Per due milioni di motivi, (potrei fare un elenco lunghissimo, ma mi astengo: l’elenco comprende anche tanti luoghi comuni; potrei fare un elenco altrettanto lungo del perché non lo siano…) ma in questo momento in particolare perché hanno la possibilità di godersi il concerto di Mimmo Locasciulli. Infatti, oggi, 16 giugno, mercoledì, alle ore 21 inizia la manifestazione musicale che comprende, all’interno dell’interessante Rassegna musicale di Castel S.Elmo, il doppio concerto di Gianmaria Testa, che apre la serata, e di Mimmo Locasciulli, (in quartetto) che la chiude. A me sembra perfino troppo, roba da fare indigestione, roba da attacco bulimico: io in tutta franchezza preferirei o l’uno o l’altro, o meglio, con tutto il rispetto per l’apprezzato Gianmaria, costretta, sceglierei Mimmo, per passione e per contratto. Sembrerebbe questo un concerto da due al prezzo di uno, (in tal caso prezzo non alto, per una serata così) ma credo che niente vieti di seguire il primo e poi andarsene via, o arrivare direttamente per il secondo. Non so se sia previsto un passaggio di testimone, non so se i due duetteranno, ma mi pare di capire di no. Dietro a questo “abbinamento” certo ci sono questioni di "casa comune" di promozione discografica, di management, ma credo anche ci sia una certa affinità tra i due artisti. Di Gianmaria, che ancora conosco in maniera superficiale, ma c'è desiderio e tempo per rimediare (la conoscenza “enciclopedica” che mi son fatta di Mimmo si può raggiungere come è evidente solo se sostenuta da grande passione, altrimenti ci sarebbe stato da spararsi, mi sarei arresa ai primi paragrafi della "summa”) mi ha colpito molto l’attività a dir poco frenetica, che lo porta continuamente in giro, molto anche nei paesi germanofoni che tanto piacciono al Nostro.
Mi piacerebbe intervistarne un po’ di questi fans nordici, per sapere esattamente cosa li colpisce di quelli che da noi sono cantautori da amatore, insomma non gente dai grandissimi numeri, di quelli che non si esibiscono negli stadi e possibilmente gradiscono pubblici non urlanti. Anche Gianmaria per tanto tempo ha fatto un altro lavoro, il capostazione, cosa che ormai fa parte del passato, assorbito com’è dalla musica. Ecco, hanno i treni in comune, con Mimmo, e sicuramente la passione per il Piemonte, che per G. è terra natale; se dico Piemonte, mi ripeterò, ma dico Nebbiolo, e qui mi fermo. Entrambi si avvalgono nella accurata confezione dei loro album di fior di musicisti. Entrambi hanno trattato il tema dei migranti, G. con l’album concept Da questa parte del mare, (inserisco il link di un video in Sardegna, in cui Gianmaria appare con il mio conterraneo geniale Paolo Fresu http://www.youtube.com/watch?v=IXF7KqNGYjo) M. nella canzone Idra, (anche in qualcosa del passato, come a suo tempo ricordato, ma erano migranti diversi), entrambi, così leggo, ma come è noto non ne ho esperienza diretta, cercano durante i concerti una comunicazione profonda e intima col pubblico. Mi hanno detto che Mimmo, quando questa comunicazione non avviene, o avviene parzialmente, insomma, quando non si crea “empatia” con chi lo ascolta, soffre e ne risente la qualità della sua musica, mentre quando il pubblico è di quelli con cui da subito si stabilisce un bel flusso emotivo, è a dir poco strepitoso.
Gianmaria è molto premiato, anch’egli presente nelle rassegne di musica d’autore, e non potrebbe essere che così. Tutti e due poco presenti in Tv, ma insomma ogni tanto capita di vederli, non di frequente, ma capita. Nell'edizione appena trascorsa, G. è andato ospite a una nota trasmissione di Rai3, dove avrei sperato di vedere anche Mimmo, invece manco l’ombra. Li ho visti entrambi a una trasmissione del sabato pomeriggio di qualche tempo fa, che si chiamava Effetto sabato, prima edizione, e che talvolta seguivo perché non era male, ma nel frattempo facevo anche un riposino. Mi ricordo, della puntata in cui fu ospite Mimmo, forse nel 2007 o nel 2008: io ero in un piacevole dormiveglia, quando la giovane conduttrice, una che invidio molto per i suoi centimetri, piemontese anche lei, annunciò Mimmo. Non esagero, feci un salto sul letto, esclamando incredula: Mimmo? Non ne avevo notizie da un sacco di tempo, e mi destai subito e seguii con attenzione quello che nel frattempo era diventato un signore di mezza età, un po’ ingrassato, nerovestito e col solito cappello. Cantò alcune canzoni che naturalmente non conoscevo, oltre qualcuna della classiche note a tutti. Non mi parve particolarmente partecipe, ne’particolmente a suo agio, fu anche un po’ freddino, però proprio in quell’occasione sono da ricercare i prodromi di una malattia un po’ infida, perché sarebbe stata silente per un bel po’, per manifestare a pieno i propri sintomi quando ormai non sarebbe stata più curabile. Per fortuna è malattia benigna, ad andamento cronico con momenti di remissione e di recidiva, mai letale.
Mi pare di capire che il concerto napoletano si svolgerà all’aperto. Spero che i cieli partenopei siano pieni di stelle e non di nubi, (non come i nostri, in questi giorni assistiamo a una recrudescenza dell’inverno, qui in Nordafrica, con piogge torrenziali) perché non so se il pubblico napoletano sia come quello svizzero, cioè disposto a prendersi un acquazzone pur di seguire il concerto. No, ci sarà il sole, Mimmo è protetto dal suo quasi omonimo Zeus Folgoratore, che in questo caso chiederà a Febo Apollo di fare un buon lavoro: ci sarà il sole fino a mezzanotte.
Io si, sarei dispostissima, anzi ho un bellissimo impermeabile giallo genere “soccorso stradale” che mi chiede portami in giro portami in giro e sarebbe l’occasione per sfoggiarlo, sotto la pioggia, mentre Mimmo canta e suona sotto un palco coperto, ed io muovo i miei piedi, calzati di rassicuranti stivali di gomma, nelle pozzanghere.
Tutti i santi giorni, in un rituale che ha un che di ossessivo, visito il sito del Nume e ne esco un po’ frustrata perché non appare niente di nuovo. Sono convinta che a breve ci sarà l’aggiornamento delle tappe dei concerti estivi. Sono convinta che ci sarà molto Abruzzo e altra Italia centro-meridionale, oltre la Svizzera, apparsa come un miraggio e poi scomparsa: mi domando se non sia stata anche quella un’aura, un’allucinazione di cinquantenne bislacca e confusa, fidanzata col mal di testa e con il metabolismo sballato: due fidanzati molto esigenti, che richiedono prestazioni alte. Al contempo tutti i giorni, in un rituale che ha un che di compulsivo, mi studio le varie rassegne estive musicali locali, e di Mimmo neppure l’ombra.
Vengono alcuni amici suoi, il rocker che si esibirà in uno stadio vicino a Oristano, e io non amo i concerti negli stadi, dove aprono i cancelli sei ore prima dell’inizio: non ho l’età, l’energia e forse neppure troppo interesse, per quanto lo ascolti volentieri, il mio coetaneo (lui li ha già compiuti, cinquant’anni: mi sembra molto in forma, le donne accusano peggio il colpo) rocker dall’ingegno sfaccettato. Dai due amici Francesco e Lucio, che quest’anno riprongono la tournée in coppia, questi proprio in città, all’Anfiteatro romano, potrei anche decidere di andare: riscuoteranno sicuramente un grande successo. Ho seguito il programma televisivo che li ha visti protagonisti: F. mi sembra decisamente più rilassato e meglio disposto verso il pubblico: sarà un regalo dell’età. Tra il pubblico c’era gente davvero coinvolta emotivamente, in particolare pubblico femminile quasi in deliquio, ho visto occhi con i lucciconi. Io non mi sono emozionata per nulla, è stato solo uno spettacolo piacevole e basta, nessuna corda profonda è stata toccata. I due hanno annunciato che durante la tournée ogni spettacolo sarebbe stato diverso, e che avrebbero avuto degli artisti amici ospiti: ecco, se mi portassero Mimmo andrei anche con la febbre a quaranta, con la pioggia scrosciante e con l’emicrania galoppante, con aura o senza: passerebbe tutto come per magia e sarei la donna più felice del mondo. (A me a volte basta poco per essere felice, anche molto meno di Mimmo Locasciulli in concert, da solo o come artista ospite: il guaio è che come è noto la felicità è un bene voluttuario effimero.)
Tornando al concerto di Napoli, ho letto tanti piccoli articoli che ne parlano: Mimmo, il chirurgo cantautore (avrà anche il bisturi in quella tasca di Mary Poppins? In senso metaforico, intendo. Quello che banalmente mi incuriosce, e che banalmente mi domando è: gli sarà mai capitato, in tanti anni di onorata carriera, durante un concerto, di scattare d’istinto al richiamo C’è un medico in sala, perché qualcuno si era sentito male? Uno mica smette di essere medico, se necessita, solo perché indossa panni canori.) è sempre descritto “piegato” sul suo pianoforte, (chissà che mal di schiena, dopo il concerto urge massaggio) gentile, pronto a inondarci di emozioni, ma anche di ironia, con il cappello e la sigaretta, e naturalmente dato che tra l’altro darà spazio alle canzoni di Idra, chi scrive dirà che le canzoni rimandano al mostro mitologico a nove teste che rappresentano le nefandezze dell’uomo e di Ercole, che a sua volta rappresenta l’amore, che uccidendo Idra, libera l’uomo dalle sue brutture. (riflessioni che Mimmo ha fatto, tappe del percorso che l'ha portato a realizzare l'album, ma di mostri e di Ercole nelle canzoni non v'è traccia.) A volte mi sorprendo di quante banalità si scrivano, di quante cose, vere, ma che ormai appartengono a tanto tempo fa (ad esempio la sigaretta, ma questo è poco grave) gli si continuino ad attribuire, e sopra ogni cosa, mi domando se l’abbiano sentito davvero, Idra, o se semplicemente abbiano qua e là leggiucchiato e poi riportato qualche notizia. Bah, forse, anzi di sicuro sono troppo severa, non si tratta proprio di pezzi da professionisti esperti, (qualche sciollorio* l'ho trovato anche in pezzi da professionista) forse è normale che quando si deve scrivere di spettacolo in maniera veloce, e si deve dare una panoramica su tanti artisti, non ci sia proprio grande approfondimento. Però per favore, non mettetemi Mimmo dentro un clichè, che soffro nel vedere come tenta di svincolarsi, quasi soffoca: lasciamolo respirare un po’ più libero, che già quella posizione "piegata" è un supplizio !
*Sciollorio significa in campidanese, grossomodo, sciocchezza
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