Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

giovedì 20 maggio 2010

UNA PASSIONE LETTERARIA

LA SABBIA DEL TEMPO

Come scorrea la calda sabbia lieve
Per entro il cavo della mano in ozio,
il cor sentì che il giorno era più breve,
E un’ansia repentina il cor m’assalse
Per l’appressar dell’umido equinozio
Che offusca l’oro delle piagge salse.
Alla sabbia del Tempo urna la mano
Era, clessidra il cor mio palpitante,
l’ombra crescente d’ogni stelo vano
quasi ombra d’ago in tacito quadrante.

Gabriele D’Annunzio
La lirica fa parte dei Madrigali d’estate, una sezione dell’Alcyone, del 1903.


So con certezza che Mimmo Locasciulli ama molto la lettura. So che spesso ha trovato in un libro rifugio e conforto, so che spesso si è appassionato ad autori, romanzi, poesie e personaggi letterari; talvolta, come usa dire lui quando una cosa gli piace molto, è “letteralmente impazzito” e ne ha tratto ispirazione anche per suoi lavori musicali. Il riferimento evidente, e ne ho già parlato, è a Vanina Vanini di Stendhal. Se dovessi basarmi solo sulle notizie trovate sull’ormai notevole quantità di materiale che ho esaminato, potrei elencare con certezza solo alcuni libri, che risulta abbia effettivamente letto, tra saggistica, narrativa, e poesia, che come sappiamo ama molto. Purtroppo da questo punto di vista la ricerca non è stata molto fruttuosa, e me ne dolgo, perché davvero sarebbe stato interessante indagare e parlare con cognizione di causa dei suoi gusti letterari. Non intendo qui, proporre il solito gioco delle ipotesi, già sfruttato come espediente in altri post, come quello dedicato all’infanzia e alla fanciullezza, o quello dedicato alla cultura hobo, in cui mi gioco la carta delle letture tipiche di una certa generazione con certi gusti e una certa formazione.

Qui, ora, non mi azzardo dunque a citare autori e titoli di libri che secondo me potrebbero essere nella sua biblioteca reale o ideale, ma mi sento di sostenere che, a mio modesto avviso, è un lettore a tutto tondo: spazia dalla lettura dei quotidiani a quella della stampa settoriale, dagli articoli scientifici a quelli musicali, dalla saggistica alla poesia alla narrativa, dai classici agli autori più recenti e attuali, segue la letteratura italiana ma, forse ancor più quella straniera, e non mi riferisco solo a quella anglo-americana. Ci sono tantissimi autori tradotti in Italia, di altri paesi e altre culture anche minoritarie, e spesso sono l’occasione per entrare in un mondo, o anche per fare un confronto con ciò che di quel mondo si è colto durante un viaggio, e ciò che l’autore, che da quel mondo proviene, ci racconta. A Mimmo come sappiamo piace fare molte altre cose, però la lettura ha una parte importante nella sua vita. Vorrebbe poter leggere molto di più di quanto già non faccia: il problema sono queste benedette giornate di ventiquattr’ore, e non di quarantotto come sarebbe auspicabile. Insomma, è un lettore attento, con le sue preferenze, certo, ma quasi senza pregiudizi di genere: se un libro lo attrae, lo legge. Certo è un lettore non convenzionale, non di quelli che legge un autore perché è di moda, e talvolta, ne sono certa, si appassiona ad autori poco noti o controcorrente, o dimenticati dai più.

Non ho potuto contare neppure su un questionario di Proust che lo riguardi per poter svelare quali siano i suoi autori in prosa e in poesia (qualcuno lo so) preferiti. (Scherzo: domanda pessima. Io non so mai cosa rispondere, odio dover dare risposte schematiche, e non potrò dunque mai dire quale sia la mia canzone preferita tra tutte quelle di Mimmo.)

Nel piccolo post di ieri, anticipazione di quello odierno, mi sono divertita a fare mia e a dedicare a Mimmo una definizione trovata all’interno di un’opera che ho letto proprio perché, indirettamente, lo stesso Mimmo me l’ha consigliata. Si tratta del “Notturno” di Gabriele D’Annunzio, che M. ha riletto la scorsa estate. Mimmo apprezza molto il suo illustre conterraneo, il quale si può amare o meno, ma del quale non si può tacere la grande personalità, l’estrema raffinatezza, le gesta ardite, e una vita certo del tutto eccezionale. L’Immaginifico intratteneva fitte corrispondenze cariche di seduzione con molte signore, e talvolta la seduzione era fine a sé stessa, un gioco affascinante condotto da entrambe le parti con sottile e sapiente maestria, con la complicità delle parole, l’uso del voi, e di splendide grafie già di per sè capaci di conquistare.

Il Notturno che tanto appassiona Mimmo è un’opera particolare nella ricca produzione dannunziana. Scritta nel 1916 in un momento di fragilità e malattia, (il noto incidente aereo che lo portò a perdere un occhio) con estrema difficoltà proprio a causa delle condizioni fisiche, è una sorta di diario in cui l’autore si abbandona al libero fluire della coscienza. Nell’opera si mescolano ricordi d’infanzia e ricordi più recenti, visioni, incubi, che non sempre è facile discernere, perché tutto sembra svolgersi in una dimensione temporale peculiare, una compresenza dei vari tempi vissuti dallo scrittore. Ci troviamo di fronte a un D’Annunzio intimo e raccolto, che mostra i suoi sentimenti più veri, l’amore filiale e l’amore di padre, verso l’amata figlia Renata che lo assistette e cercò per prima di mettere ordine nel garbuglio delle innumerevoli strisce di carta dove, una sola frase in ciascuna striscia, durante i giorni della malattia, annotò i suoi pensieri, che qualche anno più tardi, nel 1921, furono pubblicati nella loro versione definitiva.
Il forte sentimento di appartenenza e di amore verso la sua terra e verso la madre sembrano fondersi e compenetrarsi in un tutt’uno inscindibile tanto caro anche a Mimmo. Come abbiamo già sottolineato in altre occasioni, M. si riferisce alla sua terra come “la mia mamma” ad indicarne lo strettissimo e indissolubile legame, nonostante la sua vita si svolga ormai da quasi quarant’anni a Roma. A tale proposito riporto alcune riflessioni di Mimmo, espresse con parole che mai come questa volta mi hanno affascinato: Roma non mi ha cambiato, non avrebbe mai potuto. Non mi ha vinto e non mi ha preso. Ha plasmato le mie abitudini, ha modificato i miei percorsi, ha tracciato le mie rotte, ha nutrito la mia vita, ma ogni giorno c’è qualcuno che mi bussa, mi richiama e mi sorride: è lei, è la mia anima abruzzese. È a lei che appartengo. C’è in queste parole che sono una sentita dichiarazione d’amore verso la propria terra, e una fiera affermazione della propria identità, la stessa dedizione e fedeltà di un uomo nei confronti di una donna che egli ama profondamente di un amore imperituro: nessun’altra potrà mai sostituirla, (è a lei che appartengo) nessun’altra perquanto dotata di bellezza e virtù potrà avere l’amore di quell’uomo, a nessun’altra sarebbe concesso “vincerlo” o “prenderlo”, perché è totalmente consacrato alla sua donna, e non c’è spazio per altro. Per chi volesse leggere la fonte cui ho attinto, in cui M. fa riferimento alla bella pagina dannunziana cui accennavo all'inizio del paragrafo, ecco il link http://www.lafocediscanno.com/storia-e-cultura/c-e-un-abruzzese-in-ognuno-di-noi

Tra i tanti passi che mi hanno colpito del Notturno, citerei intanto quello in cui si fa riferimento al “dottore di stelle”. D’Annunzio, nel parlare della figlia dice: “La Sirenetta ha una voce che lenisce, che sopisce. Quando parla, il mio cuore si placa, il mio polso si rallenta.”… “Avendo una bella voce, la creatura è sensibile alle voci belle”… “Poi mi racconta che una sera di plenilunio, quando era alunna al Poggio Imperiale, fu condotta con alcune sue compagne a visitare l’Osservatorio di Arcetri.” … “E là ella udì la voce più bella del mondo. Era quella del modesto assistente, che presso il telescopio parlava delle montagne e delle valli luminose, parlava degli anelli di Saturno e del rossore di Marte. Tutte le fanciulle pendevano dal suo labbro, rapite dall’incanto del plenilunio. La voce pura era come un tono dell’armonia celeste. E la corona virginea palpitava come una costellazione umanata, intorno al dottore di stelle”.
Certo, quello così magistralmente narrato da D’Annunzio è un astronomo, ma la definizione mi è sembrata perfetta per Mimmo, che dottore lo è, la voce più bella del mondo ce l’ha, e con le stelle ha un rapporto privilegiato.
Mi piace ancora riportare un ricordo d’infanzia del poeta, quando, bambino cavalcava un cavallino “sardignolo” (così lo definisce) molto amato. Cito questo passo per due motivi, oltre il fatto che il cavallo, che si chiamava Aquilino, fosse sardo: per la tenerezza del rapporto complice tra il bambino e il cavallo, e perché la sua inaspettata morte mette per la prima volta davanti al mistero e al dolore della morte il futuro poeta e i suoi fratelli. “Guardavamo per la prima volta la morte, noi che non ci avevamo mai pensato se non nella notte d’Ognissanti per aspettare che ci portasse i suoi doni” “Scorgevo i moti convulsi delle zampe, e quella balzana mi faceva più male; e il tremito del muso bianco mi faceva ancora più male. Ma non piangevo, e solo dominavo la pena di tutt’e cinque. Il garzone ruppe in singhiozzi. Ricacciai in gola i miei con non so che sdegno. Vidi che le povere zampe s’erano stecchite…E per la prima volta con dieci occhi fissi guardavamo la morte. Ma io ne serbavo per tutti l’impronta.”
Un altro breve passo, per rendere ancora omaggio alla mia "anima sarda":
"Mi ricordo dei grandi boschi d'aranci a Villacidro, nell'isola dei Sardi. Ero una bestia pieghevole. Avevo due caviglie sottili. Mi scalzavo per camminare coi miei piedi giovani sul fiore nevoso che giuncava il terreno."

Grazie, Dottore di stelle per il tuo suggerimento di lettura, seppur indiretto. Io saccheggio a piene mani ciò che mi pare valga la pena saccheggiare: comunque sia di questa avventura di scoperta e di scrittura qualcosa mi resterà, e non mi pare poco.

3 commenti:

  1. Lo sapevi che mentre da te si vola alto, Locasciulli va a promuovere il suo ormai non più freschissimo Idra a Attenti a Pupo?
    Un fan (tuo e di Pupo).

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  2. lo sapevo....il doc appena può evade dal mondo e in sella al suo telescopio si lancia in una corsa sfrenata in mezzo alle stelle....anch'io lo voglio...il telescopio! :-)
    Ma Pupo, no! non è una stella!

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  3. Per il primo anonimo fan: ho saputo e ascoltato non in diretta. Fosse stato possibile, venendo meno ai miei saldi principi avrei pure telefonato. Per Mimmo sarei disposta perfino a guardare una puntata di...o di... o ancora di... se, venendo meno anche lui a qualcuno dei suoi saldi principi andasse, prima di luglio che scade, a promuovere Idra...
    Per il secondo anonimo, che mi sembra un'anonima conosciuta: stai facendo confusione tra i due dottori, quello di Notturno e il Nostro, che caso vai parte in sella a uno ...stetoscopio.

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