Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

giovedì 26 maggio 2011

GLI ANGELI ESISTONO

IL TITOLO NON HA ALCUNA ATTINENZA CON L'IMMAGINE: LA SIGNORINA DI TANTI ANNI FA NON HA NIENTE DI ANGELICO.

Ormai ne ho la certezza anch’io, gli angeli esistono. E dire che ero alquanto scettica, e mi infastidiva non poco questo continuo parlare di angeli, custodi, e non. Ora, e le mie mani sono ancora tutte piene di polvere argentata, e di piccole piume - che le mie accurate ricerche presso i laboratori più accreditati indicano provenire da ali d’angelo - non posso più avere dubbi. Le mie mani hanno aperto una busta misteriosa trovata ieri dentro la cassetta della posta, al mio rientro da una giornata lunga, difficile e climaticamente fiaccante, perché qui si preannuncia un’estate umida e torrida. Nella busta, una normale busta di carta gialla, di quelle che all’interno hanno la plastica a bolli, era scritto il mio nome e il mio indirizzo. C’erano due francobolli, ma nessun timbro postale e nessun mittente. Ho aperto la busta, e vi ho trovato una custodia di CD, debitamente sigillata con lo scotch. L’ho aperta: conteneva un CD. Nessun biglietto nella busta e nessun foglietto dentro la custodia. Nessuna scritta col pennarello neppure sul CD. Fortemente incuriosita, lo inserisco nel lettore. Attendo qualche secondo ed ecco un pianoforte, ed ecco una voce familiare, nonostante nel corso degli anni sia maturata molto, quella voce. Capisco subito, perché ne ricordo le parole, che si tratta dell’unico album di Mimmo che non ho mai sentito, un album del 1977, ormai introvabile, Quello che ci resta, ripubblicato, credo, in Cd nel ’94 (?) insieme alle Quattro canzoni. Ne ho parlato diverse volte, qui dentro, e in una occasione, ormai molto tempo fa, ho dedicato all’album un post,

http://folgoratadaunapiccolaluce6.blogspot.com/2010/01/cosa-resta-di-quello-che-ci-resta.html uno di quelli in cui poi ho parlato anche d’altro, come spesso accade; uno di quelli che riletti a distanza di tempo non mi suscitano imbarazzo, e non mi fanno dire, come succede per altri scritti: “questo potevi anche evitare di scriverlo”.

Avevo ormai rinunciato anche all’idea di riuscire ad ascoltare quest’album, ed ecco la busta piena di impronte angeliche. Angelo, (dal greco Άγγελος,ου) etimologicamente, è colui che porta un messaggio, ma anche l’annunzio stesso; il mio sconosciuto angelo mi ha portato un bel messaggio musicale, il cui ascolto ha alleviato le pene di quella mia giornata stancante e un po’ strana di ieri. Piena di curiosità, ieri notte ho ascoltato come si dovrebbe, con la giusta disposizione d’animo e senza interferenze esterne. Oggi ho riascoltato come non si dovrebbe, col disco come sottofondo alle mille incombenze domestiche di una giornata libera dal lavoro. Devo ascoltare ancora, non posso esprimere giudizi affrettati. C’è un cantante ancora in fasce, ma già ci sono le premesse per ciò che sarà. C’è una voce ancora acerba, ma meno che nel primissimo album. Ci sono echi di influenze di cose ascoltate ancora non del tutto metabolizzate, ma l’impronta personale è già lì.

Nella bella canzone che dà il titolo all’album è puro Locasciulli, quello col marchio di autenticità; bella, secondo me tra quelle dell’album - Alone a parte, per cui il discorso non vale perché l’ho sentita cento volte - la più bella. Mi sembra tra le altre quella che avrebbe potuto superare indenne il passare del tempo, e diventare un classico di Mimmo. Inizia già a girarmi in testa. Mi è piaciuta Canzone per Nadia, ho ascoltato con attenzione Canzone a mio nonno, così come Al fiume (avevo ancora presenti alcuni versi dei testi studiati per il vecchio post). Devo ancora ascoltare e riascoltare. Ho il buio totale, ora che scrivo, per quanto riguarda le altre. Appuntamento a stanotte, ancora senza interferenze. Non proverò a scrivere ancora atteggiandomi a recensore, a esperto musicale, ruolo che non mi compete; nel sito del cantante ci sono forse una o due recensioni dell’album, che forse indico meglio nel vecchio post. Nello stesso post un lettore, che sembra un profondo conoscitore del cantante, mi regala precise informazioni e personali impressioni sull’album. Io mi fermo qui: non tornerò su questo tema neppure per sviscerare le emozioni che potrò provare ancora grazie a queste vecchie canzoni. Per me sostanzialmente la musica, la lettura, il cinema sono fatti emozionali. Devo ritrovarmi dentro una canzone, un libro, un film, me li devo sentire cuciti addosso, e la condizione perché questo accada, non è necessariamente che siano capolavori.

Mimmo è nelle mie corde, già dai suoi primi lavori, e lo seguo in tutte le strade che ha percorso e che percorrerà, fiduciosa, perché mi si adatta, sempre, e io mi adatto con grande piacere e curiosità alle sue infinite varianti che hanno però organicità e unitarietà, con quel marchio di autenticità che lo rende unico.

Inevitabile per una come me, che a una canzone, a un libro, a un film immediatamente collega un periodo della sua vita, essere scagliata prepotentemente in quel lontanissimo 1977. Di Mimmo allora non sapevo neppure l’esistenza, ne’ saprei dire se l’ascolto di quei due primi dischi che sicuramente avevano avuto poca diffusione, mi sarebbe stato a quel tempo gradito. Inutile fare supposizioni sul passato, meglio proiettarsi nell’attesa di un nuovo lavoro dell’artista. Chissà quali sorprese ci riserverà.

Mi sarebbe piaciuto mettere a corredo del post, scritto unicamente per ringraziare, se è tra i lettori, il misterioso angelo, una foto del cantante nell’anno di pubblicazione di Quello che ci resta, ma non ne ho trovate di così datate, (o forse si, quella con la barba) e poi ho sempre timore di mettere foto sue, anche se talvolta l’ho fatto. Ne metto una mia, proprio di quell’anno, così non corro alcun rischio. Una foto in bianco e nero, che ci piacciono, le foto in bianco e nero, a noi ragazze che chissà come viviamo quest’età...

Nota: Mimmo, come è noto, ha una attitudine particolare per utilizzare per le sue canzoni, titoli già utilizzati da altri, siano essi cantanti, cantautori, o romanzieri austriaci. A volte ciò avviene o è avvenuto in maniera del tutto inconsapevole. Una particella pronominale differenzia la sua Quello che ci resta da Quello che mi resta, canzone contenuta nel primo album di Claudio Lolli, Aspettando Godot, del 1972. Sempre a Lolli, lui dice in maniera inconsapevole - pertanto ci credo, anche se mi sembra strano che non conoscesse una canzone tanto nota - lo accomuna un altro titolo, Anna di Francia.

Quello che mi resta dei tuoi giorni è la smania di uscire anche se so che non c'è nessuno fuori che m'aspetta.
Quello che mi resta dei tuoi giorni è la fretta di riuscire a dormire ogni notte senza ripensare a te. (C.L.)

Quello che ti lascio/
È il tempo speso bene insieme/E un sogno consumato forse/Troppo in fretta ( M.L.)


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