Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

mercoledì 19 gennaio 2011

TUTTA UN'ALTRA MUSICA?


Non male come inizio di giornata



Ma il meglio arriva ora



C’è un autore inglese, che si chiama Nick Hornby; scrive romanzi intelligenti, ironici, facili da leggere, nel senso di molto scorrevoli e per nulla noiosi, non certo in quello di sciatti e superficiali. Da alcuni suoi romanzi sono stati tratti dei film. Ha un gran passione per la musica, Hornby; qualche anno fa ha scritto un libro intitolato 31 Canzoni***, in cui racconta le sue trentun canzoni preferite, costruendo sopra ciascuna dei veri e propri piccoli saggi. Ha scritto anche un altro libro tutto sulla musica, che si intitola Alta fedeltà. Da un po’ non leggevo niente di Hornby, finchè, parlando con una persona che conosco, incontrata, guarda i casi della vita, proprio in aereo durante la mia famosa trasferta, non è venuto fuori questo libro. Alla domanda Dove vai?- ho risposto -A sentire il concerto di un cantante - e le ho raccontato (senza autocensurarmi, ma casomai caricando un po’) questa vicenda che mi vede fan quando mai avrei pensato di diventarlo, perdipiù fan tecnologica, o incubo telematico, se preferite. AH! - dice lei - Mi stai raccontando il romanzo di Hornby, Tutta un’altra musica. Non approfondiamo il discorso sul libro, però la curiosità di saperne di più mi rimane, tanto che una sera vado in libreria e me la porto a casa, quella musica.

Circa trecento pagine, un tema, una storia. Molto diversa dalla mia, ma anche molto uguale. L’universo dei fans, dei fans in rete in particolare. Un cantante country americano di cui si sono da tempo perse le tracce. Da tempo vuol dire da più di vent’anni. Scomparso, non se ne sa più nulla, sparito dalla scena dopo aver inciso un album duro e romantico ispirato dalla fine della storia con una donna, Julie Beatty, naturalmente modella, naturalmente bellissima, sposata, che molla le certezze borghesi di un matrimonio un po’ noioso, per viversi la sua bella avventura con il cantante. Poi si stanca, molla il cantante e torna dal marito. Il cantante non la prende bene e spacca i vetri della casa coniugale, però grazie a quella storia scrive un album bellissimo. Viene visto per l’ultima volta in pubblico in un locale, per essere più precisi, le ultime tracce di lui si perdono nei bagni di questo locale, a Minneapolis. Poi, il silenzio.

Tucker Crowe - così si chiama il cantante - ha un fan irriducibile, Duncan, che vive in una città inglese sul mare - dove insegna nella piccola università locale - una grigia cittadina di provincia dove non succede mai nulla. Il fan, come spesso succede ai fans, ha una vera e propria passione, una passione ossessiva, per Tucker. Si può dire che sia il suo pensiero dominante. Ascolta continuamente la sua musica, e scrive di lui, in un sito dove si dà vita a un dibattito costante, all’interno di un gruppo, a dire il vero non tanto nutrito, di persone che da ogni angolo del mondo, dice la sua sulla musica e sulla vita del cantante. Da un lato ogni verso di ogni singola canzone è minuziosamente analizzato, dall’altro le ipotesi più svariate e più assurde sul perché, all’apice di un successo in fondo non così eclatante, Tucker si sia ritirato, si fanno strada tra gli estimatori. Duncan è tra questi il più informato, il più agguerrito e forse il più intellettuale. Almeno è convinto di esserlo. Uno che ama l’arte, i libri, la musica; ha una donna che vive con lui: un ménage tranquillo, un po’ noioso, non troppo soddisfacente, però nessuno dei due sembra averne piena coscienza.

Annie, la sua compagna, si rende conto che quella di Duncan per Crowe è un’ossessione, tuttavia non la ostacola troppo. Anzi, quando Duncan propone un viaggio in America, che altro non è che un pellegrinaggio nei luoghi del cantante, accetta volentieri perché è il buon pretesto per partire. Arrivano perfino a visitare i bagni del famoso locale di Minneapolis, quello dove forse, secondo alcuni fans, Crowe avrebbe avuto un’esperienza mistica, o qualcosa di portata immane, che l’avrebbe indotto a lasciare la ribalta. In quei bagni, Annie soggiace pure alle richiesta di scattare una foto a Duncan, in una posa scontata: nonostante il posto sia molto squallido, Crowe c’è passato e questo basta. Si rifiuta tuttavia di accompagnarlo in pellegrinaggio alla casa coniugale della modella fatale, in una zona residenziale, molto fuori mano, di San Francisco: c’è un limite a tutto.

Qui accade una cosa; Duncan fuori dalla porta trova un altro fan, a fare la posta, un ragazzo, dal quale subito prende le distanze. Ci sono fans e fans, e io non faccio parte di quella cerchia. Cosa ho da spartire con questo ragazzetto rozzo e ignorante? Sta di fatto che questa casa è in una zona residenziale dove ci sono solo case, ne’ un bar, ne’ niente di niente dove uno possa fermarsi e ristorarsi un po’, dopo aver vissuto mille avventure e percorso con molti mezzi una lunga strada. Muore di sete, il nostro Duncan e in più gli scappa disperatamente la pipì. Provvidenziale a tale scopo, sarà il bagno di Julie, e a introdurvelo sarà l’altro fan irriducibile, a conoscenza dell’assenza dei padroni di casa per un viaggio, ma non solo: sa dove tengono la chiave di casa, e non ha resistito alla tentazione di entrare, in alcune occasioni. Per Duncan dunque, violazione di domicilio, adrenalina a mille, utilizzo del bagno della ex modella ormai attempata, e scoperta, in un’altra stanza, di un quadro, raffigurante la donna, dipinto dallo stesso cantante, come testimonia la firma, durante la loro travagliata relazione. Roba da mandare in tilt qualsiasi fan, figuriamoci uno che ha messo l’artista al centro della sua vita. Oltretutto c’è la presa di coscienza di non aver mai visto la scrittura del cantante. (Io ho sbirciato mentre il mio vergava il suo alato nome su qualsiasi pezzo di carta volante o libro o copertina di Cd gli venisse messa sotto il naso: non poteva, almeno in quel momento, perché la scrittura varia un po’ a seconda delle circostanze, che avere una scrittura così, uno così.)

Quanto ho raccontato trova spazio solo nella prima parte del romanzo. Non continuo nella narrazione della trama, (meno male che l’hai capito!) che si dipana poi in maniera inaspettata, spostando l’obiettivo da Duncan a Annie. Al di là di ciò che effettivamente accade, di come evolve cioè la storia, degli sviluppi imprevedibili e di un finale aperto, il romanzo è davvero emblematico di tutto un mondo, fatto di scrittura, tecnologia, ascolto estenuante della musica di qualcuno per coglierne le più minute sfumature, passione per qualcuno che non si conosce che può diventare ossessione, e che magari altro non è che un modo, discutibile quanto si vuole, borderline quanto si vuole, per sentirsi vivi. Se l’esistenza che si conduce manca di una scintilla, è grigia e problematica, o difficile da modificare, a volte l’unica scappatoia è sognarsi un’altra vita, o più comodo viverne una virtuale.
Hornby conosce bene quel mondo, quello dei veri esperti di musica e quello dei “maniaci musicali” quello della rete e di chi della rete si avvale per comunicare e per fare “danni” e soprattutto conosce molto bene il mondo dei sentimenti, delle passioni, dei pensieri e dei comportamenti delle persone, e li racconta in quel modo apparentemente facile e lieve, che tale non è. Per ottenere certi risultati occorre essere molto bravi nell’arte dello scrivere e specialisti di un particolare tipo di scavo, che è quello psicologico.

In molti ci possiamo riconoscere, fans o non fans, in certi tratti dei protagonisti del libro.

La vita di Mimmo Locasciulli è quanto di più lontano possibile da quella del cantante americano del libro, la sua è proprio tutta un’altra musica, (con influenze comuni, però…) ma molti dei pensieri di Crowe potrebbero essere pensieri di Mimmo, per non parlare di certe esperienze che appartengono un po’ a tutti i musicisti.

Folgorata ha certamente molto in comune con Duncan: il fatto che lanci in rete i suoi scritti, che sia monotematica e monomaniaca, lei con piena coscienza di esserlo, che ogni tanto sia un po’ supponente perché lei con certi altri ha poco da spartire, che come D. ambisca ad essere la massima esperta mondiale del suo nume, ma Duncan è veramente un esperto di musica, con un notevole bagaglio tecnico, di quelli puntigliosi cui non sfugge nulla, e purtroppo per lui, non ha neanche un briciolo di ironia. Prende tutto terribilmente sul serio, e non è in grado di uscire da sé stesso per vedersi con la giusta distanza.

Ancor di più ha in comune con Annie, Folgorata: certo perché condividono una tipica sensibilità femminile, ma non solo. Di una cosa, per ritornare a parlare in prima persona perché continuando a usare la terza singolare rischio il ricovero coatto, io sono certa: non ho, per scelta e perché così volle la sorte matrigna, nessun souvenir del o dal cantante, mentre ad Annie forse un souvenir rimarrà. Sarà, se ci sarà, quel souvenir a dare un nuovo senso alla sua vita, quello di cui ha bisogno in quel particolare momento.

Consiglio caldamente la lettura di questo libro, ai fans appassionati in particolare.

Lo consiglierei anche al mio cantante, che raramente accetta consigli di lettura, anche se come sappiamo, non si sente attratto dalla narrativa contemporanea. Non è il Notturno, non è Vanina, non è neppure La pasqua bassa, e neanche un racconto di Carver, (il mio preferito tra tutti quelli citati) però potrebbe leggerselo, di notte, fingendo di essere al mare, magari nell’edizione originale (Juliet, Naked) così anche se non ne ha bisogno, affina il suo bad english, che invece è già ottimo. Un compromesso potrebbe essere di leggerlo come io immagino legga il mio blog, in fretta, alla ricerca delle parti che lo riguardano più da vicino, tralasciando il resto, ma sarebbe un peccato.

Quanto a me, che medito un pellegrinaggio primaverile nei luoghi locasciulliani, prometto quanto segue: discrezione, cioè osservare senza intervistare nessuno; godermi la vacanza; mi impegno inoltre a partire munita di pannolone nel caso si verificasse un’impellenza come quella di Duncan, cosa non improbabile. Voglio dire che non violerei mai un domicilio come ha fatto il fan iglese. Nel caso non si sia capito ho terrore delle grane legali, e non vorrei finire in gattabuia per troppa curiosità e per quel problemino che tanto caratterizza le donne, quelle di mezza età come me in particolare: ci scappa sempre, e la cosa ci rende insopportabili, ma preferiamo farcela addosso, in certi casi. Come diceva un altro grande cantautore, l’(ex) avvocato (da un po' ne ho scoperto un altro che fa il farmacista: voce interessante e anche l’aspetto non sembra male, c’avrò un debole per quelli che si guadagnano parte del pane col frutto dei loro sudati studi, con indosso un camice)
Le donne a volte si sono scontrose o forse han voglia di fare la pipì…

***
Sollecitata dalle 31 Canzoni di Nick, proporrò la mia lista personale delle 31 canzoni di Mimmo Locasciulli che più mi hanno colpito. E le restanti cento e passa? A volte nella vita si è chiamati a operare delle scelte, e non ci si può tirare indietro. Come direbbe Mimmo, una chiamata alle armi: bisogna rispondere.

1 commento:

  1. I dati del libro: Tutta un'altra musica : [romanzo] / Nick Hornby ; traduzione di Silvia Piraccini. - Parma : Guanda, 2009. - 316 p.
    Costa solo 12 euro.
    Nella foto n.2 c'è un novello sardo, ottimo.
    A molti fini intenditori di nobili vini di struttura, il novello fa storcere il naso. Peggio per loro.

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