Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

venerdì 1 aprile 2011

LA SECONDA VOLTA

A quella signora che si è fatta fotografare sotto il manifesto del cantante, fuori dal teatro, qui dalle mie parti, direbbero: Cééé, cuaurì, non t'indi pari bregungia, scimpra? ***
Io risponderei: Ehia, tenisi arrexioni, ma non d'appu potziu fai de mancu! Ci deppiada essi una prova chi narammu sa beridadi.***

Eccomi di ritorno dalla mia piccola, ma fin troppo intensa, parentesi romana. Ho quasi baciato la terra, al mio arrivo sull’isola, e ringraziato i numi perché non sono stata schiacciata, per loro intercessione, dagli indisciplinatissimi automobilisti romani, che non si fermano sulle strisce neanche col mitra puntato. Mai vivrei in una grande città, io. A Roma sono andata per il concerto di Mimmo, questo tengo a sottolinearlo, cioè era quello il fine primo del piccolo viaggio, deciso e organizzato da tempo nei minimi dettagli. Mi piacerebbe, da grande, e di fatto, ho inaugurato questo nuovo corso della mia vita dopo aver oltrepassato il confine del mezzo secolo, diventare una collezionista di concerti di Mimmo Locasciulli. Beni immateriali, ma incisivi e durevoli, che non occupano spazio se non nella mente e nel cuore. A Torino c’è stata la prima volta con tutte le implicazioni del caso. Quella di Roma è stata la seconda volta, come il titolo di un film di un regista che si chiama Mimmo anche lui, autore anche di un piccolo film bellissimo dal titolo La parola amore esiste. Due citazioni in un colpo solo: mi riferisco alla tendenza del Nostro di “rubare” titoli, e quindi per rendergli omaggio, gli faccio concorrenza. E gli rendo omaggio anche facendo un riferimento cinematografico, ma a questo arriverò dopo.

Arrivo in anticipo a Teatro, e mi fermo un po’ al bar, e un po’ all’ingresso, così posso iniziare la mia indagine. Inizia ad arrivare qualcuno, che si mette lì, ad attendere, perché in sala si prova, e non si può ancora entrare. Faccio il gioco del “chi sono questi signori che aspettano”. Questo signore è un amico medico - starà in prima fila - mi dico. Questa coppia di signori, pure, ha un aspetto familiare, anche loro li metto in prima fila, e qui la medicina non c’entra, c’entrano le radici e l’amicizia. Una signora saluta e si ferma a chiacchierare con quello che io penso sia il medico, e così scopro che ho ragione, “Siamo molto amici con Mimmo - racconta lui infatti- siamo medici tutti e due”. E la signora, “E lo so, io lo apprezzo molto, seguo tutti i suoi concerti (romani) da quando ha iniziato”. Ecco trovata la collezionista, altro che Folgorata… Altri signori in attesa secondo me sono suoi conterranei, lì, sia per lui sia per l’ospite ‘Nduccio. Infine c’è un piccolo nucleo, che ha tutta l’aria di esser stato richiamato lì dalla presenza di Giovanna Marini. Indovinato: poco dopo parlano di lei. Uno dei miei giochi preferiti, immaginarmi dall’attenta osservazione delle persone chi sono e che fanno. Raramente sbaglio. O sono troppo brava o le persone sono troppo intrappolate nei loro clichés.

Finalmente entriamo in questo bel piccolo teatro tutto nuovo, o rinnovato. Ho prenotato da molto, quindi i nostri posti sono centrali, perfetti per chi non vuole, ne’ deve perdersi neanche un palpito. Attendiamo l’arrivo di Mimmo e della sua formazione: si esibisce in trio, con Matteo al contrabbasso e Fabrizio al sax. Intanto continuo a guardarmi intorno e noto che ci sono ancora molti posti liberi. Le persone arrivano all’ultimo momento e io sto in trepidazione, quasi come una mamma che spera nell'arrivo di tutti gli amichetti più graditi al suo bambino, in occasione della sua festicciola di compleanno. Voglio che la sala sia piena. Meno male, ecco i ritardatari: la platea centrale si è presto riempita. Eccolo, Mimmo, in black and white; nota frivola da donna che osserva i particolari: ha abbandonato la camicia nera e ne indossa una bellissima, ampia, immacolata. Sarà la veste bianca che rende l’anima innocente? Si siede al pianoforte e attacca con le prime note di Un po’ di tempo ancora, secondo uno degli schemi classici dei concerti degli ultimi anni. Su uno schermo gigante iniziano ad essere proiettate alcune sequenze di film che hanno lasciato un segno nella vita di Mimmo. Lui si è autodefinito "ardente cinefilo". Il recital di stasera, io l’avrei chiamato Cine days, non Radio days. La radio, presente negli intenti, oggi non appare proprio.

Alcuni film li riconosco senza doverci pensare nemmeno un momento. Ultimo tango a Parigi, La prima notte di quiete, Moby Dick con il vecchio Peck, come dice Mimmo, una sequenza che mi pare da Falling in love, con Meril Streep e Robert de Niro. Il fascino sbattuto e disperato di Marlon Brando e quello tormentato di Alain Delon, bellissimi tutti e due con quei loro cappotti stazzonati, personaggi tormentati, esistenze alla ricerca, esistenze allo sbando. Vanina che torna sempre nella vita e nelle canzoni di Mimmo.

Canta tre canzoni di seguito Mimmo, senza parlare. Non ricordo l’esatta sequenza. Dopo la prima mi pare Senza un Addio e La disciplina dell’amore. Affianco a me c’è un signore che prende appunti… Io mi voglio godere il concerto. Ecco, ora ci saluta e da questo momento inizia a raccontare qualcosa, a commento delle canzoni, e non solo. Non mi sorprende, perché so già esattamente ciò che dirà. C’era un ragazzo, circa un secolo fa, che ha scritto un romanzo lui pensava di fare altro - ma era un ottimo romanziere… si chiamava Sigismondo Freddo, attacca prima dell’Interpretazione dei sogni. Lo dice sempre, ma ciascuno ha i suoi cavalli di battaglia.

Una piccola parentesi che con Mimmo non c’entra niente, ma solo apparentemente. Ho avuto una grande "fascinazione" per uno scrittore israeliano, nel senso che leggendo i suoi libri sono entrata del tutto nel suo mondo e l’ho fatto mio. Completamente conquistata: con me ha fatto un sacco di affari perché ho comprato per me e per altri tutti i suoi libri. Un’ossessione, me lo sognavo pure. Nel primo periodo, non conoscendolo bene, trovavo tutto ciò che diceva sommamente interessante; un giorno la fascinazione finì di colpo. Partecipò a una trasmissione televisiva, e nell’attesa che arrivasse il suo turno, davanti alla tv, mi sentivo come una ragazzina al primo appuntamento, con tanto di batticuore. Parlava di compromesso, inevitabile per risolvere i problemi del suo paese perennemente in conflitto. "Io di compromesso me ne intendo, essendo sposato con la stessa donna da quarantasette anni." disse anche quella sera, con fare da consumato uomo di spettacolo, molto compiaciuto della sua battuta. Perfettamente d’accordo, ma l’hai detto altre cento volte. La prima volta che parlò di compromesso, gli anni del suo matrimonio erano trentacinque, ora sono cinquantuno. Ho smesso di colpo di sognarlo, lo scrittore, però per la sua scrittura e per il suo mondo ho sempre grande ammirazione. Ho semplicemente aperto gli occhi. C'è molta passione, ma anche molto mestiere.

Mimmo, ti prego, dosa molto la storia del romanzo del ragazzo austriaco, e non dire più Sigismondo Freddo e Biagio Pasquale.

Torniamo a noi. Gli occhi, che quando la canta, si commuove ancora, Mimmo. Questa volta la lacrima c’è davvero, ma è una goccia di sudore finita dentro l’occhio, per cui è necessario interrompere, asciugare e intessere una storia sulle lacrime, sulle lacrime di sudore che sono davvero amare, sull’amare. Vedo Matteo che con un’espressione rassegnata e intenerita abbraccia il suo contrabbasso e sorridendo ascolta il padre. Sembra pensare, ecco, fa così, lo sapevo, ci siamo, ora chi lo ferma… L’affetto è tangibile, tra questi due ragazzi che si somigliano molto.

Sarà emozionato, stasera, lui che dichiara sempre che ogni volta davanti al pubblico è come la prima. A Torino era percepibile, l’emozione, e la sua conseguenza era stata qualche minuscola defaillance. Qui è strepitosamente bravo, canta e suona splendidamente, interpreta con grande coinvolgimento, tira fuori un’energia inesauribile: nessuna defaillance, che sarebbe stata comunque del tutto perdonabile, o se c’è stata, non me ne sono accorta.

Arriva il momento in cui tanto speravo, lo capisco che sta per accadere quando lo vedo alzarsi col bicchiere, mettersi di spalle e iniziare a ballicchiare: Una vita che scappa! Non sto nella pelle dalla contentezza… Ne conoscevo una versione voce e contrabbasso, con Matteo, nuda, che mi aveva fatto impazzire quasi, ma dopo questa con l’arricchimento del sax di Fabrizio (bravissimo!!!) sento di essere pronta per la camicia di forza, anche perché vorrei tanto manifestare, urlare bravo Mimmo, ma il massimo che riesco a fare è applaudire con entusiasmo. Non mi consentono di andare oltre: il mio modo di essere, il luogo, il destinatario dell’urlo e un signore seduto accanto a me che mi ha avvisato: Cerca di contenerti, altrimenti mi alzo e torni da sola in albergo. Non mi resta che obbedire. Applauso sconfinato, sorrisi che lui non vedrà, ma che arrivano. Arriva il calore del pubblico, la buona disposizione, l’entusiamo, le sensazioni che invia al distinatario, "l’odore", come ha detto Mimmo, che in una parola olfattiva ha racchiuso tutto quello che ho ho descritto io, e forse di più. Mi piace il vostro odore, ha detto, e anche a noi piace il tuo, Mimmo, abbiamo silenziosamente risposto.

A proposito di modi per manifestare il proprio assenso a un artista, c’è chi fischia, fischi di ammirazione, intendiamoci. A me non piace, e non solo perché non so fischiare…

Quanto ho apprezzato Passato presente: è proprio vero che l'uso sapiente degli strumenti musicali impreziosisce di vesti lussuose le canzoni. Quanto mi è piaciuta Siamo noi, preceduta da un 'introduzione di Mimmo, che cita un modo di dire abruzzese che riporto, sperando di farlo nel modo giusto, e di averne colto il senso (o il non senso) in italiano, perché devo ancora prendere parecchie lezioni, di abruzzese. "Noi siamo noi, - si dice dalle sue parti, - e quelli che passano ci guardano e dicono, quelli sono loro." Cosa vorrà dire? Un alto senso di sé da parte degli Abruzzesi? Entro certi limiti, non guasta. Mimmo mi pare ne abbia una buona dose, di autostima e di autocompiacimento, però credo e spero anche che non gli manchi la giusta quantità di dubbi e di insicurezze.

“Ci manca un tot, ci manca un quid… Ma te lo devo proprio ripetere, Mimmo? Ma si, in fondo faccio la gratificatrice di professione: Ce l’hai quel quid, eccome, e grazie a quello tutti i tuoi aspetti nella norma, da persona comune, vengono sublimati e soprattutto passano in secondo piano.

Insomma, il concerto è un concerto bellissimo, ma classico, di diverso ci sono le immagini che scorrono mentre canta, (non so se in passato abbia già fatto ricorso a questo espediente) che sono spezzoni di film e non come era stato annunciato spezzoni di concerti, momenti della sua vita di artista, e, a un certo punto, le contaminazioni e le incursioni nei territori musicali di confine, in quelli amati da Mimmo, anche se lontani dal suo mondo musicale. Oggi il territorio di confine è il folk, nella sua forma più popolare con il suo grande amico, Germano noto ‘Nduccio, e nella sua espressione più alta con Giovanna Marini. Mimmo è appassionatissimo di musica folk, in tutte le sua varie anime.

‘Nduccio fa una piccola introduzione comica, che mi permette di vedere Locasciulli letteralmente sbellicarsi dalle risa. Rido anch’io. Questo signore caro amico, oltre che far ridere, canta e suona la chitarra, e non è l’ultimo della classe. Inoltre colgo nel suo sguardo qualcosa di buono, e poi mi pare abbia una buona dose di autoironia, che non guasta mai. Canta una canzone che si chiama Signorì, che dedica a tutte le donne in sala e a una in particolare, una ragazza di tanti anni fa, una signora di oggi, mettendo in blando imbarazzo Mimmo, che non ama questo genere di cose, ma se ‘Nduccio lo fa, sa che sarà perdonato. Agli amici si può fare qualche concessione in più.

Gli Abruzzesi in sala sono tutti contenti, accompagnano la musica battendo a ritmo le mani.

Dopo, insieme, anche col contributo di Giovanna Marini, canteranno la canzone in abruzzese di Mimmo, Vola vola vola. Emozionante, davvero, ma un momento ancora più coinvolgente, alto, è quello in cui Giovanna e Mimmo intonano Il lamento per la morte di Pasolini. In piedi, lui col cappello calato sugli occhi, le mani quasi giunte, il lamento della voce femminile cede il passo alla voce maschile. Me lo sono sentito sulla pelle, quel lamento, che si è fatto brivido.

Il concerto è quasi alla fine. Non elenco tutte le canzoni, ma mi piace ricordare Correre Baby, che è una di quelle che Mimmo interpreta con molta grinta e mi piace sempre, anche quando la canta di mattina che cantare di mattina è bestiale, Il giorno più difficile, Aria di famiglia, Tango dietro l’angolo, che lascia alla fine perché lo fa scatenare troppo. Questa notte è dedicata à Toi, si si, questa e le altre tre che verranno, per la gioia di chi sarà presente.

Finito, dopo Tango, ciao, ma il pubblico vuole il bis. Siamo fortunati, un’altra che lo scatena e ci scatena, Buoni propositi, con quell’urlacchietto finale che sembra il verso di un gallo e che mi farà arrivare oltre che alla camicia di forza, all’elettroshok.

Finisce e le conclusioni mi lasciano sempre un po’ di malinconia, anche se a una fine seguirà sicuramente un altro inizio, e la malinconia cederà il posto a un altro stato d’animo. Mi allontano verso l’uscita, ma prima mi fermo ad acquistare una cosa per cui lo scorso anno avrei dato oro: il famoso (per me che gli ho dedicato qui dentro ampio spazio) libretto Il giardino incantato. Lo compro anche perché anche parte del ricavato della vendita dei CD e libri andrà ad Operation smile, e Mimmo lo ricorda in sala. Ora non dico che non mi interessi più possederlo (leggerlo di nuovo subito subito, no, lo so a memoria) ma insomma, continua a verificarsi in questo ambito, che rappresenta un po’ l’andamento generale, questo fatto: le cose arrivano quando hai perso la speranza di poterle avere e po’ ti sei rassegnato…

Non so se il Cantante si sia concesso al pubblico rimasto: in genere si fa. Molti sono andati via, anch’io questa volta non ho atteso. Mi sembrava di sentire aria di festa, e molta molta aria di famiglia, e di amicizia. Era tardi, questa volta i rimbrotti di stomaco d’artista non li ho sentiti, ma li ho immaginati. Trattenerlo mi sarebbe sembrata una cosa poco opportuna, anche se fa parte del gioco che l’artista si congeda un po’, anche dopo. Io sono stata felicissima del prima, ma felice davvero. A Torino, la prima volta è stata una cosa completamente diversa, diverso il concerto, diverso il mio coinvolgimento, diverse le sensazioni. A Roma, la seconda volta, tutta un’altra storia.

Meglio la prima o la seconda? Meglio mamma o papà? Meglio la medicina o la musica? Meglio cacio e pepe o ribollita toscana? Meglio andarlo a salutare o andare via? Ciascuno si dia la risposta che crede... Una sola cosa voglio confidare ai miei lettori: non so come mai, ma sia a Torino che a Roma ho trascorso una notte insonne, di quelle in cui si contano le pecore e non cambia nulla. Io ho contato tutte le pecore sarde e anche le loro sorelle abruzzesi. Erano così tante che alle sette ero ancora sveglia. Le ho mandate a pascolare, e ho lasciato il letto sconosciuto. Un’altra avventura si è conclusa, ma sento che la mia, forse, continuerà.

9 commenti:

  1. Mi sono dimenticata la traduzione.Eccola.
    Cé è una tipica espressione sarda, abbreviazione di Ces, Cessu, che parrebbe una deformazione di Gesu, cioè Gesù. Quindi: Gesù,nasconditi, non ti vergogni, scema?
    Si (il nostro famoso ehia!) hai ragione, ma non potevo farne a meno.Doveva esserci la prova che dicevo la verità! Mi raccomando, non ingrandite la foto: se lo fate, di persona sono un po' meglio.

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  2. Quando inizio a leggere un tuo post, dopo qualche riga, avvio lo scrolling e guardo la lunghezza.
    Lo faccio per vedere se il tempo a disposizione mi permette di gustare subito, parola dopo parola, tutto il testo o se devo scorrerlo veloce per poi tornarci in un altro momento.
    Lungo: quindi spilucco e leggo il commento.
    Così, senza aver finito di leggere il testo che mi piace, lascio un commento banale banale:
    E no... non puoi dire "non ingrandite la foto" senza ottenere proprio l'effetto opposto!
    Ingrandita subito: è vero, Sandra è più bella dal vivo.

    mari

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  3. Ciao bella e grazie. Si ci vuole un po' di tempo, seu longa... Non sei la sola: quello di cercare nel testo, lungo, le parti da estrapolare, andare ai commenti e ingrandire le foto, è un fatto comune anche ad altri lettori. Poi se uno ha voglia, torna. Vieni anche tu, venerdì, dai, così mi vedi a grandezza (???) naturale. E vedi anche Mimmo che è bravissimo sempre, e di persona, molto più affascinante che in foto o in video. (Io le sue foto le ingrandisco sempre...)

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  4. Di ciò che ho letto sui concerti romani, prima e dopo, il tuo pezzo è il più bello: cuore, occhi, testa e leggerezza.
    /:-))

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  5. Grazie, tieni conto che tra me e gli altri c'è una differenza sostanziale: io scrivo per diletto, loro per professione. Dopo però ho letto solo un articolo sull'Unità di ieri, dello stesso giornalista che lo ha intervistato il 30, di pomeriggio, quando a Roma pioveva forte e io attendevo che la pioggia passasse al tavolino di un caffè.
    :)

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  6. Carissimissima Folgoratissima Sandrissima... scusami mi son lasciata prendere dagli -issima che ora mi servono tutti!
    Esilarante, superba
    nel tuo stile, sempre con una leggera, dolcissima nota di malinconia(che non guasta mai!)
    Aspetterò con impazienza la tua "terza volta" e non tanto per sapere dell'oggetto (alias Mim! prossimamente ospite della mia magica terra)che per me potrebbe anche non esistere e che conosco di riflesso attraverso questo blog (talvolta ho ascoltato in internet alcuni brani solo perché citati!)...
    Quanto per assaporare l'autoironia e la forza emozionale che metti nei tuoi scritti.
    Alé.
    Tanta fortuna a te cara Sandra
    Monica

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  7. Beh,
    domani sera Folgorata gioca in casa: quale migliore occasione per leggere una sfolgorante intervista al Nostro?
    Piumino non è riuscito a spiccare il volo per la Capitale: le correnti ascensionali del PNA lo hanno fatto desistere; pare, comunque, che poco sia mutato rispetto al "solito". Certo, quella camicia bianca...!
    Allora Folgorata, delizia Mimmo con il non plus ultra della tua terra e raccontami di un'altra serata magica!
    Piumino

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  8. Piumino caro, lo sai che senza te questo blog perde smalto...(ormai io gratifico i ragazzi abruzzesi, ma mi meriteranno?)tu pensa che ti ho perfino sognato, magro magro, un po' male in arnese...Stai bene,devo preoccuparmi?
    ...E poi, domani è un altro giorno, si vedrà...
    (Troppi puntini di sospensione?)
    Ti abbraccio e ti ringrazio.

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  9. Dimenticavo! Cos'è il PNA? Ho fatto dei tentativi di ricerca, ma continuo a brancolare nel semibuio. Punta addosso al PNA una piccola luce, Piumino.

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