Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

giovedì 14 ottobre 2010

SPIRITO DI SERVIZIO


La tristezza mi ha preso - perché? Neppure la musica oggi mi consola - è già notte tarda, e non ho voglia di dormire; non so cosa mi manca - e ho già più di vent'anni. F.C.

Non ho mai capito perché si debba pronunciare Sciopen, se non è francese, ma polacco, dice il mio inclito nume, in quella piacevole conversazione sui libri svoltasi nella sua magione romana e andata in onda alla radio. La risposta è molto semplice, caro Mimmo Locasciulli. Il grande musicista, che tu consideri un genio e al contempo un pazzo (solito binomio di genio e follia), era nato in Polonia, in un luogo che si chiama Źelanowa Wola, presso Varsavia, da madre polacca, Justina Krzyźanowska, e da un signore francese di Nancy, Nicolas, che faceva l’insegnante. Ecco chiarito il mistero, che evidentemente tale non è. I Francesi hanno l’abitudine di francesizzare tutto, puoi capire se il genitore di Chopin, per quanto pienamente inserito nella nazione d'adozione, avrebbe potuto pensare di pronunciare, secondo non si sa bene quale pronuncia polacca, il suo cognome francese. Te, i tuoi amici francesi non ti chiamano Mimò? Me, qualcuno che ne conosco, Sandrá.
Dette queste cose interessanti e sperando che se non altro un po’ pazza mi consideri (io ne sarei davvero onorata e sottoscriverei) ti risparmio il resto della biografia del musicista.

Non è che io fossi a conoscenza del padre francese. La mia fonte è la solita Enciclopedia italiana, che mi soccorre in tante occasioni. A dire il vero mi stavo per muovere in altro senso, cioè avrei chiesto a un ragazzo che conosco, che è stato per studio in Polonia e si è fatto un sacco di amici, di fornirmi lumi. La mia ricerca è stata più veloce di un’eventuale e-mail di risposta dei suoi amici polacchi.

Poi vorrei aggiungere una considerazione. Sei sicuro che in Polonia non ti conosca nessuno nessuno? E in Turchia, e in Algeria, e in Russia, e in India, e in Ucraina, e in Romania, per parlare di luoghi un po’ lontani dai tuoi soliti circuiti extra-confini, in cui come spesso afferma chi ti intervista, sei famosissimo? A dei signori molto compiti della Svizzera tedesca, venuti a visitare la Biblioteca dove lavoro, non ho resistito e gliel’ho chiesto, prima se conoscessero l’amico Büne, e la risposta è stata affermativa (mi hanno guardato un po’ sorpresi, anche se io ho colto la palla al balzo, per attaccarci questa cosa che altrimenti sarebbe stata un po’ appesa, prendendo spunto dal fatto che, nella nostra sala settecentesca, si svolgono spesso manifestazioni musicali…) e poi se conoscessero il suo amico Mimmo. Lo conoscevano. Oh, si ha esclamato uno di loro, il dottore cantautore, il chirurgo… bravissimo. Parlava in tedesco, una signora traduceva in italiano, ma quella frase l’ho capita anch’io. Si però, attenzione, - mi sono permessa di aggiungere - ha messo delle barriere invalicabili tra le due professioni, per cui se andate a sentire un suo concerto, non chiedetegli se vi può controllare l’ernia inguinale o il lipoma del collo, e, se andate da lui per un consulto, evitate di fare riferimento al fatto che siete dei fans svizzeri, e che vorreste che vi intonasse Hotelsong. (Magari con gli Svizzeri, che per natura sono rigorosi e riservati, è più tollerante.)
Chiuso l’inciso elvetico, famosissimo magari no, ma qualche anima che lo apprezza c’è in tante altre nazioni, davvero le più disparate, ma non saprei dire se si tratti di gente del luogo, o dei tanti Italiani di buongusto in giro per il mondo. E si, perché chi apprezza Mimmo, riservato o esternatore incauto, semplice o intellettuale, sognatore o concreto, italiano o straniero, pazzo scatenato o molto savio, è innegabilmente persona di buon gusto.
Ho fatto sentire a un po’ di gente Guardami bene e sono tutti rimasti estasiati; no, forse è meglio dire estasiate, qualcuna si è anche commossa. Mimmo era ancora giovane, nel ’94, ma interpretava a meraviglia lo stato d’animo dell’uomo protagonista della canzone, che si presume più maturo. Chissà se l’ha mai ri-cantata, a parte l’occasione del Tenco del ’94. Chissà! Chissà come la canterebbe adesso, che l’età ce l’ha. Mi addormenterò con questo delizioso pensiero, stanotte, ma prima la ascolterò ancora una volta, Guardami bene, il mio viatico per un sonno, magari breve, ma felice.
Ah, avevo ipotizzato (o auspicato) un testo italiano di Mimmo, ma pare che sia di una delle menti del Club Tenco, il responsabile per i progetti speciali Sergio Secondiano Sacchi.
Almeno nei crediti del disco ho trovato il nome Sacchi e ho pensato a lui. Se così non fosse me ne scuso. Io avrei tanto voluto che il testo, reso così bene in italiano, fosse di Mimmo, per poterlo ammirare ancora di più. Complimenti a chi ha tradotto, (e magari anche un po' tradito?) chiunque egli sia. Ho scoperto anche il libro La tradotta, Storie di canzoni amate e tradite, curiosando nel sito. Sapevo che si era parlato delle problematiche connesse alle traduzioni delle canzoni, all'interno di un convegno tenutosi nell' edizioni del Tenco del 2002, avevo letto il contenuto dei vari interventi, e ne avevo anche accennato in questa sede, ma non sapevo ne fosse nato un libro. Leggere integralmente i contributi, quello di Mimmo in particolare, sarà uno dei miei prossimi obiettivi.
P.S. Non faccio la mimmologa a tempo pieno, anche se così potrebbe sembrare. Ho almeno tre vite (grame), tutte molto interconnesse, senza saracinesche, con tutte le conseguenze del caso. Diciamo che ottimizzo i tempi: è tutta questione di organizzazione, come Egli dice.
Io cerco di seguire il suo esempio, si parva licet.

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