Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

giovedì 7 ottobre 2010

ALL'ASCOLTATRICE NON RIMASE ALTRO CHE TRASECOLARE


Interno romano. Appartamento borghese in un palazzo (?) di una strada resa nota da un romanzo celebre di un autore lombardo, scrittore ingegnere, che amava gli abiti blu e la buona cucina.

Personaggi e interpreti.

Una conduttrice e autrice di programmi radiofonici, con un cognome che ha a che fare con l’armonia, con l’ordine. Cognome che ha la stessa etimologia di Cosma, santo, con Damiano, patrono dei medici.
Un chirurgo cantautore con un cognome poco diffuso e di non chiara etimologia. (almeno per me)

Un salotto, una libreria, un pianoforte muto.

La radio che va a casa delle persone, ma di persone note, e possibilmente amanti dei libri, perché di libri si parla. Il titolo della trasmissione è Libro oggetto, e attualmente va in onda la domenica, all’ora di pranzo. Si cerca di sondare sui gusti letterari degli ospiti, e anzi si curiosa direttamente nelle loro librerie.
L’introduzione è piuttosto convenzionale. Il cantante chirurgo è presentato come un uomo di gran cuore, e si propone l’equazione chirurgo-uomo di cuore che non mi convince per nulla.

Ai ringraziamenti per l’ospitalità, il cantante risponde, da par suo, che non c’è niente da ringraziare, perché è un dovere e un piacere e un onore. C’è già tutto lui in queste tre parole. Molto di lui verrà fuori in questa mezz’ora in grado, a chi sappia ascoltare, di raccontare molte cose del nostro lettore.
Questo salotto, che evidentemente io non posso vedere, me lo immagino, forse perché condizionata dall’altra casa di campagna, solido, caldo, accogliente, per niente minimalista; vedo una casa abbastanza ornata, vestita, con tessuti e tende abbinati, tradizionale, ma con qualche guizzo. Un quadro di un pittore contemporaneo, post futurista, che rappresenta un pesce sospeso, colorato; molte fotografie. Una libreria stracolma di libri, molti non letti. Un settore dedicato ai libri di medicina, dove c’è il divieto assoluto di mettere altri libri. Un altro dedicato ai libri d’arte, di fotografia, nei confronti dei quali il Lettore ha un attaccamento geloso. Dietro invito della conduttrice, M. si mette alla ricerca, che non produce risultati, del libro che contiene la poesia, Idra, che a suo tempo insieme ad altre dello stesso autore, Egli tradusse e musicò. Che fine avrà fatto? No, i miti greci non gli interessano in particolar modo, tutto nacque dalla suggestione evocata dalla breve parola cristallina, Idra... Povero Mimmo, quante volte hai dovuto ripetere la storia di Idra, e quante dovrai ancora ripeterla, nonostante le intenzioni ampiamente disattese di archiviare l’argomento?
Le notizie sulle sue letture che emergono nella conversazione odierna non aggiungono molto a ciò che già sapevo e che ho ampiamente sviluppato qui dentro. Chissà dove si sarà documentata la conduttrice… L’ospite ribadisce il concetto già più volte espresso che un autore deve essere testimone del tempo che vive, oppure essere espressione delle sue radici. Avendo molti amici che scrivono, a L. capita di leggere i loro libri, e oggi ne presenta due, i cui autori sono appunto suoi amici. Il primo è un libro di poesia, Libro Grosso di Ennio Cavalli, il secondo il romanzo d’esordio La pasqua bassa del giornalista Antonio Del Giudice, pugliese, in cui c’è un forte legame con la terra d’origine, con le tradizioni, e per questo ha incontrato il gradimento di L. Mi domando se abbia letto anche i libri di alcuni suoi colleghi e amici di cui evito di fare il nome, che pubblicano, spesso, solo in virtù della loro notorietà, e non aggiungo altro. Ormai non c’è cantante, o politico, che da solo, o coadiuvato dal giornalista di turno, non abbia scritto “Il libro”. Carta spesso destinata, ahimè, ad andare al macero, o a inzeppare i depositi delle biblioteche che ricevono i libri per deposito legale.

L’ottanta per cento dei libri li ha letti prima dei diciotto anni, quando voleva fare il filosofo. Libri di filosofia in particolare. Libri di argomento religioso, per trovare risposte ai suoi perché. Molti classici. Dopo ha studiato i pesanti tomi del suo impegnativo corso di studi. Racconta di aver letto e amato molto Quer pasticciaccio... di Gadda, e ancora Festa mobile di Hemingway; ci regala un piccolo aneddoto: recatosi per la prima volta a Parigi, percorreva le strade sapendo con esattezza cosa avrebbe trovato di lì a poco, sulla scorta delle “indicazioni” del libro. Chi lo accompagnava non credeva che per lui fosse la prima visita alla città.

Legge una bella poesia di Cavalli, Mimmo, tratta dal libro citato prima e mette un po’ le mani avanti: io sono un pessimo lettore, non ho fatto corsi di dizione, ho la cadenza abruzzese. La legge invece molto bene, la voce è bella, anche se con qualche lieve imperfezione, e lo sa. Un leggero accento della regione d’origine, le conferisce la giusta impronta, la rende riconoscibile: è lui, è la sua voce. I corsi di dizione li faranno gli attori, i doppiatori e gli speakers. Così come non è gradevole una cadenza regionale troppo marcata, qualsiasi sia la regione d’origine, è bella una leggera sfumatura che renda riconoscibile la provenienza, una peculiarità anti-omologazione.

Legge anche qualche riga di un libro di un autore a suo dire sconosciuto, Ernesto Franco, (che è il direttore editoriale della Einaudi: a proposito, anche se L. raramente accetta consigli di lettura, io ugualmente gli suggerisco caldamente un’opera di Ernesto Ferrero, anch’egli già direttore editoriale della casa editrice, I migliori anni della nostra vita…) un libro trovato per caso nella casa materna, Vite senza fine si intitola, e, dice Locasciulli ridendo (ride molto, durante questa conversazione) il libro di un tale ossessionato, da tutto ciò che è ferramenta. Questa volta non legge tanto bene, ma solo perché va veloce. L’ho letto al mare, sotto l’ombrellone, ci fa sapere il Nostro, fornendoci anche un’altra informazione: va al mare, sta sotto l’ombrellone. Io, che mi sono fidata molto di quanto ho (indirettamente) appreso da un suo amico, pensavo non gli piacesse, il mare. L’ho preso troppo alla lettera. Invece ci va, alla faccia delle mie sciocche convinzioni, e magari ha anche la casa e la barca. Ora faccio il toto-mare di Locasciulli. Potrebbe essere litorale abruzzese, “marina” di casa, o quello pugliese, che la Puglia gli piace molto, o ancora il litorale della provincia di Latina, Terracina, Formia, Sperlonga.


Alla conduttrice viene il desiderio di aprire uno dei trattati di medicina del dottor Domenico Locasciulli.
La scelta cade sul trattato di Patologia chirurgica di Luigi Gallone. (Ho il vago sospetto che niente sia lasciato al caso, e che sia stato tutto concordato e preparato: mi domando, allora, perché non cercare le poesie di Cohen per tempo…) Si sfogliano le pagine e si arriva alla traumatologia dell’apparato urinario. Vuole qualcosa di Bizzarro? Le chiede lui con una strana inflessione. Si! Ecco cosa ci legge il dottore: "La rottura del testicolo rappresenta un’evenienza assai più rara di quanto si potrebbe supporre, considerando l’alta frequenza di seccature quotidiane."
Non sto inventando niente, dichiara, è scritto qui, e ride.

Io, non perché non creda alle sante parole del nume, ma perché, piaccia o meno, questo è un lavoro rigoroso e documentato, sono andata a cercarmi il testo di cui sopra, nella edizione del 1966, e posso testimoniare che davvero Mimmo Locasciulli non si è inventato niente. La frase riportata si trova nel volume secondo, cap. sulla Patologia dell’apparato genitale maschile, par. IV, comma b. pagine 1741 e 1742. Andate in biblioteca, e, se ne avete voglia e non vi fidate della parola di Mimmo e mia, (dovreste farlo perché siamo entrambi molto attendibili) consultate il trattato in questione. Il dottor professor Luigi Gallone, insigne chirurgo di fama internazionale ormai scomparso da tempo, doveva essere un uomo spiritoso, (qualche volta anche i chirurghi sanno esserlo), per infilare una frase del genere in una pubblicazione seria e rigorosa. Tutti i torti non li aveva. Questa è una frase che avrà attratto l’attenzione e fatto ridere intere generazioni di futuri medici, di quelli acuti che se ne sono accorti.
In conclusione della trasmissione, la conduttrice offre in dono all’ospite, tre libri: egli può decidere se tenerli o rifiutarli. Il primo è un libro sulle lettere di Chopin, il secondo la storia di una quarantenne in crisi esistenziale che lascia la grande città per trasferirsi in provincia, dove apre una libreria, il terzo una autobiografia di Ozzy Osbourne. Scarta quest’ultimo: non mi piacciono, dice severo, gli eroi negativi, penso che non siano un buon esempio. In questo sono molto all’antica, e non perché sia un benpensante. Forse sono io che non ho capito bene il concetto, ma mi è parso di intendere che L. più che inflessibile di fronte a certe debolezze o eccessi di certi personaggi, lo sia verso l’incapacità di non contenersi e parteciparli al mondo. Mi pare di intuire una forma disprezzo per chi non sappia tenere per sé i suoi guai, le sue miserie, le sue debolezze, per chi abbia l’esternazione facile di suoi aspetti non troppo edificanti. Anche qui c’è tutto lui, non potevamo aspettarci niente di diverso.

Sarei curioso di sapere cosa potrebbero pensare gli ascoltatori, dice M.
Gli ascoltatori come categoria indistinta, non lo so. L’ascoltatrice, ma non una qualunque, una molto attenta e interessata, io, te lo dice subito. Mai avrei pensato di trovare in radio Mimmo Locasciulli, che, all’ora di pranzo, discettasse di traumatologia orchitica con perfetto aplomb. E dire che Celso aveva delle pagine veramente interessanti sull’argomento e io non ho ritenuto opportuno, per rispetto, assegnarle come compito, al rigoroso allievo.

Quanto a considerazioni più generali, dall’amabile conversazione, che per quanto poco, qualcosa ha aggiunto alla mia conoscenza, non ho potuto fare altro che rafforzare le mie convinzioni sul "soggetto" in questione . Trattasi di persona alquanto granitica, severa, contraria all’incauta esternazione, fermamente convinta delle sue posizioni, che non degna neppure di uno sguardo distratto ciò che non gli interessa, uno, per usare una parola che fa più parte del suo lessico che del mio, tosto, molto tosto. Uno che ha le idee molto chiare e sa molto bene il fatto suo; ride, però, amabilmente, e ha un modo educato di porsi. Mai arrogante. Per niente facili, ma avercene, uomini così: specie in via d’estinzione.

Non ho resistito alla tentazione di giocare al gioco dei tre libri da regalare al lettore privilegiato in questione. Non ne può scartare neanche uno, ma può lasciarli in un cantuccio ad ammuffire. Uno è un libro di poesia, Fuochi in novembre, di Attilio Bertolucci e magari è già nella sua collezione di poesia; gli altri due, mi gioco qualsiasi cosa, non ce li ha. Uno è un classico della letteratura sarda, si intitola Il giorno del giudizio, ed è IL romanzo di un autore che di mestiere faceva il giudice, e non ha scritto molto altro. Basta, da solo, a farne un grandissimo. C'è molta Sardegna vera, non stereotipata, ci sono salde radici. L'ultimo è un libro fotografico di Pablo Volta, che s'intitola La Sardegna come l'Odissea, e anche qui c'è molta Sardegna vera, in bianco e nero, degli anni cinquanta. Questo gli piace di sicuro. Anche come "libro oggetto".


Chi volesse ascoltare o scaricare il programma Libro oggetto può farlo, in questo caso, con molta facilità. Io, che ne sono venuta a conoscenza per caso, e come al solito dopo, l’ho scaricato, così se mi viene voglia di curiosare ancora in quella libreria, posso concedermi la licenza di entrare tutte le volte che voglio, perchè, come ho già detto in mille altre occasioni, sentirlo, quell'uomo, mi piace ancor più che vederlo, e quest'anno le occasioni non mi sono davvero mancate, bontà sua e di chi lo ha invitato.


Per completezza ecco i dati completi dei libri citati nel post


Ferrero, Ernesto
I migliori anni della nostra vita / Ernesto Ferrero
Milano : Feltrinelli, 2005


Del Giudice, Antonio
La Pasqua bassa : romanzo / Antonio Del Giudice
Cinisello Balsamo : San Paolo, 2009


Pattavina, Valentina
La libraia di Orvieto : romanzo / Valentina Pattavina
Roma : Fanucci, 2010




Satta, Salvatore <1902-1975>
Il giorno del giudizio / Salvatore Satta
Milano : Adelphi, 1979
Fuochi in novembre / Attilio Bertolucci
Parma : A. Minardi, 1934

Gallone, Luigi
Patologia chirurgica / Luigi Gallone
Milano : CEA, 1966


2 commenti:

  1. Buon Compleanno!Tanti, ma tanti auguri.Un grande bacio.. sii felice,con i tuoi amori.Bo.

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  2. Il problema è stabilire se i miei amori siano felici con me. Qui dentro sono tutta uno "sdilinquimento", nella realtà, ahimè, le cose sono un po' diverse. Quando gli amori sono incorporei, distanti e virtuali, è tutto molto più facile.
    Grazie per gli auguri... (non so se dire sigh o sgrunt)
    S.

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