semplici coincidenze...

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  2. pennastilograficagiovedì, 08 luglio, 2010

    come lo invidio ... voglio anche io una ammiratrice così!

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  3. Così come? (Guarda che devi rispondere brava, molto brava!Tutto il resto viene dopo...)
    Io penso che anche tu nel tuo piccolo (mica tanto)sia molto ammirato: è che le donne in genere preferiscono essere ammirate, che ammirare. E poi per arrivare al punto in cui sono io occorre essere molto matte. Capito Penna?
    Hai visto il riferimento alle origini? Che ne dici di me come donna di montagna?

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  4. donna di montagna? solo nel dialetto! per il resto donna di mare, solare, luminosa ... e brava, brava in tutto .. il tuo ammirato non sa cosa si perde a non averti ancora conosciuto. se io fossi in lui ti avrei già invitato a un concerto speciale solo per te! ma non tutti hanno la sensibilità mia eheheheheheheheheeh

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  5. Grazie, però questo è un gioco, serio, ma un gioco: ognuno ha il suo ruolo, io di fan che approfitta dei privilegi del ruolo per esprimersi, e mostrare il ventaglio di penne, "Egli" nel ruolo di sè stesso, uomo molto riservato e molto impegnato, che non appare, ma c'è. (Da qualche parte c'è, esiste, non è solo un ectoplasma o una mia proiezione.) A me piace così. Io vivo molto di fantasia, che realtà ne ho già una e mi basta: devo alleggerire. A proposito di realtà, mi sta chiamando, ora: devo affrettarmi. Mi levo il ventaglio e corro.

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  6. Ha ragione Pennastilografica, cara Sandra_Folgorata. Il tuo "ammirato" è solo un narcisista egotista. Una come te, davvero non se la merita. Poteva almeno sforzarsi , almeno una volta, di dirti grazie. Invece nada de nada. E certo lui sta sull'Olimpo, tutto gli è dovuto.
    E fa pure l'antidivo. Bahhhh....
    Comitato pro-Folgorate troppo gratificanti contro pseudo-antidivi grondanti ingrata indifferenza.
    Sandra mollalo!!!!

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  7. O mamma cosa mi tocca leggere! Addirittura un comitato! Qui qualcosa puzza di bruciato. Cosa volete che vi risponda? Ognuno fa quel che crede, e non è detto che Folgorata debba essere necessariamente percepito e recepito come qualcosa di gratificante: uno può essere del tutto indifferente, può scocciarsi ad essere messo sotto la lente d'ingrandimento, o sentirsi su una graticola, come San Lorenzo. Proprio non so, posso solo elucubrare. Posso anche intuire chi ci sia dietro il comitato e ringrazio per la solidarietà, ma magari mi sbaglio: qui nulla è certo, solo non posso fare a meno di notare una cosa; i miei pochi lettori hanno tutti qualcosa a che fare con penne pennuti e piume; io stessa,come ho già scritto, indosso spesso un ventaglio di piume di pavone, perchè anche Folgorata, nel suo piccolo, un po' narcistista egostista lo è, se si espone al pubblico ludibrio in questo modo.
    Mollare proprio no, caro Comitato. Bolle già in pentola il nuovo post di Folgorata, risorta dalle sue ceneri.

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